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Autore: zoey_gwen    26/05/2014    6 recensioni
Storia sadica e violenta... Non è nel mio stile ma ho voluto cimentarmi^^
Dedicata a Xenja, Stella_2000, Lexy_Angels, Sara_Rocker, Dalhia_Gwen, Darkprincess_courtney121, Figlia_Della_Musica e a tutti quelli che la leggeranno^^
Baci,
Gwen del duo zoey_gwen
Genere: Drammatico, Fantasy, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Courtney, Duncan | Coppie: Duncan/Courtney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Red Star

 

 

 

 

 

Courtney si sedette sul letto profumato di miele e vaniglia, depositando una ciocca bruna dietro l'orecchio. Come avrebbe fatto a dire una cosa simile a Duncan?

Si morse il labbro e una goccia di sangue caldo ribollì gocciolando sulla sua pelle rosea.

La giovane dovette fare uno sforzo sovraumano per non essere attratta da quel liquido scuro e invitante, che la richiamava con il suo aroma sopraffino?

-Devo dirlo a Duncan. Devo comunicargli che... Che io...- non riusciva ad ammetterlo nemmeno a sé stessa. Sospirò e si alzò dal letto, giungendo nel salotto laterale.

Duncan, insieme a Geoff, Scott e Alejandro, stava commentando una partita di football americano lanciando gridi d'opposizione o d'approvazione. I quattro sgranocchiavano patatine e aperitivi vari, bevendo dal grosso boccale di cristallo qualche sorso di birra.

-Duncan, io...-

-Dopo, Court!- la ammonì il punk, ritornando concentrato sullo schermo.

Lei si innervosì, ma d'un lato fu felice di dover posticipare l'annuncio. L'avrebbe sconvolto ed inorridito, allontanato da lei. Lacrime calde come il sangue scivolarono lungo le gote arrossate dal freddo che si respirava in quella casa. La mente sgombra di qualsiasi traccia di felicità era annebbiata da quello che avrebbe dovuto dire di lì a poco.

-Duncan, dobbiamo parlare.- decretò, avvicinandosi al divano color crema su cui i quattro amici guardavano rapiti la partita. Prese una tartina di tonno, insalata e maionese e la addentò per poi scrollare Duncan con un brusco gesto.

-Ehi Courtney! Che succede?- il ragazzo era un po' scocciato, ma non osò trattare male la sua dolce fidanzata, sua compagna eterna per la vita. Già nascondeva l'anello di diamanti e smeraldi che avrebbe voluto infilare al dito anulare di Courtney, chiedendole di sposarlo. L'avrebbe fatto dopo la partita, in modo che Scott e gli altri se ne andassero e facessero vivere loro quel momento d'intimità come quello più felice al mondo.

-Io... Devo parlarti di qualcosa di importante.- si rigirò la tartina fra le mani, palesemente nervosa. -In privato.- aggiunse poi, notando gli occhi curiosi dei rozzi amici del fidanzato squadrarli con curiosità.

I due si alzarono, camminando fino al piano superiore. Salendo per la scala di legno chiaro, l'ispanica si pentì quasi di aver convocato quella “riunione”. Mordendosi il labbro inferiore, volette quasi ritirare il tutto e posticipare, fino a quando... Non posso posticipare. Non più.

Giunsero nella loro camera matrimoniale dal ricco mobilio ordinato da Courtney, per poi sedersi sul letto cremisi a scambiarsi intensi sguardi, le mani strette l'una nell'altra. Courtney sentì una lacrima solitaria brillarle sulla guancia e rigarla prima di essere asciugata dalle mani del punk.

-Court che succede?- sussurrò spaventato, stringendo la mano dell'amata fra le sue.

L'ispanica non potè tenersi dentro il macigno che le animava il cuore. Lei... Lei era diventata una bestia, una persona incontrollabile. Lo avrebbe convinto ad allontanarsi da lei, perchè prima o poi il suo potere l'avrebbe divorata fino a farla impazzire. L'avrebbe spinta ad ucciderlo, a smembrarlo e a divorargli il cuore, fino ad impiccarlo sulla balconata della casa lasciando che il vento lo erodesse e lo scuoiasse. Se la mente di adesso ripugnava quei pensieri, quando sarebbe avvenuto non avrebbe potuto fare a meno di compiere quei gesti.

-Duncan, io non sono la Courtney che credi. Io sono una persona diversa, un mostro.- si fermò per un attimo, lasciando che lacrime salate scorressero lungo le guance sotto lo sguardo stupito del fidanzato. -Non sono la Court dolce e sorridente che hai incontrato all'università, sono un'altra persona. Duncan- alzò lo sguardo e dischiuse gli occhi pece colmi di lacrime di vergogna.

