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Autore: GGMiriel28    26/05/2014    0 recensioni
Di Cecilia sappiamo ben poco; Katniss riporta che era la madre di tre bambini e che probabilmente era un vincitore caro a Capital City. Cecilia apparteneva al Distretto 8, il primo distretto in cui era scoppiata la vera e propria rivolta: quali erano i suoi pensieri riguardo alla 75esima edizione? Sappiamo che era al corrente del piano di Plutarch, ma cosa ha impedito a lei e Woof di raggiungere il gruppo degli alleati?
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cecelia, Woof
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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Sono ore che camminiamo nel fitto della giungla che ci circonda. Woof mi segue un po’ impacciato, mentre faccio strada fra gli arbusti; il suono d’inizio dei giochi riecheggia ancora nella mia testa: non avrei mai pensato di sentirlo di nuovo rimbombare nel petto.  Stavolta non ho dato da subito molta importanza alla cornucopia: l’acqua mi aveva preso alla sprovvista e per riuscire ad arrivarci ho dovuto faticare parecchio; per poi scoprire, una volta arrivata, che quella non conteneva altro che armi. Guardo il machete che ho fra le mani e per un attimo passo di nuovo in rassegna la fila di coltelli che porto appesa  al petto: non andrò molto lontano con questi.
Sto per falciare l’ennesima liana quando la mia attenzione viene attirata da suoni lontani: sembrano  grida umane, ma non faccio in tempo a calcolarne una distanza approssimativa che cessano all’improvviso. Incito Woof ad accelerare il passo per coprire il senso di vuoto che sto provando, sebbene questa dannata aria umida e il caldo stiano facendo rallentare anche me. Fino ad ora abbiamo proceduto in diagonale, ma credo sia venuto il momento di tornare nei pressi della spiaggia: qui è troppo tranquillo, è strano che qualcosa non si sia ancora scagliato su di noi, e la giungla è troppo soffocante. Non sono sicura che riuscirò ad orientarmi ancora per molto, la mia mente comincia ad essere offuscata dalla sete. Tornare verso il punto di partenza significa forse imbattersi nei favoriti ma, per quanto ne sappiamo, quell' acqua salata potrebbe essere l’unica risorsa a nostra disposizione: se trovassimo il modo di filtrarla, potremmo avere ancora qualche speranza. Woof intanto resta silenzioso, senza proferire parola: forse anche lui ci sta pensando: dobbiamo trovare la Ghiandaia Imitatrice ed il gruppo dei suoi alleati.
Quel giorno in cui il presidente Snow lesse la busta ingiallita dell’edizione della memoria sembra ormai appartenere ad una vita passata. Joshua che si guarda incredulo le mani, contorcendosi  in una smorfia di dolore; i miei bambini, che vedono la persona distrutta che ero riaffiorare dalla maschera di madre, mentre mi afferro la testa con le mani tentando di soffocare un grido; le loro manine che mi stringono forte per impedirmi di andare quando vengo richiamata alla mietitura. Il cuore si stringe inutilmente in una morsa d’acciaio, ma lo percepisco come un mero riflesso involontario. Da quando sono qui riesco a pensarci in modo distaccato, come se fossero ricordi che non mi appartengono già più. Mi volto verso Woof ed inizio a proporgli il piano, ma mentre le parole corrono, mi sorprende un forte calo di pressione. Mi sforzo di restare salda in piedi mentre la testa mi gira e la vista si offusca per via della disidratazione. Non posso fare a meno di sorreggermi ad un albero per riprendere padronanza delle mie azioni.Ed è a quel punto che lo vedo: c'è qualcosa di strano sopra di noi, una liana che sembra muoversi come il pendolo di un orologio, malgrado non soffi un alito di vento. Strizzo gli occhi per tentare di metterla meglio a fuoco e capire da quale punto si snodi. Un brivido di terrore sale lungo la schiena quando realizzo che quello che credevo un rampicante è la coda di qualcosa appostato sopra di noi; quel movimento oscillante non promette niente di buono, è molto simile a quello di un predatore in caccia. Continuo a muovere gli occhi in cerca del corpo ma non riesco a vedere niente.
