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Autore: jjk    25/05/2014    0 recensioni
Perdersi tra le strade di New York e tra le scelte della propria vita.
A quella ragazzina era successo tutto insieme e non sapeva più come tornare indietro.
Non sapeva perché stesse correndo né da cosa o chi stesse scappando,né tanto meno come ritrovare la strada di casa,se stessa e la pace interiore di cui aveva bisogno.
E non aveva nessuno che la potesse capire e aiutare.
O meglio, non ancora.......
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Il giorno dopo Nate si presentò sotto casa sua più o meno verso le 10, come promesso.
Lei lo stava già aspettando seduta sui gradini dell’ingresso leggendo un libro che, appena vide arrivare il giovane, nascose velocemente nella borsa a tracolla che si era portata.
-potevi aspettarmi anche nel tuo appartamento. Ti avrei citofonato quando fossi arrivato.-
-Si, e cosa avresti risposto a quelle pazze scatenate delle mie coinquiline? “Ehi sono Nate, avete presente il cantante dei fun.? Sono venuto a prendere Giulia, le potete dire di scendere?”?-
-Ok, no, forse citofonare non sarebbe stata una buona idea, ma avrei potuto farti uno squillo-
-Avresti potuto se avessi avuto il mio numero. Come pensi di riuscire a chiamarmi senza?-
-In effetti questo sarebbe potuto essere un problema. Un problema a cui intendo rimediare subito-disse sorridendo mentre tirava fuori il suo cellulare.
-Allora?-la incitò quando vide che lei non reagiva.
-Allora cosa?-
-Il tuo numero. Me lo vuoi dare o no?-
-E se non volessi?-
-Ti costringerei. Con le buone o con le cattive avrò il tuo numero ragazzina-rispose lui con uno sguardo che non presagiva nulla di buono.
-E quali sarebbero le cattive?-lo sfidò lei
-Vuoi davvero saperlo?-
Lei non rispose ma si limitò ad annuire.
-Come vuoi-concluse lui agitando le mani davanti alla faccia della ragazza.
-Sarebbero queste?-
- No, no. Ti piacerebbe-
-E allora cos……-
Ma non fece in tempo a finire la frase che lui abbassò fulmineamente le mani verso la sua pancia e cominciò a farle il solletico.
-Dammi il tuo numero!-le intimò lui fingendosi il cattivo della situazione.
-No, mai!-rispose lei fingendosi indignata, da brava eroina delle fiabe.
Per un po’ lei rise cercando di divincolarsi.
Di certo non si sarebbe arresa ,non era nel suo stile, nemmeno per cose così stupide.
Così si concentrò intensamente, smettendo di pensare a ciò che c’era attorno a lei.
Magicamente le sembrò di essere in un altro posto e la vaga sensazione delle dite di Nate erano diventate il ramo di un albero che, ondeggiando a causa del vento, le sfiorava la pelle.
Era una specie di gioco che aveva scoperto quando era bambina e che non aveva mai smesso di fare.
Un modo per costruirsi un mondo tutto suo quando quello in cui stava non le piaceva e c’era stato un periodo della sua vita in cui in realtà era più il tempo che passava in mondi che appartenevano a lei sola che in quella che tutti chiamavano realtà.
Il mondo che aveva creato per se stessa le piaceva così tanto che non si rese conto che Nate aveva smesso di farle il solletico per guardarla con sguardo preoccupato.
-Ehi ragazzina, va tutto bene?-
Lei si riscosse e si rese conto che, come al solito, quel suo gioco era andato ancora una volta troppo in là.
Ogni tanto si chiedeva se, a furia di scappare in un altro mondo di cui solo lei era a conoscenza, un giorno non fosse più stata in grado di tornare indietro.
-Certo, volevo solo dimostrarti che se voglio posso anche non soffrire il tuo sciocco solletico-
-Sei sicura? Sembravi, sembravi……..semplicemente sembrava che non fossi più qui. Mi hai fatto preoccupare-
-Per una sciocchezza del genere? Sei davvero suscettibile caro Ruess.-
-Ok, ma ora mi vuoi dare il tuo numero?-
-E va bene, ma solo perché voglio muovermi da qui. Non è sicuro rimanere sotto la finestra di alcune delle tue fans più incallite, se non LE più incallite!-disse Giulia indicando una finestra da cui erano perfettamente visibili.
