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Autore: Reagan_    26/05/2014    4 recensioni
Cosa succede se una ragazza dei nostri giorni per nulla appassionata di Jane Austen e alquanto cinica finisse dentro Orgoglio e Pregiudizio?
Riuscirà a resistere in un mondo dominato dalle frasi sussurrate, dai gesti controllati? E perché si ritrova fin da subito nel bel mezzo di due fuochi?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo





-Ma non credi nell'amore cugina?-
Alice Pendall guardò la cugina che continuava a spazzolarsi i capelli castani.
-E' Orgoglio e Pregiudizio!Il libro più romantico del mondo!- esclamò saltellando sul letto e stringendo al un libro dalla copertina stropicciata. -E' il romanzo romantico perfetto, Mr. Darcy è l'uomo che tutte vorrebbero!- sospirò teatralmente sdraiandosi fra i cuscini e i pupazzi del letto.
Sua cugina si voltò e posò la spazzola, si avvicinò, le sfilò il libro dalle mani e fissò concentrata il libro.
-L'ho letto una volta, una mia professoressa ci obbligò a fare una tesina sul concetto di amore.- disse Paloma Wagner sfogliando le pagine.
-E il tuo responso?- domandò Alice mettendosi a sedere interessata.
Paloma alzò un sopracciglio, un'ombra di sorriso le increspava le labbra. -La mia conclusione è molto semplice. Le signorine Bennett non si sarebbero tanto affaticate nel sembrare perfette dame se non avessero avuto l'eterna preoccupazione di spendere la loro virtù nel complicato mercato del matrimonio.-
Alice fece una strana smorfia.
Conoscendola si era aspettata una risposta del genere, ma di recente Paloma esibiva un cieco cinismo che riusciva a distruggere ogni momento gioioso della vita.
Le loro famiglie si erano ritrovate nel Hampshire a festeggiare le nozze di George Pendall, fratello maggiore di Alice, e Selina Sullivan, una pasticcera. Il matrimonio si sarebbe celebrato il pomeriggio seguente nella tenuta dei Pendall in campagna.
Paloma si era volutamente eclissata dall'organizzazione delle nozze, l'unico supporto fu un assegno staccato senza fiatare per l'eccessivo conto salato  dell'immensa torta nuziale e dei i vari fiori e centrotavola. Alice sapeva benissimo che a scegliere tutti quei bellissimi fiori era stata sicuramente la segretaria della cugina, l'adorabile Johanna Smith. Nonostante i Wagner facessero parte dell'antica aristocrazia terriera tedesca giunta quasi per caso in Inghilterra, erano decisi a mantenere vivo il ricordo di quella terra lontana che agli inizi del novecento non godeva certo di gran fama. Paloma lavorava o meglio, si degnava di firmare decine di fogli e sentire cosa i suoi consiglieri le suggerivano due volte a settimana, il resto dei giorni li dedicava ai suoi adorati cavalli, alla lettura di romanzi da mille pagine, a qualche passeggiata per le terre di cui era proprietaria e saltuariamente seguiva seminari di matematica ed economia nelle migliori università del paese. Una volta suo fratello l'aveva definita una burbera scozzese con il titolo altisonante.
Più passava il tempo e più le convinzioni romantiche di Alice venivano sotterrate da chili di realismo puro.
-Ma non trovi che sia affascinante Mr Darcy? O almeno il modo in cui si ricrede e tenta di conquistare il cuore di una riluttante Elizabeth?- domandò cercando di colpire il cuore ghiacciato della cugina con secchiate di zucchero.
-No.- rispose secca Paloma. -Assolutamente no. Non capisco perché un uomo così ragionevole sia poi finito fra le braccia di una così volubile come la Bennett. Insomma, sarebbe stato meglio che sposasse la sorella bella.-
Gli occhi sbarrati dalla sorpresa e la bocca aperta furono le uniche manifestazioni dell'infarto emotivo che Alice stava vivendo.
Da grande appassionata di Jane Austen e socia di uno dei club di Londra più esclusivi, non poteva sopportare tali eresie. Nella sua breve ma alquanto appassionata vita si era dovuta scontrare con un fratello allergico ai “libri per ragazzine isteriche”, un padre dalle limitate capacità comunicative, una madre che aveva fatto del femminismo estremo una specie di religione e una cugina che non credeva nei buoni sentimenti, ma la sua passione per il concetto dell'amore austeniano era riuscito a fronteggiare qualunque ostacolo.