<> "Woof, sta’ pronto a scappare; c’è qualcosa sopra di noi"". . I suoi occhi restano fissi su di me, mentre i suoi muscoli si contraggono, pronti a scattare. Tutto avviene con una velocità inaudita: quello che sembrava un groviglio di rami e foglie, ci piomba addosso dall’alto con una forza incredibile, fendendo l’aria con quelle che sembrano spade. Corro con la mente vuota e terrorizzata, tentando di lasciar fluire ogni pensiero superfluo, concentrata solo sul tenere salda la spada alla mano. Gli alberi sopra di me, collegati l’uno all’altro, tremano a causa dei balzi della creatura. Se attaccherà di nuovo sarà certamente dall’alto.  Solo dopo qualche tempo riesco a percepire un grido, più simile ad un sibilo, riecheggiare nell’aria. Mi lascia intuire che l’imboscata si è compiuta: Woof è stato preso. Mi volto di scatto e lo vedo combattere con l'animale, senza alcuna speranza di riuscire a sopravvivergli. Tenta di bloccare le sue mascelle con la lancia che era riuscito a rimediarsi, ma è troppo debole. Non posso abbandonarlo: senza il suo aiuto non avrei ottenuto nessuno sponsor durante i giochi della mia edizione e sarei morta in poco tempo per setticemia. Corro verso di lui scagliando un coltello verso la bestia; il colpo va a segno e le si conficca nella spalla facendola guaire. I suoi occhi verdi si piantano su di me, le pupille si allargano per visualizzarmi meglio; è a dir poco terrificante: non ha un semplice pelo maculato, ma un manto cangiante che riflette la foresta attorno a sé. Resto immobile, indecisa su cosa fare; il mio lato di vincitrice degli Hunger Games riemerge dal torpore e non posso fare altro che odiarmi, mentre decido di tornare sui miei passi, del tutto disumana quanto quella creatura, restando impalata con il machete in mano, a guardare Woof divincolarsi inutilmente. Prende l’iniziativa per l'ultima volta e tenta di lacerarle la gola, dissuadendola dall'attaccarmi; quella lo priva dell'arto con facilità e gli affonda le zanne nel collo. Colui che era stato il mio mentore e più di un amico, spira con un gorgoglio, tanto la sua bocca è colma di sangue. La zona attorno al morso schiuma come se fosse in corrosione, mentre i suoi occhi vitrei stanno reclinati all’indietro. L’animale comincia il pasto davanti ai miei occhi, quando sento il suono del hovercraft che arriva a prelevare il corpo di Woof, come ha fatto per i tributi morti nel bagno di sangue. Se non me ne vado subito la caccia comincerà ancora una volta.
Non so quanto tempo sia passato da quando ho abbandonato le spoglie del mio compagno; non ho smesso per un attimo di correre, disgustata da quella parte di me che speravo di non mostrare mai più al mondo. Il mio fisico però chiede pietà e così mi accascio alla base di un piccolo albero: ho sprecato troppe energie, probabilmente morirò di stenti.
Lo sguardo si perde nel groviglio di rami, mentre i pensieri ricominciano a fluire. Ricordo all'improvviso il mio primo tentativo di suicidio sul treno, accaduto molti anni fa, subito dopo la partenza verso Capitol City. Ho portato in camera un coltello da pane, nascondendolo sotto i vestiti e mi sono recisa i polsi a notte fonda, fra le coperte. Peccato che la capitale non volesse tributi morti prima del tempo; ignoravo che per evitare simili tentativi esistesse un' intera squadra a controllarci: mi hanno portata d’urgenza nell’area ospedaliera del treno e tenuta sotto stretta sorveglianza fino alla mia entrata nell’arena. Cominciai come la più debole, quella ignorata da tutti perché già con un piede nella fossa. Stavolta é stato diverso: Haymitch mi aveva già avvertito durante il tour della vittoria riguardo al piano di sommossa a cui stava lavorando con Plutarch. Per questo lotto ancora per restare viva, per questo sto cercando la Ghiandaia Imitatrice. Le cose dovranno cambiare, Snow non potrà resistere con sei distretti alleati contro di lui.
Mi alzo in piedi barcollando frastornata: per tutta la giungla attorno a me si irradia un fischio che cresce via via in intensità. I miei occhi cercano una fonte da colpire, ma non vedono niente e oramai è diventato  tanto acuto da fracassare il cervello. Corro disperatamente, con le orecchie che fanno male, fino a che non vedo profilarsi davanti a me uno stagno. Si, uno stagno di acqua chiara e limpida si trovava nascosto fra gli alberi. Il bruciore per la sete si fa sentire con forza e con la speranza di riuscire ad attenuare questo rumore insopportabile mi getto in acqua. Nella confusione mi sono lasciata guidare dall’istinto, non ho pensato all’eventualità che questa fosse una trappola: non appena mi ritrovo immersa provo una piacevole sensazione di fresco che diventa sempre più intensa; il flebile sorriso di piacere sul mio volto però, svanisce nel momento in cui mi sento trascinare giù. Quella che pensavo fosse una sostanza ristoratrice brucia la carne e si scopre all'improvviso densa come la melma; blocca i miei movimenti, spinge per entrarmi in gola e nelle narici; non riesco a trattenerla. Il cannone suona sordo nelle mie orecchie, mentre me ne scivolo via con gli occhi reclinati all'indietro come quelli di Woof.
  ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Ho scritto questa fanfiction per un contest a cui però non ho potuto partecipare. Dopo molto tempo passato a rimuginarci su e a tentare di organizzarmi fra i vari impegni, mi sono ridotta a scriverla durante l'ultimo giorno a disposizione; stavo per terminarla del tutto a cinque minuti dalla fine del tempo, quando mi si è spento il computer. Sono rimasta intontita a guardare lo schermo nero per poi rendermi conto che nella foga mi ero dimenticata di attaccarlo all'alimentatore. Ho tentato di inviarla lo stesso ma ho sforato di 8 minuti e non l'hanno accettata. Per questo ho comunque deciso di pubblicarla qui. Ho tentato di adottare una narrazione al presente indicativo per renderla più verosimile a quella del libro; perdonatemi se non ci sono ben riuscita >.
  
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