Lui rise e lei lo seguì cercando contemporaneamente di dettare quelle stramaledette cifre che continuava a non riuscire a ricordare a memoria.
Appena lui ebbe finito di digitare il numero sulla tastiera e lo ebbe salvato cominciarono a camminare in silenzio.
A Giulia piaceva quando poteva stare con una persona senza che nessuno parlasse e senza che si creasse però un silenzio imbarazzante così si godette quei momenti in cui Nate non accennava ad aprire bocca perché qualcosa le diceva che non sarebbe durato ancora per molto.
Qualche istante dopo infatti sembrò che la pazienza del giovane si fosse esaurita e che lui si fosse stancato di aspettare che fosse lei a dire qualcosa per prima.
-Allora ragazzina, che mi racconti?-
-Nate ci siamo visti ieri sera, cosa può essere successo in una serata?-
-Tante cosa possono succedere in una sola serata, non ti preoccupare, magari quando sarai più grande te ne accorgerai-
-Ancora con questa storia che sono piccola?!-
-Ragazzina, se c’è una cosa che devi capire è che non potrò mai considerarti grande. Saranno tutti gli anni di differenza che ci sono tra me e te, ma potresti essere mia nipote o che so io. Se fossi stato un ragazzo precoce avresti quasi potuto essere mia figlia, quindi come puoi pretendere che io ti consideri grande?-
-Perché, che tu lo voglia ammettere o no, io non sono più una bambina e dato che non mi hai nemmeno conosciuto quando ero una bambina apprezzerei vivamente che tu potessi trattarmi per l’età che ho e non per gli anni differenza che ci sono tra di noi-
-Sai che certe volte mi inquieti?-
-Perché?-
-Tu parli in maniera così adulta ogni tanto che mi spaventi, insomma, io alla tua età non avevo altro che la musica per la testa-
-Perché è cambiato qualcosa?-
Lui sorrise.
-No, la musica rimane sempre il mio primo pensiero, ma ci sono mille altre cose che riempiono la mia vita ora, in più all’epoca non avevo la più pallida idea di cosa fare della mia vita. Sapevo che volevo fare della musica il mio lavoro ma non sapevo nemmeno come. Tu sembri così decisa su ciò che farai della tua vita, il fatto che stai qui ne è la prova.-
-Nate, ogni tanto ciò che sembra non è ciò che è-
-Cosa intendi?-
-Oh, guarda! Siamo arrivati!-disse lei indicando l’edificio in cui era situato il bar che era la loro destinazione finale. Nate lasciò perdere la domanda a cui non aveva avuto risposta.
Lei non aveva voglia di parlarne evidentemente, o almeno non ora, ma lui sentiva che se le avesse dato del tempo lei le avrebbe dato tutte le risposte che voleva senza che lui dovesse nemmeno chiedere.
La ragazzina era corsa ad aprire la porta mentre lui era rimasto indietro, sovrappensiero, così si affrettò a raggiungerla.
Tutti gli altri erano già lì, persino Jack che di solito era l’ultimo ad arrivare..
-Benvenuto ritardatario!-lo salutò l’amico.
-Ehi, guarda che non sono in ritardo. Non è che se tu per una volta arrivi in anticipo allora chi arriva in orario diventa un ritardatario!-
-Se la vuoi mettere così……..-
-Perché invece di iniziare a battibeccare come vostro solito non cominciate a fare qualcosa di utile?-li sgridò Emily che, con Giulia, si era già messa a spostare scatoloni.
Andrew le lanciò uno sguardo di ringraziamento.
Di solito era sempre lui a dovere riportare all’ordine i due, ma spesso e volentieri e lui non davano retta mentre Emily riusciva a farsi rispettare di più.
“è solo perché avendo molta esperienza con i bambini, soprattutto quelli fastidiosi, ho imparato a farmi rispettare” gli aveva detto lei una volta.
Andrew aveva solo un fratello minore, ma era sempre stato un tipo calmo, come lui, una caratteristica della famiglia Dost diceva qualcuno.
