Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: Meli_mao    02/08/2008    6 recensioni
Il rapporto della famosa coppia Tsubasa Sanae è messo in crisi col matrimonio, proprio ora che sembravano aver trovato la soluzione per stare insieme e non soffrire mai più. Delusioni e ancora delusione e un amore che cerca di superare tutti gli ostacoli. Tra una giornalista impicciona e i vecchi amici di sempre si snoda la loro storia...Commentate!!!
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L’aveva fatto di nuovo…avevano litigato di nuovo.
Dopo una storia così tormentata come la loro, avevano creduto che sposandosi avrebbero risolto ogni problema. E invece no, era stata solo una amara illusione.

Sanae e Tsubasa si erano trasferiti in Brasile subito dopo il matrimonio…lui aveva comprato una villetta non troppo lontano dal campo di allenamento, con vista sull’oceano e con un giardino davvero grande, dove far giocare i loro bambini.
L’aveva comprata senza dire niente a Sanae, che anzi credeva di dover fare qualche mese di convivenza anche con Roberto, visto che prima abitavano insieme,  in attesa di trovare un nuovo appartamento. Invece si era ritrovata a vivere fin da subito in un mondo di fiaba, con l’uomo che amava al suo fianco nella casa dei sogni…la vita perfetta insomma, cosa aspettarsi di più?
Fin da subito si era resa conto che non sarebbe stato facile. Tsubasa era spesso sotto pressione per gli allenamenti e le partite, pur essendo titolare doveva far rispettare la sua posizione. Tornava tardi la sera trovando spesso la cena fredda e Sanae addormentata sul divano ad aspettarlo.
Teneramente la prendeva in braccio e la portava al piano di sopra nella loro camera, poi cenava da solo riscaldandosi il tutto.
Parlava sempre meno con lei…meno di quando c’era un oceano fra di loro.
E quando la trovava sveglia si ritrovavano a litigare per cose stupide.
Ma quell’ultimo giorno l’argomento del litigio era tutt’ altro che superficiale.
Era da un anno che erano sposati, un anno esatto quello stesso giorno.
Lui aveva giurato che sarebbe rientrato nel pomeriggio per essere pronto a una cena fuori con lei.
Lei aveva passato l’intera mattinata in centro per trovare il vestito adatto, mettendoci il doppio della fatica visto che il portoghese ancora non lo sapeva alla perfezione, ed essere perfetta solo per lui.
E invece ancora un volta l’aveva spettato sul divano piangendo fino a che stremata dalle lacrime non aveva ceduto al sonno.
E tsubasa correva, correva per ridurre il ritardo almeno di qualche minuto, consapevole di averla ferita di nuovo.
Senza badare a far piano era entrato in casa sudato e ansimante e proprio nel chiudere la porta l’aveva svegliata, trovandola ancora più bella con gli occhi rossi i capelli in disordine e con trucco colato.
Il suo volto sconvolto faceva contrasto con il suo corpo fasciato nell’abito blu notte tanto perfetto.  
“Che ore sono?” aveva chiesto lei guardandolo dritto negli occhi. La domanda sembrava una sorta di supplica…ancora sperava che non fosse troppo tardi.
“Le 9 meno 5…se faccio una doccia veloce e intanto tu chiami il ristorane facciamo ancora in temp..”
“Avevamo prenotato per le 8 Tsubasa…lascia stare..” e nel sentire il tono della sua voce lui senti qualcosa spezzarsi.
Era stanca la sua Sanae…e non stanca di fisico, ma di mente, di cuore.
L’aveva delusa ancora…sperava che averla con lui in Brasile l’avrebbe resa felice, e invece soffriva ancora, di più.
“Scusa..” un sussurro, una supplica.
“Scusarti? E di cosa…dovrei forse essere arrabbiata perché ho passato il giorno a cercare il vestito giusto per essere sexy per te? O perché c’ho messo esattamente 2 ore e un quarto per prepararmi per te? O ancora perché come una stupida ho creduto che tu potessi arrivare in orario almeno…ALMENO stasera? O forse perché sono sempre messa dopo gli allenamenti, le partite, la squadra e dopo Roberto?....dovrei essere forse arrabbiata per tutto questo? Assolutamente…”
Ecco era partita in quarta come al solito, stavolta però senza risparmiargli niente. Nemmeno si era accorto di aver detto tutte quelle cose…da quanto è che le pensava? Da un’intera vita.
