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Autore: MrsKaulitz    28/05/2014    1 recensioni
Yuki è la promessa sposa di Kaname Kuran, in un mondo dove non esistono i purosangue, ma solo vampiri nobili, dove loro sono semplici amici d'infanzia.
E Zero è un umano, normale come tanti altri della sua età, proprio come Ichiru.
Due mondi diversi, due nemici, eppure entrambi accomunati dallo stesso desiderio di viversi, da una passione segreta e oscura che non lascia loro tregua, un'ossessione.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.Solo io
" Yuki, qualcosa non va? "
La voce di Kaname era dolce come il miele, e preoccupata come ogni volta che mi vedeva pensierosa, con quel tono che usava solo con me.
" È tutto ok! "
Sorrisi falsamente e mi tirai indietro prima che potesse accorgersi della direzione dei miei pensieri. Ma sapevo che era inutile, nessuno mi conosceva come Kaname, sembrava sempre leggermi dentro, per cui non gli potevo nascondere nulla.
Si avvicinò lento e mi portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio per scoprirmi il viso, accarezzandomi dolcemente la guancia.
" Piccola, ultimamente sei sempre triste. "
Non avevo mai potuto sopportare la tristezza sul viso di Kaname, come se il nostro umore fosse collegato con un doppio filo, che ci rendeva tristi se lo era l'altro.
" Ti prego, Kaname, sto bene. "
Lo abbraccai, volevo scacciare quell'ombra, come avevo fatto tante volte, e non potei fare a meno di ricordare il passato.
 Kaname c'era sempre stato, come una parte integrante di me; eravamo cresciuti insieme, ed eravamo promessi sposi sin dalla nascita per volere delle nostre famiglie, e probabilmente sarebbe stato proprio così. E non perché ci amavamo, ma perché eravamo come una cosa sola, ed avevamo bisogno ognuno dell'altro.
Poi i miei genitori erano morti, in una fredda e innevata giornata di gennaio, in circostanze sconosciute, ed io ero entrata a far parte in tutto e per tutto della famiglia Kuran. Juuri e Haruka Kuran mi avevano accolta nella loro casa, in quanto futura moglie del loro primogenito, e si erano presi cura di me come se fossi davvero una loro figlia.
Molto spesso, Kaname e io dormivamo insieme, ma non come due bambini destinati a sposarsi, semplicemente preferivo averlo accanto per sfuggire agli incubi sulla morte della mia famiglia.
Anche se, averlo accanto, non mi era molto d'aiuto.
" Stavi guardando ancora quel ragazzo, Kiryu. "
" Non è vero! "
Arrossii involontariamente, nascondendo il viso con le mani. Non sapevo perché, ma parlare di ragazzi col mio migliore amico, mi imbarazzava tantissimo. O forse il problema sorgeva nel parlare di lui.
" È sempre molto scortese con te, ti ha fatto qualcos'altro? "
Kaname era iperprotettivo con me, nessuno, nemmeno i suoi amici, si prendevano delle confidenze con me che andassero oltre il buongiorno al mattino.
Kaname incuteva timore, e la sua famiglia era in una posizione di privilegio rispetto a tutti gli altri vampiri, la cui razza era stata contagiata dagli umani.
Anche la mia famiglia, era di quelle considerate 'alta società', per questo e per altri motivi, il nostro matrimonio era ben visto.
Ed era anche per questo, che dovevo celare la mia stupidissima e super segreta cotta per Zero Kiryu, un umano.
Lui e suo fratello Ichiru si erano trasferiti solo da pochi mesi alla Cross Academy, e su di loro si sapeva poco o niente; il resto, erano solo chiacchiere inventate da ragazzine pettegole.
E mentre Ichiru, che si distingueva dal gemello solo per la lunga coda di capelli, si era subito conquistato la simpatia femminile del collegio, Zero non aveva avuto la sua stessa fortuna.
Benchè eccelleva in tutte le materie e negli sport, il suo caratteraccio lo portava a risultare odioso a tutta le ragazze che stravedevano invece per il "Kiryu buono", nonostante la sua bellezza fulminante.
 Perché in quanto a fascino, Zero ne aveva da vendere, e quando i suoi occhi quella mattina si erano rivolti in sù per lanciarmi una delle sue occhiatacce ostili, come se già sapesse che io ero lì alla finestra per fissarlo, mi erano venuti i brividi.
Aveva un modo di guardare che ti scaldava le guance, e uno sguardo così intenso da metterti a disagio.
Per non parlare di quelle iridi sottili come quelle di un gatto, del colore grigio-viola.
" No, non mi ha detto nulla. "
Risposi, cercando di nascondere l'agitazione.
" Però desideri il suo sangue. "
Ruka Souen, che stava un po in disparte fingendo di non ascoltare, saltò quasi su dal ribrezzio per ciò che stava origliando, e mi indirizzò tutto il suo disgusto. Ma la ignorai, lei era di parte, dato che era innamorata del mio amico da quando aveva quattro anni.
" N-no, io... "
" Non mentirmi. "
Si fece improvvisamente serio, ma fui salvata dall'entrata in scena del professore, che ci rimise tutti al nostro posto, seduti.
 