Lui sapeva soltanto che malgrado si togliessero parecchi anni, lui e suo fratello erano sempre andati d’accordo e non c’era mai stato bisogno di insegnargli a rispettare il maggiore.
Appena Emily diede loro le spalle per tornare al suo lavoro Nate e Jack si sbizzarrirono a fare una serie di smorfie che fece sfuggire una risata trattenuta a Giulia.
-Guarda che vi vedo!-disse la giovane chitarrista con una calma invidiabile.
-Non è possibile, non hai gli occhi sulla schiena!-rispose prontamente Jack.
-Chi te lo dice?-
-Sei un alieno Em?-
-Forse…….-
-Oh mio Dio Emily è un alieno!!!!-gridò Nate.
-Scappiamo, potrebbe ferirci!!-lo seguì subito Jack cominciando a correre insieme a lui per la stanza.
-Come potrei ferirvi, sentiamo. Attaccandovi un po’ di voglia di lavorare?-
-Ci stai dando degli scansafatiche?-domandarono contemporaneamente, offesi.
-Io mi limito ad osservare-
-Allora osserva questo!- borbottò Jack cominciando a smanettare con gli scatoloni che invadevano la stanza. Il cantante lo imitò subito.
-Nessuno può dirci di essere degli scansafatiche!!-
-Guarda com’è facile far fare loro quello che vuoi. Basta sapere da che parte prenderli-Emily bisbigliò a Giulia in un orecchio, facendo molta attenzione a non farsi sentire.
la ragazzina sorrise, per essere stata la ragazza più sfortunata che avesse mai conosciuto, era stato decisamente un bel colpo di fortuna cadere dalla bici.
Le ore con quel gruppo di pazzi scorrevano così velocemente, con Nattie e Will che, nel loro angolo, passavano dal bisbigliarsi cose nell’orecchio a cantare canzoni senza senso a squarciagola, Nate e Jack sempre persi nei loro battibecchi infiniti e Andrew che si era scoperto essere molto meno serio di quanto Giulia fosse mai stata disposta ad immaginare ed Emily……
Emily era così simpatica e gentile con lei che la ragazzina si era ritrovata ad adorarla quasi senza accorgersene.
La chitarrista dal suo canto sembrava contenta di averla sempre attorno, forse perché dopotutto loro erano le più piccole della compagnia, forse perché erano le uniche femmine, fatto sta che le due sembravano andare davvero d’accordo..
-Adesso pretendo una pausa-esordì Nate con il tono drammatico di chi a lavorato ore e ore di seguito senza poter nemmeno bere un bicchiere d’acqua.
-Sempre così melodrammatico, Ruess! Quand’è che imparerai a lavorare senza lamentarti?-
-Ho fame Em, dopo aver messo qualcosa sotto i denti posso lavorare quanto ti pare, ma direi che tutti hanno bisogno di un po’ di cibo no?-
-Non è ancora ora di pranzo, quando lo sarà potrai mangiare quanto ti pare non ti preoccupare-
-Em, sai quanto odio contraddirti, ma sono quasi le due, direi che una pausa pranzo ci starebbe-le corresse Nattie.
I due sembravano essere migliori amici, quindi se Nattie era disposto a contraddirla voleva dire che tutti nella stanza stavano morendo di fame.
-Ok, vada per la pausa pranzo allora, ma dopo si ritorna a lavorare senza storie-
-Agli ordini capo-dissero in contemporanea Jack e Nate imitando il saluto militare.
Tutti risero, anche Emily, dopotutto quando volevano quei due sapevano essere irresistibili.
-Dove si va a mangiare?-domandò la ragazza dando voce a ciò che anche Giulia si era chiesta, dopotutto non si era portata nemmeno un panino.
-Niente ristornati, fast food o panini fatti in casa oggi-le rispose Will-Vi ho cucinato qualcosa di speciale dato che ora ho finalmente una cucina nel mio appartamento-
-Non ho ti ho mai visto cucinare, devo preoccuparmi?-
Will non rispose ma li guidò semplicemente nell’appartamento le cui scale per arrivarci erano nascoste in quella specie di sgabuzzino.
