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Autore: SylPms    26/05/2014    2 recensioni
Damon Salvatore è un attore conosciuto per il ruolo di Ian nella nota serie televisiva "Vampire's Life". Elena è una normale studentessa universitaria alle prese con la laurea imminente. L'intero cast di Vampire's Life si troverà alla Whitmore per delle riprese e Damon, spinto dal bisogno di un po' di "vita vera", deciderà di fermarsi e vivere come un ragazzo normale. Elena sarà l'unica a non considerarlo come un divo famoso e anzi, a trattarlo fin troppo normalmente, e per questo Damon si sente attirato da lei e fa di tutto per diventarle amico, almeno era questo il suo intento...
Dalla storia
“Ci incontriamo di nuovo” mi disse sollevando appena un lato della bocca. Il fatto che si ricordasse di me non mi sorprendeva, se era una tattica per impressionarmi.
“Il mondo è piccolo e sono una persona generalmente sfortunata” scrollai le spalle guardandolo. Sbuffò una risata e si scompigliò i capelli con una mano. Fu un gesto talmente preciso e impeccabile che mi fece chiedere se stesse recitando o se fosse sua consuetudine agire così.
“Sei sempre così amichevole, Elena?”
“Uhm, a pensarci bene.. sì” sorrisi inclinando la testa.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline\Klaus, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Klaus, Kol Mikaelson, Mikael | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice: so che molte di voi che seguono/hanno seguito le mie storie penseranno che sono pazza a portarne avanti tre contemporaneamente, ma forse è così! Di fatto posso dire però che non ho intenzione di lasciarne nessuna e cercherò di fare del mio meglio per postare regolarmente ! Questa è un mondo a parte ripetto alle altre proprio perché volevo concedermi qualcosa di più "leggero" anche per evadere dalla realtà qualche volta. Buona lettura :)


