Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: jenniferdl    25/05/2014    2 recensioni
https://www.youtube.com/watch?v=NS04bXSnWyA&feature=youtu.be
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IMPORTANTE (RIGUARDA LA FF): 
 
1- I capitoli saranno corti.
2- Sarà raccontato in 3° persona.
3- Saranno solo pochi capitoli. 
4- Le cose dette da lui saranno scritte in blu... quelle dette da lei in rosa.
 
Iniziamo su ;) 
 
 
 
 
 

Capitolo 1: 

 
 
 
 
Maledizione! Cindy Taylor si fermò e osservò a lungo la strada. Già! Ma che strada era? Non ne aveva la minima idea. Si era persa.
Mentre il traffico del venerdì sera le sfrecciava davanti, lei, sospinta dalla folla, si ritrovò sull'orlo del marciapiede. Si morse le labbra. Era da una settimana soltanto ad Auckland, la più importante città della Nuova Zelanda, e già si era persa. Il vestito nuovo, di lana, le si era incollato alla pelle e i lunghi capelli neri le si erano appiccicati al collo: si era lasciata sorprendere dalla pioggia.
Aspettò. Tenendo stretto al petto un mazzo di fiori che le erano piaciuti e aveva deciso di comprare, cercò disperatamente con gli occhi un taxi libero, ma presto si rese conto di avere poche probabilità di trovarne uno. Il venerdì era il giorno in cui i negozi chiudevano più tardi del solito.
D'un tratto sentì una macchina arrivare a tutta velocità e, prima di fare in tempo a scansarsi, si ritrovò tutta schizzata di fango.
Rimpianse di aver lasciato il suo tranquillo paese, ma non aveva alcuna intenzione di avvilirsi.
Si raddrizzò e lanciò un'occhiata di fuoco al guidatore dell'auto che si era fermato e stava aprendo la portiera.
- Sono spiacente, bellezza. Aspetta qualcuno?
Cindy scosse il capo e, con aria abbattuta, chinò gli occhi sul suo bel vestito inzaccherato.
- Allora farebbe meglio a salire.
- No grazie. Aspetto un taxi.
- Ci farà notte ed è bagnata fradicia. Su, salga.Non posso rimanere quì fermo in eterno.
Normalmente Cindy non sarebbe mai salita sull'auto di uno sconosciuto. Ma in quel momento aveva talmente freddo e si sentiva così malridotta che s'infilò in macchina.
- Tenga, si copra. - disse lui prendendo un plaid dal sedile posteriore e mettendoglielo sulle ginocchia. - Bisogna essere davvero furbi per starsene sotto un diluvio simile, vestiti come lei.
- Poco fa non pioveva.
Lo sconosciuto infilò una strada sulla destra e si allontanò dal centro.
- Bah, comunque dovrebbe sapere che ciò non significa nulla in questa stagione. Come si chiama?
- Cindy Taylor. - Lo guardò, ma tutto quello che poté vedere fu il suo profilo. - E lei?
- Justin Bieber.
- Dove...dove mi sta portando? Io abito a Browns Bay.
- Andiamo a casa mia.
Cindy si sentì immediatamente invadere da un'ondata di panico. 
- Se per lei è lo stesso - disse - preferirei che mi portasse direttamente a casa mia.
- Se rimarrà ancora un pò con quegli indumenti fradici si beccherà una polmonite.
- La prego, non stia a disturbarsi per me.
- Nessun disturbo.
Si voltò per un attimo verso di lei, che si rannicchiò contro la portiera.
Che cosa poteva fare in una situazione del genere?, si chiese Cindy.
- Non si preoccupi, signorina Taylor, non ho cattive intenzioni. Non cercherò di portarla su una brutta strada. Ma ho voglia di un pò di compagnia e la presenza di una sconosciuta potrebbe forse farmi passare il cattivo umore. Anzi, ne sono certo.
La sua sicurezza non placò la paura di Cindy.
Accidenti a lei! Perché aveva accettato di salire sulla macchina? 
