Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: AliF    26/05/2014    1 recensioni
[Spoiler Captain America:The Winter Soldier e Agents of Shield 1x22]
Per Fitz e Simmons Clint Barton era una specie di mito, una leggenda. [...] Per anni si erano immaginati come fosse vederlo dal vivo, osservarlo mentre colpiva i suoi nemici, facendoli cadere uno dopo l'altro sotto le sue frecce. [...] Quello che Fitz e Simmons non sapevano é che il loro sogno si sarebbe avverato, perché, dopo la caduta dello SHIELD, Barton sarebbe salito sul Bus come loro compagno e non semplice comparsa.
[Clint/Coulson appena accennato]
[Ad Alley]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jemma Simmons, Leo Fitz, Phil Coulson, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Ad Alley,
Che è una persona splendida
.



















S
torie di promesse e di eroi.

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Per Fitz e Simmons Clint Barton era una specie di mito, una leggenda. Avevano seguito notizia dopo notizia, racconto dopo racconto tutte le sue avventure, da Budapest, quando aveva portato a casa sana e salva la Vedova Nera invece che ucciderla, a Parigi, Londra, Mosca e chissà quante altre, fino ad arrivare alla Battaglia di New York, quella che aveva cambiato il destino del mondo. Per anni si erano immaginati come fosse vederlo dal vivo, osservarlo mentre colpiva i suoi nemici, facendoli cadere uno dopo l'altro sotto le sue frecce. Quando Coulson era venuto a conoscenza della loro smisurata passione e ammirazione per il cecchino aveva ovviamente cercato di porvi rimedio. Una sera li aveva riuniti nella sala del Bus e aveva raccontato di tutti i guai che quel pazzo gli aveva causato. A Parigi erano scappati dalle mani di folli assassini lanciandosi da un palazzo attaccati ad un esile funicella, a Madrid avevano disinnescato una bomba affidandosi totalmente al caso e senza attendere gli artificieri perchè, a detta di Clint, sarebbero arrivati troppo tardi. Ricorda ancora le occhiate nervose lanciate al timer che segnava il tempo rimanente alle loro vite. E ancora gli inseguimenti in auto, gli incendi in cui erano rimasti intrappolati, le sparatorie, i combattimenti all'ultimo sangue e le giornate, le notti interminabili passate in ospedale, sperando davvero che non fosse quella la volta definitiva, che chiunque lassù permettesse loro di vivere ancora un po', ancora qualche anno. Aveva rischiato così tante volte la vita con l'agente Barton da aver perso il conto e che quindi no, non era un buon esempio da seguire, non rispettava le regole e gli ordini e faceva sempre di testa sua.
-Ma lei é fiero di esser stato il suo supervisore?- aveva chiesto improvvisamente Fitz e Coulson si era fermato a riflettere. Aveva ripensato alla bomba disinnescata e tutte quelle persone salvate, agli assassini sconfitti e agli uomini e donne che avevano potuto riabbracciare le loro famiglie finalmente liberi da minacce. Aveva pensato a Natasha, che era sua amica oltre che collega e quante volte aveva salvato loro la vita, e alle bevute nel suo ufficio dopo ogni missione.
-Sí, sono fiero di lui- aveva risposto, perché quella era la verità.
Da quel momento i due avevano smesso di ascoltarlo, tornando a chiedersi quanto sarebbe stato bello conoscerlo -lo sarebbe stato per forza- e lui aveva fallito la sua missione.
Quello che Fitz e Simmons non sapevano é che il loro sogno si sarebbe avverato, perché, dopo la caduta dello SHIELD, Barton sarebbe salito sul Bus come loro compagno e non semplice comparsa. Ma Jemma non aveva avuto il coraggio e la voglia di emozionarsi troppo guardando l'eroe di una vita allenarsi davanti al laboratorio, perché il suo arrivo era stato troppo tardi, troppo "dopo" -dopo il tradimento di chi credeva suo amico, dopo il coma di Fitz- e per Simmons quel laboratorio era troppo vuoto così come lo era la sua vita. E per ogni freccia che centrava il bersaglio si sentiva sempre più in colpa, perché lei era lí e non al fianco del suo migliore amico, perché non erano insieme.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Sente lo stridio della porta sul pavimento e dei passi avanzare verso di lei. La luce le ferisce gli occhi appena tenta di aprirli, abituati come erano al buio della stanza. Intravede sette figure, sette uomini, fermi sulla soglia e uno vicino alla sua sedia. Le tira i capelli, costringendola ad alzare la testa e avvicinando le labbra al suo orecchio.
-Hai cambiato idea bellezza? Vuoi dirci dove si trovano i tuoi amichetti?-
É sempre la stessa scena e la stessa domanda da cinque giorni a quella parte. E da cinque giorni Jemma si rifiuta di rispondere, perché lei non tradirebbe mai chi ama e preferisce gli schiaffi a sapere di aver messo in pericolo quella che ormai é la sua famiglia.
Stringe più forte gli occhi, preparandosi all'imminente dolore che però questa volta non arriva.
-Uno dei suoi amichetti é esattamente qui dietro-
Poi ci sono solo lamenti di uomini agonizzanti e sibili di frecce.
Simmons osserva la scena, trovandosi davanti Clint contro gli agenti dell'Hydra. Lo guarda mentre sceglie una freccia dalla faretra, la incocca e poi la scaglia senza mai mancare l'obiettivo. Colpisce uomini alle sue spalle senza nemmeno voltarsi e i suoi movimenti sono perfetti, precisi, calcolati. Si abbassa per schivare un calcio, rotola di lato e scocca la freccia. Gli uomini cadono uno dopo l'altro e Jemma é pervasa da una strana euforia nel vedere quella scena che non sembra una lotta all'ultimo sangue, ma una coreografia, una bellissima e studiata opera teatrale. Poi Barton é al suo fianco e lei é finalmente libera.
-Grazie- riesce a dire soltanto.
-Qualcosa di rotto?- domanda lui, osservandola con occhio critico.
-Solo qualche livido in faccia-
-Sono le gambe che servono per correre-
-Ma... Dove sono gli altri?- chiede e Clint abbassa improvvisamente lo sguardo, interessato dal suo arco.
-Ecco... La tua amica, quella brava a smanettare con i computer, ti ha trovato per puro caso, seguendo una pista che non doveva portare a nulla. Gli altri in quel momento erano fuori e non potevamo aspettarli, non potevamo perdere altro tempo. Così sono corso qui, prima che ti potessero fare del male. O altro male-
 
