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Autore: JoJo    31/05/2014    3 recensioni
[Storia vagamente ispirata al telefilm Gilmore Girls/Una Mamma per amica - Destiel]
Castiel si strinse nelle spalle “Niente è solo…Il figlio di John Winchester.”
“Quale, il gigante che sembra un alce?” domandò quindi l’altro, guardandosi intorno alla ricerca del compagno di scuola di suo fratello.
Il minore dei Novak scosse la testa “No, il maggiore. Dean.”
Gabriel si fermò di botto e, con una mano ben salda sul braccio del fratello, lo costrinse a fare altrettanto “Che ha fatto?”
“Niente.- sospirò pesantemente Castiel- Ma mi odia.”
Gabriel fece roteare gli occhi “Nessuno ti odia, Cassie.”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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8. I love you, do you love me?

 

 

Dean stava temporeggiando.
Ovviamente, non l’avrebbe mai ammesso con nessuno, ed era estremamente grato che a quell’ora la strada fosse deserta e lui non avesse un pubblico ad assistere al suo comportamento da verginella alla prima cotta. Tuttavia, ciò non cambiava il fatto che lui stesse temporeggiando.
Aspettava sul portico disordinato dei Novak, lo sguardo fisso su una poltrona di vimini consumata con un libro aperto appoggiato sul bracciolo, in mano un grosso sacchetto con la fumante ordinazione che doveva consegnare al più presto.
Non era come se lui e Cas avessero litigato. Affatto.
Solo che nell’ultimo periodo erano stati entrambi piuttosto impegnati. Dean non era mai da Mary’s quando Cas passava a prendere il caffè e, fra i turni al garage di Bobby e le uscite con Lisa, riusciva a malapena a incrociarlo in giro per la città e, quando accadeva, avevano a stento il tempo di scambiarsi un breve saluto prima che Castiel dovesse scappare alla pasticceria per il suo turno, o in chiesa ad aiutare il reverendo Murphy con il coro o il catechismo, o da Balthazar o a casa a studiare. E, con il peso di quanto si erano detti l’ultima volta che avevano avuto l’occasione di parlare per un po’, ovvero il fatidico giorno in cui Becky Rosen aveva deciso che lui e Castiel erano la coppia ideale…beh, quell’ assenza di incontri degni di questo nome sembrava piuttosto sospetta.
Dean non era stupido, per quanto a volte si ritrovasse a interpretare suo malgrado quella parte. Sapeva benissimo che aver spifferato senza remora alcuna ciò che pensava del rapporto dell’amico con Balthazar poteva essere stato decisivo per la riluttanza nel vedersi nell’ultimo periodo. E poi, ovviamente, c’era stato il discorso su Lisa. Ora, quello lo aveva lasciato decisamente di stucco. Castiel aveva parlato della sua ragazza con gentilezza, ma Dean non aveva potuto fare a meno di notare come lo sguardo dell’amico fosse insolitamente privo di intensità mentre parlava della sua vita sentimentale.
Dean si riscosse, impedendosi di crogiolarsi nell’insolita soddisfazione che gli dava il pensiero che Castiel potesse essere geloso di lui. Il ragazzo scosse la testa di nuovo, cercando di farsi uscire dalla testa quei pensieri che lo facevano assomigliare sempre più a uno di quei melensi protagonisti delle ridicole commedie sentimentali che Lisa amava tanto, e, finalmente, suonò il campanello.
“Finalmente, cibo!” trillò una voce, che Dean immediatamente riconobbe essere quella di Gabriel, dall’interno della casa.
Il fattorino di Mary’s si ritrovò a far roteare gli occhi, mentre sentiva rumore di passi che si avvicinavano “Non cambiare discorso, Gabe.”
 Dall’altra parte della porta, il maggiore dei Novak sospirò teatralmente “Noi non riguarderemo The day after tomorrow, Cassie. L’ultima volta ti sei convinto che fosse in arrivo un’apocalisse atmosferica e hai seguito ossessivamente la situazione meteo mondiale per tre settimane.”
