Ian
Lip è
fermo davanti alla porta di casa Milkovich. Si apre.
La voce
impastata dal sonno di Mickey esplode roca e rabbiosa: "Hai idea
di che cazzo di ore sono, stupido Gallagher?".
Mickey ha
spessi segni violacei sotto gli occhi, la sua pelle è di un
pallore
malato, i capelli sono arruffati, il labbro spaccato con il sangue
raggrumato, ed è sporco come al solito. Odora di birra,
erba,
sigaretta e altro. Fa schifo. Lip non lo scoperebbe mai, piuttosto
vivrebbe di sana masturbazione per il resto della vita.
"Ma
forse Ian lo troverebbe sexy" riflette, osservandolo con
maggiore attenzione.
"Si può sapere che cazzo hai da
guardare?" sbraita Mickey adirato.
"Ma che cazzo ci
trova mio fratello in questo relitto umano?" è il primo
pensiero di Lip dopo aver visto la brutta faccia di Mickey Milkovich,
che si trova ad un centimetro dalla sua, farsi ancora - se possibile
- più brutta.
"Che gusti di merda" è il suo secondo
pensiero.
“È un caso perso” continua.
"Buongiorno"
lo saluta Lip con un sorriso divertito, "sono le sette e mezzo,
però immagino che per te sia l'alba".
"Fallo di nuovo e
ti faccio un buco in testa" Mickey digrigna i denti. "Mandy
non è in casa," aggiunge, cercando di troncare la
conversazione.
"Non sto cercando lei, stavo cercando proprio
te" precisa Lip.
"Io e te non abbiamo un cazzo da dirci,
quindi levati di mezzo" sbotta Mickey spazientito.
"Ian
mi aveva detto che avevi un carattere di merda" commenta Lip
continuando a sorridere, "ma non credevo così di merda".
Scuote il capo.
"Come ha fatto a sopportarti per tutto questo
tempo, senza avere voglia di ucciderti?", gli chiede con un
sorriso ancora più largo e derisorio.
Al nome di Ian Mickey
diventa rigido, s'immobilizza, il suo sguardo si fa vacuo e pieno di
ombre.
"Sei bravo a mentire, ma non abbastanza bravo per
fregare me" pensa Lip, notando la reazione.
"Dobbiamo
parlare di Ian" lo avverte Lip, il suo sorriso che svanisce in
un attimo.
"Non voglio parlarne" replica Mickey con una
smorfia.
"Non me ne frega un cazzo di quello che vuoi o che
non vuoi, Milkovich, perché noi due ne parleremo, e lo
faremo
adesso" Lip lo dice chiaramente, senza paura.
Le sue parole e
i suoi occhi sono sinceri, di una sincerità che brucia
più del
fuoco.
Mickey si richiude la porta alle spalle.
"Tu devi
essere Lip" gli dice scrutandolo.
“Io sono quello
intelligente” conferma il Gallagher. “Ian
è quello bello e fico,
che fa cose come cento flessioni al minuto e merde simili”.
"Non
ci siamo mai presentati ufficialmente, ma una volta mi hai pestato a
sangue assieme a quell'energumeno di tuo fratello, e non è
stato
affatto piacevole" risponde Lip accennando un
sogghigno.
"Vecchia storia" Mickey scrolla le spalle con
noncuranza e disinteresse.
"I lividi ci hanno messo due
settimane a sparire" lo informa Lip.
"Noi Milkovich
facciamo le cose per bene" commenta Mickey fieramente.
Lip
lascia che il silenzio cada tra loro e li divida.
"Hai visto
Ian?" chiede Lip, fronteggiandolo.
Mickey rimane in silenzio
per alcuni istanti, si accende una sigaretta e inspira
profondamente.
“No” risponde. “E' nei guai?”
chiede,
sostenendo il suo sguardo intenso.
“Forse” replica Lip,
fissandolo con i suoi occhi azzurri, grandi e sinceri.
Mickey
solleva la testa, incontra quegli occhi che sono così
diversi dai
suoi. Il suo, quello di Mickey, è uno sguardo torvo, sporco,
a
tratti vuoto. C’è qualcosa che manca, come un
pezzo, un frammento.
Mickey espelle il fumo, che resta sospeso nell’aria fredda
per un
momento sotto forma di nube grigia, e poi scompare nel nulla, come se
non fosse mai esistito.