- E' un'abitudine, la sua, di prendere ciò che desidera senza nemmeno consultare l'interessato? - domandò con voce gelida, tenendo stretto stretto il mazzo di fiori. - Tanto più quando questa persona è una sconosciuta? - aggiunse.
Lui si mise a ridere. Una risata profonda e provocatoria, che creò un'atmosfera intima che a Cindy non piacque. 
- Soprattutto quando le sconosciute sono giovani e carine, anche se assomigliando a un gattino bagnato. - precisò lui.
Erano arrivati davanti a un villino moderno, di fronte al quale si ergevano grandi alberi. Justin Bieber spense il motore e nell'auto piombò il silenzio. Poi accese una sigaretta e, nel buio, cominciò a osservare la sua ospite.
Cindy guardava dritto davanti a sé, i nervi tesi. Il silenzio divenne più pesante. Come sarebbe uscita da quel pasticcio? Non aveva una grande esperienza di uomini, soprattutto di uomini come Justin Bieber, un tipo che, ne era certa, doveva conoscere bene le donne.
Lui uscì dall'auto con movimenti felini, vi girò attorno e le aprì la portiera. Le strappò di mano il mazzo di fiori e lo gettò con noncuranza nel giardino.
- Tanto per cominciare si liberi di questa roba.
- I miei fiori....
Fece per riprenderli, ma lui la trattenne.
- Sono rovinati. - disse.
Lei ebbe la sensazione che provasse un certo piacere a pronunciare quelle parole.
- Mostro!
- Addirittura! Dopotutto sono soltanto fiori. Venga, l'ingresso è da questa parte.
Cindy sentiva in lui una vena di crudeltà: nel suo atteggiamento, nella sua determinazione a non permettere che alcun ostacolo si ergesse sul suo cammino. 
- Lei è una persona crudele, vero? - disse.
Preso in contropiede da una domanda così diretta, lui si lasciò sfuggire un sorriso.
- Posso essere nello stesso tempo crudele e dolce. Con i bambini indifesi come lei sono dolce.
- Stento a crederlo.
- Lei è furba...
- Faccio del mio meglio - replicò Cindy con calma.
- Sento che apprezzerò molto la sua compagnia. - disse lui, che sembrava divertirsi.
- Spiacente di deluderla, ma non credo che gliene lascerò il tempo.
- Lei dimentica che io sono un uomo che ottiene sempre ciò che vuole. E scoprirà presto che non mi piace aspettare troppo.
Poi aprì la porta e le fece cenno di entrare.
Quando fu dentro, al buio, lo sentì muoversi. Spaventata, si allontanò andando a sbattere contro un tavolinetto basso. Nello stesso istante l'ingresso si illuminò e Cindy, abbagliata, si ritrovò di fronte un Justin Bieber che sorrideva, ironico.
- Non sono un selvaggio, che diamine! Come può constatare, mi sono limitato ad accendere la luce per evitarle di rompersi il collo inciampando nel tavolino. - scherzò.
Cindy cominciava a sentirsi stupida.
- Sembra quasi delusa - proseguì lui. - Forse sarei già dovuto saltarle addosso? Se è così posso ancora rimediare.
- No!
Lei cercò di allontanarsi, ma si ritrovò prigioniera fra le braccia di lui puntate contro il muro.
- E' ciò che voleva, no? - bisbigliò lui.
- Sa benissimo che non è vero, razza di... - Ma neppure lei credeva alle proprie proteste. Che cosa le stava accadendo? Quegli occhi irridenti, eppure così intensi, parevano ipnotizzarla. - Non sono una ragazza facile.
Perchè aveva aggiunto quella frase? Non lo sapeva neanche lei. Sapeva soltanto di dover dire qualcosa, e alla svelta.
Lui scosse lentamente la testa. 
- Tutte le ragazze sono così, se appena ne hanno l'occasione. Vogliono tutte essere brave, comportarsi bene, ma, nello stesso tempo, sognano di fare delle sciocchezze.
Cindy lo fissò un attimo prima di reagire. 
- Lei è matto. Mi lasci, per piacere. - Era una supplica disperata: la sua vicinanza la turbava.
