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Autore: DrunkBunny    28/05/2014    5 recensioni
La semplice e tranquilla vita di Alison verrà presto sconvolta da degli strani avvenimenti che la porteranno a conoscere Nathan, un ragazzo con un gran segreto alle spalle…
Dalla storia:
Sentivo il sangue affluire dal mio corpo. Il dolore era insopportabile. Urlavo, piangevo disperata ma lui non aveva nessuna intenzione di mettere fine a quella tortura. Continuava a succhiare il mio sangue con insistenza.
Caddi per terra, col sangue che sentivo scivolare via dal mio corpo.
Un botto, un urlo, poi più niente. Attorno a me solo buio e silenzio…
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A volte le tue scelte ti portano a cambiare totalmente vita…
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jay McGuiness, Max George, Nathan Sykes, Siva Kaneswaran, Tom Parker
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Your Dark Side

Capitolo 13

Paura

 
Entrai nella cucina, spalmata contro la schiena di Max che mi teneva la mano. Erano tutti seduti attorno al tavolo, compreso Nath che, a differenza degli altri, non faceva che girare continuamente il cucchiaio nella sua tazza apparentemente vuota, con lo sguardo perso nel vuoto.
Mi sedetti al suo fianco, mentre Max prendeva posto di fronte a me, alla destra di Tom che chiacchierava con Jay, seduto a capotavola. Mi avvicinai al collo di Nath, sfiorandoglielo con la punta infreddolita del naso, e gli lasciai un appena accennato bacio sulla guancia. Lui, in risposta, incastrò le sue dita con le mie, stringendomi forte la mano e nascondendo il viso nell’incavo del mio di collo. Mi faceva pena vederlo così, era come se volesse farsi perdonare per quello che era successo, quando l’unica cosa che io volevo sentirmi dire era un semplice ‘Dimentichiamo tutto, riproviamoci’.
“Che hai Nath?” chiese Siva, prendendo un morso dal suo biscotto con scaglie di cioccolato.
“Non ha nulla, solo un po’ stanco” risposi io, accarezzando lentamente i suoi capelli.
“Beh, dopo che ha distrutto l’intera camera, ieri sera” osservò divertito Jay, lanciandomi un occhiolino.
Nath si irrigidì e lo sentì borbottare qualcosa sulla mia pelle, che rabbrividì. Lanciai uno sguardo a Max che subito si lanciò sul tavolo per poter dargli uno schiaffo dietro la nuca. “Fatti i cazzi tuoi!”
Jay, dall’espressione irritata di Max e la mia preoccupata, capì che c’era qualcosa che non andava e si scusò. “Scusami, Alison” Scossi il capo, rivolgendogli un sorriso.
“Che hai al braccio?” sbottò Tom, facendo un cenno col capo, mentre un’espressione spaventata alleggiava sul suo volto. Guardai la mia spalla e notai che dalla manica della mia camicia da notte si intravedeva un alone di sangue.
“Nulla” lo liquidai io, alzandomi di scatto dalla sedia e trascinando Nath con me. Ma prima che potessi varcare la soglia di quella stanza Tom si parò al mio fianco, svelando la mia fasciatura. I suoi occhi percorsero tutta la superficie del mio braccio, notando anche le ustioni.
Ad Angel, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, scappò un gridolino.
“Che cosa le hai fatto?!” urlò furioso, Tom, sbattendo Nath, ormai impassibile a qualsiasi azione, contro il muro.
“Tom, ti prego!” esclamai io, spaventata dalla situazione.
“Bastardo le hai fatto del male!” continuò lui, digrignando i denti. “Avevi promesso che non l’avresti toccata!”
“Non l’ho fatto apposta!” ribatté Nath, disperato. Quella discussione lo stava facendo soffrire ancora di più. “Ho perso il controllo, non me ne sono reso conto!”
“Ti supplico Tom, lascialo in pace!” sbattei i piedi sul pavimento, mentre grossi lacrimoni scendevano a fontana dai miei occhi arrossati.
“Ha rischiato di lasciarti senza il braccio sinistro!” urlò ancora, Tom, volgendomi lo sguardo. “E tu! Sapevi i rischi che correvi eppure ci hai fatto sesso!”
