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Autore: Rijaa    28/05/2014    0 recensioni
1968.
[...] Potrebbe anche essere il lavoro più faticoso e meno pagato del mondo, ma lo sto facendo non per me, ma per la persona che amo.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peter Gabriel, Tony Banks
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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15 dicembre 1968
Andando per le lunghe, mi sono reso conto che Peter deve essersi accorto di qualcosa.
Alla mia indifferenza risponde con indifferenza: da circa una settimana imbandisce la tavola solo per due, ovvero per lui e Mike, e non mi guarda in faccia nemmeno di striscio.
Quando andiamo a letto, invece, si gira sul suo lato col solito libro in mano e il lumetto acceso, fingendo che io non ci sia proprio. Questo si ripete ogni giorno, e onestamente inizio a farmi qualche scrupolo di coscienza: siamo una coppia, e se lui si comportasse così con me, io inizierei a pensare al peggio.
Però mi preoccupo, perché non voglio che si faccia qualche strana idea, tipo presunti tradimenti in stile La Mandragola.
Proprio ieri è successa una faccenda che mi ha lasciato con l'amaro in bocca. Eravamo appena tornati nel residence, dopo le classiche otto ore di lezione. Peter era in cucina a preparare il pranzo, come al solito, quando io mi sono seduto attorno al tavolo.
Si è girato per un attimo verso di me, ma poi ha schivato subito il mio sguardo. Gli ho chiesto se avesse qualcosa che non andava, e mi ha detto che quello problematico ero io.
Ho capito subito a cosa voleva andare a parare.
Mi ha domandato cosa avessi, e perché sparissi ogni pomeriggio sempre alla stessa ora, e perché rincasavo nella tarda serata. Non sapevo assolutamente cosa dire. In quel momento avevo i nodi in gola, perché la mia mente mi diceva di portare avanti la mia strategia, mentre il mio cuore mi diceva di non far soffrire quel che più prezioso ho nella mia vita.
E ho ascoltato il cervello: l'ho scacciato in malo modo, alzando anche un po' la voce -cosa che so benissimo che lui odia- dicendogli che non erano affari suoi.
In un attimo, i suoi occhi si erano riempiti di lacrime e stringeva i pugni per cercare di non scoppiare a piangere. Mi ha voltato le spalle e l'ho sentito singhiozzare, in un angolo, con le mani davanti al viso.
Peter odia mostrarsi fragile, a tutti, specialmente a me però.
Diamine, non avete idea di quanto mi sono sentito male in quel momento.
L'ho fatto non perché fossi arrabbiato, non per altro, ma perché volevo tenere nascosto ancora per un po' il mio piccolo segreto. Peter poi è corso via senza dire una parola, sbattendo la porta e chiudendosi in camera sua per il resto della giornata. Lui stava soffrendo per quello che aveva sentito, io invece stavo soffrendo ancor di più per quello che avevo detto e fatto.
Sono rimasto a fissare il vuoto per una manciata di secondi interminabili, pensando se ne fosse valsa effettivamente la pena.
Tony.
  
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