-Come … Come puoi anche solo dirlo?!?- squittì riprendendosi il libro.
-Perché no? Se non sbaglio, Jane è quella gentile e un po' passiva giusto? Una che non se la prende mai, dovrebbe sposare uno che si prende troppo sul serio. Vivrebbero in una casa abbastanza serena senza grandi complicazioni. Una coppia ottima.-
Alice aggrottò la fronte e posò il libro sul letto lisciando la copertina.
Per un attimo un pensiero la fulminò.
Aveva passato gran parte della mattina a poltrire sul letto con vari libri e si era concessa di vedere una puntata di un telefilm su una moderna ragazza finita nel bel mezzo dell'Inghilterra di inizio Ottocento. Come sarebbe stato divertente vedere la sua composta e serissima cugina vivere in un mondo dove era di vitale importanza apparire giovali e simpatiche senza essere troppo invadenti!
Se solo avesse potuto! Se solo avesse avuto dei poteri!
-Al di là dei libri e di Jane Austen, Paloma tu ci credi nell'amore? Ti sei mai innamorata?-
Quella domanda sussurrata colpì Paloma come una frusta in pieno viso.
Non era abituata a parlare di sentimenti. Conduceva una vita solitaria, si occupava con severa dovizia degli investimenti dell'antica famiglia Stuart-Wagner cercando di mantenere alti i profitti, adorava il torpore del suo camino in soggiorno e i gialli che divorava  ogni weekend. Era una persona dalle abitudini consolidate e poco concilianti con la moderna tendenza a vivere connessi alla moltitudine.
-Anni fa … Quando ero piccola ci credevo.- confessò sistemando i capelli castani dietro le orecchie. -Ma erano solo fantasie di una bambina che non voleva crescere.- Paloma si chinò per prendere il libro dalle mani di Alice che la fissava triste. -Visto che ti piace così tanto questo argomento me lo leggo stasera, ti dispiace?-
Alice scosse la testa, con un sorriso lasciò che la sua solitaria cugina prendesse quella copia e la portasse nella sua camera.
Era certa che quelle parole scritte almeno due secoli fa, le avrebbero aperto almeno un po' gli occhi sulla forza dei sentimenti.
Presa da una strana foga si lanciò sulla scrivania, cercò un foglio e cominciò a scrivere.
Alice sapeva che questa sua bizzarra abitudine di scrivere le lettere indirizzate alla defunta Jane Austen poteva essere tranquillamente scambiata per pazzia o troppa immedesimazione.
Se ne rendeva conto, ma trovava confortate rivolgere a lei, una donna che aveva saputo superare il rifiuto del suo amore non condannando nessuno, continuando a scrivere di amicizie, di amore, di matrimoni e di situazioni domestiche talmente universali da essere applicabili anche nell'attuale millennio. Si rivolse a Jane Austen chiedendole di aprire gli occhi della cugina sull'amore. Su quanto fosse importante amare sé stessi e gli altri, su quanto fosse liberatorio farsi coinvolgere un poco dai sentimenti.
Chiuse la lettera in una piccola busta e sospirò. La mise in una piccola scatola di legno bianco con su disegnate i nomi di tutti i personaggi delle storie di Jane Austen, accarezzò il nome di Lydia e quello di Catherine Morland.
Per un attimo s'immaginò di dover partecipare a un ballo Regency e d'incontrare un ragazzo dai modi cortesi e gentili. Le sembrò quasi di poter sentire la musica dei balli fino a quando non si accorse che probabilmente era Paloma che suonava qualche pezzo prima di dormire.
Le note scivolavano sicure e con una note malinconica, Alice si domandò se Paloma non facesse di tutto per fingere di non aver sofferto per la perdita dei genitori e scaricasse tutte le lacrime che non versava nel pianoforte e nella lettura.
Poteva quasi vederla china sul pianoforte verticale in legno chiaro, suonare con precisione ogni nota, il volto serio e concentrato, il cuore gonfio di ricordi.
Si coricò a letto e puntò la sveglia all'alba.
Il giorno dopo avrebbe partecipato alla manifestazione pubblica dell'amore.
Sorrise senza motivo, fissando la scatola che conteneva le lettere scritte a Jane Austen e si addormentò quasi subito.