La porta si aprì, e la voce di Castiel investì Dean come una brezza “Vorrei solo rivedere certi particolari. L’ultima volta non mi sono concentrato molto sulla storia dei vari personaggi e vorrei solo…Dean!”
Di fronte a quei familiari occhi blu spalancati per lo stupore, Dean sorrise “Hey, Cas.”
“La nostra cena, finalmente!- esclamò felice Gabriel, rivolgendo un sorriso smagliante al maggiore dei fratelli Winchester- Ringrazia tuo padre per averci fatto arrivare tutto anche se abbiamo ordinato così tardi.”
“Non c’è problema.- gli assicurò il giovane- Siete la mia ultima consegna, questa sera.”
Castiel gli rivolse un sorriso timido “Hai un appuntamento con Lisa?”
Dean scrollò le spalle, sapientemente avvolte dalla sua caratteristica giacca di pelle “No, Lis mi ha dato buca.”
“Oh, povero Romeo.” Lo schernì Gabriel, mentre gli strappava di mano il grosso sacchetto contenente l’ordinazione.
“Quindi cosa farai nella tua serata libera?- domandò il maggiore dei due fratelli, facendogli cenno col capo di seguirlo all’interno della casa- Baldoria con Benny e gli altri tuoi amici?”
“In effetti, non ci ho ancora pensato.- ammise il giovane, per poi allungare il collo per sbirciare nel salotto alla ricerca di qualcosa- Voi avete ospiti a cena?”
Castiel seguì la direzione del suo sguardo e gli puntò contro un’occhiata interrogativa “No, perché?”
Dean si girò verso di lui, gli occhi verdi spalancati “Non mangerete davvero tutta quella roba?”
“Certo che no.- sbuffò Gabriel facendo roteare gli occhi- I pancakes li facciamo scaldare per la colazione di domani.”
“Wow.- esalò il maggiore dei Winchester, scuotendo il capo divertito- E io che pensavo che io e Sammy fossimo pozzi senza fondo.”
“E’ solo questione di allenamento.- gli assicurò Gabriel sventolando una mano- E poi noi smaltiamo tutto velocemente.”
Dean gli rivolse un ghigno, prima di strizzare l’occhio in direzione di Castiel “Beh, forse Cas un po’ più velocemente.”
Il giovane dai capelli color miele lo fulminò con lo sguardo “Era dell’ironia sul mio fisico quella che ho appena sentito? Ricorda che ho ancora fra le mani la tua mancia.”
L’apprendista meccanico alzò le mani in segno di resa “Non ho fiatato.”
“Se non hai ancora cenato potresti rimanere qui e farlo con noi.” Intervenne subito dopo una voce fievole.
Gabriel e Dean si voltarono di scatto verso Castiel, che si fissava i piedi, nudi sul parquet, come se questi potessero celare la risposta alle più grandi domande della vita, sulle sue guance, una vistosa sfumatura cremisi.
“Davvero?” domandò Dean, elettrizzato dall’idea di recuperare il tempo perduto e di passare un po’ di tempo con l’amico.
“Davvero?!” gli fece eco Gabriel, le sopracciglia alzate dallo stupore.
Il diciassettenne dagli occhi blu si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore “Ritorneremo al nostro programma originale dopo aver mangiato. Di cibo ce n’è più che a sufficienza.”
Dean capì immediatamente che doveva esserci qualcosa di più dietro quell’invito, soprattutto dal modo in cui il maggiore dei Novak scrutava il fratello minore, cercando sul suo volto chissà quale risposta. Lui, dal canto suo, si limitò ad accettare quell’invito, seguendo i due padroni di casa fino al salotto dove, incredibilmente, c’era già del cibo cinese ad aspettarli sul tavolino da caffè, al fianco del quale vennero prontamente messi anche i sacchetti del Mary’s.
“Siete davvero sicuri di non aver esagerato?” chiese il ragazzo, inarcando il sopracciglio, ma la sua domanda venne prontamente ignorata quando Gabriel si voltò verso di lui, l’espressione del viso illeggibile.