-Emily spaventata, questa me la segno sul calendario- Giulia sentì Nate bisbigliare a Jack in un orecchio e come il chitarrista una risata silenziosa le venne spontanea.
L’appartamento nascosto era decisamente molto più grande di quanto l’italiana si fosse mai aspettata e mille volte più luminoso.
L’enorme finestra che era sul tetto illuminava la stanza come se fosse sprovvista di un tetto e faceva si che il dolce sole di maggio le accarezzasse la pelle .
Un tavolino in legno era situato davanti ad un grande divano su cui Nattie, Jack e Nate si erano seduti prima che il padrone di casa potesse invitarli a farlo.
Andrew si sedette vicino a loro e Emily lo seguì, mentre Giulia prese una poltrona poco distante e, dopo averla avvicinata al tavolino, ci si sedette.
Dopo aver portato piatti pieni di cibo e bottiglie di varie bevande, Will prese l’altra poltrona e si sedette vicino alla ragazzina.
-Nattie, un uccellino mi ha detto che qualcuno è venuto a trovarti-disse il cantante con tono malizioso cominciando ad attaccare il cibo.
Nattie quasi si strozzò con il boccone che aveva già messo in bocca e si voltò verso Emily seduta affianco a lui che prontamente evitò di incrociare i suoi occhi.
-E per caso questo uccellino ha i capelli quasi color rame?-chiese con tono di rimprovero senza spostare lo sguardo dall’amica.
-Diciamo che l’uccellino ha avuto i capelli di diverso colore e non riesco a ricordare di che colore erano quando mi ha dato la notizia-
-Giusto per sapere Nate, ma da quanto lo sai?-
-Diciamo abbastanza da aver capito che la situazione sta diventando definitiva-
-Certo che abbiamo un uccellino davvero chiacchierone tra noi-borbottò il più giovane arrabbiato.
-Dai Nattie, non te la prendere, è una buona notizia d'altronde no?-
-Si, ma proprio per questo avrei voluto dirvelo io. Io ho sempre mantenuto i tuoi segreti Em-si rivolse poi a lei direttamente.
-Em non ha segret.-disse Andrew senza nemmeno pensare per un secondo che la ragazza potesse aver tenuto qualcosa per se stessa, ma fu costretto a ricredersi quando vide il suo sguardo colpevole.
-Aspetta……Em, cosa ci sai nascondendo?-
Lei non disse nulla così le teste di tutti si girarono verso Nattie.
-Spiacente ragazzi, ma io non svelo i segreti altrui-
-Suppongo che dovremmo aspettare che tu ti senta pronta a dirci qualsiasi cosa sia che ora nonci vuoi dire-disse Nate.
-Questa è forse la prima cosa ragionevole che ti sento dire-approvò Giulia, parlando per la prima volta dopo ore.
-Ehi ragazzina, vedi di prenderti poche confidenze, dopotutto ci conosciamo da pochi giorni e tu non hai la più pallida idea di come sono fatto-le rispose Nate con voce scherzosa, me sembrò avere un effetto completamente diverso sulla ragazzina che si rabbuiò e cercò di farsi più piccola possibile, portandosi le gambe al petto.
-Scusa- borbottò a voce così bassa che a il cantante fece fatica a capire cose stesse dicendo. L’unica cosa chiara era che aveva fatto un altro errore nel cercare di farla sentire a casa.
-Voglio farti sentire una cosa-esordì subito dopo e, sperando che fosse una soluzione decente alla scemenza che aveva appena fatto, cominciò a cantare una canzone che lei non  aveva mai sentito.
-Nate, non abbiamo ancora finito di lavorare a quel pezzo!-lo sgridò Jack.
-Lo so, ma magari Giulia poteva dirci cosa ne pensava-
Il chitarrista sbuffò.
-Non ti puoi accontentare dell’opinione di Rachel?-
-Io……Non….Non l’ho ancora fatta sentire a Rachel-
L’espressione di Jack si rabbuiò subito.
-Io la trovo fantastica-esclamò la ragazzina, non avendo minimamente capito cosa stesse succedendo.
