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Autore: aka_z    01/08/2008    5 recensioni
Cos’è accaduto a Leorio e Kurapica mentre Gon e Killua esploravano Greed Island?
Leorio è tornato all’università e Kurapica al suo lavoro… inizialmente costretti a dividere le proprie strade, riusciranno a ricongiungersi?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lo so, lo so! Dovrei aggiornare più spesso è vero, ma non pensate che io vi abbia abbandonato per così tanto tempo solo a causa della mia pigrizia (che un po’ c’è sempre vista la mia indole), ma è perché trovo questa ff abbastanza complessa nella storia, nella caratterizzazione dei personaggi e nel linguaggio, una catastrofe insomma! Quindi impiego anni e anni a sfornare uno stupido capitoletto, ma dovete vedere che faccia ho quando lo finisco, una soddisfazione unica ve lo giuro.
Ma ora bando alle inutili ciance dell’autore e passiamo ai ringraziamenti, perché diciamocelo, la vostra recensione non ha prezzo!
Ah, per tutti quelli che stanno contribuendo alla campagna “fai uno scarabocchio e mandalo all’autrice che ne sarebbe taaaanto, ma taaanto contenta” grazie davvero di cuore, vi adoro!!! Spero di vedere presto le vostre opere =]

Kun: anche tu fornito di pigrizia cosmica? Beh anch’io, quindi sei perdonato senza remore.
Ti ringrazio per i meravigliosi complimenti, sai come far commuovere un povero autore che vive di storie e recensioni, graaazie!
Riguardo gli ottimi spunti per la trama leggi e vedrai, ho un po’ ( o_o ndTutti quelli che hanno già letto) sconvolto la storia, ma era quello che volevo fin dall’inizio… fammi sapere (se la tua pigrizia permetterà) ciao!! Bacio!
Ps_ per la LeeGaa aspetterò con pazienza (ma sappi che ne ho pochissima) XDD byeee

Yusaki: oh, meno male che ci pensi tu al povero Ghito, è stato scacciato da Leorio e si è beccato due pedate nel ciapet da tutti quelli che seguono la ff e che a quanto pare proprio non lo sopportavano, poreeello! È un po’ paraculo ma mi fa pena ugualmente.
Uhhh lemon dici? Magaaaara, la scriverei anche or-ora, ma mi sa che non è ancora giunto il momento e poi c’è chi non vuole che alzi il rating e quindi sono un po’ combattuta, credo la farò soft.
Ad ogni modo sono davvero felicissima che tu ti sia offerta per il disegno, ti è arrivata la mia mail di risposta? Perché non so se tu sia in vacanza, non abbia aperto la posta o se la mia ha avuto qualche problema. Grazie mille di cuore, un abbraccio stritolante!

Elisa_: c’è davvero bisogno che ti risponda? Hai anche già letto il capitolo, c’è gente che pagherebbe fior di quattrini per avere l’esclusiva (ehhhhh pfffff ndTutti) va bene, va bene, questa era proprio grossa! XD Ad ogni modo non voglio fare spoiler per gli altri, quindi ti risponderò privatamente. Grazie mille per aver super-visionato il capitolo, la tua opinione mi è stata molto utile. Ci sentiamo presto, ciao!! ^___-

Saku_chan the crazy dreamers: oddei che nick, ogni volta è una faticaccia XD ma per avere la tua opinione direi che ne vale la pena! Tornando a noi, le cose in questo capitolo si smuoveranno un bel po’, ci sarà più azione e meno romanticismo, spero ti piacerà ugualmente… comunque hai visto che ho aggiornato alla fine? Mannaggia a me, mi hai pure dovuto sgridare eheh, beh per quanto riguarda i disegni invece sono mooolto in ansia di sapere come stanno venendo, contando il fatto che le bozze che mi hai mandato erano già molto belle, soprattutto quella con i volti ravvicinati, di quella mi sono proprio innamorata! <3
Aspetto tue notizie, un bacio, ciao!!!

