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Autore: mikeychan    26/05/2014    1 recensioni
Scritto per una mia amica. Leo centric.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Leonardo stava malissimo ultimamente: non faceva che tossire sommessamente, era sempre molto stanco, tanto che i semplici katà, per lui diventavano muri insormontabili. Anche la cosa più semplice, era come battere Shredder. Leonardo non aveva molta fame: la pizza che normalmente condivideva assieme ai suoi fratelli, ora era un piatto da evitare, per lo stomaco che rifiutava. Riusciva a malapena a deglutire il thè del maestro, ma il cibo solido lo faceva tossire, tossire e tossire.

Donatello poteva sentirlo di notte, dalla sua camera a fianco: la tosse di suo fratello era insistente e creava non poche preoccupazioni agli altri; Splinter gli vegliava le notti e lo sosteneva nei giorni: qualcosa di sbagliato era in lui.

-Giorno, Leo!- salutò allegramente Michelangelo, notando come il leader era al centro del dojo, con le armi in mano e il viso vuoto: era molto pallido e un colpo di tosse lo fece accasciare sulle ginocchia: -LEO!-.

Michelangelo annullò il comando corporeo di dirigersi in cucina per la colazione delle sette e si precipitò sul fratello che ansimava pericolosamente: gli gettò lo sguardo e non poté fare a meno di vedere gocce di sudore imperlare la sua fronte e scivolare sui suoi pugni rugosi, che ancora brandivano le katana. Gli occhi ramati del leader erano arrossati, gonfi e ricalcati da profonde occhiaie di stanchezza e malessere: ormai era chiaro... Leonardo stava molto male.

-Leo... che cosa senti?- chiese a voce bassa Mikey, mentre inginocchiato accanto all'altro a carponi, gli strofinava amorevolmente il guscio.

Leonardo annui e strinse le palpebre; piccole goccioline di lacrime si gonfiarono dai canali lacrimali dei suoi occhi: -Anche se mi secca ammetterlo... non mi sento bene...-.

Michelangelo ebbe un battito mancante: sapeva che suo fratello avrebbe nascosto il malessere proprio per non far preoccupare la sua famiglia, ma in quel caso, aveva rivelato l'assoluta verità: -Io... Chiamo Donnie, ok?- suggerì a bassa voce, ottenendo un consenso.

Per prima cosa, adagiò Leo sul divano e lo mise disteso; gli sistemò un cuscino sotto la nuca e una coperta sull'addome. Gli dette una fugace occhiata disperata: Leonardo era pallido e respirava incostantemente; aveva brividi lungo il corpo e non stava mangiando da due giorni.

"Fratellone mio...", pensò, scomparendo nell'ombra del corridoio ramato, che lo avrebbe condotto al laboratorio, dove avrebbe trovato un ronfante Donnie.

Giunse dinanzi alla porta esagonale e metallica e la spinse piano: c'infilò la testa e notò, effettivamente, che suo fratello dormiva ricurvo sul suo banco da lavoro, con un libro sotto la testa e una pinza rossa in mano; sorrise appena con gli occhi umidi, ma gli si avvicinò e lo scosse cautamente sul braccio.

-Mmh..? Mikey...? Che succede? *Sbadiglio*- mormorò assonnato, stropicciandosi gli occhi leggermente arrossati dalle poche ore di sonno concesse.

-E' per Leo. Sta male- tagliò corto e questa fu un'autentica doccia fredda: balzò dalla sedia corvina sul quale era rimasto seduto e si precipitò immediatamente in salotto, mentre Michelangelo pensò di andare a svegliare e informare anche Raphael.

"Mi fa così male... Ogni rantolo è una pugnalata... la tosse una martellata al petto... i miei occhi sono pesanti...". Questi pensieri vagano nella mente del leader, mentre fissava il soffitto corvino nella penombra.

-LEO!- chiamò accigliato Donnie, avvicinandosi correndo al suo fianco: lo guardò e il pallore gli scurì il volto: -Devo portarti nel mio laboratorio, adesso- ordinò in tono che non ammetteva repliche.