“Max, aiutami” lo pregai, singhiozzando. Non se lo fece ripetere due volte e si avvicinò ai due con un agile balzo, prendendo per il colletto della maglietta Tom e allontanando da Nath, che rimase lì dov’era guardandomi.
“Tom la devi smettere di metterti in mezzo, cazzo!” lo rimproverai. “Non sono problemi tuoi quello che succede tra me e Nath!”
Tom mi guardò per l’ultima volta furibondo, soffermandosi per alcuni secondi sul mio braccio ferito. Se ne andò, sbattendosi la porta alle spalle, non prima di aver incenerito con lo sguardo Nathan.
“Più passano i giorni e più sembra di essere nella casa del Grande Fratello” intervenne Jay, nella speranza di sdrammatizzare un po’ la situazione; ma, ovviamente, non ebbe successo. Era calato un silenzio tombale tra di noi e l’atmosfera era più pesante di quando Nath aveva scoperto di avermi ferito al braccio.
“Vieni Nath, andiamo in camera..” mi avvicinai a lui e lo presi per mano, trascinandolo su per le scale. Chiusi la porta a chiave e lo fissai, mentre lui si sedeva a gambe incrociate sul letto e nascondeva il suo viso tra le mani, scuotendo il capo freneticamente.
“Ha ragione Tom!” cominciò. “Sono un bastardo, non avrei dovuto neanche sfiorarti. Non avrei dovuto per nessuna ragione al mondo”
Mi posizionai di fronte a lui costringendolo a guardarmi negli occhi e ascoltare ciò che stavo per dire. “Non permetterti a dargli ragione, perché lui la ragione non ce l’ha, okay? Hai mantenuto una promessa fatta a me, Nath, lui non deve assolutamente intromettersi tra di noi. Siamo io e te, lui non ha niente a che fare con noi, niente”
“A me basta che tu stia bene e che non ce l’abbia con me…” bisbigliò al mio orecchio, poggiando la sua guancia sulla mia spalla.
“Te l’ho già detto, io sto benissimo” ripetei, giocherellando coi suoi capelli. “Sono sopravvissuta al morso di un vampiro, Nath, non sarà di certo un innocuo e involontario graffio ad uccidermi” conclusi, ironicamente, nel tentativo di convincerlo a riprovarci.
“Sai che questo non mi farà cambiare idea ugualmente” rispose lui, rammaricato.
“Hai deciso di non venire più a letto con me?” azzardai, guardando altrove.
“Voglio evitare di metterti nuovamente in pericolo, Alison”
“Ma Nath…”
Scosse il capo. “No Alison, mi dispiace”
Sbattei i pugni sul materasso, irritata. “Tu non riesci a capire che meglio di così non poteva andare, Nath. Eravamo consapevoli che sarebbe stato difficile, ma a parte il graffio e le scottature, che per me non hanno nessunissima importanza, abbiamo trascorso una nottata magnifica. Ti stai facendo condizionare dalle parole di Tom! E non negarlo, perché se ne accorgerebbe chiunque..” Uscì fuori da quella stanza, sbattendo la porta furiosa. Non sopportavo il fatto che si tirasse sempre indietro, che facesse di continuo un passo in avanti e due indietro. E soprattutto mi irritava che desse troppo peso a quello che gli altri dicevano.
“Dove vai, Alison?”
“Possibilmente lontano da questa casa che comincia a sembrarmi un asilo!” esclamai, rispondendo a Max.


Camminavo. Le braccia incrociate, strette al petto e gli occhi bassi. Le mie gambe si muovevano inconsciamente. Non avevo una meta ben precisa, pensavo ad una miriade di cose che bombardavano senza tregua la mia testa, che se solo avesse avuto la capacità di intendere e di volere avrebbe fatto le valigie e se ne sarebbe andata via. Lontano.
Riflettevo su quello che era successo con Tom quella mattina, quando inciampai su qualcosa. Caddi per terra, lanciando le braccia in avanti per non rischiare di sbattere il viso contro l’asfalto.