Lemnia: oh che bella la tua espressione, è proprio quella che volevo suscitarvi, sono contenta tu abbia colto lo spirito del capitolo ^^   dicendomi che non sono caduta nell’OOC mi fai davvero felice, ma io ho ancora molti dubbi a riguardo, non demordo però, prima o poi riuscirò ad impadronirmi della loro personalità e li farò IC bwahahahaha eheh speriamo… grazie per il commento, ciao!!

_pEaCh_: spero che il dolore dell’attesa non ti abbia fatto penare troppo, se invece è stato così, consolati sapendo che non sei stata l’unica, anch’io ho sofferto molto per partorire questo capitolo, speriamo che il bambino sia bello e sano… ad ogni modo mi rendi l’autrice più felice del globo dicendo che adori la mia ff, e sappi che questa tua adorazione è proporzionale a quella che io ho per te per aver scritto queste cose, la mia autostima ti ringrazia di cuore! XD
Fammi sapere cosa pensi di questo strano quanto inquietante capitolo, baciii

Kura92: ç_ç le tue recensioni mi fanno commuovere, graaaazie mille, mi fa sempre piacere sapere che voi lettori apprezziate così tanto il mio duro lavoro, questa ff in particolar modo, in quanto mi risulta un po’ ostica e per questo mi impegno forse anche il doppio rispetto agli altri lavori.
Sono inoltre contenta che tu abbia trovato le reazioni adeguate, c’è chi non la pensa così, ma siamo tutti diversi e ognuno probabilmente si sarebbe comportato in modo differente in quella situazione, io ho scelto quello che mi sembrava più consono, sono quindi felice che la pensiamo allo stesso modo.
Ehehe per quanto riguarda il rapimento… aspetta e vedrai uhuhuh
Un bacio alla prossima, ciaooo!!!

Kagura92: grazie!!! sono feeeelicissima che il capitolo scorso ti sia piaciuto, è stato un momento cruciale e speravo davvero di renderlo bene, c’è chi è stato d’accordo, chi no, ma mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate, nel bene e nel male. Davvero ti sto spronando a buttare giù una ff su di loro? Se è così non vedo l’ora di leggerla ** che bello-che bello-che bello!!!
Un po’ di tempo fa ti ho scritto una mail, ma non so se tu l’abbia letta, ad ogni modo ti ringraziavo per esserti offerta come disegnatrice *faccio i salti di gioia al pensiero*, comunque se e quando butterai giù qualcosa puoi contattarmi attraverso la sezione *contatta autore* poi ci scambiamo in privato l’e-mail se ti va.
Ah, nella mail ti dicevo anche che sì, frequento un particolare corso di laurea in medicina e chirurgia, ma come mai ti è venuto in mente solo ora? Eheh mi pare che di spunti ce ne fossero di più nei capitoli precedenti… mmh.
Beh, spero di risentirti presto, un bacio grande, ciao-ciao!

 
Volevo salutare anche Lepiumenonvolano, sappi che mi mancano moltissimo le tue bellissime recensione, spero tu tornerai presto fra di noi, un saluto speciale, ciaoooo!!!


Piccola nota prima di cominciare (si ancora sto qui a blaterare, e zitti!) bene, dicevamo… volevo avvertirvi che, soprattutto la parte iniziale, è un po’ forte,  niente di sconvolgente e chi legge il manga non credo sia debole di cuore, ma ci tenevo comunque a prepararvi psicologicamente. Non ne conosco il motivo, ma in questo capitolo la mia voglia di sangue e macabro si è fatta sentire particolarmente, non so, decidete voi se leggere o meno. (Nel testo ho segnalato il punto in modo tale che possiate tranquillamente saltarlo e andare oltre)