-Anch’io la trovo molto bella-aggiunse Emily, ansiosa di eliminare quella tensione che si era venuta a creare per colpa di Giulia ma per motivi che lei non poteva capire.
-Già, sta venendo bene ma dobbiamo ancora lavorarci-borbottò Jack, poco propenso a lasciar correre.
-Forse allora è meglio che voi continuiate a lavorare sui nuovi pezzi mentre noi finiamo di sistemare di sotto ok?-
I tre musicisti annuirono e gli altri tre si fiondarono subito al piano di sotto.
Nemmeno fecero in tempo a lasciare la stanza che Jack e Nate cominciarono a discutere a proposito di qualcosa che loro non potevano capire dato che i due avevano mantenuto un tono di voce abbastanza bassi da non far capire nemmeno una parola di ciò che si stavano dicendo.
-Emily?-la chiamo la ragazzina.
-Si?-
-Ho detto qualcosa di sbagliato?-
-No, perché lo pensi-
-Jack sembrava arrabbiato con me-
-Dev’essere stata una tua impressione-
-Allora perché stanno litigando?-
-Li hai visti anche tu. Loro battibeccano sempre-
-Ma questa volta sembrava qualcosa di più serio-
-Non li hai mai visti litigare per qualcosa di serio-
-Tu si?-
-Spera solo che non li vedrai mai litigare ok ragazzina?-
Lei annuì e ricominciò a lavorare sperando che il silenzio fosse presto riempito da quella musica così bella che solo loro sembravano saper produrre.
Le prime note arrivarono poco dopo, seguite dalle prime risate.
Giulia non avrebbe saputo dire chi dei tre stesse ridendo, ma si sentì comunque sollevata.
Ancora più sollevata quando vide i tre scendere le scale ore dopo ridendo e scherzando tra di loro.
Le parole di Emily non l’avevano completamente convinta sul fatto che Nate e Jack non stessero litigando, ma vedendoli in quel momento, nulla poteva essere più distante da loro di un litigio.
-Credo sia ora di tornare a casa-esordì Andrew
-Devo finire di sistemare questo scatolone e poi vado-
-Puoi finire domani, non c’è bisogno di finire oggi-
-Questo è l’ultimo per oggi, giuro-
-Non ti preoccupare Will, resto io con lei, tanto ho le chiavi per chiudere. Tu puoi andare a bare qualcosa con Nattie nel frattempo-si offrì Nate.
La ragazzina non sarebbe potuta essere più felice. Adorava stare con tutti quanti, ma il tempo che passava con il cantante era qualcosa di speciale.
Lui sembrava capirla senza nemmeno provarci.
-Se la metti così suppongo che noi faremmo meglio a lasciarvi qui-disse Jack con un tono tagliente mentre tutti si incamminavano fuori dalla porta.
-Cercate solo di non fare tardi-
-è solo uno scatolone Jack-
-Solo uno scatolone-bisbigliò probabilmente più a se stesso che agli altri due.
Appena tutti furono usciti Nate si riempi un bicchiere di Martini e vodka e si sedette su uno sgabello mentre Giulia continuava a svuotare lo scatolone.
-Perché Jack mi odia?-domandò la ragazza senza smettere di lavorare.
-Perché credi che ti odi?-
-Il suo sguardo…..Sembrava che avesse preferito non avermi mai incontrato-
-Non ti fidare degli sguardi di Jack. Ti ho mai raccontato la prima volta che gli feci un regalo?
Era il suo compleanno, il primo che passavamo insieme, dopotutto eravamo membri della stessa band e anche cognati. I genitori mi avevano invitato ad una cena di famiglia e io gli avevo comprato un nuovo pedale per la chitarra, uno dei migliori in circolazione.
Quando Jack aprì il regalo fece una smorfia che mi sembrò di disgusto e nemmeno mi ringraziò.
Gli feci notare che un grazie non gli sarebbe costato nulla e che mi ero impegnato a trovare quel pedale quindi sarebbe stato carino che avesse apprezzato almeno lo sforzo.
Inutile dire che cominciammo a discutere animatamente finchè lui non sbottò dicendo che se io gli avessi dato il tempo di parlare mi avrebbe detto che quello era uno dei regali migliori che aveva ricevuto.
