Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Ricorda la storia  |      
Autore: atonement    31/05/2014    2 recensioni
«Vorresti essere pioggerellina anche tu?» ti chiedo. Tu non ti giri a guardarmi, non subito, ma sorridi tra te e te. Quando i nostri occhi si incontrano, stai ancora sorridendo.
«Tu vorresti che lo fossi?»
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Pioggerellina
Dimmi a che serve sperare, se piove e non senti dolore, Negramaro.
 

 




 
«Hai mai pensato a quanto è bella la parola pioggerellina

No, amore. Non ci ho mai pensato. Ma tu evidentemente sì. E avrei dovuto immaginare che stavi per dire qualcosa del genere, visto che stai fissando il cielo, gli alberi e i fiori da almeno cinque minuti, insistendo a restare nascosto sotto il tuo orribile ombrello giallo. Perciò scuoto la testa, e continuo a guardarti.

«Come mai ci stavi pensando?»

Fai spallucce, roteando il manico dell’ombrello. Dondoli un po’ le gambe, facendo muovere il dondolo su cui siamo seduti e che si trovava a casa di mamma, ma che tu hai voluto ad ogni costo trascinare nel giardino di casa nostra, e allunghi una mano davanti a te, con il palmo aperto e rivolto verso l’alto.

«Guarda» dici, muovendo un po’ le dita. «È proprio la pioggia che piace a me. La pioggerellina. Non riesci a sentirla, però basta strizzare un po’ gli occhi e puoi vederla chiaramente.»

Ti sorrido, anche se tu non puoi vedermi. Sei bello così, con i capelli corti un po’ spettinati e una delle mie vecchie felpe, quelle grandi grandi, con il viso pulito dal trucco e dai piercing.

«Vorresti essere pioggerellina anche tu?» ti chiedo. Tu non ti giri a guardarmi, non subito, ma sorridi tra te e te. Quando i nostri occhi si incontrano, stai ancora sorridendo.

«Tu vorresti che lo fossi?»

Sbuffo una risata, scuotendo la testa. A volte ancora mi sorprendo per il modo in cui ci incastriamo perfettamente, per quegli strani giorni in cui sai sempre ciò di cui ho bisogno, che sia nel bene o sia nel male. Oggi no, però. Quando ti siedi sulle mie gambe con la poca delicatezza che è tutta tua e per cui non smetterò mai di prenderti in giro, e porti l’ombrello giallo a coprire entrambe le nostre teste, non mi meraviglio affatto. Ti accarezzo la schiena nuda sotto la felpa, guardandoti negli occhi.

«Perché no?» sussurri, respirandomi sul naso. Allungo una mano finché non raggiungo il tuo viso, e ti sposto una ciocca umida e bionda dietro l’orecchio destro.

«Bill» mormoro. Mi ascolti. «Tu non sei la mia pioggerellina.»

Inclini la testa di lato, aspettando che io continui. Ma lo fai solo per qualche istante, prima di chinarti in avanti e posare le labbra sulle mie, identiche alle tue. Un po’ mi viene da ridere, perché è assurdo il modo in cui mi capisci. Un po’, invece, ho solo voglia di fare l’amore con te. Lo so che non devo spiegarti perché sei la mia pioggia, e non la mia pioggerellina. Ti sento proprio come la pioggia, quella di cui mamma si lamentava sempre perché le bagnava i panni e doveva ricominciare tutto daccapo; quella che vedi fitta fitta, che un po’ nasconde il mondo e un po’ lo rende semplicemente diverso; quella che se chiudi gli occhi la senti lo stesso, perché continua a bagnarti e ad investirti.

«Ho tanta voglia di fare l’amore» sussurri sulle mie labbra, continuando a leccarle come stai facendo già da un po’. Io continuo ad accarezzarti la schiena, così liscia e chiara, piena di nei e del tuo calore.

L’ombrello cade a terra, sui sassolini, quando ti stringo il sedere da sopra i pantaloni della tuta, facendoti ridere, ed è allora che sento una goccia sul naso, e poi un’altra sulla palpebra sinistra, perché ha cominciato a piovere davvero. Mi lecchi una guancia, quella piccola porzione di pelle che non è ricoperta dalla barba di cui sei l’unico a non lamentarti, perché tu il mio viso lo conosci tutto anche se è coperto. Sorrido. Qui siamo al sicuro, coperti dalle siepi e dai cancelli, nascosti dalla pioggia e dalle felpe.

«Entriamo, ti va?» ti chiedo, baciandoti il neo sotto la bocca. Tu annuisci con un sorriso, e mi trascini dentro.

 

Facciamo l’amore sul tappeto in salone, dove di solito proviamo quando non ci sono gli altri e dove tu ti diverti a fare i puzzle dopo cena, perché sai che io non sono proprio capace. Dicono sempre che i ragazzi non sanno come si fa l’amore, perché sono giovani e inesperti e non ne capiscono il significato, non capiscono quanto sia una cosa spirituale prima che carnale, ma io penso di saperlo da quando ho sedici anni, da quella prima volta in cui l’ho fatto con te mentre mamma e Gordon non c’erano. Avevi già i capelli un po’ più lunghi, neri neri, e quegli occhi cerchiati di nero che mi hanno sempre fatto perdere la testa. Ma più di ogni altra cosa, avevi già la stessa espressione che avevi oggi, mentre mi guardavi da sotto il tuo ombrello giallo.

«Ti amo» mi sussurri, stretto stretto a me mentre siamo qui, sdraiati di lato sul tappeto, guancia a guancia e petto a petto.

«Ti amo» ti rispondo. Tu sposti un po’ il viso, giusto il necessario per guardarmi, e poi mi baci un sopracciglio, quello con la cicatrice per cui mi prendevi sempre in giro quando eravamo bambini. Mi osservi incuriosito, giocando con una delle mie ciocche di capelli.

«Pensi mai a quanto sarebbe più facile amare qualcun altro, alla luce del sole?»

Oh, Bill. Certo che ci penso. Ci penso ogni giorno. Eppure…

«Penso di preferire comunque la pioggia» mormoro, accarezzandoti una guancia con il pollice. Mi sorridi, baciandomi le labbra.

«Sì. Penso di preferirla anche io.»


 
 
Fine.






Note: Ecco che succede quando sono sola alla stazione, a ripararmi dalla pioggerellina con un orribile ombrello giallo e ad aspettare un autobus che non passa. Ovviamente, con me non c'era nessun Tom. ):
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: atonement