 
-Cosa ci fai qui Barton?-
Clint è appollaiato sulla sua scrivania, intento ad ascoltare le notizie del telegiornale. Non gli risponde, ma Coulson non si stupisce. Non gli ha rivolto una singola parola da quando é salito sul Bus, eccetto le poche necessarie per le missioni. Non l'ha ancora perdonato per la sua falsa morte e Phil questa volta non sa come rimediare. Si siede, sbottonandosi la giacca e allentandosi la camicia. In quel momento l'orgoglio ferito dell'agente é l'ultima delle sue preoccupazioni.
-É troppo in ansia signore. Se non si calma non riuscirà a trovare mai una soluzione al problema-
É una semplice osservazione, nulla di più, ma Phil trattiene a stento un grido di gioia.
-Temo per Simmons-
-Non é l'unico, anche il resto della squadra ha paura. Dopotutto parliamo di una ragazza in mano a dei pazzi invasati. Ciò non toglie che lei deve sempre risultare impassibile. Se cede il capo, tutti lo seguono uno dopo l'altro-
-Lo so, ma ho perso troppi uomini in questo periodo. Alcuni sono morti, altri hanno tradito. Il pensiero di non riuscire a salvare Simmons mi sta distruggendo-
-So cosa si prova quando muore un amico. Lo so fin troppo bene-
Coulson si volta e cerca gli occhi azzurri di Clint, non trovandoli.
-Non ti ho mai chiesto scusa per non avertelo detto-
-No, non l'ha fatto-
-Scusami Barton. Mi dispiace-
L'arciere sospira, stringendo i pugni -Lo so Phil. Dopotutto sei umano anche tu-
-Sai di essere l'eroe di Simmons?-
-Non lo é già Banner?-
-Anche-
-Non le accadrà nulla di male signore. Non lo permetterò, non più-