Metamorfosi Inversa

Era tornato a casa, distrutto, ma era tornato a casa.
Gli occhi gonfi, le guance rigate, un peso insostenibile allo stomaco, ma era tornato a casa.
Poggiato sull’ampio muro che circondava la villa dove abitava, attendeva pazientemente di essere almeno presentabile, agli occhi di suo padre non voleva apparire come un debole, lui non era un debole!
Si asciugò gli occhi con forza, e assunse un espressione dura, decisa, prima di premere il campanello del videocitofono.
Un suono elettrico fastidioso, il clangore del cancello che si apre e poi un uomo alto e nerboruto che compare sulla soglia, un insolito completo nero troppo elegante per un semplice portiere e due scure lenti impenetrabili a coprirgli gli occhi.
<< Bentornato signorino Ghito >> esordì l’uomo inchinandosi un poco.
<< Grazie Takuo >> rispose composto il ragazzo.
<< La stavamo aspettando, suo padre vuole vederla >> disse risoluto l’uomo.
<< Ora sono molto stanco, desidererei riposare un po’ prima… >> cercò di giustificarsi Ghito sebbene fosse conscio del fatto che non sarebbe servito a nulla.
<< Mi è stato riferito che si tratta di una questione urgente, la prego di andare ad incontrare subito suo padre >>
<< Va bene, va bene… ho capito… >> acconsentì rassegnato Ghito passandosi stanco la mano sul volto.
<< Mi permetta di accompagnarla… >> aggiunse l’uomo facendo strada.

Insieme attraversarono il giardino curato nel dettaglio ed entrarono nel grande atrio luminoso che ostentava ricchezza attraverso un lussuoso mobilio e opere d’arte uniche, dal valore inestimabile.
I variopinti pesci tropicali dell’enorme acquario a parete seguirono i due uomini febbrilmente.
<< Il signor Moroshima l’attende nel suo ufficio >> affermò l’inquietante figura fermandosi davanti ad una pesante porta laccata di rosso.
<< È in riunione? >> domandò Ghito con aria rassegnata.
<< No, è solo, aspettava il suo rientro. >> lo informò l’uomo mentre Ghito sgranava gli occhi sorpreso.




Un’ora dopo Ghito si chiuse la porta della propria camera alle spalle, lasciandosi scivolare fino a terra, la schiena contro la fredda superficie lignea.
Si portò le mani alle tempie, spingendo con forza, le lacrime che minacciavano di straripare.
Lui… lui non era così… non era così! E allora perché aveva accettato…?
Dannazione lui aveva rinunciato a quella vita! Perché ora vi era di nuovo invischiato? Impantanato in un mondo di sofferenza e dolore che lui aborriva, malediva con tutte le sue forze… o forse no..?
Lui odiava essere malvagio, lui non era crudele, lui non sopportava le ingiustizie… era bravo e generoso, lui voleva fare il medico! Salvare la gente, curare i sofferenti, aiutare il prossimo… sua madre sarebbe stata fiera di lui. Ma ora… ora cosa avrebbe detto?
Si cullò avanti e indietro, le gambe strette al petto, le braccia a circondarle, cosa doveva fare?
Dio… si sentiva un verme, ma non per quello che aveva accettato di fare, ma per quello che voleva fare.
Perché lui inconsciamente bramava il male, desiderava far soffrire, agoniava la vendetta, sapeva che era così, lo sapeva da tempo, ma quella parte di lui fottutamente buona lo bloccava, gli faceva provare rimorso e rimpianto, sentimenti che odiava, che facevano male.
Rivide sua madre piangere, supplicarlo… sarebbe riuscito a nascondere ancora quella che sapeva essere la sua vera natura? Il suo vero, inquietante Io?
Ringhiò di rabbia e frustrazione, le mani strette attorno alla testa pulsante.
<< Ahhhhhhh >>
La belva sopita dentro di lui si era svegliata, la sentiva, e ora ringhiava, ansimava, lottava contro quelle sbarre gelide, quella gabbia fredda, voleva uscire, sfogare la sua furia repressa. Troppo a lungo era durato il suo letargo, troppi anni erano passati; e anche Ghito ruggiva, intrappolato nella strettissima gabbia del senso comune, ma delle crepe si stavano formando, le sbarre si incrinavano sotto la potenza distruttiva del suo vero essere, della sua anima nera, dalle fenditure traboccava odio, denso come petrolio, scuro come la notte. Cristo… era giunta la fine.