“Che cosa pensi della saga di Die Hard?” domandò, con una serietà tale da far pensare che dalla risposta potesse dipendere il destino del pianeta.
Dean sbatté le palpebre un paio di volte prima di dire “Quei film sono dei capolavori cinematografici.”
Gabriel annuì, serio “Ok, allora.”
Castiel spalancò gli occhi “Davvero, Gabe?”
“Davvero cosa?” chiese Dean, che non capì il perché di tutto quell’entusiasmo riguardo le sue preferenze in fatto di film.
L’amico diciassettenne si voltò verso di lui con un sorriso radioso stampato sul volto “Pensa che tu puoi partecipare alla nostra serata cinema!”
“E’ un grande onore, Winchester, sappilo.- lo informò quindi il maggiore dei Novak- Nessuno prima d’ora è riuscito ad ottenere un invito alla serata cinema dei Novak. Anche Kalì ha partecipato solo una volta, perdendosi il diritto di partecipare ad altre serate fino a nuovo ordine.”
L’apprendista meccanico alzò un sopracciglio, scettico “Ha perso il diritto di vedere un film con voi?”
“Non è semplicemente guardare un film.- sbottò quasi esasperato il padrone di casa- È vivere un film. È una cosa estremamente seria, Winchester, e nessuno dovrebbe ritenersi in diritto di giudicare le mie scelte cinematografiche.”
Castiel si avvicinò all’amico per sussurrargli all’orecchio “Kalì non voleva vedere La Rivincita delle Bionde.”
“Avete guardato quel film?” domandò incredulo Dean.
“Hey!- lo richiamò immediatamente Gabriel- Cosa ho appena detto riguardo il giudicare le mie scelte?”
Il giovane alzò le mani in segno di resa “Non ho detto niente.”
Il maggiore dei due Novak lo scrutò, poco convinto, prima di passargli una confezione di cibo cinese e gettarsi seduto sul divano, fra le mani uno degli hamburger fumanti provenienti da Mary’s “Ok, visto che sei dei nostri devi partecipare alla scelta del film.” Decretò, prima di dare un morso alla prima portata della propria cena.
Castiel si sedette a gambe incrociate sulla poltrona e, dopo aver mandato giù l’enorme boccone di hamburger che aveva addentato poco prima, aggiunse “E Gabriel aveva già bocciato la mia idea di guardare The day after tomorrow.
Gabriel ignorò il suo tono contrariato “Vorremmo provare a fare una maratona, visto che domani Cassie non ha scuola e io aprirò la pasticceria nel primo pomeriggio.”
Il Signore degli Anelli!” propose immediatamente, e con estremo entusiasmo, Castiel.
Il novello pasticcere scosse la testa, frenando immediatamente il fratello minore “Troppo lunga.”
Star wars!” trillò subito dopo Dean, sventolando le bacchette e facendo così ricadere nel cartoncino il grosso boccone che era riuscito ad afferrare.
“Hai sentito cosa ho appena detto?” ribatté quindi Gabriel, alzando un sopracciglio.
Il maggiore dei fratelli Winchester sbuffò, ma non si perse d’animo “Rocky?”
“Mi rifiuto di fare una maratona di Rocky.- dichiarò con fermezza il padrone di casa- Ho amato i primi, apprezzato l’ultimo, ma odio con tutto me stesso il quarto.”
“E allora saltiamolo.” Propose il giovane ospite con una scrollata di spalle.
Gabriel fece roteare gli occhi platealmente “Dean, non si può fare una maratona saltando un film, è contro le regole.”
“Gabe, non ti sei accorto che non esiste una corte suprema che giudica come passi le tue serate cinematografiche, vero?” domandò quindi il ragazzo, prima di chiudere le labbra intorno ad un altro abbondante boccone della propria cena.
Il padrone di casa gli puntò contro con fare minaccioso una manciata di patatine grondanti maionese “Winchester, te l’ho detto, mia la casa, mie le regole, mia l’ultima parola su tutto.”
“Questo è molto anti-diplomatico da parte tua.” Sbuffò l’apprendista meccanico.