 
 
 
 
" Yuki "
La voce di Kaname coprì le altre mentre si faceva spazio tra i studenti che affollavano il corridoio del secondo piano dell'istituto.
" Yuki! "
Mi fermai ad aspettare il mio amico mentre cercavo di inventarmi una buona scusa che giustificasse il mio interesse per il ragazzo che ormai sognavo sempre più spesso.
" Stai andando a prendere i libri? "
" Si "
Risposi a testa bassa, sperando che non affrontasse l'argomento, anche se non ci contavo poi molto.
Io e Kaname avevamo gli armadietti vicini, mentre quello di Kiryu si trovava poco più in là. Ed era stata proprio quella vicinanza a farmelo notare per la prima volta.
" Se non ti dispiace vorrei continuare il discorso di stamattina. "
Si appoggiò alla porta del suo armadietto e si voltò verso di me. Io annuii, e quando alzai lo sguardo per andarlo a fissare, scorsi oltre la sua spalla, Zero che riponeva le sue cose.
Visto di profilo, era dannatamente sensuale, ma quella mattina lo sembrava più del solito. Sulle prime non capii il perchè, poi il mio sguardo scivolò sul suo busto e notai che non portava la giacca, e che la camicia era tutta bagnata.
Lui era tutto bagnato.
Ergo, il tessuto bianco era diventato quasi trasparente e gli si era appiccicato addosso,mostrando ogni dolce rientranza di quel corpo scolpito.
Oh-Mio-Dio.
Arrossii, spostando imnediatamente lo sguardo da lui, e mi accorsi che le altre ragazze presenti si stavano ampiamente godendo il panorama.
Non avevo ascoltato una sola sillaba che era uscita dalle labbra di Kaname, e mi sforzai di concentrarmi per coglierne qualcosa.
Dietro di lui, Kiryu, che aveva chiuso l'armadietto mentre rideva con suo fratello, posò i suoi occhi su noi due.
Cercai di non andare in iperventilazione, e il bastardo sembrò accorgersene, poichè rise più forte guardandomi, per poi sparire con Ichiru.
" Yuki, insomma! "
Riportai l'attenzione sul ragazzo di fronte a me, e mi sentii immediatamente colpevole di averlo ignorato.
" Scusami, scusami davvero, ma non c'è davvero niente da dire su me e quel ragazzo, credimi. "
Dissi cercando di chiudere la questione, ma lui non sembrava di quell'avviso. Nei suoi occhi c'era uno sguardo talmente serio che mi mise paura. D'altronde, anche se non glielo avevo mai rivelato, avevo sempre avuto un po timore di lui, forse non da sempre, ma crescendo, e soprattutto da quando era morta la mia famiglia, io avevo notato in lui delle differenze.
" Ho bisogno di sangue. "
Non mi aveva mai chiesto di dargli del sangue, benchè io mi fossi proposta più volte di offrirgliene, quindi la sua proposta mi colse impreparata.
" Ora? "
La mia voce rimase neutra, ma il mio corpo scartò immediatamente l'idea, desideroso di offrire il suo sangue solo al proprietario di quegl'occhi grigi. Immaginai quello sguardo fissarmi intensamente, quelle braccia stringermi in una morsa letale mentre le labbra avrebbero premuto, morbide e carnose, sulla mia vena, con i capelli sottili che mi avrebbero solleticato il collo e l'odore della sua pelle che mi avrebbe fatto girare la testa, inondandomi le narici di quella fragranza...
Scossi la testa cercando di eliminare quei pensieri proibiti che ultimamente si presentavano sempre più spesso a tormentarmi.
La situazione mi stava sfuggendo di mano, senza contare che lui era a un umano, e che i miei sogni potevano solo rimanere tali.
A meno che non lo trasformavo.
Il pensiero mi sfiorò quasi involontariamente, ma lo soffocai quasi subito.
" Non puoi aspettare che raggiungiamo casa tua? "
" È il tuo sangue quello che voglio, dolce Yuki. "
Il mio cuore accellerrò i battitti mentre Kaname mi prendeva per il polso e mi trascinava in un aula vuota.
 
