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Autore: Amor31    28/05/2014    5 recensioni
Simon Fernandes ha un compito: parlare della sua famiglia.
Il problema è che i suoi genitori non possono definirsi esattamente "normali".
E allora via allo sfogo di un povero studente delle Medie!
- Jerza Week - Terzo Giorno -
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza Scarlet, Gerard, Levy McGarden
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Compito in classe

-Allora, ragazzi, la traccia è questa: dovete parlare della vostra famiglia trattando l’argomento sotto forma di pagina di diario o lettera. Ricordatevi le procedure che abbiamo studiato insieme, così il compito andrà bene. Avete due ore di tempo. Quando suonerà la campanella, dovrete consegnarmi i fogli. Mi raccomando, sia la bella sia la brutta copia. E cercate di scrivere con una grafia comprensibile, per favore! Buon lavoro-.
Le teste dei dodici bambini nell’aula si abbassarono nello stesso momento, ben decise ad iniziare.
Quello era il primo compito in classe dell’anno e la pressione degli studenti era palpabile; l’unica cosa che li rassicurava era che l’insegnante, Levy McGarden, sembrava essere abbastanza comprensiva e disposta al dialogo. Insomma, avrebbero dovuto raggiungere tutti la sufficienza, con quei presupposti.
-Professoressa?-.
-Sì?-.
La giovane si era appena seduta alla cattedra, quando si sentì chiamare. Alzò lo sguardo sulla classe ed individuò chi aveva parlato: -Dimmi, Fernandes-.
-Visto che ho deciso di usare lo “stile diario”, posso essere brutalmente sincero?-.
-Simon, non dovrei essere io a dirtelo… Se hai studiato le regole, sai anche come impostare il tuo discorso-.
-Lo dico per precauzione-, cercò di spiegarsi meglio. -Così si farà un’idea di quello che le proporrò-.
-Preoccupati di scrivere, che alla correzione penserò io-, lo liquidò Levy, estraendo dalla propria cartella un libro ed iniziando a leggere, in attesa che quelle due lunghe ore passassero in fretta.

 

***

 

La mia è proprio una bella famiglia. Non vedo l’ora che nasca il mio fratellino! Ormai mia madre ha una pancia enorme e quindi dovrebbe mancare poco. Che bello, finalmente avrò compagnia!”.
Levy era sola in casa e stava correggendo i temi dei suoi piccoli studenti. Quello che aveva appena finito di rivedere era della figlia di Natsu e Lucy Dragneel: non poté non darle un giudizio positivo, sia per il contenuto sia per l’esposizione.
“Oh, questo è il compito di Simon”, pensò Levy, estraendo dalla risma di fogli protocollo il compito successivo. “Vediamo un po’ cosa ha scritto”.
La maga iniziò a leggere. Di tanto in tanto faticò a trattenere le risate, ma ciò non le impedì comunque di continuare quella piacevole lettura.

 