Gabriel gli rivolse un ghigno soddisfatto “Non ti avevo informato che qui siamo in un ferreo regime totalitario con me al vertice?”
“D’accordo.- li interruppe quindi Castiel, un po’ scocciato dal loro battibeccare- Che ne dite di Indiana Jones?”
Suo fratello finse di rabbrividire “Devo ancora riprendermi dall’ultimo capitolo della saga.”
“Accidenti, me ne ero completamente dimenticato.- ammise Dean, facendo una smorfia- Mi ero quasi convinto che non esistesse.”
“Come tutti, Winchester.- lo consolò scherzosamente Gabriel, dandogli un’amichevole pacca sulla spalla- Che ne dite dei Pirati dei Caraibi?”
Il maggiore dei fratelli Winchester scosse la testa con veemenza “Io odio con tutto il cuore Olando Bloom. Potremmo guardare Fast and Furious, invece: chi non ama le corse clandestine?”
“No.” Tagliò corto il diciassettenne dagli occhi blu, lo sguardo triste e le labbra piegare all’ingiù.
Il fratello maggiore si avvicinò a Dean per spiegargli “Castiel è molto sensibile: non guardiamo più quei film da quando è morto Paul Walker, lui lo adorava.”
X-men?” propose quindi il giovane, che ormai stava iniziando a pensare che quella sera non sarebbero riusciti a vedere nemmeno un film.
“Hugh Jackman e il suo fallito tentativo di mantenersi una buona manicure?- commentò annoiato Gabriel- No, grazie.”
Dopo l’ennesima proposta bocciata la nuova idea di Castiel arrivò come manna dal cielo “Perché non guardiamo Ritorno al Futuro, invece? Non ho mai conosciuto nessuno a cui non piaccia ritorno al futuro.”
“Cassie, tu e la tua anima da mediatore.- sorrise il maggiore dei Novak arruffandogli i capelli affettuosamente- Ma, sorprendentemente, hai avuto una buona idea: io sono sempre nell’umore giusto per le avventure di Marty e Doc.”
Dean, invece, gli sorrise “Sai una cosa, Cas? Io adoro quei film. Facciamo partire questa maratona.”
Anche Castiel si aprì in sorriso radioso “Perfetto! Allora metto il primo film.”
Quando il giovane si sedette nuovamente di fianco a lui, il maggiore dei fratelli Winchester si sporse verso di lui “Balthazar non verrà?”
“Oh, quello spaventapasseri guarda solo noiosi film d’autore europei.” Commentò annoiato Gabriel, prima di addentare una barretta al cioccolato della sua scorta personaledi dolci.
“Non sono noiosi.- protestò Castiel- A me piacciono.”
L’altro sventolò con noncuranza la carta ormai vuota del dolce “Beh, a te piace anche stare seduto in biblioteca per quattro ore di fila senza muovere un solo muscolo, Cassie.”
“Ed ora, religioso silenzio.” Aggiunse, prima di schiacciare il tasto play sul telecomando.

 

Quando il secondo film stava ormai per finire Dean si rese finalmente conto che si era fatto piuttosto tardi. Non che lui non fosse abituato a tirare l’alba assieme ai suoi amici, di solito, però, lo faceva quando non aveva un turno al garage l’indomani mattina. Il ragazzo si ritrovò a fare una smorfia, immaginandosi i borbottii contrariati di Bobby quando lo avrebbe trovato mezzo addormentato sul lavoro e i suoi commenti allusivi quando gli avrebbe spiegato perché e con chi aveva fatto così tardi.
Una piccola voce dentro di lui gli ricordò che, effettivamente, avrebbe potuto benissimo scusarsi alla fine del film che stavano vedendo e di certo i due Novak non se la sarebbero presa con lui se se ne andava nel bel mezzo della loro maratona cinematografica, non quando sapevano che aveva un turno di lavoro la mattina seguente.
Dean decise immediatamente di ignorare quella voce.
Come avrebbe potuto andarsene e perdersi le risate spensierate di Castiel nelle scene più divertenti del film, o le occhiate che gli lanciava durante le sue scene preferite, come se avesse dovuto assicurarsi che anche l’amico le apprezzava quanto lui?