 
 
 
" Ti ho visto! "
Io e Ichiru camminavamo tranquilli verso l'aula di biologia, essendo entrambi della stessa classe, quando lui mi puntò l'indice contro accusatorio.
" Non so a cosa ti riferisci. "
Feci il finto tonto, non avevo molta voglia di parlare, soprattutto di quell'argomento, e in ogni modo mio fratello aveva già capito, gli serviva solo la conferma.
Tra i gemelli funzionava così, ci si capiva con uno sguardo.
" Parlo di Yuki Aido, ho notato in che modo la guardavi. "
Quel solo nome mi arrivò come un pugno nello stomaco, che mi si contrasse.
" Non mi sembra di averla maltrattata, stavolta. "
" Infatti. Sembrava volessi mangiarla. "
 Mangiarla? Avrei voluto fare molto più di quello!
" Non essere ridicolo! "
" Zero! "
Lo sguardo e il tono di voce si fecero d'un tratto gravi, mentre mi afferrava una manica della divisa e mi costringeva a guardarlo negli occhi.
" Quella ragazza è già impegnata con Kuran, e quel ragazzo non mi piace, nasconde qualcosa di losco, ti prego, stai attento. "
Lo sapevo. Sapevo che era impegnata, sapevo che era pericolosa, e sapevo anche che era meglio stare lontani da Kaname Kuran, ma non ero mai stato il tipo di persona che aveva paura di qualcosa o che scappava davanti a qualcuno.
La mia paura se ne era andata del tutto quando la mia famiglia era stata massacrata davanti ai miei occhi.
Ma, dannazzione, non riuscivo a togliermela dalla testa.
Il modo in cui sbatteva quelle ciglia, lo sguardo puro e innocente con cui mi fissava, gli occhi grandi, quel corpo esile, e quel suo profumo... tutto, tutto in lei mi faceva perdere la testa.
Sin da quella prima volta.
Io e Ichiru eravamo appena arrivati alla Cross Academy, e sembrava che già non andassimo a genio agli studenti della Night Class, soprattutto ad Hanabusa Aido, il fighetto della scuola senza cervello. Aveva preso spesso in giro Ichiru dietro le mie spalle, ma mio fratello si era ben guardato dal rivelarmelo.
Fino a quel giorno.
 