-Io sono malata.-

Un brivido percosse la schiena di Duncan, che prese la mano diventata improvvisamente gelida dell'ispanica. La scaldò con il suo tepore, infondendole coraggio.

-Guarirai, qualunque cosa tu abbia.- decretò, convinto fermamente.

Lei sorrise, amando l'ingenuità che in quel momento dimostrava il ragazzo.

-Sono malata, ma è perchè... Perchè mi è stato impresso un sigillo, da piccola.- si rabbuiò, abbassando lo sguardo cupo e ombreggiato.

Una ragazza snella e bellissima passeggiava per la cittadina, ascoltando la sua musica classica che le ballava nelle minute orecchie spruzzate anch'esse di lentiggini. Il volto era roseo e spigoloso, sembrava quello di un topino dolce e dai sorridenti occhi scuri.

L'mp3 lasciava scorrere canzoni su canzoni che le esplodevano nella mente raccontandole ciascuna una storia diversa. “Anche io scriverò la mia storia, un giorno” pensò, sorridendo minuziosamente a quella rivelazione.

Improvvisamente, il cielo si incupì, o forse successe soltanto per la ragazza. Nuvole plumbee oscurarono il sole e il tappeto limpido e azzurro. La brezza diurna fu presto rimpiazzata da un vento gelido e violento, che le scompigliò i capelli e le fece ondeggiare la gonna color menta che si ritrovò a dover coprire a forza. Cadde a terra, sulle rocce, ferendosi.

Il sangue colò lungo le sue gambe e il suo viso si fece chiaro come il latte quando una voce le arrivò alle orecchie. -Ti stavo aspettando, Courtney.-

Non volle girarsi, impaurita. Sentì come le dita glaciali e candide della persona scivolavano lungo i lineamenti del suo volto, fino a correre al suo braccio. Lo prese, alzandolo come in segno di vittoria, e la sua mano cadaverica lo cinse poggiandosi su di esso. Marchiò col sangue quel piccolo polso, e scariche elettriche di luminescenza viola attraversarono il simbolo disegnato minuziosamente con il sangue.

-Chi sei?- volle sussurrare la mora, spaventata ed ancora in balia di quella figura incappucciata, dal lungo mantello rattoppato e gli abiti laceri e sporchi.

-Sono colei che ti salverà, un giorno. Dalle avversità del mondo, tu saprai uscirne. Perchè non avrai pietà di niente e di nessuno. Il destino ti ha voluto dare questo regalo, sfruttalo.- la mano rachitica indicò il simbolo color inchiostro che lampeggiava sul polso della giovane. Non sanguinava più, ma era attraversato da scariche elettriche luminescenti di viola e ogni tanto pulsava ad intermittenza di luce rossa. Luce color del sangue.

Da quel momento, come previsto dalla donna col mantello scuro, non ebbe più pietà di nessuno. Quando il simbolo si illuminava di luce rossa, si barricava nella sua stanza ingarbugliando di calcinacci la serratura. Si trasformava completamente, e il dolore era sempre lo stesso. Lancinante, un'agonia insopportabile.

Le mani diventavano pallide e spettrali, i capelli color notte e gli occhi castani diventavano trasparenti, liquidi, cristallini. Striati di rosso e di luminescenze viola.

I capelli si scurivano, crescendo fino al sedere e arricciandosi alle punte solitamente lisce.Questi ricci voluminosi acquistavano un colore rosso, rosso sangue. Per l'ennesima volta, quel liquido centrava.

I tratti del suo volto si scurivano o impallidivano.

Le labbra diventavano rosse, rosse come il sangue. La pelle candida le contrastava e donava fascino alla figura della giovane.

Non volle spingersi a pensare all'orrore che aveva causato con le sue stesse mani, a quanto queste si inzuppavano di quel liquido denso che le aveva sconvolto la vita.

Non poteva fare lo stesso a Duncan, non ora che il Sigillo avrebbe cominciato a richiedere di essere sfogato: ogni mese, più a meno, questo iniziava a pulsare di luce rossa e i suoi arti cambiavano come la sua mentalità. Si ritrovava aggressiva, folle, spietata, maniaca. Si ritrovava sporca, ancora una volta, di sangue in ogni punto.

La mano calda del punk venne poggiata sulla sua guancia. Lentamente cominciò a sfiorarla, per infonderle coraggio.

-Duncan, io ho un sigillo impresso sulla mia pelle. Mi è stato fatto quando ero bambina, e mi trascina a compiere gesta orribili. Io sono un'assassina da quando ce l'ho scolpito sul polso.- Courtney arrotolò la manica della camicia bianca lasciando in mostra un simbolo convulso, attorcigliato su sé stesso in modo spaventoso. Era nero come la notte e marchiava il piccolo polso dell'ispanica senza intenzione di volersi districare.