Poi udì una voce alle spalle di lui.
- Signor Bieber... Oh, mi scusi. L'ho sentita entrare, ma non sapevo che fosse in compagnia.
Justin abbassò le braccia senza nessuna fretta, mentre Cindy chiudeva gli occhi con un sospira di sollievo. Ma nel suo intimo qualcosa le diceva che si trattava piuttosto di un sospiro di delusione. Riaprì gli occhi. Lui continuava a fissarla.
- Ha capito che cosa intendevo dire? - le chiede. Si girò e si rivolse alla donna che li aveva interrotti. - Rimanga pure, Elizabeth. Le presento Cindy Taylor. E' bagnata fradicia. Accenderò il fuoco nel camino. Ora la signorina si cambierà, in modo che lei possa far asciugare i suoi vestiti. Cindy, le presento Elizabeth Reefton, la mia governante.
- Piacere - disse la donna, impassibile.
Cindy non riusciva ad aprire bocca. Era rossa d'imbarazzo di fronte allo sguardo di disapprovazione della donna.
- Devo preparare la cena? - domandò la governante.
- Si, per piacere. La ragazzina sembra affamata.
Poi, rivolto a Cindy, soggiunse premuroso: - Può andare in bagno a cambiarsi. Le troverò qualcosa da mettersi addosso.
Istintivamente, Cindy indietreggiò. Guardò disperata in direzione della governante, ma era uscita.
Justin si mise a ridere. - Non cerchi aiuto, mia bella prigioniera. Elizabeth è la lealtà fatta persona, lealtà verso di me, naturalmente...
- Come si è permesso di lasciarle credere... che io fossi una poco di buono!
- Pensa che l'abbia interpretata in questo modo? Se è così, allora devo dire che ha saputo nasconderlo molto bene.
- E' evidentemente abituata a vederla portare a casa le sue amichette per la notte, non ha mostrato alcuna sorpresa. Ecco perchè non mi è difficile immaginare quale opinione si sia fatta di me. E lei ne è perfettamente consapevole.
Justin alzò le spalle. - Comunque, non mi pare il momento di andare a rassicurarla sul suo conto: potrebbe toglierle l'illusione sul mio fascino. Andiamo, le mostrerò dov'è il bagno. - E la prese per un braccio.
Divincolandosi bruscamente, Cindy lo fulminò con gli occhi e si avviò passandogli davanti. Anche se si sentiva a disagio, restò impressionata da quanto aveva visto della casa. Era la tipica abitazione dello scapolo. 
Dev'essere ricco, pensò, per possedere una casa del genere e con un così bel giardino.
Justin si fermò e aprì la porta di accesso a un bagno tutto giocato sui colori del nero, del bianco e dell'oro, pieno di gradevoli profumi e asciugamani puliti. 
Cindy entrò, esaminò la stanza e si volse verso Justin, che se ne stava tranquillamente appoggiato allo stipite.
Era alto, certamente più di un metro e ottanta, con spalle larghe, fianchi stretti e gambe lunghe. Indossava un paio di pantaloni neri e un pesante pullover bianco che metteva in risalto il suo fisico atletico.
Improvvisamente, Cindy fu presa dal piacere dell'avventura. Aveva paura dell'ignoto, ma nello stesso tempo se ne sentiva attratta. Provava nel suo intimo il desiderio di tentare la sorte e scoprire che cos'avesse da offrirle la vita.
Justin le lanciò un telo da bagno. - Faccia una doccia e si asciughi. - disse. - Intanto le cercherò qualcosa da mettersi. Lasci i suoi vestiti bagnati davanti alla porta.
Sola nella stanza da bagno, Cindy si domandò che cosa dovesse fare. E se lui fosse tornato? Promise a se stesso che non gliel'avrebbe permesso. Dopo qualche minuto si convinse che l'avrebbe lasciata in pace e cominciò a spogliarsi, ammucchiando gli abiti davanti alla porta, come lui le aveva suggerito.
 
