Di Sospiri e Parole sussurrate
Gli piaceva credere che la nebbia non fosse solo nebbia, ma che fossero i sospiri degli spettri che salivano dal terreno in superficie. Vi era al Campo un momento, quando la notte era ancora indecisa se lasciare posto al giorno o mantenere il proprio dominio, in cui la nebbia saliva e si sentiva meno solo. E in un certo senso si sentiva più vicino a loro.
Più vicino a Percy.
Più vicino ad Annabeth.
Più vicino a Leo.
Più vicino a Jason.
Più vicino a Piper.
Più vicino a Frank.
Più vicino ad Hazel.
Erano morti
tutti, e lui era rimasto solo. Più di prima. Così
solo che doveva cercare
compagnia nella nebbia, che era solo un fenomeno meteorologico.
Gli
piaceva credere di sentire le loro voci nel vento. Così,
quando era ancora buio
saliva sul tetto della Casa Grande, e si illudeva di poterli sentire.
Si
illudeva di averli ancora lì. Si illudeva di poterle
ascoltare
ancora.
La
risata di Percy.
I discorsi sull’architettura di Annabeth.
Le battute di Leo.
I sospiri divertiti di Jason.
La lingua ammaliatrice di Piper.
I ‘caspiterina’ di Frank.
Le parole dolci di Hazel.
Ma
erano morti tutti. I giganti se li erano portati via. E lui non li
avrebbe più
potuti vedere. E lui non li avrebbe più potuto sentire. E
lui era rimasto
solo.
–Merda,
Di Angelo, proprio qui dovevi venirti a ficcare?! Eppure lo sai che
soffro di
vertigini..-
°°°°°
L'ultima persona che mi aspettavo di veder spuntare dalla botola che portava al tetto era lei. Thalia Grace. Eppure eccola lì seduta con le gambe incrociate, a distanza di sicurezza dal bordo, che mi guardava con un misto di seccatura e paura. Nonostante fosse figlia di Zeus, il dio dei cieli, aveva una paura matta delle altezze. La cosa aveva un nonchè di comico.
–Bhè,
non dici nulla?- disse inarcando un sopracciglio. Dalla mie labbra non
uscì una
sillaba. Lei sbuffò e, una volta artigliato un lembo della
mia giacca da
aviatore, mi trascinò vicino a lei. Si portò le
ginocchia al petto e vi
appoggiò il mento. Il suo sguardo era puntato sul cielo
–ancora in lotta tra
giorno e notte- ed era leggermente
accigliato.
-Cosa
ci fai qui, Thalia?- Non rispose.
–Come
stai, Nico?- Non risposi.
Rimanemmo
in silenzio per un po’, indecisi sul da farsi. Il cielo,
anch’esso indeciso,
aveva raggiunto una sfumatura tra il nero e
l’indaco.
Le
erano cresciuti i capelli. L’ultima volta che
l’avevo vista erano più corti dei
miei ed erano tenuti in ordine dal diadema da Cacciatrice. Adesso le
arrivavano alle spalle. Adesso
il diadema mancava all’appello.
–A
volte mi sembra di sentirli.- esordì con gli occhi bassi.
–E così chiudo gli
occhi, e li ascolto. Ma poi sono costretta ad aprirli e scopro che mi
sono
immaginata tutto. E il dolore torna più forte di prima. E la
nostalgia torna
più forte di prima. Mi mancano tutti.- fece un sorriso
amaro. –Persino
Percy.-
Mi
scoprii a sentirmi in colpa per essere stato così
egoista. Ero stato così
concentrato su di me che mi ero dimenticato di lei. Aveva perso la sua
migliore
amica e suo fratello. Tutta la sua famiglia. Proprio come
me.
–Ho
lasciato le cacciatrici.- lo disse a bruciapelo, senza
preamboli.
La guardai
con le labbra semi aperte e gli occhi sgranati. Lei ricambiò
il mio sguardo,
piantando i suoi occhi nei miei –nero
contro blu elettrico-
.
–Ho
perso Jason e Annabeth. Ho perso tutto ciò che mi era
rimasto.- la sua voce si
incrinò.- Ogni volta che una cacciatrice muore è
come rivivere tutto ciò che ho
passato. Sono stanca di soffrire, Nico. Sto
partendo.-
La sua
affermazione mi lasciò
spiazzato.
–Partendo?