“Sei stanca di me?” e il suo sguardo riusciva sempre a intenerirla.
“Sono stanca di quello che tu rappresenti per gli altri Tsubasa…perché vorrei che tu fossi almeno per un giorno solo mio, e invece devo spartirti con miliardi di altre persone”
disse lei alzandosi dal divano, sistemandosi in modo nervoso il vestito lungo i fianchi e dandogli le spalle.
“Credo di aver bisogno di una pausa da tutto questo…è da un po’ che ci sto pensando..”
e se solo l’avesse guardato in volto avrebbe letto il terrore nei suo grandi occhi che l’attraversavano, la perforavano da dietro. Per questo si era voltata…perdersi nelle sue iridi non l’avrebbe aiutata, avrebbe ceduto sotto il peso dell’amore che provava per lui e non voleva…aveva solo bisogno di staccare la spina per un po’, solo quello.
“Pausa??? Ci prendiamo una vacanza se vuoi, chiedo qualche giorno di permesso e ..”
“Devi chiedere dei giorni di permesso per stare con me, ma te ne rendi conto? È proprio di questo che sto parlando Tsubasa…siamo distanti anche quando vogliamo stare vicini…magari mettendo davvero un po’ di distanza fra di noi chiariamo le idee…”
“Vuoi andartene??? Io le idee le ho chiare Sanae. Voglio stare con te, lo sai..”
“Non lo so più…forse sono solo io, si…sono io che devo chiarirmi la mente…ho preso un biglietto aereo per il Giappone poco fa, ho chiamato l’aeroporto e ne ho trovato uno per il volo di domani pomeriggio alle 2”
i pugni serrati sul tessuto dell’abito, i capelli sugli occhi. Le faceva male dire tutte quelle cose, terribilmente male.
“Guardami….Sanae, guardami!”
e dal tono di voce, capì che era arrabbiato, spaventato…e altri sentimenti tutti nello stesso momento.
La prese per il braccio e quasi con forza la fece voltare.
“Guardami…” un sussurro sul suo volto, e il respiro di suo marito che le solleticava il naso.
“Ne ho bisogno…per favore.. starò da mia madre” e finalmente lo guardò, dura e orgogliosa come quando l’aveva conosciuta e con gli anni ancora più bella.
E lui la lasciò andare, staccandosi di un passo da lei, come bruciato dal contatto.
Estrasse dalla tasca un pacchetto sottile e lungo e lo appoggiò sul tavolino della sala poi prese velocemente la via delle scale e il suo “Buon anniversario, amore” si perse tra quelle pareti.
Quella notte Tsubasa dormi nella camera degli ospiti.
Non rivide Sanae per diversi mesi.

La notizia che il grande giocatore Ohzora era stato lasciato dalla sua mogliettina dopo un anno di matrimonio e un’intera vita di fidanzamento non passò inosservata.
Il gossip e i paparazzi esistono in ogni posto e in ogni epoca…e ben presto la loro storia, i loro sentimenti e i loro ricordi furono spiattellati in prima pagina su tutte le riviste che volevano vendere.
Ma lui andava avanti…non l’aveva chiamata mai nemmeno una volta. Voleva spazio? Lui glielo stava dando.
 Sapeva dove trovarla…da sua madre…questo lo faceva stare più tranquillo. Ma la casa era immensamente vuota, il letto era sempre più freddo e il sole accecante dal Brasile non lo riscaldava più. Così si trasferì nei dormitori della squadra con altri compagni.
Roberto non gli stava molto addosso ora, sapeva che soffriva.. ma lui rimaneva oltre l’orario per allenarsi, andava a correre due volte al giorno al posto di una e usciva di sera con gli altri della squadra, non l’aveva mai fatto.
Poi un giorno Roberto l’aveva fermato dopo un allenamento e gli aveva detto, col suo fare disinteressato che però nascondeva un grandissimo affetto per quel ragazzo che aveva visto crescere:
“Per quanto io apprezzi il tuo impegno, la tua costanza e il fatto che sei migliorato ogni possibile aspettativa sia come forma fisica sia come tecnica, io credo che tu abbia bisogno di qualche giorno di relax, riposati…magari vai a ritrovare gli altri a casa tua, i tuoi genitori..”