 
 
 

-E non abbiamo una squadra di recupero?- domanda preoccupata Jemma.
-Non avremo mai più una squadra di recupero. Non che la cosa mi preoccupi, non ne ho mai avuta una in tutta la mia carriera. Adesso però andiamo. Di uomini non dovrebbero essercene più, ma é meglio non tardare il nostro ritorno-
La prende per mano, guidandola per la rete di corridoi sotterranei. Simmons lo guarda tenere una mano sull'addome, lì dove è stato ferito da una lama di un pugnale forse, senza che il volto però tradisca alcuna smorfia di dolore. Rimane impassibile e attento a tutto ciò che lo circonda.
"Ecco chi sono i veri eroi" si ritrova a pensare. "Persone comuni che compiono azioni incredibili"
E Clint non è altro che uno di loro, di questo lei è profondamente convinta.
 
 
 
Quando tornano al Bus il resto della squadra li sta aspettando. Skye si mangia le unghie, May nasconde dietro una maschera impassibile la sua preoccupazione. Trip é seduto per terra, le mani incrociate davanti al viso, a tratti scrocchiate nervosamente. Coulson cammina avanti e indietro senza mai fermarsi, lo sguardo vuoto, la reazione che ha quando teme di aver perso qualcuno (Clint lo sa bene, l'ha visto innumerevoli volte comportarsi così per lui).
La prima che si accorge del loro arrivo é Skye, che giusto il tempo di riconoscerli, ed è già volata tra le braccia di Jemma. Trip arriva subito dopo, stringe la mano a Barton e poi abbraccia la compagna. May sorride e aiuta l'arciere a salire a bordo.
-Devi farti ricucire- gli consiglia solo, notando la ferita.
Coulson gli si avvicina -Grazie per Simmons-
-Avevo promesso che non le sarebbe accaduto altro male-
-Lo so-
-Non solo a Jemma-
 
 
 
 

-Ecco fatto- esclama Simmons, tagliando il filo e riponendo l'ago dentro la scatola. Fascia la ferita e sorride a Clint. Poi torna a guardare il corpo dell'uomo e non riesce a resistere alla tentazione di sfiorare con la punta del dito le innumerevoli cicatrici. Ad un tratto ritira di scatto la mano, abbassa la testa e il sorriso sparisce.
-Cosa succede?- domanda Barton, curioso.
-Se Fitz fosse stato qui ti avrebbe costretto in un modo o nell'altro a raccontargli le missioni in cui te le sei procurate-
-Chi sarebbe questo Fitz?-
-Il mio migliore amico-
-E dove si trova adesso?-
-È in coma, steso su un letto d'ospedale. Mi ha salvato, sacrificando se stesso-
-Dovresti essere con lui. Se mi dovessi svegliare dopo un lungo sonno, la prima persona che vorrei vedere al mio fianco sarebbe quella a cui più tengo-
-Se mai si dovesse svegliare, probabilmente non mi riconoscerebbe. Non sappiamo ancora quanto siano grandi i danni subiti dal suo sistema nervoso-
-Ma tu sai ancora chi è quel ragazzo sdraiato sul letto, tu lo conosci-
Jemma scuote la testa, poco convinta.
-La verità è che ho paura. Ho paura che davvero Fitz non si ricordi di nulla, non si ricordi di tutto quello che abbiamo passato insieme-
-Però tu ricordi tutto. Sarai la sua memoria. Solo che per esserlo devi tornare da lui. Ha bisogno di te-
-Ti è sempre stata al fianco? Intendo, la persona a cui tu tieni di più- chiede ad un tratto Jemma.
Clint non risponde subito, si ferma un attimo a ricordare. Ripensa a tutte le volte in cui si era svegliato in un letto d'ospedale e al suo fianco aveva sempre trovato Coulson. Coulson era la persona a cui avrebbe affidato volentieri la sua vita ed era la persona che gli era sempre stata vicino, fin da quando era venuto a recuperarlo ragazzo al circo. E poi gli viene in mente quell'ultima volta, quando si era svegliato e aveva trovato vicino a se' Natasha. L'aveva guardato per un lungo istante con quei suoi occhi color ghiaccio e lui aveva capito. Non aveva avuto bisogno di parole. Bastava solo quello sguardo. Si era alzato dal lettino e si era rifugiato in bagno. Aveva chiuso la porta e si era lasciato andare alle lacrime, in silenzio. Aveva pianto a lungo, fino a quando, dopo aver sentito il Capitano entrare nella stanza, aveva rotto lo specchio, in preda alla rabbia. Ma il dolore fisico non era servito a nulla, non aveva cancellato nemmeno per un secondo il dolore che provava al petto. Aveva osservato il suo riflesso tra i frammenti del vetro, che rispecchiavano esattamente la condizione della sua anima. Si era rotto. Barton a quel punto non aveva potuto far altro che ricacciare indietro le lacrime e continuare la lotta in cui Coulson credeva.
-Quasi sempre- risponde Clint, rimettendosi la maglietta -Poi è morta-
 