L’apprendista meccanico stava ancora sorridendo fra sé  e sé a quel pensiero quando Gabriel si alzò di scatto, l’espressione del volto allarmata, proprio nel momento in cui i titoli di coda stavano iniziando a scorrere sullo schermo.
“Ragazzi, mi sono totalmente dimenticato di chiamare Kalì!- piagnucolò il giovane, passandosi una mano fra i capelli chiari- Le avevo promesso che lo avrei fatto una volta arrivato a casa.”
“Qualcuno è nei guai.” Canticchiò in modo petulante Castiel, rivolgendo al fratello maggiore un ghigno divertito.
“Zitto, Cassie.- lo ammonì Gabriel agitandogli l’indice davanti al volto- Aspettatemi prima di mettere l’ultimo film.”
Il padrone di casa si alzò, afferrando il cordless e avviandosi verso le scale che portavano al piano di sopra e il fratello minore si alzò a sua volta “Posso fare vedere a Dean i miei libri? Ce ne sono un paio che vorrei prestargli.”
Gabriel lanciò uno sguardo sospettoso prima all’ospite e poi alla camera di Castiel “Ok, ma tenete la porta aperta.”
“Gabe!” sbottò il diciassettenne, diventando paonazzo per l’imbarazzo.
“Hey, non è per te.- gli assicurò il maggiore dei Novak- So che tu sei tutto preso da quello spaventapasseri del tuo fidanzato. È di Casanova qui, che non mi fido.”
Dean fece roteare gli occhi: ormai stava diventando veramente seccato di come tutti fraintendessero il rapporto fra lui e Castiel “Io sto con Lisa! E poi, io e Cas siamo solo amici.”
“E così deve rimanere.- assentì solenne Gabriel- Claro, Winchester?”
Il giovane sorrise soddisfatto dopo che l’apprendista meccanico ebbe annuito controvoglia e poi sparì su per le scale, le dita che scorrevano a memoria per comporre il numero della propria ragazza.
Castiel, dal canto suo, rivolse all’amico un sorriso prima di fargli cenno di seguirlo “Ci vorrà più di un’ora prima che Gabe riesca a calmare Kalì. Odia quando non mantiene le sue promesse.”
Nel giro di qualche passo, Dean si ritrovò per la prima volta nella camera del ragazzo dagli occhi blu. In un certo senso, l’ambiente era come se lo sarebbe immaginato, se solo avesse dedicato più di qualche secondo a un pensiero del genere. Nella camera di Castiel, l’ordine regnava sovrano, con il letto a una piazza e mezza rifatto in modo quasi militare, la scrivania minuziosamente organizzata con computer, penne, libri di scuola e altri soprammobili disposti in modo quasi simmetrico, gli abiti che avrebbe indossato il giorno seguente già appoggiati, perfettamente piegati, sullo schienale della sedia appena adiacente alle porte chiuse dell’armadio a muro. In tutto ciò su cui Dean posava lo sguardo c’era qualcosa che gridava Castiel in un modo tale da togliergli quasi il respiro. Come le tende blu notte, dal tessuto leggero, che però non coprivano per niente la finestra che si affacciava sul giardino, o come la grande cassapanca di legno scuro, sopra cui erano organizzati decine di libri in ordine di grandezza, o come la grande bacheca di sughero di fianco alla testata del letto, sopra cui erano attaccate con puntine colorate foto di posti esotici così come frasi di scrittori famosi. 
Il ragazzo era ancora intento ad analizzare quella camera, ancora fermamente deciso a scoprirne i segreti più nascosti, che momenti sobbalzò quando Castiel gli parlò di nuovo.
“Ecco qui, tieni.” Disse, porgendogli cinque libri dalla copertina consunta.
Dean si ritrovò a sfogliare il primo quasi con reverenza “Libri di Vonnegut?”