 
 
 
 
#Passeggiavo sbadigliando mentre mi dirigevo alle lezioni, come al solito in ritardo, quando udii il tono canzonatorio del bíondino rivolgersi a qualcuno. Premesso che avevo sempre odiato chi se la prendeva coi più deboli e che quindi mi stavo già dirigendo verso di loro, accellerai il passo quando lo sentii pronunciare quelle parole.
" Cosa c'è, ti senti solo senza il tuo fratellino, Kiryu? "
L'ultima parola la disse quasi sputandola fuori, ma non fu niente, niente, in confronto alla scena che mi ritrovai davanti.
Hanabusa Aido, fermo di fronte a mio fratello, stava per colpirlo, mentre quest'ultimo era tenuto immobile da due ragazzi dietro di lui.
Che vigliacchi!
" Lascia immediatamente libero mio fratello, se non vuoi che ti stacchi la testa. "
La mia voce minacciosa sembrò spaventare i due della Night Classe, ma non Aido, che mi fissò divertito, come se il suo scopo fosse stato sin dall'inizio, la mia rabbia. E forse era proprio così.
" Uh-Uh. Che paura. "
Aveva una vocetta stridula e insignificante, che mi spingeva a dargliene ancora di più.
Mi preparai ad attaccarlo quando una figura dai lunghi capelli scuri si mise in mezzo a noi: lo sguardo deciso e infuriato, il mento dritto. Si avvicinò al biondino, e gli schiaffeggiò la guancia.
" Chiedigli immediatamente scusa! "
Sembrava emanare lampi di fuoco mentre fissava suo fratello.
" Chiedigli immediatamente scusa! " , ripetè urlando.
Al che suo fratello si voltò verso Ichiru e, dopo aver ordinato ai due di lasciarlo, si scusò, e sparì con loro.
La ragazza, rimasta sola, prestò le sue attenzioni a Ichiru, e reprimette un urlo quando vide l'occhio nero. Allora, con delicatezza, bagnò un fazzoletto trovato nella tasca, con l'acqua della fontana lì vicino, e tamponò la macchia violacea ripetute volte.
Tutta quella gentilezza, quella delicatezza, il modo in cui accarezzava il viso del mio gemello, mi colpirono.
Quando ebbe finito con lui, si soffermò su di me per assicurarsi che non riportassi ferite.
Lentamente si avvicinò, con grazia quasi, o forse ero io a vederla in quel modo, e quando fece per sfiorarmi, mi ritrassi istintivamente, come se lei potesse scottarmi.
" Io... "
Cercò di parlare, ma la interruppi, irritato dell'effetto che aveva su di me.
" Non toccarmi! Non perdonerò mai ne te ne tuo fratello!"
L'avevo riconosciuta subito, mi avevano già parlato dell'unica donna che era in grado di rimettere al suo posto quel deficende di Hanabusa.
Urlai, mi sentivo come se stessi perdendo il controllo. Girai su me stesso e me ne andai.
Da quel giorno l'avevo guardata male ogni volta che ci eravamo scontrati in corridoio, e lei si era intromessa tutte le volte che io e Aido stavamo per arrivare alle mani.
C'era una sorta di contradizzione in me, e provavo rabbia, sia per quello che suo fratello aveva fatto al mio, sia perchè mi attraeva tanto da farmi girare la testa.
E mi costringevo ad odiarla per non cedere al desiderio.
Almeno finchè quella mattina, dopo che io e Ichiru ci eravamo inzuppati a quella stessa fontana del primo incontro, l'avevo sorpresa a guardare il mio corpo. E, potevo quasi giurarlo, mi aveva fissato con desiderio, anche se non pari al mio.#
 
 
 
 
 
" Non mi stai ascoltando. "
Ritornai faticosamente al presente, cercando di dimenticare quanto era bello quel nasino piccolo e grazioso, e soprattutto cercando di ignorare quelle labbra rosse, così piene e all'apparenza morbide.
" Si, ti sto ascoltando, stavo solo... "
Mi interruppi, non sapendo neanche io come continuare, e allungai il passo verso l'aula della prossima lezione, rimanendo Ichiru dietro di me.
 