Caro diario,
più passa il tempo, più penso che la mia sia una famiglia davvero strana.
Mio padre si chiama Jellal, lo sai; mia madre Erza. Tutti dicono che sono una bella coppia, ma secondo me esagerano.
Insomma, sempre a sbaciucchiarsi…
Mah, io non mi sposerò mai, stanne pur certo. Non voglio sembrare scemo come mio padre: ci sono momenti in cui fissa la mamma in un modo a dir poco insolito. Non so, mi dà l’impressione che voglia mangiarla; e non lo dico solo perché ha l’aria di un tipo con la bava alla bocca.
Mia madre, poi, non gli dice niente. Sembra quasi che non voglia farlo smettere. Boh, secondo me hanno qualche problema.
Comunque, queste manifestazioni d’affetto sono il minimo. Pensa che un giorno, rientrando un po’ prima da scuola, li ho trovati l’uno sull’altra sul divano. Sono saltati in piedi con la faccia tutta rossa e mi hanno detto che stavano facendo la lotta.
Capito? La lotta. Voglio dire, ormai hanno una certa età, non sono più bambini. E non mi sembra neanche giusto che loro possano fare a botte, mentre io vengo rimproverato ogni volta che mi accapiglio con il figlio dei Fullbuster.
Povero anche lui, sotto un certo punto di vista: sua madre è completamente pazza. O almeno questo è quello che si dice in giro.
Ma torniamo alla mia famiglia, che è già abbastanza problematica.
Non ti ho detto che i miei genitori sono maghi. Esatto, come quelli delle fiabe. Be’, più o meno: diciamo che non possono far comparire dal nulla niente se non spade e stelle. Gli incantesimi più inutili di sempre, in pratica. Se almeno fossero capaci di far apparire qualsiasi oggetto, la mamma smetterebbe di reclamare quelle benedette torte alla fragola per cui va matta. Esaspera mio padre a tal punto da indurlo ad andare in pasticceria e fare scorte per l’intera settimana.
Ma a quanto pare questo non è niente, se paragonato al comportamento di mia madre durante la gravidanza.
Papà ricorda sempre con orrore quel periodo. Ora mi spiego perché non ho fratelli, anche se mia madre insiste per averne almeno altri due.
Chissà se mi permetteranno di gonfiarli di botte… Se dovessero mai nascere, voglio sperare che siano maschi. Le femmine sono troppo delicate e mi danno il nervoso. Prendi la figlia dei signori Dragneel: non sa fare altro che lamentarsi dalla mattina alla sera. L’unico pregio che le si può riconoscere è che va bene a scuola. L’ammirerei anch’io per questo, se solo non fosse nella mia stessa classe.
E va be’, pazienza.
Insomma, la mia famiglia è strana. Tutti dicono che “è il destino” che ha unito i miei genitori. Potrà anche essere vero, ma il fato ha giocato contro di me: sono troppo, troppo appiccicati. Un atteggiamento che mi imbarazza molto è vederli tenersi per mano quando usciamo tutti e tre insieme: ora, già mi dà fastidio il fatto che sono ancora costretto ad andarmene in giro con loro alle calcagna, figuriamoci sapere che si comportano come due piccioncini alla prima cotta. È disgustosamente romantico e mi mette a disagio. Tanto ad essere preso in giro sono io, mica loro!
Senza contare che quando andiamo insieme al parco tendono ad appartarsi. Sul serio, non scherzo! È in quei momenti che mi chiedo per quale motivo hanno tanto insistito per fare una passeggiata, se il loro unico intento era quello di baciarsi un passo sì e l’altro pure!
Certe cose dovrebbero tenerle per sé, non sbandierarle ai quattro venti.
Zia Mira mi dice di avere pazienza, visto che “hanno patito le pene dell’inferno” per stare insieme. D’accordo, ma non capisco perché sia io quello che adesso deve vivere nell’incubo. Di certo parlare con mia zia non aiuta per niente: ci manca poco che fondi un fan club che dia di matto ad ogni bacio, abbraccio o carezza che i miei si scambiano. È ridicolo! Pensasse a zio Laxus, piuttosto…
A proposito di zii: Mirajane sa cucinare meravigliosamente, al contrario di mia madre, che sarebbe capace di avvelenarci. Ecco perché dei fornelli si occupa mio padre. Be’, “occuparsi” è una parola grossa: diciamo che viviamo alla giornata. O semplicemente scrocchiamo qualcosa da zia Mira.
Sì, perché l’unico piatto che mia madre sa preparare (o almeno questo è quello che crede; in realtà le sue creazioni sono per lo più immangiabili) è lo strudel di fragole. Ha rinunciato a fare dolci più complessi quando si è resa conto di essere completamente negata per la cucina. È abbastanza frustrante, per lei, non riuscire a soddisfare il palato mio e di mio padre, ma spero che prima o poi se ne faccia una ragione.