“Mi stai dicendo di andare da Sanae?.. non lo farò! E poi se miglioro tanto perché vuoi farmi fermare?”
“Perché non sei una macchina ragazzo…e se il tuo corpo si ferma non avrei più niente..”
“Ho sempre la mia anima..” cercò di sdramattizzare Tsubasa.
“Quella è andata in frantumi il giorno che lei ha preso quell’aereo..”
e quella frase lo fece zittire e impallidire di colpo.
“Da quanto non sai più niente?”  continuò l’allenatore, perché con lui aveva una grande confidenza, come fosse suo padre ormai.
“Più niente di che?”
“E’ il tuo modo di non pensarci, fingere che non sia successo?” continuò con voce dura.
Tsubasa abbassò lo sguardo fissando un punto imprecisato sul campo.
“Tre mesi questo sabato…”
e ammettere a se stesso che era trascorso così tanto tempo gli lacerò di nuovo il cuore, ma rimase impassibile.
“E lei? Si è mai fatta sentire?”
“Ha lasciato dei messaggi in segreteria….sta bene!” disse con tenerezza pensandola.
Lentamente Roberto si alzò dalla panchina e si diresse verso l’interno dell’edificio…
“Dentro c’è il telefono sai?...chiamala”
Ma non lo fece…nemmeno quella volta.
Aveva giurato che le avrebbe lasciato tempo e spazio e l’oceano atlantico era abbastanza.. non voleva metterle fretta. O semplicemente tremava all’idea di rivederla e di sentirsi dire che senza di lui stava meglio.
Iniziava il campionato…avrebbe dedicato ogni vittoria a lei…come faceva sempre.
Il mondiale si sarebbe tenuto in Germania, cambiare aria gli avrebbe fatto bene.

Sia alla partenza che all’arrivo l’aeroporto era inondato di fotografi, giornalisti e fans.
Aveva già stabilite almeno due interviste quello stesso giorno, ma riuscì ad annullarne una con la scusa che non reggeva molto il viaggio in aereo e stava poco bene..ma per la seconda non aveva scampo.
Si diresse verso un salottino stile rinascimentale che l’hotel aveva messo a disposizione per quel genere di cose.
Il giornalista era già li. Una donna…anche molto affascinante. Gonna stretta, camicia scollata, occhiali sul nasino leggermente alla francese, biondissima come tutte le tedesche, alta e con le curve al posto giusto.
Tutta la squadra, che l’aveva intravista dalla porta, perdeva letteralmente la bava…e Tsubasa si trovò spinto dentro nella stanza a suon di pacche di incoraggiamento dagli altri.
Ma lui a certe cose nemmeno ci faceva caso.
“Salve…”  disse quasi timidamente.
“Il famoso  numero dieci…prego prego, l’aspettavo…sono Amalia, Amy per gli amici, mi chiami come preferisce comunque..”  
Già le stava sui nervi quel suo modo di parlare troppo veloce.
“Allora.. non si lascia intimidire da me, sono una donna ma me ne intendo di calcio, mio padre giocava quando era giovane, mi ha sempre incuriosita.. lei è molto giovane, ma ha un’ottima preparazione atletica, decisamente migliorata negli ultimi mesi.. cosa l’ha spinta a pretendere sempre di più da se stesso?”
era già alla prima domanda in meno di mezzo minuto.
“Ho solo pensato che per il mondiale bisogna dare il meglio di se, così ho faticato il doppio però ora sono soddisfatto..”
“E non c’entra il fatto che da quando  sua moglie l’ha lasciata lei abbia avuto bisogno di occupare il suo tempo libero che prima non aveva?”
Ecco…ora voleva ucciderla.
“La mia vita privata non rientra nei suoi interessi, signorina… ho sempre avuto molto tempo per allenarmi, è il mio lavoro!” concluse lui irritato.
“Beh ora capisco…se io fossi stata sua moglie e mi fossi sentita così trascurata e messa dopo gli allenamenti anch’io l’avrei lasciata..”