*§*§*§*


Non aveva dormito per nulla Paloma.
Aveva suonato per mezz'ora, poi si era chiusa nella camera degli ospiti e aveva letto “Orgoglio e Pregiudizio” in poche ore.
Si ricordava di alcuni passaggi ma si era scordata la sottile ironia con cui la scrittrice dipingeva il ménage familiare dei Bennett, le sorelle starnazzanti, la moglie costantemente sull'orlo di una crisi nervosa, il padre incline al menefreghismo becero e i pretendenti incapaci di giocare al meglio la partita.
Quando chiuse il libro si rese conto che erano le quattro di mattina, per nulla stanca decise che una ricerca su internet le avrebbe conciliato il sonno e si gettò l'amo nella rete alla ricerca di qualche film ben scritto su quella storia.
Casualmente s'imbatté sulla specie di parodia che Alice divorava in continuazione e decise di guardarlo per riderci un po' su.
Gli occhi le si chiusero improvvisamente e tutta la stanchezza la fece scivolare in un sonno senza sogni e senza colori che lei ben conosceva.
Quando riaprì qualche minuto, o forse ora, dopo gli occhi era certa che quel peso che inclinava il materasso altro non era che sua cugina Alice o al massimo il loro cane Jojo. Fissò confusa il vassoio con un sevizio da tè e qualche biscotto.
Aggrottò la fronte non appena si accorse che a sistemare il tutto erano mani di una donna bassa e con forme generose. Fissò sconcertata quella donna in abito scuro che la ricambiò leggermente confusa.
-Milady Paloma … Si sente bene?-
Paloma sbarrò gli occhi e si guardò intorno, la sobria ed efficiente camera degli ospiti era stata sostituita da una stanza arreda con pochi ma raffinati mobili antichi. Vi era un grande scrittoio, un armadio imponente, una cassapanca e una piccola poltroncina accanto alla finestra, libri rilegati sparsi ovunque e una vaso con dei fiori da campo ancori freschi.
-Milady Paloma … Mi state facendo preoccupare!- squittì la donna avvicinandosi per mettere una mano sulla sua fronte. -Non mi sembrate accaldata signorina, le fa male lo stomaco per caso?-
Paloma gettò via le coperte, facendo rovesciare parte del contenuto del vassoio e schizzò via verso la finestra, pallida ed atterrita. Il panorama che si poteva vedere dalla finestra non era costellato da auto, strade asfaltate qualche albero e passanti in bici, bensì vi era un immenso giardino che si estendeva oltre l'orrizonte.
Per un attimo pensò di essere prossima ad avere un infarto, si portò la mano al petto e boccheggiante si accasciò a terra.
Il peggior incubo della sua vita stava per cominciare, stava vivendo il periodo Regency.
La giusta punizione per aver passato la notte in bianco guardando telefilm e e leggendo parole vecchie duecento anni.
Lei odiava gli incubi. Odiava i sogni.
Fissò la donna in abito scuro e chiuse gli occhi e quasi gridò.-Merda!-








[Ispirato sia al romanzo di Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio, sia alla serie televisiva Lost in Austen. Reagan_]
   
 
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