Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
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Autore: ilikeit    24/05/2014    1 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
“Raccontami della prima volta che vi siete incontrati” mi guarda con occhi speranzosi. È da un po’ che continua a voler sapere come sono andate le cose, anche se sa benissimo come ci siamo conosciuti e come siamo arrivati fin qui. È come se volesse schiarirsi le idee, capire cos’abbiamo provato noi per magari fare un confronto. Credo che ci sia un ragazzo nella sua vita, o che magari le piaccia qualcuno, non lo so, non lo posso sapere. E per quest’ultimo pensiero vorrei maledirmi. Che madre sono? Non so nemmeno se a mia figlia piace un ragazzo, se si è già innamorata di lui, se ha dato il primo bacio, se pensa di amarlo questo ipotetico ragazzo, se pensa che anche lui sia innamorato di lei. Le sorrido, ma non faccio a tempo a risponderle che Luke mi anticipa. “Questa volta racconto io com’è andata”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Penso tu sia la mia più grande occasione.

 
3.
 
 
 
Se c'è un posto sicuro dove i ricordi non possono essere distrutti è il cuore.
 
Luke mi guarda e mi sorride prima di continuare a parlare, raccogliendo su di sé tutta l’attenzione dei ragazzi.
 
Ma lei si voltò e per un breve momento sorrise, prima di voltarsi nuovamente verso il mare e continuare a fissarlo. “Non ti ho mai vista in giro” avevo ancora la voce impastata dall’agitazione e dal timore che lei potesse andare via e lasciarmi in riva al mare da solo. Abbassai lo sguardo aspettando una sua risposta e vidi i suoi piedi affondare nella sabbia fredda. “Sono qui da una settimana” la sua voce incerta, suonava ancora meglio alle mie orecchie rispetto al ricordo che la mia mente mi mandava. Tra noi cadde ancora un silenzio quasi irritante nel quale si poteva udire solamente il rumore delle onde dell’oceano. “Cosa ti ha portato qui?” Feci fatica a trovare la domanda giusta da porle, per far in modo che non scappasse via da me. L’avevo cercata per una settimana e non volevo farmela scappare. Era la mia calamita ed io il pezzo di ferro, o forse il contrario, non avrei saputo dirlo. Sapevo solo che volevo sapere qualcosa di lei, volevo renderla reale. Si voltò verso di me e fece un passo indietro. “Cosa vuoi da me?” la voce incerta era stata portata via da un tono di voce da cui trapelava tutta la sua paura. Non volevo se ne andasse. Allungai una mano e le presi il polso. “Voglio solo sapere qualcosa di te” mi guardò in tralice e poi scosse vigorosamente la testa. Avevo sbagliato.
Avevo sbagliato tutto.
Avevo sbagliato la domanda.
Avevo sbagliato con la mia curiosità.
Avevo sbagliato con la mia voglia di sapere qualcosa di lei.
Avevo sbagliato ad andarle così vicino.
Avevo sbagliato e niente sarebbe potuto andare peggio di così.
 
Mamma, ma papi ti faceva paura?” le parole di Maui mi riportano a galla. Gli accarezzo i capelli biondi guardando Luke negli occhi. “Piccolo tua madre è la donna più frustrante, esasperante e strana che io potessi mai incontrare” alzo un sopracciglio e lo guardo male. “Però sei ancora qui” le parole di Aria mi fanno sorridere. Si, lui è ancora qui. È tornato, come sempre, come accade tutte le volte. “Ora posso continuare la mia storia o dovete sempre interrompermi?” i ragazzi si voltano verso Luke e iniziano a ridere. “Ora tocca alla mamma, le hai fatto prendere paura, perché non sai parlare” Luke alza un sopracciglio verso la figlia e poi le prende i polsi tra le mani “Che vorresti dire, ragazzina?” Aria tira fuori la lingua e gliela mostra, facendo brillare la pallina nera che le sbuca dalla lingua. “Che ci pensi troppo, papi, ed ogni volta finisce che dici delle cavolate, e non riesci mai a farti capire dagli altri. Non sei capace di parlare!” Luke mi guarda e sconsolato annuisce verso di me. “Ragazzi, era la prima settimana qui a Sidney, di certo il fatto che un ragazzo mi si avvicinasse in quel modo non era affatto rassicurante, anzi. Per di più ero sola, un una spiaggia deserta, di notte. Eravamo solo io e lui. Non riuscivo nemmeno a spiegarmi perché solo sentendo arrivare un’altra persona non me ne sono andata. Poi lui ha iniziato a parlare, a fare domande personali, magari pensandoci avrei potuto reagire in un altro modo. Ma in quel momento l’unica cosa che mi è venuta in mente era andare via, da quella spiaggia e da lui, si, Maui, papà all’inizio, mi faceva un po’ paura” Maui mi abbraccia forte per poi stupirmi con le sue parole “Ma ora ti fa ancora paura?” Aria scoppia in una fragorosa risata accompagnata da me che faccio di ‘no’ con la testa. Luke posa gli occhi su Maui e lo prende ed inizia a fargli il solletico “Piccolo, ti sembro un mostro?” Maui ridendo urla tanti ‘no’ fino a quando Luke non la smette di torturarlo con le sue dita lunghe ed affusolate. “Dai papà, continua!” Luke alza le mani dal corpo di Maui e poi gli scompiglia i capelli. “Dov’ero arrivato?” Aria scuote piano la testa, rassegnata “Eri arrivato a quando pensavi di essere un povero scemo!” Luke la spinge per una spalle e poi le sorride.
Mi era mancato. Mi era mancato come non mai, ma ora era qui, con me con noi, e tutto sembra così dannatamente bello.
 