“Che tipo di guai?” gli domanda,
cercando di controllare il tremore nella propria voce.
Un
sogghigno si disegna agli angoli della bocca di Lip, che gli chiede:
“Perché, ti importa?”.
Mickey resta di nuovo in silenzio con
le parole bloccate in bocca, tra le labbra screpolate. Sono rimaste
rinchiuse da qualche parte e non vogliono uscire: vogliono restare
dentro, al sicuro, dove non possono essere ascoltate.
La sua gola
brucia, la mente è piena di pensieri, la sigaretta si sta
consumando, il gelo gli entra nelle ossa e quei pensieri si
aggrovigliano tra di loro, continuamente, come una massa di
serpenti.
“Forse” ribatte Mickey secco, tentando di non far
trasparire l'apprensione che invece sta provando.
“È troppo
tardi, Milkovich, è troppo tardi per tutto” dice
Lip con
l'ennesimo sorriso di scherno.
Mickey si immobilizza: irrigidisce
la mascella e lo sguardo diventa duro, come se fosse fatto di pietra.
Inizia a stringere la sigaretta tra le dita con forza, quasi a
volerla ucciderla, fa un ultimo tiro e poi la getta per terra,
schiacciandola sotto la suola delle scarpe.
“Come sta la tua
mogliettina?” gli domanda Lip sarcasticamente.
“Tu non sai un
cazzo, Gallagher” gli risponde furente. “Tu non sai
niente”
ripete di nuovo, e la rabbia lo riempie.
“Ma lei almeno sa che
ti piace l’uccello o crede che tu sia etero?” Lip
sogghigna.
Mickey vorrebbe ucciderlo.
“E che hai già un
fidanzato?” continua Lip sardonico, incurante della
pericolosità
della situazione.
Mickey lo fulmina con uno sguardo e sottolinea:
“Non è il mio ragazzo”.
“Scopate da tre anni e non è il
tuo fidanzato?” il ghigno beffardo sul suo viso si allarga.
“Proprio fanculo alla logica!” commenta Lip,
scoppiando in una
risata divertita.
“Ti taglio la gola nel sonno, se non la
smetti” lo avverte Mickey.
“Fallo!” esclama Lip, continuando
a sghignazzare di gusto, “Ian non ti perdonerà
mai, ti lascerà
per sempre e forse la smetterà di rovinarsi la vita con uno
come
te”. Le parole di Lip sono affilate, velenose, crudeli e
fredde
come quelle di un coltello.
“Incredibile, non è vero?”
riprende a parlare Lip, “lui ha salutato te, testa di cazzo,
e non
me!”.
Lip resta in silenzio per alcuni attimi. Gli occhi si
stanno facendo lucidi e Mickey le vede tutte, le lacrime imprigionate
in essi. Ma Lip non piange, non davanti a lui: si volta e si passa il
dorso della mano sul viso, sopra gli occhi, perché vorrebbe
cancellare tutto il dolore che sta provando.
Mickey e Lip si
odiano, ma hanno la stessa sofferenza scritta nel cuore. Ian. Stanno
soffrendo per la stessa persona e ne sono entrambi
consapevoli.
“Tieni la tua cazzo di gelosia fuori dalla
questione” Mickey si avvicina, la distanza tra di loro si
riduce, e
lo minaccia, in un palese tentativo di intimidirlo.
Lip Gallagher
non ha paura di Mickey Milkovich.
“Tu sei stato l’ultimo a
vederlo e, se gli succede qualcosa, ti riterrò il diretto
responsabile” Lip sputa fuori pieno d’ira crescente.
“Non
sono affari miei” si giustifica Mickey con un ghigno.
“È solo
colpa tua se mio fratello se n'è andato” Lip gli
sta vomitando
addosso tutta la sua rabbia, ogni goccia di essa, ed è come
essere
investito da un’onda di odio puro che non può
essere
contrastato.
“Io non piaccio a te e tu non piaci a me” dice
Lip, “ma se sai qualcosa che io ancora non so, allora devi
dirmela”.
Mickey si passa il pollice sul labbro inferiore in un
gesto di frustrazione, e poi replica: “Si è
arruolato”.
“Arruolato?” ripete Lip incredulo.
“Sì”
annuisce Mickey con un breve cenno, aggiungendo poco dopo:
“Ha
detto di aver trovato un modo per aggirare il problema
dell’età”.