- Avanti Elizabeth, non mi fissi con quello sguardo critico. Sono abbastanza grande da sapere ciò che faccio.
Justin entrò in cucina parlando in tono ironico e posò gli abiti di Cindy fra le braccia tese della governante.
- Questo lo dice lei. Però, a volte, mi chiedo se sia vero - rispose seccamente la donna.
- E allora?
- Allora che cosa?
- Di solito lei mi riferisce il suo giudizio sulla mia ultima conquista, per usare le sue parole. E spesso lo fa prima che io glielo chieda.
Justin la seguì nel soggiorno e la osservò mentre metteva gli indumenti su uno stenditoio che sistemò davanti al caminetto. Accese una sigaretta e attese con interesse la risposta della governante.
- Si, è vero. Ma di solito sono più anziane e più esperte. Sanno quello che fanno e sono in grado di difendersi da un uomo come lei. Invece questa ragazzina....
Justin annuì. - Sono d'accordo con lei, come sempre, del resto, perchè lei ha sempre ragione. Ma le donne mature cominciano ad annoiarmi. Me ne sono reso conto stasera, nel vedere questa Cindy Taylor che mi guardava con i suoi occhioni blu colmi di rimprovero perchè avevo inzaccherato il suo vestito. Ho pensato che era l'immagine autentica dell'innocenza. Dovrebbe essere qualcosa di fresco e anche d'interessante. Può darsi che modifichi il mio carattere.
- Sarà. Ma dal momento he non ha avuto alcuna difficoltà a salire sull'auto di uno sconosciuto, secondo me non è poi così tanto innocente.
Justin si mise a ridere. - Mi creda, non ci è salita molto volentieri; diciamo che ci si è rassegnata. Comunque, ritengo sia la prima volta che le capiti di incontrare uno come me.
- E allora la lasci in pace. Non ne faccia un'altra Delia soltanto per soddisfare un suo capriccio.
Il volto di Justin si oscurò nel sentire pronunciare il nome di Delia. - Nessuno può costringere una donna a fare qualcosa, se non è lei a desiderarlo. - ribatté seccamente. Ma il suo tono rabbioso non impressionò Elizabeth. - Se questo può rassicurarla - proseguì lui, - e per dimostrarle che non sono del tutto un mascalzone, le prometto di non incominciare una storia con quella ragazza se non sarà lei a volerlo. E poi è probabile che la trovi presto noiosa.
- Mi stia a sentire. Lei è un bell'uomo, pieno di fascino: può rovinarle la vita. L'ho vista poco fa. La poverina sembrava terrorizzata e nello stesso tempo eccitata. Si rende conto di aver scoperto qualcosa di nuovo, di conturbante e meraviglioso. Per una ragazza, cadere fra le braccia di un uomo è fantastico, ma è tragico se l'uomo non è quello giusto. Lasci dunque che trovi il suo uomo giusto, e lei continui a frequentare donne smaliziate come Delia, che non sono così vulnerabili.
- Accidenti, Elizabeth! La smetta di farmi la morale e perda la pessima abitudine di infilare Delia in tutte le nostre conversazioni. Voglio dimenticarla. E se qualcuno come Cindy Taylor può aiutarmi a farlo, tanto meglio. Poco importa che sia giovane e innocente.
Elizabeth lo guardò uscire dal soggiorno sbattendo la porta. Da oltre cinque anni era la governante di Justin Bieber: non sempre loro due andavano d'accordo, anzi, talvolta litigavano, ma in fondo s'intendevano a meraviglia. Lei sapeva che, nel corso della sua esistenza, Justin aveva sofferto e perduto molte illusioni. Era al corrente dei suoi legami con diverse donne e in particolare con Delia Lawrence. Sapeva di non avere alcun diritto di dargli dei consigli, e tuttavia lo faceva spesso: era convinta che lui se li aspettasse, benché fosse troppo orgoglioso per chiedergli direttamente.
 