Giunsero Raph e Mikey e il mormori di voci, svegliò anche il maestro Splinter; uscì dalla sua stanza e il suo bastone tintinnò sul pavimento verde acqua del soggiorno: -Cosa succede, qui, figli miei?- domandò abbastanza preoccupato.

Michelangelo si preoccupò di spiegargli frettolosamente la situazione critica di Leonardo e inutile dire che il sensei rimase sconvolto: sgranò gli occhi lucidi e non disse una sola parola. Insieme, si avvicinarono al laboratorio, dove Donnie e Raphie avevano adagiato il leader su un lettino, con una coperta castana sull'addome.

Per interminabili minuti, i pensieri vagavano solitari nel silenzioso laboratorio, mentre un tamburellare sui tasti del notebook metallico del genio, rompeva di tanto in tanto. Alcuni bip di frenetiche macchinette in funzione sembravano occuparsi di un Leo semi-cosciente, ma malato. A un certo punto, Donatello sgranò gli occhi e si rivolse a Michelangelo, che stringeva la mano di suo fratello.

-Mikey.... per favore, potresti andare a chiamare Leadtheread?-.

La tartaruga dalla benda arancione annuì sconvolta: Donatello non avrebbe chiesto l'aiuto del coccodrillo scienziato senza un motivo grave; lasciò questo pensiero nel confine della mente e uscì in fretta dalla tana, dirigendosi lungo una galleria fognaria che lo avrebbe condotto a una vecchia metropolitana, cioè la recente tana di Lead.

Corse e corse, senza mai fermarsi: ogni secondo era prezioso e il breve tempo, il giovane, con il fiatone, raggiunse la vecchia metropolitana; si guardò intorno e chiamò con riverbero, il nome del suo amico mutante.

-Chi è?- chiese una voce abbastanza minacciosa, da dietro a un largo pilastro scrostato di mattoni verde acqua; poi s'illuminò: -Michelangelo! Amico mio! A che devo la tua visita?-.

Il volto rigato da lacrime preoccupò non poco Leadtheread che non volle sapere nulla, se non di chi si trattasse: entrambi corsero il più velocemente possibile per raggiungere la tana, dove giaceva Leonardo.

*************************************

-Allora?- chiese Raphael, con gli occhi che correvano lungo Leonardo, che rabbrividiva di tanto in tanto.

-A quanto pare una ghiandola che sarebbe dovuta sparire, andata via e ha creato questi linfomi. E' una specie di tumore benigno che dobbiamo asportare o potrebbe portargli altri problemi fisici agli organi...- spiegò, affondando il viso cupo nelle mani.

A Raph e Splinter il cuore sobbalzò: il loro Leo potrebbe aggravarsi? NO! Non potevano permetterglielo...

Un rumore fuori il laboratorio: sull'uscio della porta c'erano Michelangelo che piangeva in silenzio e Leadtheread, preoccupato; si avvicinarono e improvvisamente il minore ebbe un mancamento. Impallidì e roteò gli occhi... il mondo si oscurò e qualcosa di morbido, legato a una voce preoccupante e familiare lo seguì...

*****************************************

"Il mio Leonardo... Il mio caro fratellino... No... Non voglio crederci... Dicono che non sia grave... ma non ci credo... sarò anche un lamebrain, ma so quando mentono. Don, a chi vuoi prendere in giro con questa storia? Lo so bene che Leo non sta bene... E Raph... Perché ti ostini tanto a dire che è "ok"? PERCHE'?! DANNAZIONE!"

"Michelangelo... Figlio mio...".

"Ehi... Basta Leo... non ti ci mettere anche tu...".

"Chi mi chiama?".

"LAMEBRAIN!".

"R-Raph?".

"MIKEY! Smettila di giocare!".

"Ma io non sto giocando... Leo..."...