Neopolitan Dreams
 
Il raggio di sole che si fece strada oltre l’ultima nuvola superstite segnò ufficialmente l’inizio della mia fine.Significava che la primavera era ufficialmente arrivata. Per quanto fosse allettante l’idea degli uccellini cinguettanti a far a sottofondo alle coppiette che uscivano come funghi nel dormitorio della Whitmore, l’unica cosa a cui riuscivo ad associarla era l’imminente sessione estiva e la laurea anticipata che sognavo allontanarsi sempre di più.
Sapevo che mi sarei potuta laureare come tutti cinque mesi dopo ma non ne vedevo il motivo, dal momento che riuscirci prima non sarebbe stato impossibile. Riuscivo già a sentire in bocca l’amaro sapore della sconfitta. Il fatto che fossi sdraiata nel bel mezzo del prato di ingresso con un libro aperto sulla faccia, dimostrava due cose: quanto fossi effettivamente disperata e quanto avessi già iniziato a perdere tempo per via di quella maledetta brezza calda piacevole e il tepore dei raggi solari che mi avrebbero fatto addormentare da lì a poco.
Quando sentii il formicolio tipico del sonno imminente, mi alzai di scatto e forse fu la cosa peggiore che potessi fare. La vista annebbiata e tempestata di macchie gialle indefinite su sfondo nero, mi fece rendere conto di dover ripassare il funzionamento del sistema nervoso, dal momento che non ero riuscita a prevedere una cosa del genere.
Disperazione su disperazione. Avrei volentieri passato il pomeriggio a sbattere la testa contro il frigorifero, giusto perché era la cosa più resistente che avevamo in casa, ma forse avrei potuto sostituirlo con il libro, sperando di farmi entrare tutto in testa in quel modo.
Fu solo allora che mi resi conto che ero completamente sola e non filosoficamente parlando. Il campus era deserto e se non fosse stato per qualche grillo precoce, non si sarebbe mossa una foglia. Era la cosa più strana che mi fosse capitata vedere ultimamente. Quel posto pullulava sempre di gente, a qualsiasi ora del giorno e o era successo qualcosa o c’era una sorta di riunione studentesca alla quale non ero stata chiaramente invitata.
Mi sollevai, facendo attenzione a non essermi riempita di insetti e cercai di capirne di più. Diciamocelo, avrei fatto qualsiasi cosa pur di posticipare la disperazione dovuta all’organizzazione del piano di studi.
Anche l’ingresso era completamente vuoto e la cosa diventava inquietante. Il tutto era amplificato da un furgoncino bianco mai visto prima parcheggiato lì fuori. Me lo sentivo. Qualcuno sarebbe sbucato all’improvviso dall’aula di biologia con la testa mozzata o le budella di fuori.
Avanzai nel corridoio quando iniziai a sentire un certo brusio provenire dall’auditorium. Eppure ero certa non vi fosse niente in programma perché se ci fosse stato, vi avrei preso parte. Ogni scusa era buona per acquisire qualche credito extra, specie se si trattava di starsene seduti su una poltroncina rossa per un paio d’ore senza obbligo di ascoltare.
Quando passai davanti alla sala però, la trovai vuota. Con molta stupidità, probabilmente, aprii la porta e prima che me ne potessi rendere conto,qualcosa, o meglio, qualcuno mi era finito addosso.
Sbiancai quando vidi due occhi rossi insanguinati fissarmi e due canini affilati e un millimetro dal mio viso. Il libro che tenevo tra le mani cadde a terra con un tonfo sordo e vidi il tipo in questione fare un passo indietro.
“E tu chi diavolo dovresti essere?” gli dissi, con un po’ di fiatone per lo spavento.
Quello, in tutta risposta, alzò un sopracciglio perplesso come se fosse normale trovarsi davanti un soggetto simile. Si indicò prima gli occhi e poi quella sottospecie di zanne che aveva al posto dei denti e fece spallucce come se fosse ovvia la risposta alla mia domanda. Vedendomi titubare rispose. “Un vampiro, no?”
Inclinai la testa cercando di capire se scherzasse o se dicesse effettivamente sul serio e scossi la testa “Non ho tempo per le pagliacciate del vostro corso di teatro” raccolsi il libro da terra e quando mi tirai su trovai il suo volto a due passi dal mio. Si era, fortunatamente, levato quella dentiera di cattivo gusto e aveva assunto un aspetto leggermente più umano.
“Toglierei anche le lenti, ma se lo faccio la mia truccatrice mi uccide” scrollò le spalle.
A quel punto iniziai davvero a credere di essere fuori di testa. Uno strano individuo completamente vestito di nero, con tanto di coppola in testa, si avvicinò a noi con fare alquanto infastidito e mi puntò un indice, come se avessi commesso un abominio. “E tu chi saresti?”
“E’ quello che mi chiedo anche io” gli risposi infastidita.
“Certo” la sua aria di sufficienza mi mandava in bestia, ma decisi di mantenere la parte da ragazza educata dalle rosee aspettative “Per essere una fan così intraprendente, usi scuse davvero pessime. Dai cosa vuoi? Autografo? Una foto non te la concedo perché sveleresti cose che non devono essere svelate” mi fece l’occhiolino, mentre ancora elaboravo la sua frase. Che diavolo significava? Fan? E di chi poi? E perché avrei dovuto volere un autografo? L’unica firma che desideravo in quel momento era quella del Professor Maxfield sul mio libretto universitario.
“Mi scusi, credo che mi abbia fraintesa” mi grattai la testa seriamente perplessa “Volevo solo sapere che cosa stesse succedendo”. Posai lo sguardo sul ragazzo vampiro che ritrovai a fissarmi e solo in quel momento l’immagine sfocata di un volantino che Caroline mi aveva sventolato davanti al naso qualche giorno prima, mi tornò in mente.
Avrebbero girato un film o qualcosa del genere nel campus e me ne ero completamente dimenticata. Avevano perfino chiuso la struttura al pubblico  e in teoria non sarei dovuta essere lì.
“Se mi dai il braccio o.. qualsiasi altra parte del corpo, ti faccio una firma” sorrise ammiccante verso di me e lo guardai scettica. Non avevo idea di chi fosse, sebbene il suo volto mi fosse vagamente familiare, né che cosa stessero girando. Inoltre, il suo sguardo arrogante e sicuro di sé, mi rendeva difficile qualsiasi approccio gentile. “Scusa, ma ho fretta. Non volevo interrompervi” sorrisi falsamente e sistemai la tracolla sulla spalla.
“Classica tattica da fan distaccata” aggiunse con saccenteria e lo guardai di sbieco.
“Seriamente, non ho idea di chi sia” risi divertita dalla loro convinzione “Io sono Elena, per la cronaca, ma vedo che le presentazioni non sono il vostro forte”
Il ragazzo mi guardò divertito e poi allungò la mano verso di me “Damon” . Guardai il suo braccio a mezz’aria per qualche istante e poi lo feci ondeggiare insieme al mio, nel gesto convenzionale.
“Era una vita che non lo facevo” sorrise, lasciando il contatto con forse troppa lentezza.
“Sono contenta di averti fatto riscoprire i piccoli piaceri della vita quotidiana, Damon” dissi sarcastica e gli feci un cenno. “Buona fortuna per qualsiasi cosa tu stia facendo, ora devo scappare”. Probabilmente non gli diedi il tempo di aggiungere altro perché quando uscii dalla sala, riuscii a notare con la coda dell’occhio che era rimasto con la bocca schiusa e un braccio alzato a metà per salutarmi.
Mi chiedevo cos’avessi addosso per attirare su di me tutte quelle distrazioni, probabilmente ci sarebbero state almeno un migliaio di ragazze che avrebbero apprezzato di più quel mio incontro. Quando mi aveva detto il suo nome mi era tornato in mente chi fosse, Damon Salvatore, se non ricordavo male. Se l’avesse saputo Caroline, non mi avrebbe più rivolto la parola. Adorava quelle idiozie su vampiri e licantropi e sembrava assurdo che avessi scordato di quell’evento, dal momento che me ne aveva parlato per giorni. Delle volte ero sorpresa dalla mia capacità di annullare momentaneamente l’udito, fingendo in ogni caso di ascoltare. Era inevitabile da quando vivevo con lei, altrimenti sarei ancora iscritta al primo anno a quest’ora. In fondo le volevo bene, però, anche perché non avrei mai trovato qualcun altro in grado di reggere i miei livelli di stress come lei. Tuttavia non potei fare altro che raggelare quando me la trovai davanti con le mani sui fianchi. “Sei andata in missione senza di me?!”
 
  
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