 
 
 

È all'incirca passata da poco l'una di notte quando Jemma sente qualcuno toccarle una spalla. Tenta di urlare, ma una mano le tappa la bocca.
-Ehi, calma, calma- le sussurra una voce a lei nota.
Riconosce gli occhi azzurri di Clint e immediatamente si tranquillizza. Lui regge in mano due zaini e sulle spalle la custodia dell'arco.
-Te ne vai?- domanda preoccupata.
Barton nega e fa segno di seguirla. Escono dall'hotel in cui hanno deciso di alloggiare, raggiungendo una macchina posteggiata lì sotto. L'arciere posa la roba e inizia a armeggiare con la portiera.
-Dove andiamo?-
-Dal tuo amico-
Appena scatta la serratura l'arciere scivola dentro.
-Ehi ragazza, muoviti-
Jemma sale a bordo e poco dopo la macchina parte, sfrecciando nella notte.
 
 
 

-Pigiama con gli elefantini?- domanda divertito Clint, gettando un'occhiata fuori dal finestrino e una a Simmons, terribilmente sveglia e agitata al suo fianco.
-Guarda la strada!- esclama
-Sto guardando la strada-
-Non è vero! È tutto il viaggio che osservi qualunque cosa eccetto l'asfalto-
-Posso assicurarti che non è così-
Jemma sembra tranquillizzarsi appena. Rimane un attimo in silenzio e poi -La tua vista periferica è sviluppata oltre i centottanta gradi?
-Eh?-
-Credo che arrivi addirittura a toccare i trecentosessantacinque gradi. È per questo motivo che riesci a colpire anche bersagli alle tue spalle senza doverti girare, vero?-
-Non lo so. Non mi sono mai posto il problema-
-Se vuoi posso analizzare io i tuoi occhi-
-No grazie, stanno bene come sono-
-Peccato. Però è un superpotere interessante-
-Io non sono un supereroe-
-Al mondo lo siamo tutti, basta fare la cosa giusta. E tu l'hai fatta tante volte-
-Chi te l'ha detto?-
-Coulson-
-Ha sempre creduto molto in me. È soprattutto grazie a lui se sono diventato quello di adesso-
-È un bel rapporto il vostro. Più che colleghi sembrate amici-
Se Jemma non fosse stata così impegnata a guardare la strada, si sarebbe accorta di certo del rossore che colora appena le guance di Clint.
 
