Era una notte di primavera... Il ciliegio danzava tenendo per mano il Vento amico.
Un
flauto suonava nell'ombra; le dolci note riempivano di dolcezza i
frutti dell'albero, i cui fiori volavano e abbigliavano la gentile
brezza. Una donna guardava e piangeva, i polsi tagliati ed il sangue che
veniva assorbito dall'avida terra.
E più questa si abbeverava,
più si ammalava poiché quel sangue era marcio, sporco, imputridito
dall'eroina che si era impossessata pian piano della vita della
fanciulla.
Era un ciliegio meraviglioso, davvero. Talmente grande da riempire la volta celeste.
In
quella notte di primavera, priva del suo amore naturale, la fanciulla
moriva, dimentica del luogo sacro in cui aveva giaciuto con l'uomo che
più di ogni altro amava.
Al suono del flauto aggiunse il suo
sussurro: " Sii veloce, mia Thanatos, sii fulminea a concedermi la
pace... Mi hai tranciato le vene con la tua falce, ma gioconda ancora
non ti prendi ciò che hai preteso."
Una risata, nient'altro che questo.
Mors arrivò con lentezza, avanzando su un prato che repentino veniva ucciso.
L'Aurora
arrossì a tanto sfacelo: il tronco del ciliegio ritorto; i fiori rossi e
non più rosei; il corpo esanime della fanciulla con gli occhi ancora
aperti ed umidi; la terra ricolma di vermi che si contorcevano per il
veleno che avevano assorbito.
"Signora della Fine, sei
venuta con il tuo seguito ed hai lasciato le tue tracce. Ma il flauto
ancora suona, io lo posso sentire."
Un giovane sorrise
sulla collina, accanto agli ulivi. Quando il primo raggio di sole
gl'illuminò gli occhi irradiò la follia che si celava dietro quel volto
angelico.
"Il Volto dell'Amore è sfaccettato; si ascolta
ciò che par sinfonia, non percependo l'agonia di un grido che strazia
l'animo più puro."