 
 
 
 
Ero consapevole che, oltre il muro alle mie spalle, ci fosse Kaname Kuran.
Il mio dolce amico d'infanzia, il mio promesso sposo, il bambino che mi aveva fatto promettere di sposarlo, il ragazzo che mi aveva ospitata a casa sua, che mi aveva dato la sua protezione.
 Kaname, con cui avevo dormito insieme. Sia quando eravamo piccoli, sia dopo la morte dei miei genitori, mentre, tremante, bussavo alla sua porta alla ricerca di calore nel bel mezzo della notte.
 Il mio primo appuntamento, il mio primo bacio, la mia prima volta, il mio sangue, tutto gli apparteneva.
Eppure io sognavo di avere ben altro corpo che premesse sopra il mio, ben altre mani che mi avrebbero presa per mano, ben altre labbra che mi avrebbero baciata, per poi posarsi delicatamente sul mio collo e morderlo, succhiandone il sangue.
Ormai succhiare il sangue ad un altro vampiro era diventata una cosa privata e proibita dal Consiglio degli anziani, leciti solo a due vampiri sposati, ma ormai quasi tutte le ragazze cedevano a quella richiesta dei loro promessi sposi.
Perché nel mondo dei vampiri funzionava così: i vampiri dovevano solo assumere compresse ematiche, o perlomeno in apparenza, e quindi, le giovani vampire venivano educate a non donare il loro sangue, coltivando in segreto fantasie sugli uomini che amavano davvero.
 Infatti, un'altra regola era proprio quella: nessuna vampira sceglieva il proprio marito, erano i genitori a farlo, e il tutto si sarebbe svolto al compimento dei diciotto anni di entrambi.
Kaname aveva ben due anni più di me, e presto avrebbe varcato la soglia della maggiore età, e allora avrebbe dovuto aspettare solo me, e saremmo convolati a nozze.
Solo altri tre anni.
 E io desideravo Zero.
Quella mattina Kaname si era tirato indietro all'ultimo momento quando aveva visto il mio spavento, ma sapevo che non sarebbe stato sempre così, e prima o poi avrei dovuto versare il mio sangue per lui.
Non avrei potuto contare su mio fratello, poiché erano grandi amici, e, anche se la legge era dalla mia parte, e avrei potuto benissimo denunciare Kaname per avermi costretta a tale gesto, come potevo farlo se la sua famiglia si era occupata di me a quel modo?
In un piccolo, remoto angolo della mia mente, sognavo che Zero Kiryu, il ragazzo che mi struggeva l'anima, mi venisse a prendere per salvarmi da tutta quella situazione, ma sapevo che ciò poteva solo rimanere un bellissimo sogno e nient'altro.
 Zero Kiryu, il ragazzo dai capelli color dell'argento, non mi degnava neanche di uno sguardo. Ero praticamente invisibile per lui, e comunque, lui non sarebbe mai potuto essere mio.
Solo io, e altre sette famiglie, eravamo nobili.
Aido, Kuran, Kain, Ichijo, Shiki, Toya, Souen, Kurenai.
Ovvero gli unici superstiti di quello che rimaneva dell'aristocrazia.
L'aristocrazia era il più alto ceto di vampiri.
Le famiglie più venerate, rispettate, e prese in considerazione, le uniche che non avevano mai mischiato il loro sangue con gli umani, ma che si erano sposate tra di loro, per preservarne i poteri.
Bastava uno solo, un solo matrimonio con un umano, e quella famiglia perdeva il loro onore.
Se avessi ceduto, se avessi davvero sposato Zero Kiryu, avrei rovinato la mia famiglia per sempre.
Ma questo pericolo non poteva neanche essere preso in considerazione, poiché Zero non si accorgeva minimamente di me. Avrei dovuto resistere solo un'altro anno e mezzo, e tutto darebbe finito.
 Lui avrebbe lasciato la scuola, e io le mie fantasie su di lui.
Avrei dovuto offrire il mio sangue a Kaname ma sarebbe stata la scelta giusta?
 Non feci in tempo a darmi una risposta che lui bussò alla mia porta, apparendo subito dopo in tutta la sua magnificenza sulla soglia della mia camera.