 
 
 
La stanza è esattamente come l'ha lasciata. Spoglia e incolore, solo due sedie, un letto su cui è steso Fitz e tanti macchinari che monitorano le sue funzioni vitali.
Simmons si avvicina al suo amico e gli sfiora una mano, per poi stringerla.
-Sono tornata- sussurra -E non me ne andrò-
 
 
 
 
Quando si sveglia sa che qualcosa non va. La mano corre subito al pugnale, nascosto dentro la tasca dei pantaloni, perché l'arco è scomodo in un ambiente così piccolo. Osserva la stanza, ma nulla è cambiato da quando si è addormentato. Si rilassa, strofinandosi gli occhi e sbadigliando, e poi guarda Simmons, ancora tra le braccia di Morfeo, la testa sul letto e una coperta sulle spalle. Sono passate due settimane da quando hanno raggiunto l'ospedale, senza che cambiasse nulla nelle condizioni del ragazzo. Jemma gli ha raccontato tutto di lui, da quando si sono conosciuti fino alla loro prima avventura fuori dalle pareti sicure del loro laboratorio. Sposta lo sguardo su Fitz e si accorge solo adesso di quello che è cambiato. Il ragazzo si è finalmente ripreso dal coma. Due occhi azzurri infatti lo stanno fissando e poi, dopo poco, si spostano sull'amica al fianco.
-Ciao Fitz- lo saluta l'arciere, ma lui non sembra essere interessato.
-Come ti senti?- chiede ancora.
-Bene- la voce è un sussurro roco di chi non parla da tanto tempo -Più o meno-
-Io sono Clint Barton, agente dello SHIELD-
-Lo so chi sei, è da secoli che voglio conoscerti e mettere le mani sul tuo arco e le tue frecce. Sono alcuni dei gioiellini di Stark- gli occhi tornano a fissarlo -Dove mi trovo?-
-In ospedale a New York-
-Perché sono qui?-
Clint non fa in tempo a rispondere che Jemma si muove e, sbadigliando, si tira su. Guarda l'amico e non riesce a trattenere un urlo di gioia e di sorpresa quando lo vede sveglio. Si alza di scatto in piedi e chiede a Barton di cercare un medico per avvisarlo del miglioramento. Ripete il nome di Fitz continuamente, si informa sulle sue condizioni, chiedendo formule matematiche, teoremi di geometria, composti chimici, leggi della fisica e l'ultimo libro letto. Gioisce ad ogni risposta esatta del ragazzo, constatando la perfetta salute del suo encefalo.
-Jemma, perchè sono finito in ospedale?-
Simmons non risponde alla domanda, il sorriso le si congela sul viso e ne pone una a sua volta -Quale è il tuo ultimo ricordo prima di perdere i sensi?-
Leo ci pensa su per un lungo momento -Io non ne sono sicuro. Eravamo appena tornati nel rifugio segreto creato da direttore Fury, dopo aver salvato la violoncellista- Barton si agita sulla sua sedia a disagio. -Non potevamo stare fuori, non eravamo al sicuro, visto che lo SHIELD è caduto. Solo che quando siamo tornati, alla base non c'era più nessuno. May, Ward e Skye e Eric erano tutti spariti-
-E poi?-
-Poi c'è solo il buio-
Jemma sospira e Clint si ritrova a fissarla. La gioia di pochi istanti prima sembra svanita nel nulla e tutto il peso dei ricordi le grava sulle spalle esili.
-Credo di doverti raccontare un paio di cose Leo-
Inizia così a parlare di un morto e del tradimento di un certo Ward -a cui il ragazzo non vuole credere e impiega un bel po' di tempo prima di accettare la dura verità- e di una missione a bordo del Bus finita male, di una caduta nell'oceano in una stanza di vetro, del loro piano per uscire vivi (a quel punti le guance di Jemma si colorano di rosso, ma Fitz non sembra notarlo, troppo impegnato a cercare di incastrare tutti i pezzi) e del provvidenziale aiuto di un Nick Fury molto vivo e poco morto (a quella notizia Clint non può fare a meno di sorridere) della sconfitta di Garrett (Barton ne ha sentito parlare proprio da Phil, come suo compagno durante l'addestramento) e della promozione di Coulson a direttore del nuovo SHIELD. A quella notizia sia l'arciere che il ragazzo sgranano gli occhi sorpresi e Jemma deve aspettare a lungo prima di riprendere a parlare.
-Sei rimasto in coma per più di tre settimane e avevamo paura che i danni subiti fossero davvero troppo estesi e che tu non ritornassi più quello di un tempo. In effetti ero terrorizzata all'idea di perderti-
-Scusami-
-Per cosa?-
-Per averti fatto preoccupare-
Gli occhi di Fitz sono bassi, fissi sulle lenzuola, quelli di Jemma si colmano di una dolcezza e di un affetto infiniti. Barton si alza e lascia la stanza, diventata troppo piccola per lui. Simmons però lo trattiene solo qualche secondo, quando lo chiama e –Grazie Clint-.
Lui sorride ed esce.
 