Dopo aver infilato un accappatoio che le arrivava sotto le ginocchia, Cindy si mise un paio di comode pantofole e scese in soggiorno.
Justin, seduto davanti al caminetto, alzò la testa e la osservò mentre trafficava nervosamente con la cintura dell'accappatoio. Era alta e sottile, con il seno piccolo e le curve al posto giusto. Aveva gambe lunghe e, da quello che lui poteva intuire attraverso il tessuto, molto ben fatte.
- Entri e si avvicini al fuoco, non ho intenzione di sbranarla.
Parlava con impazienza e Cindy si rese immediatamente conto che aveva cambiato umore.
Il suo ospite le piaceva sempre meno, i suoi occhi apparivano ora scuri e minacciosi.
Ebbe paura, ma fece il possibile per non darlo a vedere. Si avvicinò al caminetto e tese le mani verso le fiamme. Vide la fotografia di una donna bellissima con il mento appoggiato a un dito. Agli occhi di Cindy il suo sorriso pareva l'espressione stessa del trionfo.
Udì il respiro profondo di Justin accanto a sé e, rialzando la testa, vide che anche lui stava osservando la fotografia.
- E' molto bella - si credette in obbligo di dire.
- E' una sgualdrina!
- E' troppo bella, sembra un angelo.
Justin emise un suono strozzato, che difficilmente poteva essere scambiato per una risata. - Non è un angelo. Glielo ripeto, è una sgualdrina.
Poi, mentre Cindy lo seguiva con uno sguardo stupito, prese la foto e la scagliò contro il camino. Cornice e vetro si ruppero in mille pezzi. Lui si chinò lentamente, raccolse la fotografia e la gettò fra le fiamme. Poi lasciò senza fretta la stanza.
Cindy era ancora immobile, senza essersi spostata di un millimetro, quando lui ritornò con un vassoio su cui c'erano dei sandwich e del caffé fumante. Posò il vassoio su un basso tavolinetto, si sedette su un divano e tese una tazza a Cindy, invitandola ad accomodarsi. - Quanti anni hai? - le chiese.
Sul suo viso niente sembrava ricordare l'incidente di poco prima.
- Vent'anni.
- Non è di Auckland?
- No. Come ha fatto a capirlo?
Lui inarcò un sopracciglio. - E' chiaro che lei viene dalla provincia. E non per la sua mancanza di esperienza, perchè so bene che in provincia si è a volte più smaliziati che in città. Forse dipende dalla sua pelle, dal suo modo di camminare... - Alzò le spalle e le rivolse un sorriso sognante.
Lei scoppiò a ridere. - Il mio modo di camminare? - domandò. Adesso si sentiva più a suo agio.
- Si. Un modo di camminare più elastico di quello delle ragazze di città. Da dove viene?
- Da Apiti, nel Manawatu.
- E' una zona che conosco bene. Il Manawatu è molto bello. Apiti dev'essere uno di quei villaggi dell'interno, attraversati da un'unica strada.
Cindy annuì fissando il riflesso del proprio volto nel caffè nero. Diede un'occhiata di nascosto a Justin. Poi si alzò di scatto e cominciò a raccogliere i pezzi della cornice fracassata.
- Lasci stare!
Era un ordine secco, che la fece sussultare. Lasciò ricadere i frammenti e, dopo essersi nuovamente seduta sul divano, lo guardò, tutta confusa.
- Se ficca le mani li in mezzo finirà per tagliarsi. Ci penserà Elizabeth, domani.
- Dov'è finita la signora Reefton? - domandò Cindy, che continuava a non capire perchè lui avesse reagito con tanta violenza.
- Si è ritirata nel suo appartamento. E' probabile che prima di andare a letto guardi un film dell'orrore alla televisione - rispose lui alzandosi e cominciando a camminare per la stanza.
- E' davvero un ottimo sistema per concludere una giornata - osservò Cindy ridendo.