“Oh ma che cavolo!” esclamai, infastidita. “Ci mancava solo questa caduta”
Mi massaggiai la nuca e subito dopo posai la mia mano destra su qualcosa di apparentemente morbido. Mi voltai perplessa e rimasi stupita e anche un po’ inorridita nel vedere le mie dita che sfioravano la testa mozzata di un peluche a me familiare. Mi rimisi in piedi e la afferrai, osservandola meglio.
Ma questa è Elle! La coniglietta che portavo sempre con me quando ero piccola!
Avevo qualcosa di diverso però. Qualcosa fuori posto. Due rossi bottoni sostituivano i suoi occhi e qualcuno si era divertito a scarabocchiare sul suo muso un sorriso alquanto inquietante.
“Ma cosa ti hanno fatto?” mi venne quasi da piangere; la mia coniglietta ridotta in quello stato.
“Ti piace il nuovo look della tua dolce Elle?” Una sensuale ma allo stesso tempo spaventosa voce femminile sussurrò quella frase al mio orecchio.
Deglutì rumorosamente, cercando di non muovere neanche un muscolo. “C-chi sei?”
“Piacere, Alison, io sono la tua fine”
Quelle, insieme ad un’agghiacciante risata di sottofondo, furono le ultime parole che riuscì a sentire prima di sprofondare nell’oscurità più profonda, urlando a squarciagola.
 
Avvertivo un leggero ma fastidioso dolore sulla parte sinistra del mio collo.
Rimanendo con gli occhi ancora chiusi alzai il mio braccio, stranamente umido, e sfiorai i due piccoli fori incisi sulla mia pelle, grugnendo.
“Maledetti vampiri, è la seconda volta che divento la loro merenda” mormorai, mettendomi a sedere. “Io cerco di mostrarmi impassibile e indifferente ai loro occhi e cosa ottengo? Nulla, se non mezzo litro di sangue in meno e un mal di testa terribile” continuai a lamentarmi, mentre la mia vista cominciava ad abituarsi al buio circostante. Ma dove mi trovavo? Difficile trovare una risposta. Dopo l’attacco improvviso di quella vampira apparentemente familiare avevo perso i senso ed ora mi ritrovavo sanguinante chissà in quale posto sperduto, con un terribile puzzo che torturava il mio naso e uno strano senso di gelo e irritazione.
Con un piccolo sforzo, cercando di tenere premuto il palmo della mia mano sulla ferita ed evitare di perdere altrettanto sangue, infilai quella destra nella tasca dei miei pantaloni afferrando il cellulare. Premetti il tasto di accensione e trovai più di 15 chiamate perse: 10 erano di Nathan, le rimanenti di Max e mia madre.
“Ci manca solo che la città sia stata tappezzata con le mie foto e che la polizia mi stia cercando” commentai sarcasticamente. Il mio senso dell’umorismo non mi abbandonava neanche in momenti del genere. Almeno non ero una ragazza che piagnucolava per ogni minima cosa; mi ritroverei in uno stato di disidratazione avanzato se no.
Composi il numero di Nath, ma il cellulare non squillò nemmeno una volta che immediatamente rispose la segreteria. “Oh di bene in meglio oggi!” esclamai, alzando le braccia in aria esasperata.
Nascosi il viso tra le gambe e scossi il capo. Possibile che succeda tutto a me! sembro la protagonista di un grande reality show che vuole rovinarmi la vita.
“Povera piccola, hai perso parecchio sangue”
Mi guardai intorno e constatai che stavo letteralmente galleggiando in una pozza di sangue. Del mio sangue. Mi vennero quasi i conati di vomito. Un giorno di questi morirò dissanguata, pensai.
“Ancora tu? Ma si può sapere cos’è che vuoi da me?” dissi in risposta a quell’affermazione, mentre con lo sguardo tentavo di dare un volto a quella fastidiosissima voce.
La sconosciuta ragazza  scoppiò in un’acuta risata che mi fece salire l’omicidio. “Mmh…Giusto, non mi sono ancora presentata”
Un rumore di tacchi echeggiò per tutta la stanza. Una snella sagoma apparve al di sotto dell’unica fonte di luce presente in quel posto: una piccola lampadina, appesa al soffitto pericolante, che illuminava solo una parte della stanza. Assottigliai gli occhi: capelli neri, occhi azzurro ghiaccio. Per poco non mi scappò un urlo. Era la ragazza della mia visione.
