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Autore: PetrovasFire    24/05/2014    2 recensioni
Dire che il finale della Season 9 di Supernatural mi ha sconvolta è poco. Così subito dopo aver visto la 9x23 ho scritto questa one-shot tra le lacrime.
"Would you know my name if I saw you in heaven?
Would it be the same if I saw you in heaven?
I must be strong and carry on
'Cause I know I don't belong here in heaven"
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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“Prima spara, poi fai le domande.” Dean Winchester potrebbe essere definito in breve con questa frase, in effetti. E' quello che era...che è. Un cacciatore. I cacciatori non rimuginano, tirano fuori la pistola e sparano alla cosa che si trovano di fronte. Questo aveva insegnato John Winchester, questo suo figlio aveva imparato ed eseguiva. Come un piccolo soldatino diligente, sin da bambino. Sin da quando aveva preso il piccolo Sammy dalla culla sottraendolo alle fiamme che avevano divorato Mary.

Ma sarebbe veramente riduttivo, una destituzione, scrivere di Dean Winchester come di un semplice cacciatore di mostri. Di cacciatori ce ne sono tanti, ma trovatemene uno, e dico uno soltanto, che sia anche solo lontanamente come quell'uomo dagli occhi verdi (oh, mi mancheranno quegli occhi verdi) che ha affrontato Inferno e Paradiso con lo stesso ardore.

 

Ma facciamo un encomio come si deve, partiamo dall'inizio.

 

Vidi una foto di Dean da bambino, una volta. Aveva un nasino all'insù, proprio come adesso...beh, più o meno come adesso, puntellato di lentiggini, come anche le guance paffute. Gli occhi troppo seri per la sua età, la bocca piegata in una linea dura (niente sorrisi per le telecamere, eh?), esprimevano il fardello che doveva portare. Indossava una t-shirt a righe gialle e nere, con una camicia a quadri aperta, proprio come faceva...fa, adesso. I capelli di rame, quel colore che non si riesce ben a definire: sono rossi? O biondi? Forse anche un po' castani. Chi lo sa, non è importante. Non è l'abito che fa il monaco...i capelli che fanno il cacciatore. Avete capito, insomma.

 

Ero lì, al fianco dell'uomo con il quale avevo combattuto tante battaglie, a stringergli la mano gelida. Il volto rigato da nuove lacrime che bagnavano ancora le guance seguendo la scia di sale delle precedenti, incessantemente, da ore ormai. Lo guardavo, imprimendomi nella mente ogni particolare di quel volto prefetto, ogni cicatrice inferta da quell'angelo che apparteneva all'Aldilà sbagliato tanto tanto egocentrico e vanaglorioso è, ogni piega dei jeans scoloriti, ogni solco sulla maglietta sporca del suo sangue. Di tanto in tanto lo stringevo a me, ancora una volta, un'ultima ancora. Ma non ci riuscivo, non riuscivo ad alzarmi da quel materasso troppo duro e prendere una boccata d'aria per sciogliere quel nodo alla gola che faceva male. Ma che importava. Quel magro dolore non era nulla a confronto del supplizio che mi tormentava il petto, un po' più a sinistra che al centro.

 

Dean Winchester. Un nome, una leggenda.

 

Penso non ci sia angelo o demone che non abbia sentito almeno una volta nella sua vita e non-vita questo nome. Un nome marchiato a fuoco nella mia mente.

Mentre i singhiozzi mi scuotevano iniziai d'un tratto a cantare una canzone di Eric Clapton, una di quelle del CD che Dean mi faceva sentire tutte, e dico tutte le sante volte che eravamo in viaggio. In realtà questa canzone la saltava puntualmente, ma una volta dimenticò di cambiare traccia ed ecco che l'Impala si riempì di malinconia, mentre ognuno era perso nei suoi pensieri. La cantavo come una madre canta ad un bambino per farlo addormentare. Ma lui dormiva già. Dormiva già.

 

Would you know my name if I saw you in heaven?
Would it be the same if I saw you in heaven?
I must be strong and carry on
'Cause I know I don't belong here in heaven
'Cause I know I don't belong, here in heaven*

 

Oh, no, io di sicuro non appartengo al Paradiso. Anima dannata e peccatrice, non poté salvarti. Se solo fosse arrivata in tempo.

Ripresi a singhiozzare violentemente, mentre il mio cervello cercava un modo, un modo qualsiasi per riportarlo indietro. Un patto? Una supplica al Paradiso? Un incantesimo? Qualcosa, qualsiasi cosa, ma ti prego, torna da me.

Tirai su con i naso, e alzai una mano stanca verso il suo viso. La ritrassi, incerta, ma poi finalmente mi decisi a sfiorare quel volto di cera. Sempre bellissimo anche se lacerato dalle ferite, anche se gli occhi erano chiusi, chiusi per sempre (o almeno così credevo. Avrei mai rivisto quegli occhi luminosi, proprio come quelli che ricordavo e che mai avrei dimenticato? Ma i ricordi svaniscono. Uno spasmo mi strinse lo stomaco, terrorizzato dal fatto che avrei potuto dimenticare. Gli eroi non si dimenticano. Gli eroi non muoiono. Anche quando la loro anima lascia questa Terra infame, non sono andati.) sfiorai il naso con il mio, assaporando il suo profumo. Le labbra tremanti -come tutto il resto, in fondo- mi avvicinai alla sua fronte e vi lasciai un bacio. Un bacio che doveva essere d'addio, ma che sarebbe sempre stato un arrivederci.

E rivedo il tuo sorrisetto sarcastico quando mi prendevi in giro, sento le tue risate che risuonano nelle mie orecchie come se fossi qui, a beffarti della mia preoccupazione perché in realtà tu non sei morto, perché sei ancora qui con me. Come sono dolci le illusioni. Ma non così dolci da attenuare l'amaro dell'inclemente realtà. Te ne sei appena andato e mi manchi già. Chi si prenderà cura di me e di Sammy adesso che tu non ci sei? Lo sai che non siamo grandi abbastanza. Non siamo forti abbastanza perché siamo senza di te.

 

But what is this, that I can't see
with ice cold hands taking hold of me

When God is gone and the Devil takes hold,
who will have mercy on your soul*

 

Sento come una presenza nella stanza, sto iniziando ad impazzire. Mi guardo intorno ma non c'è nessuno. Sono sola eppure non da sola. La Prima Lama fluttua come per magia nella tua mano, la stringi al petto. Fisso ipnotizzata dalla sorpresa la tua mano, poi i miei occhi salgono ai tuoi. Immobile, respiro con affanno, tra la speranza e il terrore. Ed ecco che succede, tutto quello per cui ho sperato sin da quando ho visto la vita scivolare via dalle tue membra in quel sudicio seminterrato: apri gli occhi, ma non sono i tuoi. Di chi sono questi occhi, Dean? Il buio ha i tuoi occhi verdi, belli come li hai soltanto tu, come farò a non guardarli più? Ritorna da me, Dean, ritorna da me.




Tratto da "Tears in Heaven" di Eric Clapton
Tratto da "O' Death" di Jen Titus

Angolino broken-hearted:

Salve, dolcezze! Premetto che è una delle mie prime storie, quindi capirò se direte che fa alquanto schifo, l'importante è che lasciate qualche commentino così con i vostri consigli potrò migliorare. L'idea della fanfic l'ho avuta di getto, ho visto la puntata e stavo peggio di Lana Del Rey quando ha scritto Summertime Sadness (sapete la storia? Beh, ve la racconto un'altra volta...se vorrete). 
A presto...spero:*

*si ritira nel suo antro di fazzolettini usati (?)*

  
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