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Autore: SiriusSmokeR    30/05/2014    2 recensioni
Un viaggio nella terra dei Lord di un guerriero che ama fare humor su svariate cose di un mondo avvolto dall'oscurità. DKS1 raccontato a modo mio anche se un po' simile all'originale.
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Lordran, comunemente chiamata Terra dei Lord. È dove vivo io, un comune guerriero, rinchiuso nel rifugio dei non morti; un posto infernale.
Non conosco né la data, né il giorno, né l’ora, ma tanto che importa, ormai la mia morte è inevitabile.
Se devo dirla tutta, preferisco vivere qui dentro che andare lì fuori, pieno di draghi, viverne, troll, elfi, non morti, pronti ad attaccarti alle spalle e mettere fine alla tua inutile vita. Ma a quanto pare, tale pensiero mi viene subito rimosso perché qualcosa, anzi, qualcuno, ha aperto il tetto della mia cella lanciandomi un’armatura, un’arma, una chiave e un pezzo inutile di pane. Ciò che credo di aver visto, era un guerriero, uno dei tanti.
Indosso l’armatura, impugno l’arma e mangio l’inutile pezzo di pane che intanto mi dà forza di andare avanti.
Sono davanti alla porta della mia cella, dovrei aprirla? Dovrei uscire da questo posto tranquillo per andare lì fuori dove potrei morire da un momento all’altro? Tale decisione porterebbe un radicale cambiamento nella mia vita. Se resto chiuso qui, morirò affamato, se invece esco, mi ritroverei dinanzi a mille ostacoli e pericoli. Ma che importa ormai? Non ho più nulla da perdere. Utilizzo la chiave per aprire la porta, ho il cuore a mille, un guerriero non dovrebbe aver paura, sto disonorando il credo dei guerrieri, che razza di idiota che sono. Mi faccio coraggio e comincio a camminare, nulla di pericoloso per il momento, tranne per il fatto che alla mia destra, c’è una grande arena con un grande guardiano all’interno. Grosso, con un martello del demone impugnato in entrambe le mani e una voglia di fermare chiunque che nessuno gli toglierà, se non io almeno.
Riprendo coraggio e continuo a camminare, difronte a me, ecco il primo non-morto. Quanto è brutto, per fortuna che ho deciso di evitare tale fine. Impugno la mia arma e con totale grinta mi lancio su di lui senza nemmeno rifletterci due volte, poteva benissimo uccidermi, ero senza scudo e lui ne aveva uno. Ma loro sono lenti, hanno riflessi pessimi e una scarsa forza, per fortuna dunque, riesco ad ucciderlo e ad impossessarmi del suo scudo: un po’ piccolo, ma che importa, loro usano degli stupidi pugnali.
Continuo il mio cammino, combattendo i non-morti e trovando vari pezzi di armatura in giro. In fondo alla mia strada, intravedo una cella aperta, chi potrebbe essere mai stato ad aprirla? Forse quel cavaliere? Mi incammino verso la cella ed avevo ragione. Era proprio lui, il cavaliere che mi ha salvato la vita, in punto di morte.
Gli chiedo cosa sia successo, ma l’unica cosa che fa, è consegnarmi un’altra chiave, e dicendomi il suo nome. Oscar, un cavaliere di Astora, la più grande Terra di cavalieri. Vanta, o meglio, vantava, un numero di circa dodici milioni di cavalieri, uomini molto forti dal coraggio impareggiabile che combattevano ogni giorno per sopravvivere. Mi rammarica il fatto che lui sia morto qui dentro, per colpa di una stupida trappola messa chissà da chi. Lo vedo, vedo davanti a me uno dei più grandi cavalieri, trasformarsi in un non morto, mi rimpiange il cuore doverlo fare, ma è mio compito metter fine alle sue sofferenze. Fatto ciò, prendo la sua armatura e la sua spada, è quello che avrebbe fatto chiunque per sopravvivere, almeno spero sia così, altrimenti mi sentirei uno schifo.
Scendo le scale che erano poste alla sinistra della cella e arrivo in una zona che non avevo visto al mio arrivo qui, una zona innevata con un falò proprio davanti a me e un grosso portone. Nella Terra dei Lord, i falò sono forse l’unico simbolo di speranza. È grazie alla loro oscurità che un umano, sedendosi vicino ad esso, tiene a bada qualsiasi tipo di nemico presente in zona. Sarebbe stato utile se solo non rianimasse tutte le creature da me uccise prima che arrivassi in quel punto, ma per un po’ di speranza e riposo, questo ed altro.
Faccio per alzarmi, e decido di entrare in quel grosso portone, spero di non pentirmene, sono sicuro che dietro di esso, si trovi quell’enorme guardiano, anche se quest’ultimo poco fa era alla mia destra e non alla mia sinistra, sarà meglio che lo apra se voglio togliermi dalla testa ogni pensiero. Aperto il portone, mi ritrovo faccia a faccia con il guardiano, proprio ciò che speravo non accadesse. Ma dietro di lui, intravedo una piccola porta, sono sicuro che sarà la mia salvezza se riuscirò ad entrarci. Faccio una corsa sotto le sue gambe, per fortuna non è molto veloce, e vado diritto nella porticina che per fortuna, è talmente piccola che quel bestione non riuscirebbe a passare nemmeno bevendo una qualche pozioni di restringimento. Continuo dunque il mio cammino ma dinanzi a me, solo scale a chiocciola, che facendo due calcoli, mi portano diritto sulla testa del guardiano. Arrivato in cima, ecco davanti a me un ulteriore portone, questa volta dall’aspetto inquietante, su di esso sono incisi simboli indecifrabili con attorno delle mani mozzate. Non ci penso troppo e apro il cancello, come pensavo sono sul balcone posto al di sopra del guardiano. Decido di attirare la sua attenzione facendo un fischio, ha delle orecchie gigantesche, dovrà pur sentir qualcosa no? E proprio come pensavo, si gira e come tutti i guardiani senza cervello che si rispettino, si mette sotto di me, fermo con la faccia rivolta verso l’alto: un buon momento per lanciarmi su di lui e conficcargli la spada dritta nella testa. E così, il grande guardiano che ha vissuto all’incirca cinquecento anni, viene abbattuto da una spada messa male. Se queste sono le difficoltà, non credo di aver fatto la scelta sbagliata ad uscire da quella cella. Dopo averlo ucciso, il guardiano sparisce in un cumolo di cenere biancastra, rilasciando dal suo corpo un enorme chiave che indubbiamente aprirà l’ulteriore cancello gigante dinanzi a me, ormai ci ho fatto l’abitudine. Dunque, mi incammino verso il cancello e con un po’ di difficoltà, riesco ad inserire la chiave e ad aprire quello che sembra il cancello che divide la realtà dalla fantasia. Dinanzi a me, il nulla. A parte un enorme distesa di montagne in fondo, non c’è nient’altro. Mi incammino, ancora una volta, verso ciò che sembra un nido, un enorme nido posto sulla fine di questo rifugio. Guardo in basso e noto che siamo ad un’altezza impensabile, mi vengono i brividi.
Nel mentre che ammiravo il vuoto posto davanti a me, un enorme uccello nero –forse un corvo gigante- mi prende con i suoi grandi artigli, verso ciò che sembra l’infinito.
  
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