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Autore: Setsuka    01/08/2008    4 recensioni
Il mio cuore è maledettamente debole davanti a te e...
non posso lasciarti, non posso smettere d'amarti e...
...non posso far a meno di piangere, versare lacrime sul nostro passato custodito da uno schermo in vetro e una cornice di legno.
[ Wendy/Stan ]
Genere: Triste, Malinconico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Wendy Testaburger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'm so weak and powerless ( Wendy/Stan )

Piccolo esperimento con Wendy protagonista  e... Dark... anzi che dico Dark, è molto più Emo!Ma non sono convinta nemmeno sia Emo...
Con lei mi vengono bene le angst, chissà perchè...
E' una Wendy/Stan un po'... strana... che ha una specie di seguito del quale sono a metà dell'opera, inizialmente era unita a quella fanfiction infatti, solo che ha delle parti più leggere e molto Eric/Kyle, con una specie di retrogusto Wendy/Eric, per questo ho preferito inserire la parte più seria da sola. 
Il titolo e la prima strofa sono della canzone Weak and powerless © by Perfect Circle del quale vi inserisco il link, ma non quello del video originale dal momento che il contenuto è un tantino crudele (?) infatti alcuni sono segnalati come vietati ai minori di diciotto anni, ma se comunque volete vedere il video originale cliccate qui .
Vi consiglio anche d'ascoltare la canzone mentre leggete perchè crea le atmosfere adatte, io poi l'adoro, è una delle mie preferite, ma fate voi.
Grazie a chi ha letto e commentato Perfects Strangers ( arriverà il nuovo capitolo, tranquilli ), vi adoro!




Prompt#: 011.Red.
Warning: Angst, Dark/Emo.
Pairing
:
Wendy/Stan.



I'  m  so weak and powerless



Desperate and Ravenous
I'm so weak and powerless
Desperate and Ravenous
I'm so weak and powerless
over you






< Scusa Wendy, vado alla partita di football sabato, con Kyle. Ti richiamo io >

Non riesco ad aggiungere che un flebile saluto, per quanto dentro la mia rabbia bruci.
Guardo con odio la cornetta del telefono, sembra che il mio sguardo stia per bruciarla.
A volte vorrei che tutto bruciasse, me compresa.

Lo sguardo cade tristemente su una vecchia foto, la prima di me e Stan, quando eravamo bambini, pochi giorni dopo il nostro primo bacio: eravamo in gita scolastica a Denver, ci siamo tenuti per mano tutto il giorno e... vorrei sentire ancora il calore di quella mano, la sua, nella mia.
Vorrei tornare al tempo in cui non aveva occhi che per me, quando venivo prima di qualunque cosa, quando... mi vomitava addosso per l'emozione d'incontrarmi.

Prendendo quella foto tra le mani, esse tremano. Nostalgia. Dell'infanzia del suo amore... perchè cosa resta di noi se non una coppia tenuta insieme da un collante che porta il nome di abitudine.

E il mio desiderio è terribilmente egoista, ma sono stanca di venire dopo ogni cosa.
Ma non ti lascerò.
Ormai non sono più una bambina, nonostante io abbia cercato di farti capire in ogni modo che ho bisogno d'attenzioni, che non voglio essere un oggetto in fondo al tuo cassetto dei bisogni, nonostante ogni volta che ti lasciavo e poi tornavamo insieme tu tornavi terribilmente affettuoso... le tue attenzioni per me hanno un tempo. 
Sei dannatamente, odiosamente infantile.
Eppure il mio cuore è maledettamente debole davanti a te e... non posso lasciarti, non posso smettere d'amarti e... non posso far a meno di piangere, versare lacrime sul nostro passato custodito da uno schermo in vetro e  una cornice di legno.


E brucia sotto i tessuti, nelle vene, come adrenalina ( l'odio ) ; il battito cardiaco aumenta e la visione apannata di ciò che ho davanti agli occhi è nitida nella mente, così nitida da far male: ai pensieri, al cuore, al mio organismo.


< Va al diavolo stronzo >

Un sibilo ricco di rabbia, di puro veleno.
Tremano le mani, maledettamente.
E ho paura.


-Crack-


La cornice infranta contro il muro.
Vetri a terra, sembra un tappeto di cristallo quello steso, una via di dolore che ha come meta quella cosa tanto preziosa, la foto.

La raggiungo. Incurante delle schegge che entrano nella carne: non esiste dolore più grande del sentirsi vuoti, stanchi... perchè si è come un cadavere che cammina, come... un oggetto infrangibile, che per quanto si possa cercare di rompere, per quanti colpi accusa, resiste.
E si è deboli e disperati così.

La foto è nelle mie mani, posso toccare questo pezzo di carta speciale, seguo i bordi di essa con l'indice come per formare una cornice immaginaria, e -accidentalmente- < Ahi!  >  mi taglio un polpastrello.
Una goccia rossa fuoriesce e... mi sento bene. Era come se in me fosse conservato il dolore: ora non brucia più dentro le mie viscere ma fuori, sento il dolore sulla punta del dito, fuori di me e allo stesso tempo mi sento viva. E no posso fare a meno di sorridere.
Probabilmente le schegge non sono entrate bene nella pianta del piede, per questo riesco a camminare, non esce sangue infatti. Meglio tenere i piedi al sicuro, mi chino e prendo una scheggia più appuntita e grande. Ho sempre la nostra foto fra le mani.

Seduta sul letto levo lo sguardo da due fidanzatini sorridenti e tanto ingenui.
Guardo il sole oltre il vetro, il cielo plumbeo così grande, immenso, in cui lo sguardo si perde e tutto diventa più facile: è più facile conficcare nella carne una punta tagliente e farla salire per centimetri e centimentri lasciando una scia rossa dietro.

E il dolore, il liquido scarlatto sotto i raggi del sole brucia purificato.

Abbasso lo sguardo a contemplare l'effetto del mio gesto, quel rosso tanto vitale che splende. Di vita splende.
E sorrido.
Per quanto debole mi sento viva, per guanto stia male l'odio dentro di me non scorre più imprigionato nelle vene.



___________________________________



Mi dispiace di non avervi avvertito del contenuto auto-lesionista.
Secondo me l'avviso Non per stomaci delicati  non era adatto a questa fanfiction.
Spero che vi sia piaciuta, fatemi sapere cosa ne pensate ( accettato qualsiasi tipo di commento )



*


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