Aveva smesso di opporsi, aveva smesso di lottare, silenzio… ora lui non esisteva più, qualcun altro aveva preso il suo posto, aveva rivendicato quello che un tempo era stato suo, suo e di nessun altro, ed ora ne era nuovamente il padrone.

Perché tentare di essere buono o generoso, quando quello che ricevi in cambio è solo dolore e sofferenza? Perché sputare sangue per aiutare il prossimo, se poi sarà proprio colui che hai curato ad infliggerti il colpo di grazia? Perché sforzarsi di sorridere ad un mondo che non perde occasione per umiliarti e ferirti? Perché?  

I suoi occhi ruotarono all’indietro, come stesse per perdere i sensi, ma poi tornò nel suo corpo, oppure vi tornò qualcun altro chissà… le pupille si strinsero, l’adrenalina iniziò a correre veloce nel suo corpo, il cuore risuonava forte nelle sue orecchie, era giunta l’ora della vendetta e suo padre non poteva scegliere momento migliore.
Quelle mani pallide si sarebbero macchiate di nuovo di un liquido indelebile e acre.
Respirò pesantemente… non aspettava altro.

Attenzione “non per stomaci delicati” se non ve la sentite potete passare oltre, questo paragrafo non è fondamentale ai fini della narrazione.

Gli occhi sbarrati gli donavano un aspetto malato, folle.
Si alzò da terra, un sorriso malvagio sulle labbra, una smorfia inquietante dipinta a colori scuri sul suo volto delicato.
Camminò con passo lento e calcolato, guardandosi intorno come fosse un luogo per lui estraneo, come se guardasse quelle quattro mura con occhi diversi… nuovi.
Passò le dita su un mobile chiaro accanto alla parete con fare felino, elegante, più avanti una gabbietta blu nascondeva un criceto paffutello che si dibatteva terrorizzato, cercando una via di fuga. Un istinto millenario gli diceva che doveva fuggire, scappare, ora! E non mentiva.
Ghito aprì lo sportello lentamente, un ghigno sadico che si allargava, deformando i suoi lineamenti androgini e catturò con velocità insospettabile il piccolo animaletto tramante. Lo guardò negli occhietti neri e lucidi, godendo della sua paura, pregustando il suo dolore e poi in un attimo serrò la mano in una morsa d’acciaio. Uno squittio acuto, poi più nulla.
Le budella dell’animale straripavano dal suo corpicino esanime, le unghie di Ghito avevano infranto la gabbia toracica del criceto e si erano conficcate nel palmo del ragazzo, nella sua stessa carne, frammenti di vetro martirizzavano il cadavere dell’esserino, brillando alla luce artificiale della lampada. Gocce di liquido scarlatto macchiavano il viso di Ghito, e lui rideva, sadico. Il male era tornato ad albergare nel suo corpo e lui godeva, godeva come non faceva da tanto, troppo tempo.

Fine parte macabra, potete tornare a leggere ^^



Per la prima volta in tutta la sua vita, Kurapica non riusciva a concentrarsi.
Le immagini delle diapositive lottavano contro quella di Leorio che prepotentemente si insinuava nella sua testa e un rossore diffuso finiva sempre per imporporargli le gote. Non si sentiva così da… da quanto? Sorrise… forse da sempre. Finalmente uno spiraglio di luce illuminava il suo orizzonte, descrivendogli il cammino da seguire, non era solo… il cuore batté forte a quella rivelazione.
Finalmente aveva realizzato l’entità dei sentimenti che lo legavano a Leorio e questo costituiva per lui un enorme traguardo.

Si riscosse dai propri pensieri scuotendo la testa. Dio, sembrava una ragazzina alla sua prima cotta! Doveva smetterla di comportarsi così! Si impose di ascoltare le parole del professore, ora doveva pensare al lavoro, Leorio lo avrebbe visto nel pomeriggio.