Malgrado i comportamenti frivoli che spesso mantengono, i miei genitori sono i più buoni del mondo. Farebbero di tutto per proteggere la famiglia; a volte penso che arriverebbero a sacrificare persino se stessi, se ce ne dovesse essere bisogno. Mi auguro che non accada mai una cosa del genere.
Ammetto anche di ammirare la loro unione: per carità, rimangono sempre troppo appiccicati per i miei gusti, ma sembra proprio che niente li possa dividere. Neanche i litigi più gravi riescono a tenerli a distanza per più di cinque minuti.
Di recente, per esempio, c’è stato un battibecco sull’ennesima torta alla fragola presa in pasticceria.
Mia madre insisteva per mangiarla subito, mio padre voleva tenerla in serbo per il pranzo del giorno dopo, perché sarebbe venuta a trovarci dopo tanto tempo zia Meredy. È la mia zia preferita, se te lo stai chiedendo, caro diario: è bella, sa cucinare e mi porta sempre qualche piccolo souvenir dall’ultimo paese che ha visitato. Viaggia davvero molto per lavoro.
Insomma, i miei si stavano contendendo la torta: a forza di tirare ora da una parte ora dall’altra, quell’innocente dolce è finito per terra con un sonoro “splat”. Non ti dico quanto ha urlato mia madre di fronte a quella vista apocalittica: per un secondo ho pensato che sarebbe ricorsa alle spade per farla pagare a mio padre.
Invece non è successo niente di tutto questo.
È finita anche peggio di quanto potessi immaginare.
I miei si sono inginocchiati per ripulire e sai cosa hanno fatto?
Hanno iniziato una battaglia di cibo.
Ti giuro, non potevo credere ai miei occhi. È stata la goccia che ha fatto traboccare il mio vaso interiore.
C’era panna ovunque: sui mobili, sul muro, sui loro vestiti… Che spettacolo atroce.
Ma il momento clou è stato la riappacificazione.
Non sono ancora sicuro se raccontarti quest’ultimo particolare. Se ci ripenso, ho i brividi.
Ma visto che sto parlando con te, caro diario, sento il dovere di finire questa storia. Spero solo che tu non rimanga troppo traumatizzato. In questo caso, ti prego di perdonarmi.
Visto che erano coperti di panna e fragole, si sono resi conto che forse (e sottolineo il “forse”) dovevano darsi una ripulita. Allora si sono rialzati, si sono guardati negli occhi e poi mio padre, come se quella fosse la cosa più naturale del mondo, ha detto: -Erza, hai la bocca sporca. Lascia che ti aiuti-.
E poi…
Caro diario, non vomitare. Ti supplico, non farlo.
Insomma, non solo l’ha baciata (se si fosse limitato a questo sarei stato comprensivo), ma le ha tolto i residui di panna con la lingua.
Con la lingua, capisci?
Oddio, devo ancora riprendermi.
E mia madre non si è opposta, anzi: ha fatto la stessa, identica cosa a lui.
Non voglio soffermarmi su come sia proseguita e finita la serata perché, davvero, sarebbe troppo anche per te.
Sì, questa è la mia famiglia. Voglio bene ai miei genitori, ma qualcuno dovrebbe dir loro di darsi una calmata. Hanno degli spiriti talmente bollenti che si direbbe che le loro teste fumino!
Sii comprensivo nei miei confronti, caro diario. E scusami ancora se ti ho sconvolto.
Ora devo proprio lasciarti: la campanella sta per suonare e io devo consegnare il compito alla professoressa McGarden. Augurami in bocca al lupo, che di questo passo la sufficienza posso soltanto sognarmela
.

 

Levy poggiò il foglio sulla scrivania e si stropicciò gli occhi, continuando a ridere fra sé e sé.
-Certo che ne ha di fantasia-, borbottò, sistemando qualche virgola qua e là e sottolineando le espressioni troppo colloquiali. -Erza e Jellal che lottano con del cibo. Una torta, oltretutto! No, è davvero impensabile!-.
Riesaminò il compito e rilesse l’ultima parte: immagini imbarazzanti si affacciarono tra i suoi pensieri e la ragazza si sentì arrossire.
-Be’, in fondo ne sarebbero capaci-, disse tra sé e sé. -Ma preferisco credere che non sia vero-.
Ricorse alla penna rossa solo in altre tre occasioni e infine scrisse il voto: un sette e mezzo le sembrò il giudizio più adeguato.
“Simon, guai a te se dovessi rimettermi a disagio”, rifletté Levy, passando al compito seguente. “Però devo anche ringraziarti: chissà se Gajeel vorrà sperimentare qualcosa di questo tipo con me”.

   
 
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