Avevo sbagliato, avevo in mente solo quelle due parole mentre la vedevo allontanarsi da me. Affondava i piedi nella sabbia con passo svelto, ma potevo ancora fare qualcosa, così mi avvicinai. “Dai, scusa! È solo che volevo conoscerti” glielo dissi continuando a camminare a passo svelto dietro di lei fino a quando lei non si fermò di colpo, ed io le andai addosso portandola a terra sotto di me. Iniziò a muoversi sotto di me cercando di liberarsi del mio peso che premeva sul suo corpo, così mi alzai e le tesi una mano per aiutarla ad alzarsi. “Sono Luke Robert Hemmings, vivo qui a Sidney da tutta la mia vita, ho sedici anni e mi piace la musica, insieme a tre miei amici ho anche formato una band, ci chiamiamo ‘Five second of summer’” Guardai ancora una volta il viso della ragazza davanti a me, di cui non sapevo ancora il nome. E mi resi conto solo in quel momento che non avevo collegato la bocca con il cervello, ero diventato un pazzo, in tre secondi le avevo detto tutto. Così, chiusi la bocca ed aspettai una sua reazione, che arrivò poco dopo anticipata da un sonoro sospiro. “Sono Rebecca Ferrari, vivo qui a Sidney da quasi un mese, ho sedici anni e mi piacciono le onde, da sola faccio surf e mi chiamo ugualmente Rebecca. E tu ora, hai cinque secondi per andartene via da me” Avevamo ancora le sue mani tra le mie. Aveva la pelle morbida e vellutata. Mi munii di coraggio e le parlai “Non pensi che se avessi voluto farti del male lo avrei già fatto?” Lei alzò i suoi occhi sui miei e mi lasciò la mano. “E non pensi che io abbia un po’ di timore se uno sconosciuto mi si avvicina e mi parla come hai fatto tu?” Annuii alle sue parole, non aveva torto, ma è che ero attratto da lei, neanche io fossi una calamita e lei un pezzo di ferro. “Ok, hai vinto” Alzai le mani in segno di resa. “Quindi sei venuta qui per fare surf?” Lei annuì “Non molli però” Le sorrisi. No, non mollavo facilmente. “No, soprattutto con qualcosa che mi interessa” Lei in risposta alzò un sopracciglio. “Vorresti dire che sei interessato a me? Anche se non sai chi sono? Anche se non sai nulla di me? Anche se, magari, tutte le cose che ti ho detto fossero delle grandissime bugie?” Puntai lo sguardo verso l’oceano, non era mai stato così bello al chiarore della luna. “Hai per caso mentito?

 

Lo so è corto, anzi cortissimo, solo che sono stressatissima ed ho davvero pochissimo tempo in questo periodo. Tra la tesina e ripassare tutto il programma di tutte le materie, non mi lascia il tempo che vorrei per rivedere la storia e pubblicarla, mi dispiace davvero tanto. Un bacio a tutti quelli che sono ancora qui, un bacio a tutti quelli che sono arrivati a leggere fino a questo punto, quindi, dato che ci siete perchè non mi lasciate un parere?
-Ness.

 
  
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