“Sì.- gli sorrise l’amico- Sam mi ha detto che tu non hai più le tue copie…sai, dopo l’inc-”
Il maggiore dei fratelli Winchester lo interruppe, come se evitare di pronunciare quella parola potesse cancellare l’incendio e tutto quello che di negativo aveva portato “E allora mi vuoi regalare dei tuoi libri? Cas, non posso accettarli.”
Il diciassettenne scrollò le spalle “Sono solo le mie copie da viaggio.”
“Le tue copie da viaggio?” ripeté scettico Dean, alzando un sopracciglio.
Castiel annuì sorridendo “Di alcuni libri ho diverse copie: con copertina rigida, il formato pocket e Charlie Bradbury mi sta aiutando a rimpolpare la mia collezione di e-book. Inias, Samandriel e Meg me ne hanno regalato uno per il mio compleanno, ma io continuo a preferire il formato cartaceo, anche se non posso negare la comodità di quello elettronico.”
“Conosci bene Charlie?” chiese quindi l’apprendista meccanico, continuando a sfogliare i libri che gli erano stati regalati per scoprire se Castiel fosse una di quelle persone che prendono appunti ai margini delle pagine. Non lo era.
L’altro scrollò le spalle “E’ la mia vicina di banco nelle lezioni di informatica.”
Dean gli rivolse un ghigno, immaginandosi come potesse essere per il timido e dolce Castiel avere come compagna di corso un tornado come la rossa “Oh, ecco allora perché lei ti conosce così bene.”
“Sì, beh, Charlie ha l’abilità di estrapolare informazioni con una certa insistenza.- spiegò il ragazzo- Ma immagino tu lo sappia più di me, è nel tuo gruppo di amici, giusto?”
Il maggiore dei fratelli Winchester annuì “Sì. E ti dico una cosa: lei e Jo insieme sono terrificanti.”
Dean ritornò a girare per la stanza, guardandosi intorno con aria incuriosita, tanto che Castiel si ritrovò a domandargli “Che stai facendo?”
“Cerco i tuoi libri.- ammise quindi il giovane dagli occhi verdi- Non mi avevi detto di essere un aspirante scrittore che legge qualsiasi cosa gli capiti a tiro? Dove sono questi fantomatici libri? Sammy ne ha molti di più di te.”
Il minore dei due Novak sbuffò “Per prima cosa, frequento la biblioteca.”
“Oh, giusto.” Mormorò il ragazzo, ricordandosi solo in quel momento che l’amico faceva del volontariato lì un paio di giorni a settimana.
L’altro, tuttavia, parve ignorare la sua risposta “E, in secondo luogo, solo perché non hai voluto scavare un po’ più a fondo non vuol dire che non ci sia quello che stavi cercando.”
Castiel invitò l’amico a controllare sotto il letto, dove decine e decine di libri erano ordinati in file perfette, poi sollevò delle assi cigolanti del parquet, rivelando ulteriori tomi ed infine aprì i cassetti della cassapanca vicino alla finestra che, inaspettatamente, invece di contenere biancheria ordinata cromaticamente come Dean si aspettava, nascondeva altri volumi.
“Ok, ritiro tutto quello che ho detto fino ad- Hey!- cominciò a parlare l’ospite, interrompersi con occhi spalancati- Non mi avevi detto che avevi un animale.”
Il diciassettenne seguì la direzione del suo sguardo e si ritrovò ad osservare la grande gabbia addossata all’angolo della parete e nascosta quasi completamente dal letto “Oh, quello è Steve, il mio porcellino d’India.”
“Steve…McQueen?” indagò Dean con un sorriso divertito.
“Steve Irwin.- ammise invece Castiel- Quando avevo dieci anni non facevo che guardare i suoi documentari.”
L’aspirante meccanico rivolse all’amico un sorriso divertito “Avrei dovuto aspettarmelo.”
“Sai, questa camera è molto…te.- parlò di nuovo dopo qualche secondo, abbracciando con lo sguardo l’intera stanza- Mancano un bel po’ di evergreen sempre presenti nella camera di un adolescente, però.”
Castiel inclinò il capo in quel suo modo estremamente peculiare “Ovvero?”