…Un tocco delicato, una leggera pressione, una morbidezza diversa dalla sua e ancora quel bacio tornava a farsi largo nei suoi pensieri, prova tangibile di quello che era successo solo la sera prima, unico, meraviglioso bacio.
Il vicino di banco di Kurapica che già da un po’ assisteva allo spettacolo che involontariamente stava offrendo il biondino, diede una gomitata al ragazzo seduto alla sua sinistra, uno studente dai capelli rossicci, e gli indicò Kurapica con un cenno del capo. Il ragazzo lo osservò qualche secondo, poi ridacchiò insieme all’amico; era la prima volta che vedevano quel ragazzo così serio e impeccabile comportarsi in maniera tanto stramba, probabilmente sarebbe stato lui l’oggetto delle discussioni durante la pausa pranzo.
Un rumore però li distolse da quel lieto intrattenimento, facendo voltare numerosi studenti, soprattutto dal fondo dell’aula. August era appena entrato e si era sistemato su uno degli ultimi posti.
Nulla di strano, gli studenti rivolsero nuovamente la loro attenzione verso la lavagna luminosa, tutti sapevano che al vecchio inserviente piaceva seguire qualche lezione e quando aveva un momento libero faceva il suo ingresso in aula, anche quando la lezione era ormai cominciata, ma era un uomo simpatico e benvoluto da tutti, professori compresi, quindi, finora, nessuno si era mai opposto apertamente alla sua presenza.

Alla lezione di botanica seguì quella di zoologia e infine l’ultima, la tanto temuta ora di chimica.

Mancava poco anche alla fine di quest’ultima, per la gioia dei numerosi studenti che popolavano l’aula, sebbene i più insofferenti avessero già abbandonato la classe da tempo, quando un sibilo tagliò l’aria e il professore si accasciò a terra, un forellino nero in mezzo alla fronte, i capelli bianchi che si impregnavano lentamente di rosso.
Qualcuno urlò sconvolto, ma la maggior parte degli studenti ancora faticava a realizzare l’accaduto.
In fondo all’aula cinque malviventi coperti da caschi integrali sfoggiavano le armi più disparate, l’uomo al centro teneva ancora la pistola puntata verso il punto dove poco prima stava il professore.

<< Il primo che si muove lo uccido >> esordì.

Il respiro degli studenti si fece più pesante, le lacrime scendevano sul volto di qualche ragazza, ma nessuno fiatò.

<< Tocca a te >> disse poi facendo un cenno del capo all’uomo alla sua destra. Gli altri malviventi continuavano a puntare le loro armi contro la folla di innocenti.

L’uomo stese il braccio e rivolse il palmo della mano verso gli studenti. Rimase immobile qualche secondo, poi mosse l’arto da sinistra a destra, come stesse pulendo una superficie invisibile. Ripeté l’operazione più volte e infine puntò il dito contro un preciso individuo.
<< È lui >> affermò senza scomporsi.
<< Prendetelo! >> ordinò il capo.
Due degli uomini che costituivano la banda si avvicinarono a lui che non si scompose, ma ingigantì enormemente la sua aura, preparandosi allo scontro. I due individui, investiti da tale potente energia indietreggiarono sorpresi per poi riprendere il controllo e avvicinarsi nuovamente.
<< Vecchio prova a fare resistenza e ammazzo uno per uno tutti gli studenti che ci sono qui dentro >> disse spietato il capo facendo partire senza alcun preavviso un altro colpo.
<< NOO! >> gridò l’uomo.
Il proiettile però non arrivò mai alla vittima predestinata, venne invece intrappolato tra le maglie di una lunga catena argentea, quella di Kurapica.

Gli uomini di certo non si aspettavano che qualcun altro in quella classe sapesse usare il Nen, ma sapevano pure che quel ragazzino aveva di certo fatto male i suoi conti, loro erano in cinque…

Intanto che i due omoni con il volto coperto legavano e imbavagliavano August con funi particolarmente resistenti, il capo aveva iniziato a scendere i gradoni della aula, mentre gli studenti trattenevano il respiro.
Scese lentamente ad una ad una tutte le scale, fino a ritrovarsi davanti a Kurapica, fronteggiandolo.
Puntò l’arma contro il volto del biondino che restò impassibile, il silenzio nell’aula si fece assoluto. I due si scrutavano vigili, immobili, l’uno di fronte all’altro, gli occhi alla stessa altezza. Poi due esplosioni ravvicinate che non sorpresero affatto Kurapica già preparato a riceverle con il suo Ren.
Non venne ferito.