“Ciao Alison, io sono Maia”
“T-tu sei un’amica di Tyler…” mormorai, sconvolta.
“Ah, te lo ricordi il suo nome, allora” si fece beffe di me. “Credevo avessi dimenticato il fatto di avere un migliore amico”
“Non è più il mio migliore amico” puntualizzai. “E poi non sono cazzi tuoi, tu non sai niente!”
In un attimo mi ritrovai faccia a faccia con lei. “Sei una stronza! Lo hai abbandonato per seguire quei cinque bastardi. Non meriti di vivere” sputò a denti stretti, bloccandomi contro il muro.
“Fottiti” le sputai in faccia.
Sul suo viso spuntò un mezzo sorriso provocatorio. “Questa me la paghi” Conficcò le sue unghie nella mia gambe, facendomi urlare a squarciagola. “Devi soffrire!” Andò più a fondo nella mia carne mentre io mi contorcevo dal dolore, continuando a gridare senza contegno.
Stavo perdendo troppo sangue, cominciavo a sentirmi debole. Temevo che da un momento all’altro avrei perso i sensi.
“Lasciala!”
Avvertì le dita di Maia abbandonare la mia carne, lasciando spazio ad un dolore atroce. Portai entrambe le mani sulla gamba, stringendo la presa. Gemetti silenziosamente.
“Ti avevo detto di non toccarla!” Quella voce. Io la conoscevo. “Dovevi solo tenerla sotto controllo”
“Non dirmi che provi ancora pietà per lei?!” esclamò Maia, rimettendosi in piedi.
“Vattene” le ordinò Tyler.
La ragazza prima di andarsene mi lanciò un’occhiata di rivalità e odio, poi sparì su per una scalinata.
“Tieni” Tyler si morse il polso e me lo offrì. “Bevi, ti sentirai meglio” continuò in risposta alla mia espressione contraria.
“C-cosa? No!” esclamai disgustata. “Non bevo il tuo sangue!”
Tyler roteò il occhi al cielo, poi con forza avvicinò il suo braccio alla mia bocca ed io fui costretta a ingerire sangue di vampiro.
“Perché fai questi?” gli chiesi, mentre con la manica della mia maglietta pulivo i residui di sangue dai lati della mia bocca.
Tyler non mi rispose e si allontanò da me senza mai guardarmi in faccia.
“Nel bosco sembrava tu volessi uccidermi e adesso invece mi salvi dall’istinto omicida della tua amichetta” continuai, confusa. “I tuoi comportamenti mi fanno venire i giramenti di testa”
“Io non ho mai voluto ucciderti” mormorò con voce rauca. “Se te l’ho fatto credere è stato solo per spaventarti. Volevo che ritornassi da me…”
“Mi hai morsa, Tyler! Hai provato piacere nel bere il mio sangue! Il sangue della tua migliore amica” urlai. “Ho visto la follia nei tuoi occhi. Tu, anche se solo per qualche istante, volevi uccidermi…” Fu davvero dura pronunciare quelle parole; erano come lame incandescenti contro la mia gola.
“È vero, si! Volevo ucciderti” ammise lui, guardandomi finalmente negli occhi. “Ma ero accecato dal dolore. Tu hai scelto lui e non me, che ero il tuo migliore amico”
“Hai sbagliato tutto” sussurrai.
“Sei tu quella che sta dalla parte sbagliata, Alison” chinò il capo.
“Non sono pericolosi, Tyler. Non farebbero del male a nessuno” dissi, prendendo le difese dei ragazzi. “Loro non uccidono degli innocenti…”
Tyler puntò nuovamente il suo sguardo nel mio, sentendosi preso in causa. Con la velocità tipica di un vampiro si avvicinò, afferrano il mio braccio.
“Come ti sei procurata queste ustioni, Alison?” mi domandò. Dal suo tono però compresi che lui sapeva.
