Invoco te, mia musa
dai prosperosi fianchi
e i dolci seni.
E invoco Venere, e tutti
gli amanti arsi vivi
da la passione stessa.

Dei dolci, affannati respiri
deificati ognuno come
se fossero piccoli santi
che m'ascendono al cielo, 
ricordo con piacere periodo
e suono, intensità 
e pur la densità 
dell'aria rarefatta
sentita sul mio collo.

Le mani grandi mie
sui fianchi tuoi, da
me adorati fino
alla perdita del senno.
Il lor contatto priva
il mio pensiero di quel
razionalizzare ch'è tipico
dell'intellettuale.
Li sento fremere, li stringo
e comunico nella stretta
il mio enorme desiderio
la mia voglia d'averti.

Il sapore dolce de le
tue labbra rosse, è
caramella soffice, ambrosia
degli Dei, contorno di tutto
questo nostro atto
in cui ci stiamo amando,
in cui ci apparteniamo.

Mi sfiori con il tuo,
il piede mio; e fremo
nel sentirlo e brividisco
mentre scoppio, e non ce
la faccio ad aspettare
ché il bisogno è troppo
forte.
Ed entro dentro, mi avinghi
alle tue gambe e godi
di piacere, e me lo fai
sentire.

Il tuo calor m'assale
mi sento violentare, ma 
io vittima, non soffro affatto.
In vero, se in questo istante 
firmo per un posto fisso
al nero e caldo inferno 
me ne infischio; perché
la caduta avvien sempre
dall'alto, e mentre
t'amo nella morsa de le
tue gambe, tu demone,tu
angelo, mi mandi dritto
all'etere infinito, e tutto è
fermo, e scorre indifferente
mentre io e te consumiamo
la passione, facendo l'amore.