Cos’erano allora quelle urla?

Con un tuffo al cuore capì che il bersaglio non era lui.
<< Takahiro noooooo!!! >> urlò un ragazzo scuotendo le spalle del compagno svenuto. Il sangue gli sporcava gli abiti, le mani, il volto, schizzava a intervalli regolari dai due fori sulla camicia
<< Nooo, noooo >> continuava a recitare come un litania il ragazzo dai capelli rossicci dondolandosi sul quel corpo esanime, fin quando un colpo non lo raggiunse alla testa e facendolo cadere sul banco con un tonfo sordo.
Kurapica era sotto shock, come… come aveva potuto fare una cosa del genere? quell’uomo era un mostro!
Era lui il suo avversario non quei ragazzi innocenti!
Con un pugno ben assestato Kurapica colpì al ventre l’uomo che aveva di fronte. Questi si piegò un poco, ma non emise alcun gemito.
<< Ebbene ora sai qual è il tuo avversario. Sei solo un vile, combatti con chi è tuo pari! >> affermò deciso il Kuruta.
L’uomo emise solo una bassa risata e quella fu l’ultima cosa che Kurapica sentì.



Quando riaprì gli occhi si trovava in una piccola cella metallica, pareti e pavimento rilucevano di una strana luce argentea, una superficie trasparente divideva la piccola stanza dal corridoio di stampo ospedaliero che vi si stendeva di fronte. Fredde luci al neon gli ferivano gli occhi.
Cercò di studiare l’ambiente intorno a sé, ma aveva ancora la vista appannata e i sensi offuscati, cosa… cosa ci faceva lì dentro?
Poi improvvisamente ricordò: gli uomini a volto coperto, i compagni uccisi, quell’uomo, poi più nulla, molto probabilmente quel tipo lo aveva colpito, ma quando, come?