“È un vizio dei vampiri non farsi mai gli affari propri?!” mi liverai dalla sua presa.
“Non può neanche toccarti senza il rischio di ustionarti l’intero corpo o peggio ancora di mordere la tua carne”
“Grazie dell’avvertimento, ne terrò conto” lo canzonai, ridendo sarcasticamente e voltandomi dal lato opposto per non sostenere il suo sguardo.
Tyler sbuffò infastidito. Diede un calcio contro un piccolo tavolo posizionato al centro della stanza, che andò a frantumarsi in mille pezzi contro la parete bianca, macchiata, solo adesso me ne rendevo conto, di sangue.
“Sei una bambina” sibilò.
“Da quale pulpito!” esclamai, mettendomi in piedi. Barcollai per qualche istante a causa della ferita alla coscia, ma riuscì a mantenere l’equilibrio poggiando la schiena contro il muro. “Chi è che ha tentato di uccidere la propria amica sol perché aveva fatto nuove conoscenze? Chi è che non riesce più a riconoscere i propri sbagli? Sei tu quello con la mentalità da ragazzino, Tyler, non io”
“Almeno io non mi sono innamorato di qualcuno che potrebbe uccidermi da un momento all’altro” replicò in un sussurrò.
“Nath mi ama! È stato l’unico a starmi vicino quando ne avevo davvero bisogno; quando tu hai deciso di voltarmi le spalle…”
“L’ho fatto per proteggerti!”  urlò, imprigionandomi con le sue braccia. “L’ho fatto perché ti amo!”
Quelle parole mi mozzarono il fiato. Rimasi pietrificata da quella sua rivelazione. Mi amava e non mi aveva mai detto nulla.
“Non…Io non ne sapevo nulla” bisbigliai.
“Già, eri troppo occupata a sbavare dietro al tuo lupo”
“Tyler, nel bosco hai minacciato di trasformarmi!” gli rammentai. “Se Nath non fosse arriv…”
“Nath, Nath, Nath, sempre Nath! Non riesci proprio a dimenticarlo anche per un solo istante?!”
Non lo avevo mai visto così. Era frustrato, irritato. Riuscì quasi a farmi venire i sensi di colpa.
Abbassai lo sguardo, imbarazzata; incapace di sostenere il suo sguardo talmente pieno di odio e tristezza.
“So di aver sbagliato, non dovevo comportarmi in quel modo con te” sussurrò al mio orecchio. “Ma non sopportavo il fatto che tu provassi qualcosa per qualcuno che non ero io…E per di più licantropo”
“Non cercare di farmi sentire in colpa, io non ho fatto nulla di sbagliato Tyler” dissi, tentando di sembrare il più indifferente possibile.
“Baciami” mi supplicò all’improvviso. “Ti prego Alison, lascia che ti baci”
“Tyler io…”
Non ebbi il tempo di concludere la frase che mi ritrovai la sue labbra premute contro le mie.



Hi girls!:3
Credo di non aver mai fatto un ritardo così in vita mia :/  Scusate T.T
Troppe interrogazioni, troppi compiti e la mia mente mi ha gentilmente mandato a quel paese in questo periodo .-.
Cercherò di farmi perdonare aggiornando al più presto (anche se il carica batterie del mio computer è andato alle cozze)
Ora passando alla storia: voi vi starete chiedendo perché vi abbia fatto aspettare così tanto tempo per poi ricevere un capitolo così corto (rispetto agli altri) ed avete pure ragione .-.
Sarebbe dovuto essete un pò più lungo, ma alla fine ho cambiato idea e mi sono bloccata per lasciare suspense :") Non odiatemi xD
Tralasciando il tutto spero vi sia piaciuto ugualmente
Mi farebbe piacere ricevere le vostre recensioni e conoscere le vostre considerazioni *-*
È importante sapere il vostro parere, positivo o negativo che sia
Ora vado! Alla prossima belle lettrici
DrunkBunny

P.S: Danza99 anche se non è un granché ti dedico questo capitolo! Mi pare che stessi impazzendo senza Nath ed Alison :") Salutami Ethan *-* Ciao ciao
  
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