Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |      
Autore: Dioniso    24/05/2014    0 recensioni
Castore si ritrova a combattere l'ultima battaglia, lasciando suo fratello gemello e la ragazza che lui ha sempre amato. Nonostante gli aiuti di suo padre la vita finisce come un filo rosso nel nulla.
Genere: Avventura, Fantasy, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il sole fioriva, e il calore iniziava a inondare una brezza che riusciva a scaldare l'intera stanza. I suoi occhi iniziarono ad adattarsi alla luce, mentre si agitava nel letto spostando le lenzuola bianche con una macchia rossa su un lato per la pizza che Castore aveva mangiato di fretta la sera prima quando la brezza era fresca e lui aveva appena finito di rimorchiare con Nyssa, figlia di Efesto con il viso sempre sporco di nero ma questo la rendeva attraente ai suoi occhi.
''Hei fratello, svegliati sono le otto, sai che papà è un po' insistente.'' Castore lanciò un calcio nel fianco di Polluce che si ritrovava ai suoi piedi. La voce di suo fratello era simile alla sua solo un po' più rude ed essendo gemelli erano molto diversi, sia di carattere che di aspetto. Polluce era uno di quei ragazzi che non ha paura dei giudizi degli altri, quello modesto e quello amato da tutte le ragazze per il suo sorriso bianco come il nulla e bizzarro; mentre Castore era più serio, sempre cordiale, il ragazzo che vuole mettere sempre alla prova le sue capacità e ha quella voce dolce da attirare una dolce e calda accoglienza.
Alzò il busto, stropicciò gli occhi e mandò a quel paese Polluce per averlo disturbato nel suo sogno, questa volta aveva sognato le dolci labbra di Nyssa mentre accarezzava i suoi lineamenti marcati. 
Posò i piedi nudi sul pavimento, provando molto interesse su cosa aveva addosso. 
''Polluce prendimi gli anfibi affianco al tuo letto, per favore.'' Chiese sbadigliando, e alzando le braccia al cielo. 
''Ora dovrei farti anche da cameriere, sappi questa e l'ultima volta che ti sveglio o cose del genere, perdo la mia popolarità al capo.'' Iniziò a precisare mentre prendeva gli anfibi. Mise il naso dentro e, allontanando le scarpe dal suo viso, esclamò: 
''Porco crono andato a male, i tuoi anfibi puzzano più di una puzzetta  di Connor dopo mangiato fagioli e prugne insieme.'' E li gettò in faccia a Castore.
Lui li prese, li odorò e li lanciò via. 
''Hai ragione, puzzano troppo, dammi i tuoi.'' Chiese al gemello alzandosi. 
''Ti ho già detto che non ti facevo altri favori e  poi,'' alzando la gamba destra. ''Li ho io addosso.''
''E dovrei andare scalzo ora a fare...Cosa dobbiamo fare?'' Chiese spostando i suoi capelli biondi all'indietro, mostrando la sua fronte alta e i suoi occhi particolari. 
''Lezione di scherma avanzata con nostro padre, cosa che mi crea dubbi visto che lo vedo sempre con la Diet Coke stritolata nelle sue mani; e comunque: si vacci scalzo.'' 
Con quest'ultimo uscì dalla porta lasciando alto il dito puntato di Castore intento ad obbiettare. 
''Fantastico!'' Esclamò ironico a se stesso.
Si mise le pantofole e, con il jeans che aveva addosso ieri e con la maglia arancione del campo, uscì dalla capanna di Dioniso. 
Chiuse e aprì gli occhi per la forte luce, mise a fuoco un uomo con la barba, un po' più alto di lui, con il volto puntato ai suoi piedi. 
''Ti sembra il modo in cui mio figlio si deve presentare?'' 
Disse Dioniso aggrottando la fronte.
''Scusa padre, i miei anfibi puzzavano di...''
Dioniso lo interruppe. ''Risparmiati le scuse per dopo ora vai alla ricerca di anfibi.''
Castore si avviò con le pantofole a forma di mucca, i capelli che volavano con il leggero vento, alla casa più vicina: quella di Ermes.L'undicesima casa è dedicata al dio Ermes, messaggero degli dei e protettori dei viaggiatori, dei medici, dei commerciati e dei ladri.
È una casa vecchia, con la soglia fatiscente e con la vernice marrone screpolata; sopra la porta è rappresentato un caduceo, simbolo del dio. Ha molti letti e sacchi a pelo. È abitata dai figli di Ermes e, poiché Ermes è il protettore dei viandanti, ospita anche tutti gli indeterminati, cioè quei semidei che non sanno ancora quale sia il proprio genitore divino.
Castore bussò e si affacciò Travis con delle occhiaie, come se non avesse dormito tutta la notte. 
''Avete degli anfibi che non vi servono? E.. preferisco non puzzolenti.'' Disse di petto Castore senza giri di parole.
''AVETE DEGLI ANFIBI NUOVI?'' Sbraitò Travis urlando all'interno della capanna. Si sentì un boato di no e Travis alzò le spalle e chiuse la porta. 
Castore si avviò alla casa di Atena, superando quelle di Afrodite,(dubitava che avessero degli anfibi)quella di Efesto(non voleva farsi vedere da Nyssa in quello stato) e superò anche quella di Apollo perchè non li ha mai sopportati un gran che.
''Anfibi che non puzzano?'' Disse subito alla prima persona che vide senza batter ciglio. 
Il ragazzo gli porse il paio di scarpe e chiuse la porta velocemente senza guardare in faccia Castore, forse non era il primo a chiedere anfibi la mattina.  Castore s'infilò le scarpe lanciando le pantofole al ''giardinetto'' della casa di Ares. 
                          **
''Eccoti!'' Esclamò Polluce alzando la mano aspettando il saluto tra fratelli; Castore gli diete il cinque poi abbassò la mano e Polluce ricambiò. 
''Iniziamo vi prego.'' Disse il padre di Castore. ''Prendete queste spade, ora che sono tornato da quando quel pezzente di Quintus è andato via, sono al 99% sicuro che accadrà qualcosa, e io vi voglio pronti...'' scambiò uno sguardo fugace a Polluce. ''La finisci di pulirti le orecchie con il dito...fa schifo.'' Polluce abbassò lo sguardo nascondendo una risata. 
''Papà..perchè solo noi?'' Chiese Castore. 
''Beh, perchè siete i miei figli, ed è tempo che io vi insegni qualcosa.'' Precisò il signor. D. aggiustandosi la camicia, pacchiana come sempre. 
I due gemelli alzarono le spade che intrappolavano la luce del sole, le tenevano alte come per aspettarsi un attacco, e così fu. 
Dioniso ruotò la sua spada e con un due o quattro mosse riuscì a incastrare i due fratelli. Essendo il dio del vino era molto abile con la spada. 
''Papà così mi soffochi.'' Disse Polluce con la voce strozzata. ''E' questo che ti aspetterà se non impari a bloccarmi. '' Precisò. ''Ma papà, tu sei un Dio! Dammi del tempo, ho solo diciassette anni.'' Mentre il dio del vino stava per ribattere, Castore riuscì a uscire dalle grinfie di suo padre. ''Mai farsi distrarre.'' Disse con allegria Castore facendo ruotare la spada in aria. 

-ANTEPRIMA.
SPERO CHE VI PIACCIA, COMMENTATE, CI TENGO O VI TRASFORMO IN DELFINI.
-SIGNOR D. 

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Dioniso