E per dove?- chiesi quasi senza fiato. Il mio stomaco si era stretto in
un nodo che mi impediva di respirare, deglutire, pensare e tutte le
attività che in genere fanno gli esseri umani. Non sapevo il
perché di questa mia
reazione.
–Non
lo so. Via di qui. Via dai ricordi. Lontano. Ovunque mi porteranno le
mie
gambe.- Sospirò, e il suo fiato formò una piccola
nuvoletta d’aria. -Voglio
stare
sola.-
Si
girò verso di me incatenando, di nuovo, i suoi occhi ai
miei. Prese un profondo
respiro e poi
parlò.
–Ma
sono venuta qui per chiederti se per caso ti andava di stare soli
insieme.-
Per un
attimo mi dimenticai come si respirava.
–Perché io?- riuscii a soffiare mentre tentavo di
convincere i miei polmoni a
ritornare a lavorare come si deve.
Lei deglutì e si morse il labbro inferiore –Perché sei l’unica persona per cui sarei disposta a soffrire ancora.- Guardò le sue ginocchia come se loro fossero la causa di tutti problemi che avevamo. –E anche perché credo di essere innamorata di te.-
Questa volta rischiai seriamente il soffocamento. La figlia di Zeus mi guardò con occhi sgranati e poi ritornò a trafiggere con lo sguardo le sue ginocchia mentre, con le unghie affondate nei polpacci e la mascella serrata, borbottava imprecazioni.
In effetti non era stata una bella cosa. Lei mi aveva aperto il suo
cuore, e
cosa avevo fatto io? Ero quasi soffocato. Deglutii
mentre mi avvicinavo lentamente e le passavo il braccio intorno alle
spalle.
Pregai mio padre in modo che mi aiutasse a non venire fulminato dal suo di
padre. Poggiai delicatamente le mie labbra sulla sua tempia. La sentii
trattenere il fiato. Aveva la pelle morbida, sottile e delicata. Sapeva
di aghi
di pino, brina e gelsomino. Sapeva di Thalia. Mi staccai e sorrisi
quando vidi
che le sue guance avevano raggiunto un’interessante sfumatura
di rosso. Thalia
mi guardò e pian piano sorrise anche lei.
Era
bella. Una bellezza delicata.
Feci leva sulle braccia e mi alzai. Lei reclinò un
po’ la testa all’indietro e
mi guardò con aria interrogativa. Feci spallucce e le porsi
la meno, che lei
afferrò subito. Mi avviai senza dire nulla giù
per le scale, mentre lei mi
seguiva. Una volta arrivati sotto il portico della Casa Grande, tirai
fuori
dalla mia tasca un’oggettino che mi era tornato
più volte utile: un fischietto
fatto di ghiaccio. Me lo portai alle labbra e, soffiandovi dentro,
produssi un
fischio lungo, acuto e decisamente sgradevole. Thalia si mise subito le
mani
sulle orecchie e non le tolse finchè non riposi il
fischietto nella
tasca.
–Mi vuoi dire che diavolo stai fecendo?- mi chiese, a
metà tra l’irritato e il
divertito, spostando il peso sul fianco destro e incrociando le braccia
sotto
il seno.
Sorrisi
e scossi la testa. Rimanemmo in silenzio sino a che non vidi la Signora
O'Leary
entrare nella mia visuale. Mi voltai e feci segno a Thalia di seguirmi,
mentre
mi incamminavo verso il mio segugio infernale. Dieci minuti e molte feste
dopo io e Thalia riuscimmo a issarci sulla schiena della Signora O'
Leary.
–Hai
mai fatto un viaggio nell’ombra?-
La sentii scuotere la testa contro la mia schiena. Presi le sue braccia e mi circondai i fianchi con esse.
–Ti conviene tenerti forte.-
Thalia miprese in parola e si strinse a me, impedendomi quasi di respirare. Ridacchiai e lei sbuffo sul mio collo facendomi venire i brividi.
–Nico
che stiamo facendo?- chiese con una nota di preoccupazione nella
voce. Non smettemmo
più
Mi
guardai intorno. La notte aveva finalmente fatto spazio al giorno e la
nebbia e
il vento erano
scomparsi.
–Ma
come?- feci un sorriso strorto. –Non volevi andare lontano e
stare da soli
insieme?-
Lei
spalancò gli occhi e subito dopo scoppiò a
ridere. Risi anch’io.