-Cos'è?- domandò stupito il punk, accarezzando accuratamente il segno. Aveva paura di sprofondare in quel color inchiostro, così profondo, o di lasciarlo infrangere. Sembrava di puro cristallo, fragile e scolpito con quel materiale sulla pelle della fidanzata.

-Io...-

Successe, inevitabilmente.

Non aveva avuto il tempo di dirgli di andarsene, di spingerlo via, di impedirgli di trovarsi con lei in quel momento e per sempre. Doveva allontanarlo, ma era riuscita solo a farlo trovare nel luogo più inappropriato nel momento meno opportuno in assoluto... Come aveva potuto?

La mente le si annebbiò, e un rantolo roco venne sussurrato dalle sue labbra prima che quelle si tingessero di sangue. -Vattene...-

I capelli crebbero a dismisura arricciandosi verso la fine di rosso carminio e lucente.

Gli occhi trasparirono, cristallini, e come specchi rifletterono l'immagine immobile del punk prima i venarsi di sangue.

Le mani impallidirono e divennero chiare come il latte, prima che dal sigillo fluisse un liquido familiare e denso che macchiò inevitabilmente la pelle della ragazza. Questa assaporò l'odore, sadica e folle, e ingurgitò il sangue lambendosi le ferite. Il suo sangue era contaminato da veleno, lo stesso veleno che il sigillo lasciava imprimere nella sua mente. Quel veleno ribolliva e scalciava, infuriato, come una bestia non più padrona di sé stessa... Courtney diventava così nei momenti in cui avveniva, e non ne era mai pienamente conscia dato che la sua mente era terribilmente annebbiata. Dopo che la trasformazione fu avvenuta, i suoi vestiti vennero magicamente rimpiazzati da vesti dai toni scuri e da velluto sanguigno che le ricopriva il corpetto e gran parte della lunga gonna. Sfoderò il pugnale contenuto alla cintola, desiderando ardentemente di sentire il sangue scorrere lungo la lama e correre fino all'elsa e poi alle sue labbra. L'elsa era d'onice, un materiale raro e scuro come la notte, e vi erano incastonati dentro rubini e diamanti neri, grezzi.

-Giochiamo, punk...- sibilò, ridacchiando divertita. L'altro si accorse immediatamente che la sua Courtney era svanita, lasciando posto ad una spaventosa e temibile figura.

-Lascia Courtney!- urlò debolmente, ritrovandosi caduto a terra sotto il corpo dalle vaghe sembianze di Courtney, demoniache e spettrali.

L'ispanica lasciò che la lama del pugnale d'onice scivolasse lungo i lineamenti del mento di Duncan, prima di imprimere un taglio profondo sulla sua pelle. Ne aprì i labbri e fece scorrere rivoli di sangue nelle sue mani, per poi berlo come una pozione malsana e lasciare che le venature di quel rosso luccicassero intensamente.

 

 

 

Non so cosa successe dopo, nel dettaglio. So solo che Courtney, o quello che era, uccise a sangue freddo il punk per poi torturarlo e lasciare che il suo corpo scuoiato ondeggiasse nella brezza.

Quando ritornò normale e scoprì di aver compiuto quel gesto atroce, decise di abbandonare tutto: studi, amici, famiglia, casa. Prese un lungo mantello color notte e, calandoselo sulle spalle, partì verso un lungo viaggio dalla meta indefinita. Il sigillo pulsò sulle sue membra fino a che non esalò l'ultimo respiro in una caverna su alcune alture, dove il corpo fu trovato dagli inquirenti che indagarono fino a quel giorno sulla scomparsa della ragazza.

Scoprirono del suo assassinio su Duncan Nelson e da quel giorno la giovane diventò famosa, spopolò su molti telegiornali e finì in molti programmi d'investigazione.

Venne chiamata Red Star, la stella rossa, che ancora brilla in cielo, cercando di ghermire con la sua luce colore sangue le altre stelle viventi nel cielo...

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE:

 

Ehm... Questa ff ha messo i brividi anche a me! O.O

In realtà (senza l'ultima parte in corsivo) sarebbe stato il prologo di una mia long... Ma ho deciso di finire FAL e di chiarirmi bene le idee.

Se piace, forse un giorno lo diventerà ;)

Xenja mi ha contagiato col suo sadismo e così eccomi qua ahaha xD

Dedicato a Stella, Xenja, Lexy, Gwuncan99, Dalhia_Gwen, Figlia_Della_Musica, Darkprincess_courtney121, Sara_Rocker e chi più ne ha più ne metta xD

Ci tengo a precisare che la storia del sigillo e della malattia di Court sono ispirate a "Le guerre del Mondo Emerso" di Licia Troisi ^.^

Baci <3

Gwen

  
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