<< Bensvegliato ragazzo >> disse una voce tranquilla accanto a lui.
Non pensava ci fosse qualcun altro nella cella. Lentamente girò il collo dolorante e stranamente intorpidito. Quello che vide non lo sorprese poi molto, August.
<< Cosa è successo? Perché ci troviamo qui? >> domandò Kurapica ancora frastornato. L’uomo si limitò a sorridere vagamente.
<< È  una lunga storia… >> rispose stancamente.
<< Ma perchè tu ti trovi qui? Erano venuti per te dico bene? Io temo di essere solo un ostaggio >> insistette il biondo.
<< Sei un ragazzo perspicace eh? >> rispose l’uomo bonario, ma non rispose alle sue domande.
<< Mi sento strano, troppo, cosa mi è successo? Tu dovresti aver assistito alla scena. >> affermò il Kuruta massaggiandosi le tempie.
<< A dire il vero non lo so. Quel tipo, il capo credo, ha praticamente mosso solo la mano e tu sei caduto a terra istantaneamente; o ha un colpo davvero veloce e micidiale, o ha usato una qualche sostanza, questo non saprei dirtelo. >> spiegò l’uomo dai capelli rosso argentei.
Kurapica cercò di ricostruire quel momento ma invano, ricordò solo che a causa della sua scarsa prontezza di riflessi due ragazzi erano morti. Strinse gli occhi con forza, dannazione era tutta colpa sua.
<< Ah non pensarci, non è colpa tua, neanche io ho fatto in tempo a fare nulla, lui, quel tipo… è davvero sadico e imprevedibile, non c’era modo di evitare la strage, fattene una ragione. >> disse pacato.
<< Strage? >> lo guardò incuriosito il biondino, quel termine non gli sembrava adatto; per quanto brutale poteva essere stato l’accaduto, non aveva coinvolto più di tre persone.
<< Dopo che sei svenuto quel mostro ha fatto fuori mezza classe, gli altri si sono salvati perché aveva finito le munizioni, che bastardo. Io dovrei sentirmi in colpa, non tu. >> riflettè amaramente il vecchio.
Kurapica però aveva smesso di ascoltarlo dopo la prima frase; mentre lui era svenuto, quel balordo aveva compiuto un massacro. Non poteva crederci, quale poteva mai essere il movente? Perché tutta quella crudeltà?
<< Per quanto mi sforzi non riesco invero a comprendere il motivo che lo abbia spinto a lasciare in vita me. Studiandone la indole mi azzarderei a dire che il suo umore avrebbe giovato della mia precoce scomparsa, dunque perché sono ancora qui? In una cella per giunta? >> Kurapica davvero non capiva e non capiva nemmeno perché con lui c’era l’umile inserviente della sua facoltà. L’ipotesi di un riscatto gli sembrava poco probabile, così come il movente di una vendetta, che c’entrasse il Ragno? No, era da escludere, loro non agivano di certo così, e mai si sarebbero presentati a volto coperto. E la Mafia? Forse era un ipotesi plausibile, ma lui lavorava in incognito, non sarebbe stato tanto facile scovarlo a meno di una soffiata. Che qualcuno avesse parlato? Ma chi? L’unico che conosceva il suo ruolo oltre la sua squadra era Leorio e lui non era stato di certo. Mmh stava cercando di risolvere un rebus eccessivamente complesso, con troppe variabili e poche notizie certe, non sarebbe mai arrivato a nulla andando alla cieca, doveva fare domande mirate e sperare in una risposta esauriente, ma senza dare troppo nell’occhio, infondo poteva considerarsi ancora in missione.
<< August tu… >> iniziò, quando dei passi provenienti dal corridoi risuonarono all’interno di quella strana cella. Entrambi ammutolirono, evidentemente era la prima visita anche per August.


Leorio nel frattempo gironzolava allegro per le viottole dell’università, salutava conoscenti, professori, accarezzava le foglie dei rari cespugli ancora verdi e fischiettava un motivetto ascoltato quella mattina alla tv, la vita non poteva sembrargli più bella.
Si sedette su una fredda panchina di pietra bianca, godendosi gli ultimi raggi del sole nell’attesa che Kurapica si facesse vivo. Strano non fosse già arrivato, in genere era lui il ritardatario.
Ad ogni modo non diede eccessivo peso all’evento, il suo umore era troppo roseo per ammettere qualsivoglia preoccupazione.

Il sole era calato oltre l’orizzonte offerto dai rigidi palazzi rossicci e ora il freddo si faceva più pungente. Leorio si strinse nella sua giacca inserendo l’ultimo bottone nell’asola e aspettò paziente.

Osservò l’orologio per l’ennesima volta, un’ora di ritardo, ora sì che poteva cominciare a preoccuparsi. Restare seduto su quella panchina iniziava a diventare insopportabile, il freddo era insopportabile, la gente era insopportabile e più di tutto non sopportava quella stridula vocina del cellulare che lo informava dell’irraggiungibilità del telefono di Kurapica.
Non poteva rimanere lì un momento di più, prese il suo zaino a tracolla e si diresse a passo svelto verso la facoltà di quel disgraziato. Lo avrebbe sentito, oh sì che lo avrebbe sentito!