Alto, bello, triste.
" Posso? ", tentennò, chiaramente a disagio.
" Prego. "
Il mio corpo si mise in all'erta, ogni mia cellulla era nervosa, e speravo di celare meglio la paura che sentivo.
Avanzò indeciso verso il letto, con le mani affondate nelle tasche, fermandosi a pochi passi da me, in piedi.
" Siediti. "
Non c'era la solita naturalezza, solo tanto imbarazzo, ma cercai comunque di stemperare la tensione che tagliava l'aria.
" Volevo scusarmi per il comportamento di oggi. "
Silenzio. Assordante, intriso di sensi di colpa. Miei, perchè ero attratta da un'altro uomo, suoi, per avermi quasi costretta a compiere un'azione tanto importante.
Ma non potevamo continuare così, non noi che eravamo migliori amici da sempre, non noi, che avremmo dovuto passare la nostra vita insieme.
" Kaname, ti prego, dimentichiamo tutto. "
Mi venne quasi da piangere, e non terminai neanche la frase che mi ritrovai stretta tra le sue braccia, che mi donavano un senso di protezione, che mi riscaldavano con un dolce torpore.
Era la persona a me più vicina, perfino più di Hanabusa. Era come un fratello, l'unica cosa bella che mi fosse rimasta.
Non potevo perderlo, non volevo perderlo, avevo bisogno di lui più che mai.
Ci stringemmo forte l'uno contro l'altro, e mi ritornò in mente la sera che ero corsa da lui, la sera in cui avevo perso tutto, in cui i miei genitori e il mio fratellino più piccolo erano bruciati davanti ai miei occhi, lasciondoci soli, me e Hanabusa.
" Resta qui, Kaname. "
Non me ne accorsi neanche di averlo sussurrato, e lui in risposta mi abbracciò ancora di più.
Lentamente mi spinse verso il cuscino, sdraiandosi accanto a me, senza mai lasciarmi. Era la prima volta che gli chiedevo di dormire con me nella mia camera, di solito bussavo alla sua porta e mi infilavo sotto le coperte, ed ero consapevole anche del significato che avrebbe potuto assumere agli occhi degli altri.
La verità era proprio che sentivo il bisogno di avvicinarmi a lui, e allontanarmi da Zero.
Kaname si addormentò ben presto, con una serenità sul volto che non vedevo da tanto su di lui. Io invece rimasi sempre ben sveglia, ostinatamente sveglia, con lo sguardo fisso nell'oscurità.
Solo verso le quattro mi alzai, decisa a sgranchirmi un po, per farmi ritornare il sonno, e i miei piedi si diressero quasi per volontà proria verso la portafinestra.
Il dormitorio Luna era diverso dal dormitorio Sole, poichè nel primo, donne e uomini coabitavano, a differenza del secondo, che aveva due istituti diversi. Il tutto per controllarci meglio, perciò fui stupita nel scoprire, dietro quelle tende, la figura di Kiryu che passeggiava nei dintorni.
La cosa mi stupì, perché lui ci odiava.
Ed era vero, Zero ci odiava più di chiunque altro, con un astio che non avevo mai conosciuto prima. 
Avrei voluto parlargli, chiamarlo, invece me ne restai in silenzio ad osservare il modo incantevole in cui la camicia gli accarezzava il corpo scolpito.
Restai a fissarlo per minuti che sembrarono ore, poi alzò lo sguardo, dritto nel mio.
Lui non parlava, io neppure, in silenzio sembravamo consumarci con gli occhi.
E quanto avrei voluto che davvero lui mi mangiassi, e non solo con gli occhi, che mordesse ogni parte di me...
Ma rimasi lì, silenziosa, mentre i miei occhi erano incatenati a quelle iridi d'acciaio.
Mi sentivo sporca, mi sentivo una traditrice, Kaname era nel mio letto, e io amoreggiavo con un altro. E che altro!
La mia camicia da notte era corta e trasparente, ma non mi importava, volevo che mi osservasse, volevo che mi trovasse sexy, anche se mi stavo mostrando una spudorata.
Restammo a guadarci per un tempo indefinito.
 