La luce colpì di getto le palpebre pesanti di Michelangelo: egli schiuse gli occhi ancora in lacrime e mise a fuoco l'immagine della camera da letto di Donatello. Che ci faceva lì? Aveva dormito quanto tempo? Ore, mesi, anni? Improvvisamente, il pensiero corse su Leo e mise una mano sul petto: il cuore batteva dolorosamente per la tristezza. Sentiva il peso dell'angoscia e gettando le coperte di lato, si alzò e spalancò ferocemente la porta.

Si portò fino in salotto, dove vide le luci accese, i faretti diurni di Donnie. Nel silenzio che regnava, c'erano Raph e Splinter, seduti con occhi cupi sul divano, attendendo qualcosa. A Mikey quello bastò: Don e Leadtheread si stavano sicuramente occupando di Leonardo e sconfitto dalla rabbia, si avvicinò vacillante per un piccolo capogiro, alle due sagome.

-Finalmente!- sibilò Raphael spostandosi di lato, per fargli un po' di posto: -Leo si sta operando...- spiegò, cercando di mascherare tutta la sua preoccupazione.

Michelangelo stette a fissarlo per un po', ma poi decise di attendere con la sua famiglia e avvertendo un po' di stanchezza nel corpo, appoggiò il capo sull'incavo del collo di Raph, che leggermente sorpreso, non ebbe il coraggio di respingerlo: -Va tutto bene... Hai dormito per circa quattro giorni... Leo stava peggiorando, ma adesso andrà bene, vedrai...- gli sussurrò, accarezzandogli la testa da bravo fratello maggiore.

Michelangelo annuì e il tempo passava così lentamente... le ore erano secoli... l'orologio sembrava bloccato... e il silenzio...

******************************************

"Psss... Mikey!".

Raphael scosse dolcemente il fratellino che si destò appena: si era appisolato; ma i suoi occhi zommarono quando il pensiero ricadde su Leonardo.

-LEO?! Come sta? Sta bene?- mitragliò tachicardico, balzando dal divano con tale foga da inciampare in terra e farsi un bernoccolo.

-Sì... Ti sei perso sei ore di dormita... Lo hanno operato e tranne una bella cicatrice sul petto, ora sta decisamente meglio... Vorrebbe vederti!-.

Michelangelo s'illuminò: annuì felicemente e corse nel laboratorio di Donnie, dove, con una tazza di caffè in mano, gli indicò la porta socchiusa, dove filtrava una luce accesa e il mormorio di Splinter.

Entrò piano e quando riconobbe, sottoforma di macchioline sul cuscino, gli occhi ramati di suo fratello, corse accanto a lui, abbracciandolo: -Mi sei mancato... come stai?-.

Leo ridacchiò e cullò il fratello in pena: -Molto meglio... Don e Leadtheread hanno lavorato a lungo, ma ora sto meglio... E tu? Mi hanno detto che sei svenuto-.

Mikey annui e si asciugò una lacrima solitaria: -Leo... Io... ti voglio bene... ho pregato perché tu stessi bene e ora sono molto felice...- ma non resistette e diede sfogo al fiume di lacrime che scivolò lungo i suoi occhioni azzurri.

Leonardo sorrise e cercando di mettersi seduto sul letto, sorrise; la coperta cascò sulle gambe, mettendo ben in mostra la cicatrice sul suo petto: Michelangelo la vide e si mordicchiò il labbro, afflitto. Lui lo abbracciò e stette a sorbirsi i suoi singhiozzi, finché non si calmò e rimase in silenzio, osservando il maestro, Raph e Don, sollevati.

-Hai visto? Io sono qui ed è questo che conta, no?- sussurrò dolcemente.

La famiglia annuì: avevano temuto il peggio... però Leo era lì per loro e Michelangelo abbracciò selvaggiamente il suo fratellone, ancora titubante che quella felicità potesse essere l'ombra di un incubo...

Ma sapeva, che Leo era lì e ciò lo confortava... Ed era questo quello che sarebbe contato... Adesso e per sempre...

THE END
 
  
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