Lip
scuote la testa, cercando di non piangere e di essere forte. Deve
esserlo, non ci sono altre possibilità.
“Sai qual è la cosa
peggiore in questo casino di merda?” sussurra Lip, la sua
voce si
rompe a ogni parola.
“Ian sarebbe rimasto se tu, stronzo, avessi
detto o fatto qualcosa per fermarlo” lo dice in un mormorio.
“Io
non sono la puttana di nessuno” risponde Mickey a denti
stretti,
digrignandoli con ferocia.
Lip si avventa su di lui, lo afferra
per il maglione, lo strattona con violenza e grida contro la sua
faccia: “Forse a te non frega un cazzo di lui, ma Ian
è mio
fratello e lo rivoglio indietro!”.
“Hai ragione: non mi
importa e ora levami le mani di dosso, prima che ti spezzi tutte e
due le braccia” replica Mickey mentendo a lui e a se stesso.
Lip
allenta la presa, lo rilascia e lo fissa per l’ultima volta,
prima
di voltarsi e dire: “Se vieni a sapere qualcosa, qualunque
cosa,
sai dove abito”.
Mickey vuole e deve dire molte cose, ma l’unica
che esce dalle sue labbra è: “Gallagher, se scopro
qualcosa te le
dico”.
Lip annuisce senza voltarsi, affonda le mani nelle tasche
del giubbotto e solleva il viso verso il cielo grigio.
Le nuvole
grosse e scure lo ricoprono totalmente. Tutto è fumoso,
spettrale,
non esistono altri colori: c’è il gelo
nell’aria, il vento
soffia e gli scompiglia i ricci, e tutto sembra fatto di metallo.
Indistruttibile e glaciale.
“Grazie” dice a bassa voce,
esitante e quasi impercettibile. Un tonfo sordo. È la porta
di casa
Milkovich che si chiude.
“Mi avrà sentito?” si chiede Lip,
sapendo che non conoscerà mai la risposta.
Le prime gocce di
pioggia iniziano a scendere e Lip lascia scivolare lungo le guance
alcune lacrime. Sono le più dolorose, sono le peggiori,
eppure le
lascia andare.
Si confondono con la pioggia fredda. Lip sorride, è
un sorriso triste.
“Dove cazzo sei, Ian?” chiede a se stesso,
scuotendo il capo con veemenza.
Lip comincia a camminare lungo la
strada, solo con i suoi pensieri. C’è troppo
silenzio e i ricordi
si mescolano nella sua mente: Karen, Mandy, Ian.
Lip ha perso il
conto di quante volte gli hanno spezzato il cuore, riducendolo in
brandelli. Ha smesso di contarle, ma non ha mai smesso di soffrire.
Ora, però, il dolore che Lip avverte al centro del petto e
diverso,
è totale e assoluto e terribile.
Arriva a casa, entra, e loro
sono riuniti intorno al tavolo. Il silenzio non esiste più,
ci sono
tante voci che si sovrappongono, lo sfrigolio della pancetta nella
padella e il rumore del giocattolo di Liam.
Fiona è affaccendata
davanti ai fornelli perché sta preparando la colazione, Carl
e
Debbie stanno litigando per un motivo stupido e Liam volge la testa
verso di lui.
C’è odore di buono, di casa, di famiglia.
È
bellissimo e Lip ama tutti loro: lui ama tutto questo così
come lo
ama Fiona, ma per Ian deve non essere stato abbastanza.
“Ciao a
tutti!” esclama Lip, cercando di sorridere nel modo
più naturale
possibile.
Fiona sposta lo sguardo nella sua direzione e il
sorriso sul suo volto si spegne immediatamente: lo scruta con
attenzione, si avvicina e capisce. Fiona sa. A Fiona non servono
parole e nemmeno spiegazioni. Lo circonda con le braccia e Lip
nasconde il viso tra i suoi capelli scompigliati.
“Lo troveremo”
gli mormora dolcemente in un orecchio e Lip le crede. Perché
non ha
altra scelta.
“Ora aiutami a preparare la colazione, altrimenti
faccio tardi al lavoro” dice Fiona con un sorriso forzato,
baciandolo sulla fronte.
È tutto quello di cui Lip ha bisogno, ha
tutto, tranne l’unica cosa che gli manca e gli
mancherà sempre:
Ian.