Cammina per un po' per i corridoi dell'ospedale, fino ad arrivare sul tetto. Respira a pieni polmoni e si siede per terra. Il Sole all'orizzonte sta tramontando e il cielo è una distesa infuocata sopra la sua testa, uno spettacolo incantevole. Poi il cellulare inizia a squillare e Clint risponde subito, ghignando. Non ha nemmeno bisogno di leggere il nome di chi lo reclama. È lo stesso che nelle ultime settimane l'ha cercato migliaia di volte al giorno, senza ottenere mai una risposta.
-Salve Signore. O forse preferisce essere chiamato Direttore Coulson-
"Barton, dove ti trovi in questo momento?"
-Lo sa benissimo-
"Come sta Fitz?"
-Si è appena svegliato. Le sue condizioni sono buone, secondo Simmons non ha riportato alcun tipo di danno. Solo che non ricorda gli ultimi avvenimenti, ma ha già iniziato ad aggiornarsi-
Può immaginare benissimo l'espressione sollevata di Phil, libero da un'altra preoccupazione, felice di aver recuperato un agente.
"E tu?"
-Io sono su un tetto a godermi lo spettacolo del tramonto. Non bello come quello vissuto a Istanbul, ma piacevole. Se lo ricorda signore?-
Phil sorride dall'altro capo del telefono "Come potrei mai"
No, infatti non potrebbe. Non potrebbe dimenticare la loro prima notte insieme, impegnati in una lotta fra le lenzuola di un vecchio letto di un dimenticato motel per scaricare la tensione tra di loro, dovuta ad una missione quasi suicida, dalla quale erano usciti vivi per miracolo.
"Torna a casa Barton, ti aspetto" la telefonata termina con quella frase che ne sa di calore e affetto.
Per la prima volta dopo tanto tempo, dopo il suo risveglio vicino a Natasha, dopo quella tremenda notizia, dopo essersi sentito vuoto per così tanto tempo, Clint si sente finalmente felice. E completo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 



















Note dell'autrice.
Torno a pubblicare dopo millenni.
Questa storia in verità non era prevista, è nata da sola. Si è scritta da sola.
La vicenda si colloca dopo la fine di Agents of SHIELD e gli avvenimenti di Captain America: The Winter Soldier. In questo momento di assoluta confusione noi non sappiamo assolutamente nulla del destino di Clint, che si deve essere perso, dimenticato nel luogo dal nome impronunciabile della sua ultima missione, mezo morto, senza squadra di recupero, senza mezzi per tornare a casa. Ecco, nel mio Head Canon lui invece è riuscito a scappare e raggiungere l'America, dove è venuto a conoscenza della caduta dello SHIELD, ma a cui è rimasto fedele perchè è la sua unica famiglia e io di questo ne sono assolutamente certa. E poi è stato recuperato da Coulson e dal suo team, per formare di nuovo un'allegra famigliola felice come è giusto che sia.
Riguardo all'ammmore smisurato che Fitz-Simmons provano nei suoi confronti. Beh, ecco, non so bene da dove mi sia uscita questa idea, ho sempre visto i due come gli ammiratori di Stark e Banner, perchè sì, ma anche loro sono dello SHIELD come Barton e Barton è uno dei migliori agenti, oltre che allievo di Coulson, loro capo (sì, Head Canon anche questo) e quindi è ovvio che loro lo amino, perchè, dai su, chi non ama Barton?
La storia è per Alley, che la pensa come me su praticamente ogni cosa e con cui mi diverto troppo a discutere e che è una persona magnifica anche se non l'ho mai conosciuta dal vivo ma che deve esserlo per forza perchè va così a me.
Detto questo, saluti. Alla prossima, sperando che non sia fra tremila anni.

Alice.
   
 
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