“Ma lei infatti non è mia moglie..”
“Ma il risultato sarebbe rimasto invariato”  sorrise lei continuando a scrivere su un’agenda.
“Dove vuole arrivare..” si era scaldato ora Tsubasa. Toccategli tutto ma non la sua Sanae.
“O si calmi, mi dispiace…cercherò di non entrare più nel personale, le chiedo perdono..” ma il tono di voce era immensamente falso.
“Altra domanda?” continuò imperterrita. “Allora…tutti sanno la sua grande storia, il pupillo del famoso Roberto…come è stato essere allenato da un grande campione?”
Domanda abbastanza normale pensò lui.
“Beh mi ha sempre trattato come tutti gli altri, ne più ne meno…certo aver vissuto con lui ha reso possibile un rapporto fra noi al di fuori della squadra…l’ho sempre visto come mio fratello maggiore, anzi più come un secondo padre, ha sempre preteso molto da me, mi ha reso quello che sono..”
“Quindi è stato lui a causarle la rottura del rapporto con la sua ragazza storica e poi moglie?”
“Ma che sta dicendo…Roberto non c’entra nulla..”
“Lei ha appena detto che l’ha resa quello che è ora, giusto? Beh lei ora è un uomo quasi divorziato..”
“LA SMETTA!” si era alzato, arrabbiato più che mai…come si permetteva quell’estranea di insinuare certe cose?
“La smetta, cosa le importa del mio rapporto con mia moglie! Non sono affari che la riguardano.. siamo qui per parlare di calcio e di nient’altro!”
lentamente si risedette sulla poltroncina di pelle sempre fissandola in modo serio. Un po’ l’aveva fatta spaventare, ma se l’era cercata.
“Sono i suoi ammiratori che vogliono sapere di più del loro campione, capitano…così la chiamano vero? Che effetto le fa sentirsi chiamare così da ragazzini in visibilio e da donne affascinanti come me? ”  chiese con un sorrisino malizioso avvicinando la sedia alla poltroncina.
“Lo stesso effetto che mi fa sentirmi chiamare così da qualunque altra persona, non capisco la domanda, scusi..”
Leggermente delusa ma per nulla vinta la donna tornò alla carica:
“Dico…se io ora la chiamo capitano” e sottolineò la parola “A lei che effetto fa?”
“Beh sono lusingato…è un titolo che ho sempre mantenuto con onore” rispose Tsubasa ancora poco convinto.
“Bene.. quindi le piace sapere che donne affascinanti la ammirano e si interessano a lei non solo come giocatore”
“Sinceramente non ho mai fatto distinzione fra ammiratori maschi o femmine..” sorrise quasi dispiaciuto grattandosi il capo con la mano.
“E’ un gesto che fa spesso???” chiese lei curiosa.
“Cosa?”
“Grattarsi la testa con la mano” continuò
“Solo quando sono in imbarazzo…almeno questo è quello che dice Sanae…” ma si zittì di colpo.
“Sanae?? A già…la sua mogliettina” ghignò soddisfatta.
“Penso che possa bastare” disse il capitano alzandosi e porgendole la mano per salutarla.
Anche lei si alzò facendosi pericolosamente vicina a lui.
“E’ stato davvero un piacere parlare con lei signor Ohzora…ci rivedremo”
“Non posso dire altrettanto…arrivederci” e senza aggiungere altri Tsubasa uscì dalla stanza parecchio giù di morale e con una gran voglia di sentire la voce della donna che amava.
Non che non lo avesse voluto per questi mesi, ma aveva raggiunto il limite.
Roteò leggermente gli occhi per la stanza fino a che il suo sguardo non caddo sul pacchetto rosso e blu che Sanae le aveva fatto per l’anniversario…non l’aveva mai aperto senza sapere che un altro pacchetto, su un comodino, in Giappone, allo stesso modo era ancora impachettato.

Allora…io primo capitolo di una fanfic senza pretese, ancora insicura sul seguito, ma la continuerò.. adoro i lieti fine ma per questa fic non sono sicura di niente.
Fatemi sapere cosa ne pensate.. fa sempre piacere sentire dei pareri da chiunque! Please…baci
Meli_mao

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Meli_mao