Velocemente camminò per le vie dell’università, ma quando fu nelle immediate vicinanze della facoltà, capì che c’era qualcosa che non andava. Un vago senso di inquietudine iniziò a serpeggiargli dentro; troppa gente, troppo vociare, troppa agitazione e cos’erano quelle strane luci?
Attraversò il piccolo viale alberato che conduceva all’ingresso dell’edificio e, una volta superato, rimase come paralizzato.
Lampeggianti rossi e blu, ambulanze, volanti della polizia, un numero eccessivo di personale dedito alla sicurezza cercava di allontanare la folla di curiosi che iniziava ad accalcarsi all’ingresso, incuranti delle fasce gialle che delimitavano il perimetro della scena.
L’inquietudine lasciò il posto al terrore, cosa diavolo era successo?
Raggiunse di corsa un gruppo di studenti che sostava lì davanti, scansò un paio di matricole che bloccavano il passaggio e raggiunse la prima fila.
Sentiva il vociare eccitato e preoccupato dei ragazzi accanto a lui, ma non gli arrivò che qualche stralcio di conversazione.
<< … una sparatoria… quel ragazzo ha detto di aver sentito degli spari… >>
<< …no troppi morti, secondo me è esplosa una bomba… >>
<< … quel ragazzo era tutto sporco di sangue, era conciato davvero male, sarà morto? >>

Leorio sapeva che Kurapica di certo non era un ragazzo comune, sapeva difendersi e usare il Nen con grande abilità, ma era pur sempre un essere umano, e se per caso c’era di mezzo il Ragno o la Mafia sarebbe stato in guai seri, soprattutto se fosse stato da solo.
L’inquietudine non accennava ad abbandonarlo, anzi si acuiva ogni istante di più.

Vide un corpo esanime coperto da un anonimo telo di plastica sfilargli davanti per poi essere issato su di un’ambulanza che ne conteneva già altri tre. Non si era mai sentito così impotente in vita sua.
Gli tornò in mente Pietro e quello che non aveva potuto fare per salvarlo. Una fitta di dolore e rimpianto lo trafisse, il cuore batteva veloce nel petto come a voler schizzare via, doveva fare qualcosa, doveva sapere come stava Kurapica.
Fermò bruscamente un agente di passaggio e cercò di carpirgli qualche informazione, principalmente su cosa fosse successo o se per caso avesse qualche notizia su di un  ragazzo di nome Kurapica.
Altri individui preoccupati quanto e forse più di lui, si unirono accorati al suo appello, avevano bisogno di risposte, di certezze. L’agente si allontanò un poco, sapeva di non poter diffondere ancora alcuna notizia e probabilmente si maledì per essersi lasciato coinvolgere; sbrigativo informò la folla che ancora non c’erano notizie certe, che lì dentro era successo un putiferio e non poteva restare a chiacchierare qui fuori. I ragazzi ancora vivi li stavano trasportando negli ospedali della zona ed era lì che dovevano andare per avere notizie certe, lui non sapeva altro. Si voltò e rientrò nell’edificio senza aggiungere una parola.

Il caos che regnava in quel momento, era forse ben poca cosa rispetto a quello che infuriava nella testa di Leorio. Cosa doveva fare? Avrebbe avuto senso rimanere ancora lì?
Si maledì per la scarsa lucidità che dimostrava di avere in un momento del genere. Avrebbe voluto qualcuno accanto che potesse consigliarlo e rassicurarlo, ma sapeva di essere dolorosamente solo in quell’angosciante momento.
Inspirò profondamente ed espirò, doveva calmarsi.

Qualche minuto dopo pregò un paramedico affinché gli fornisse la lista degli ospedali nei quali erano stati mandati i feriti e si diresse velocemente fuori dall’ateneo.
 



NOTE POST-LETTURA:
Beh? Vi ho sconvolto? Un po' sì ammettetelo... e pensare che tutto quel bel popo' di roba che ho scritto fin ora poteva definirsi una sorta di introduzione a questo. Alla faccia della sintesi eh? Ben nove capitoli per entrare nel vivo! Ma che ci volete fare? Putroppo sono stata privata del dono della sintesi. Fatemi sapere se siete rimasti traumatizzati e non leggerete mai più la mia tenera e romanticosa ff, almeno mi preparo psicologicamente per il prossimo capitolo.

Un grazie enorme va a Elisa_ che ha “betato” questo capitolo e con la quale ho scoperto avere molte più cose in comune di quante mai avrei immaginato, grazie per l’aiuto, il supporto e i tuoi preziosissimi consigli, con sincero affetto Aka_Z



E con questo me ne vò in vacanza, buona estate a tuttiiiiiii
  
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