Bici che si susseguono,
i raggi veloci delle ruote
eseguono evoluzioni sull’asfalto.
L’asfalto brucia d’estate,
d’adolescenza.
Urliamo noi tutti,
da bravi campagnoli
vociamo insulti
e quel “Movite”
gridato all’ultimo della fila.
Il culo duole
ma il paesaggio è spunto di bellezza.
I campi ben curati da John Deere ciclopici
lenti e pensosi
faticano a stare al nostro passo.
E penso:
“Per noi la bici è come il barchino:
ci serve.
Ci rende indipendenti,
dobbiamo pur spostarci
in qualche modo
in questo buco dove sguazziamo
fra maiali e odore di letame.”
Chiedetevi pure perché amiamo
così tanto le nostre bici:
ci rendono importanti,
non lo immaginate neppure.
Note.
Fa pena lo so. Quindi, se volete esprimere la vostra impressione siete i benvenuti.
Con affetto,
Delilah.