Ci fu un lungo silenzio, poi lei udì Justin sussurrarle all'orecchio: - Crede?
Cindy si girò chinando la testa e, senza avere il tempo di intuire le intenzioni di Justin, sentì la guancia ruvida di lui sulla nuca. Le sue labbra le percorsero il collo e scesero verso la spalla scostando l'accappatoio.
Presa dalla sprovvista, Cindy, per alcuni istanti, rimase immobile.
Non ebbe neppure il tempo di reagire perchè Justin rialzò bruscamente la testa e si allontanò da lei.
- Mi perdoni - disse. Sorrise, nel vedere l'aria sbalordita di lei. Ma non sembrava che si sentisse in colpa. - Per un attimo ho completamente dimenticato la mia promessa - aggiunse.
- Non avrei mai creduto che un uomo come lei desse importanza a una promessa - disse Cindy freddamente.
Aveva le mani contratte sulle ginocchia: era la prima volta che qualcuno la baciava in quel modo e lei aveva perso tutta la propria sicurezza. In realtà, solamente Tony, un amico d'infanzia, così fedele, che le aveva chiesto di non andarsene da Apiti e di sposarlo. Benché deluso quando lei aveva rifiutato, le aveva augurato buona fortuna, dicendole che avrebbe atteso il suo ritorno.
Tony, che Cindy conosceva da sempre, non aveva mai osato baciarla così. Era timido e tenero. Ed ecco invece che il primo venuto si era preso libertà che lei non avrebbe mai concesso a nessuno, eccetto che al suo fidanzato. Ma era ad Auckland, dove tutto procedeva alla svelta, e quell'uomo era fatto a immagine e somiglianza della sua città. Forse pensava, giocando in casa, di avere tutti i diritti su di lei.
Anche se mancava di esperienza, Cindy sapeva bene che cosa volesse dalle donne un uomo come Justin Bieber. Era quello che pretendeva anche da lei? E la donna della fotografia come entrava nella faccenda? Cindy riprese il controllo di sé. La situazione stava diventando più rischiosa e compromettente di quanto lei volesse.
Si alzò e raccolse i propri vestiti sgualciti. - Adesso vorrei tornare a casa - disse. - I miei abiti sono asciutti. Se mi chiama un taxi, sarò pronta fra cinque minuti.
Justin alzò gli occhi su Cindy: aveva capito che lei lo sfidava a trattenerla contro la sua volontà. Era consapevole del fatto che nessuno l'aveva mai baciata a quel modo, anzi, aveva addirittura il dubbio che non fosse mai stata baciata come si deve. Non che rimpiangesse il gesto che aveva compiuto, ma quella tranquilla dignità gli piaceva e nello stesso tempo lo incuriosiva.
Da tempo aveva deciso di prendersi tutto quello che gli fosse possibile, per ripicca, a causa di Delia e delle donne in generale. Aveva giurato a se stesso di usarle soltanto per il proprio piacere, senza mettere in gioco alcun sentimento. Ma non gli era mai capitato che una ragazza reagisse come Cindy. Vedendola lasciare la stanza sentì il bisogno di dimostrare a se stesso che anche lei non era migliore delle altre, e l'unico modo per farlo era di indurla a cedergli.
- Ha chiamato il taxi? - domandò Cindy, di ritorno con indosso i suoi abiti macchiati e sgualciti.
- No. La ricondurrò a casa io. Le costerebbe una fortuna andare a quest'ora da quì fino a Brown Bay.
- Grazie - rispose lei e si diresse verso l'auto. Con un leggero brivido, si accomodò sul sedile di pelle, che era diventato gelido.
Viaggiarono in silenzio diretti a Browns Bay. I lampioni ai due lati dei larghi viali brillavano affascinando Cindy.
C'era da percorrere parecchia strada.