Io rimasi allibito mentre Rachel e i suoi genitori scoppiarono a ridere.
Ovviamente cercai di giustificarmi spiegando perché avevo reagito così male, al che Rachel rise ancora di più «Quello è lo sguardo che Jack fa quando qualcosa gli piace davvero!»
Inutile dirti quanto mi sono sentito idiota.
Per consolarmi Rachel mi dette un bacio e mi raccomandò di non fidarmi mai degli sguardi che suo fratello fa perché solitamente solo l’opposto di ciò che sembra, quindi direi che è più probabile che Jack ti ami che ti odi-
Giulia sorrise.
-Qual è la tua storia ragazzina?-
-La mia storia? Ok, diciamo che è una storia abbastanza divertente o forse lo sarà per te.
Per l’ultimo compleanno di Pepe le ho voluto fare qualcosa di speciale dato che stavamo andando a vivere insieme, così le comprai un anello che ero certa le sarebbe piaciuto.
Quando andai a casa sua per darglielo, mi venne la balzana idea di mettermi in ginocchio davanti a lei e chiederle di diventare la mia suolmate per sempre, anche se lo era già.
Era un gioco tra di noi, ma la sorella minore ci stava spiando e pensò che io le stessi chiedendo di sposarmi.
Quella bambina ha una lingua abbastanza lunga, così la volta successiva che mi ritrovai a casa di Pepe con i suoi genitori loro cominciarono a farci un discorso sul fatto che era stato stupido non dire loro nulla a proposito del nostro amore, che loro non erano contrari e gay, lesbiche ecc…..
Non siamo scoppiate a ridere e lor si sono offesi, così abbiamo dovuto spiegar loro cosa era realmente successo.
Credo che stavano praticamente già cominciando ad organizzare il matrimonio.-
-Quindi ora sanno che non state insieme?-
-Si, certo anche se non sono sicura che la sorellina ne sia del tutto convinta. Probabilmente quando torneremo in Italia tutti si aspetteranno di vederci con l’anello al dito e almeno un bambino in braccio –
Entrambi scoppiarono a ridere mentre Giulia beveva l’ultimo sorso del Whisky che Nate le aveva portato appena aveva finito di svuotare lo scatolone.
-Per ora l’unico posto in cui tornerai è il tuo appartamento dato che si sta facendo davvero tardi-
Le disse lui facendola posando i bicchieri nel lavandino e facendola uscire fuori dall’edificio.
Camminarono per le strade oramai buie parlando del più e del meno finchè non raggiunsero il portone di casa di Giulia.
-Domani…..-esordì lei con voce titubante.
-Domani stessa ora, ma aspettami nel tuo appartamento finchè non ti chiamo ok?-
Lei annuì.
-Buonanotte ragazzina-disse lui dandole un bacio sulla fronte.
-Buonanotte Nate-gli ripose lei ma lui era già sparito nella notte che stava arrivando

nota:chiedo umilemnte venia a tutti voi cari lettori per non aver aggiornato in qualcosa coem sei mesi,ma tra il semestre all'estero, e cavoli vari ho avuto pochissimo tempo per scrivere(o almeno scrivere in italiano).
in più con il fatto che i ragazzi non si fanno praticamente sentire mi ero un po' allontanata da loro per rimanere attaccata ai pantaloni del più presente Mika nonchè il mio primo amore musicale(al massimo secondo).
so che non è una scusa,ma vi sto dicendo la verità.
negli ultimi tempi i pensieri ce mi avevano portato a scrivere questa storia sono tornati e grazie a loro questa mattina mi sono svegliata che non erano nemmeno le sette e non sono più riuscita ad addormentarmi.
vi chiederete cosa c'entri tutto questo,ma devo dire che è grazie all'essermi svegliata a quest'orario improbabile che ho partorito questo capitolo.
se ci sono orrori abbiate pietà di me.
ringrazio tutti voi per la pazienza che avete avuto e soprattutto Mon che non ha ancora mancato di recensire un capitolo da quando ha iniziato a leggere la storia(mi mancano le nostre conversazioni).
spero che non mi odiate

 
  
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