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Autore: Paper Town    27/05/2014    0 recensioni
"Jess camminava tranquilla per Sydney.
Ash le stava accanto, sorrideva, come al solito.
Molti si domandavano perché sorrideva, perché sorrideva stando accanto a lei.
Lui che era un ragazzo tanto dolce.
Lui che poteva avere molto di più.
ma era proprio per questo che lui aveva scelto lei: non voleva molto di più, voleva dare a lei la sua dolcezza.
A lei, e alla sua altra metà."
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786 words
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Double Personality.

E se ti nega tutto quest'estrema agonia
E se ti nega anche la vita respira la mia
(Tiziano Ferro – Il Regalo Mio Più Grande)


Jess camminava tranquilla per Sydney.
Ash le stava accanto, sorrideva, come al solito.
Molti si domandavano perché sorrideva, perché sorrideva stando accanto a lei.
Lui che era un ragazzo tanto dolce.
Lui che poteva avere molto di più.
ma era proprio per questo che lui aveva scelto lei: non voleva molto di più, voleva dare a lei la sua dolcezza.
A lei, e alla sua altra metà.
Quei momenti in cui l’altra prendeva il sopravvento erano terribili. Ash non la riconosceva quasi. Lei era fuori di testa. Era cattiva. Lo picchiava. Buffo, vero? Di solito sono gli uomini a picchiare le donne che subiscono indifese e sole.
Ma non in questo caso. In questo caso era Ashton a stare fermo ed indifeso. In questo caso era Ashton a subire. Subiva e non diceva nulla. Subiva e non reagiva, solo per paura di farle male, solo per paura di ferire il suo fragile ed esile corpo.
Ed era per questo che si prendeva tutti gli urli, tutti i vasi, tutte le botte: per proteggere il suo fragile corpicino.
E quando Jess si risvegliava da questi attacchi piangeva.
Piangeva perché sapeva di essere.. pazza.
Piangeva perché tutto il mondo le cadeva addosso, perché sapeva che aveva picchiato l’unico che le era stato accanto.
E anche quel pomeriggio Jess era impazzita. Anche quel pomeriggio Jess aveva lanciato di tutto addosso al povero Ash, che rimaneva fermo, che subiva tutto quello impotente, incapace di reagire.
Non piangeva, non faceva nulla.
Aspettava solo che l’attacco di pazzia sfumasse via lentamente, come stava sfumando via tutta la sua intera esistenza.
E solo dopo un’ora Jess era tornata in sé. Solo dopo un’ora Jess si era fermata, si era rannicchiata in un angolo supplicandolo di perdonarla, supplicandolo di non lasciarla.
Ma Ash l’aveva già perdonata. Non era colpa sua se lei era così. Non era colpa di Jess se era più fragile degli altri.
E come tutte le volte Ash le si era avvicinato, l’aveva abbracciata, l’aveva stretta al suo petto, l’aveva baciata.
«E’ tutto okay, Jessie, è tutto okay.» lo ripeteva sempre. ma sempre non era tutto okay.
E Jess lo sapeva. Sapeva che era per causa sua se Ash si stava distruggendo, sapeva che era per causa di quella lì che Ash aveva lasciato la scuola e non aveva più vita sociale. Sapeva che era tutta colpa sua.
Ma Ash non lo voleva ammettere. E la strinse nel grande letto profumato. Si addormentò con la sua fragile Jess tra le braccia, stretta al suo petto. Si addormentò con le braccia della piccola bionda che lo stringevano.
Ma quando si svegliò quel corpo fragile non era più stretto al suo possente.
E quel fragile corpo non era nemmeno in casa.
Quel fragile corpo, con quella fragile anima, con quelle fragili anime, se ne era andato. Era andato sul ponte, era in lei. Si era seduta sul bordo.
La vera lei voleva buttarsi, voleva rendere la vita del povero Ashton ancora perfetta, di nuovo bella e serena. Ma l’altra. Quella cattiva. Aveva preso il sopravvento. E Jess lottava contro quella che voleva continuare a fare del male all’unica anima innocente che c’era nella sua casa.
Ma, come al solito, l’altra aveva vinto.
Era impazzita nella notte, barcollava, lottava, quando dei poliziotti l’avevano trovata. L’avevano cercata di prendere con le buone, davvero ci avevano provato.
Ma l’altra lottava ed era forte. Era talmente forte che uno dei poliziotti aveva dovuto tirare fuori la pistola.
Voleva colpirla alla gamba, ma la mano gli tremava.
Voleva colpirla alla gamba, ma non aveva mai sparato prima ed era terrorizzato.
Bang.
Il colpo era partito. E l’aveva colpita al cuore.
Era caduta per terra. E in quel momento Ash si era svegliato. Aveva sentito una parte di sé morire. e aveva pianto. L’aveva capito subito, lui. Aveva compreso cosa era successo.
Ma mentre piangeva sorrideva.
Mentre piangeva era felice.
Era felice perché lei ce l’aveva fatta, lei aveva vinto.
La sua piccola Jess, anche se con aiuti esterni, aveva sconfitto colei che la sconfiggeva.
Quell’agonia era finita. Ash poteva risentire la vita che lei si era presa rientrare in lui, mozzargli il fiato.
Ash sapeva che lei era ancora lì con lui.
Perché i ruoli si erano invertiti: prima lei respirava la vita di lui, lei viveva di lui, ma adesso.. oh adesso era lui che respirava la sua vita sfumata via, la vita della sua piccola Jess, non quella dell’altra. Ed era una vita talmente forte che Ash voleva urlare a tutto il mondo che:
«La doppia personalità è stata distrutta.»












writer.
Gah. Che dolore che fa questa storia.
Gente, eccomi con la mia prima OS su Ash!! Yeeeee *balla la macarena*
Okay, torniamo ad essere normali.
L’idea della doppia personalità mi girava in testa già da tanto, e finalmente l’ho scritta. Yep.
Mi dispiace solo un po’ per Ash.
L’ho reso un po’ come io mi immagino Ash e un po’ com’è un mio amico: dolcissimo, capace di perdonare anche quelli che gli hanno fatto un grandissimo torto.
Quindi molti feels in questa storia *-*
E poi la citazione della canzone di Tizi all’inizio la trovo troppo appropriata per questa storia: l’agonia che le nega tutto, perché non vive mai serena, lui che si offre di farla vivere di lui alla fine.
Okay, okay, basta parlare di questa storia.
Vi lascio a tutti gente, recensite se vi va, sappiate che vi sarò immensamente grata :)
Evaporo,
#yay #aww Manu xx

 
   
 
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