- Non abita un pò troppo fuori città? - domandò Justin. - Come fa per andare al lavoro, al mattino? A meno che lei non lavori laggiù.
- Non ho ancora trovato un impiego, sono quì soltanto per una settimana. Gli appartamenti in affitto sono rari e ho dovuto prendere quello che ho trovato. Comunque, non appena la camera degli ospiti sarà pronta, andrò ad abitare in casa di mia cugina e di suo marito, a Mission Bay. 
- Anche Mission Bay è lontana.
- Si. Ma c'è un servizio di autobus abbastanza regolare.
- E che genere di lavoro sta cercando? Ha qualche qualifica particolare?
- Sono stenodattilografa diplomata. Niente di straordinario - rispose Cindy col tono di chi non si fa troppe illusioni.
- E invece lei cerca qualcosa di eccitante, vero?
Cindy s'irrigidì, di nuovo in guardia. - Niente che lui mi possa offrire, signor Bieber.
- Che cosa, allora?
- Mi stupirei che lei capisse, o comunque che ciò potesse interessarla.
- Può sempre provare.
Cindy aprì la bocca, pronta a spiegarsi, ma si accontentò di rispondergli con un sospiro. - Non ha alcuna importanza e in ogni caso non ci rivedremo più. Dunque, a che cosa servirebbe?
- Perchè pensa che non ci rivedremo più?
- Non abbiamo niente in comune e non esiste alcun motivo perchè le nostre strade debbano incrociarsi di nuovo. Comunque lei mi sembra uno che si stanza presto. E poiché io non sarei all'altezza delle sue solite compagnie, sono certa che si stancherebbe di me ancor più rapidamente.
Lui scosse la testa. - Che cambiamento. Lei è uno sconcertante cocktail di ingenuità e saggezza. Ma ha ancora molto da imparare sugli uomini e su questo mondo al quale si è appena affacciata. Ha bisogno di una guida e io potrei essere un ottimo maestro.
- Non ne dubito, ma c'è un'enorme differenza fra ciò che io voglio imparare e ciò che lei vorrebbe insegnarmi.
- Ciò che lei vuole imparare o ciò che ha paura d'imparare?
Cindy gli lanciò un'occhiata che esprimeva tutta la propria irritazione. - Le avventure non mi interessano, signor Bieber, se è a questo che allude.
- Davvero? Il suo cuoricino batteva proprio forte quando l'ho baciata. Per un attimo, soltanto per un attimo, ho creduto che la cosa la interessasse. Vuol sostenere, invece, di non aver provato nulla?
Lei gli segnalò di svoltare a sinistra e di fermarsi davanti alla terza casa. - Che cosa sta cercando di fare, signor Bieber? Recuperare il suo orgoglio di maschio che la donna della fotografia ha calpestato? Verificare su di me se il suo fascino è ancora efficace? - disse in tono duro.
- Su questo punto non ho alcun bisogno di essere rassicurato. - Con un movimento rapido le afferrò i polsi e l'attirò a se.
Cindy s'irrigidì immediatamente e cominciò a dibattersi. Ma lui aveva una stretta di ferro.
- Mi lasci!
Ancora una volta, nonostante le sue vivaci proteste, Cindy si sentì sempre più debole di fronte allo sguardo beffardo di Justin che fissava con insistenza le sue labbra. Il cuore cominciò a batterle furiosamente.
Justin chinò la testa e le si avvicinò con un sorriso di trionfo. - Ha capito che cosa intendevo dire?
Per la seconda volta nella serata aveva pronunciato le stesse parole. Lasciò andare Cindy e fece per uscire dalla macchina quando l'altra portiera sbatté e la sagoma di Cindy sparì di corsa nella notte.








Bene... Questo è il primo capitolo... Non è molto lungo..
Spero che vi piaccia e spero di ricevere qualche recensione:) 
Un bacio a presto <3

By Jenniferdl
  
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