 
 
 
 
Erano passate due settimane da quel famoso incontro notturno, 14 giorni da quando quella storia andava avanti.
Ogni notte, puntualmente, Yuki Aido si affacciava a quello stesso balcone, nuda, se non per una trasparente camicia da notte, e restava lì a fissarmi e a farsi rimirare.
Ricordavo perfettamente il brivido che mi aveva attraversato quella prima notte, quando girato di spalle, avevo sentivo il suo sguardo su di me.
Ricordavo di essermi voltato quasi d'istinto, e di essere rimasto immobile di fronte a lei, come di fronte a una dea.
Alla luce della luna, appariva più bella che mai.
I suoi capelli scuri e lunghi, prendevano il mio stesso colore argento, e il contrasto tra bianco e nero sulle sue curve la rendevano più sensuale che mai.
Senza parlare dell'effetto che aveva su di lei la luna, rendendo il tessuto sottile del pigiama come inesistente, rivelando il suo intimo.
E il suo sguardo...
Mi fissava con una presunzione che non le apparteneva per niente, come se mi stesse sfidando a guardarla ancora più a fondo, e quella parte affascinante di lei spariva col sorgere del sole, come se la Yuki che incontravo in quelle notti fosse solo il frutto di un sogno.
E così avevo creduto, fino a che lei, in uno di quegli incontri proibiti, aveva lasciato al vento uno dei suoi fazzoletti, per farlo giungere fino a me. Come uno stupido ero scattato in avanti per non farlo cadere, e quando lo avevo agguantato, mi era sembrato di aver preso lei.
E probabilmente anche Yuki l'aveva pensata a quel modo, poiché entrambi fummo scossi da un fremito quando alzai gli occhi verso i suoi.
Da quel giorno avevo tenuto quel pezzo di stoffa sempre con me, e mi vergognavo al pensiero di averlo annusato più volte per perdermi in quella fragranza, soprattutto prima di prendere sonno.
Yuki Aido era diventata un'ossessione, una malattia morbosa per me, e ogni giorno mi sentivo più avido di avere la mia parte di lei.
La desideravo. E non solo come un uomo che voleva una donna.
Io anelavo qualcosa di più del semplice sesso, come se avessi bisogno di quella dose giornaliera, ma godessi del mio tormento di non averne.
Avrei voluto andare molto oltre con lei, ma non conoscevo un piacere più grande di quello procurato da un orgasmo.
Lei era come una febbre, eppure, anche quella notte, mi affrettai a raggiungerla per poterla osservare ancora un po.
Celavamo questo grande segreto, come due amanti, e in pubblico ci comportavamo come sempre.
Era stimolante, eccitante, ma avrei voluto spingermi oltre quel semplice vedersi.
Quando raggiunsi il cancello del dormitorio luna, lei era già lì ad aspettarmi, con indosso una sexy tenuta del colore rosso, con ricami neri, e nessuno avrebbe potuto immaginare che fosse la stessa ragazzina ingenua e un po chiacchierona di sempre.
Anche quello, me la faceva desiderare di più, volevo tutto di lei, la bambina ingenua e la donna sensuale.
Mi ero spesso domandato fino a che punto si erano potuti spingere lei e Kuran, per essere promessi sposi, ma il pensiero di lei, stretta in altre braccia, mi faceva ribollire il sangue. Dovevo essere solo io a toccarla. Solo io.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice:
Mia prima FF su Zeki. Si accettano critiche. Allora, questa fan fiction vuole parlare di un desiderio, che non è quello sessuale, ma che va oltre. Oltre il piacere del sangue, fino al bisogno di avere quella persona in tutti i sensi. Di avere i suoi sorrisi, il suo amore, il suo corpo, insomma il desiderio di avere ogni pezzo di un'altra persona, difetti e passato scomodo compreso. Una vera e propria ossessione, come appunto è il suo nome "Ossessione.", da cui non si ha scampo, non si può scappare, ma si può solo lasciarsi trascinare dalla corrente.
  
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