“Poster di ragazze in bikini, per esempio.- gli spiegò l’altro con un ghigno- Anche se, immagino che a te non interessino.”
Il ragazzo dagli occhi blu si strinse nelle spalle “Io sono del tutto indifferente all’orientamento sessuale.”
“Oh, ok.- ribatté Dean, stupito- Comunque, mancano anche i tipici riferimenti allo sport. Anche Sammy, nerd com’è, ha la maglia e il poster della sua squadra di hockey preferita.”
“Io non seguo nessuno sport e non ne ho mai praticati.” Gli rivelò quindi il diciassettenne, storcendo la bocca come se la sola idea di fare attività fisica potesse lasciargli un gusto amaro in bocca.
Il maggiore dei fratelli Winchester alzò un sopracciglio, incredulo “Davvero non hai mai fatto sport?”
Castiel strizzò gli occhi, concentrato e poi ricordò di un pomeriggio di fine estate passato con suo fratello “Una volta ho tirato una palla.”
“Hai tirato una palla?” ripeté il giovane dagli occhi verdi, sbattendo le palpebre.
“Sì.- l’altro annuì, sorridendo nel ripensare a quel giorno- A Gabriel qualcuno ha detto che i bambini devono fare sport e il baseball è lo sport americano per eccellenza. Così, un giorno, mi ha portato in giardino e abbiamo giocato.”
Dean sorrise, immaginandosi un piccolo Castiel con le ginocchia sbucciate, uno spazio vuoto fra i denti, degli occhi blu ancora più enormi e un guantone da baseball in mano “E come è andata?”
“Ho scoperto quel giorno di non essere affatto portato per gli sport e di odiarli tutti.- gli confidò quindi il diciassettenne, stringendosi nelle spalle- Credo che sia una caratteristica ereditata geneticamente: anche Gabriel li odia. Oh, e quella palla dovrebbe essere ancora da qualche parte, sul tetto.”
L’apprendista meccanico scoppiò in una risata spensierata, prima di tornare a rivolgersi all’amico “Ok, niente sport quindi, ma non puoi non avere dei gusti musicali. Fammi vedere i tuoi cd, ma sappi che ti giudicherò in base alle tue scelte.”
Castiel annuì, prima di far scivolare verso di lui una grossa scatola piena di cd che aveva tirato fuori da sotto la cassapanca. Dean iniziò immediatamente ad analizzare i dischi, fermandosi ogni tanto per fare smorfie disgustate oppure strani mugugni con una parvenza di approvazione. Presto, però, si ritrovò a sventolare un cd, sul volto un’aria di disapprovazione “Che cos’è questo?”
“Un cd.”
“Un cd degli Air Supply.- specificò il ragazzo dagli occhi verdi facendo una smofia- Cas, se sei messo così male da tenerti un cd del genere, mi sento in dovere di farti sentire al più presto della vera musica.”
“Vera musica?- ripeté il padrone di casa- Tipo?”
Dean scrollò le spalle “Led Zeppeling. AC/DC. Tu lascia fare a me.”
Castiel gli rivolse un sorriso obliquo “Non so, All out of love mi sembra una buona canzone.”
“Io Sammy lo uccido.” Sibilò l’altro, maledicendo il fatto che Sam e Cas fossero buoni amici e che il suo fratellino avesse spifferato particolari imbarazzanti della sua vita.
Il diciassettenne scoppiò a ridere in modo tanto spensierato che Dean non poté fare altro che imitarlo dopo aver finto per qualche istante di essere arrabbiato. E proprio mentre rovesciava la testa all’indietro in una risata liberatoria, notò nell’angolo della stanza, poco lontano dalla grossa gabbia di Steve, una cosa a cui non aveva fatto caso fino a quel momento.
“Suoni?” domandò il ragazzo, avvicinandosi alla chitarra supportata precariamente dalla parete e portandosela al petto per analizzarla. Era scordata, un po’ impolverata e tappezzata di adesivi di varia natura.
“Oh, no.- ammise Castiel scuotendo piano la testa- Ho preso qualche lezione, ma in realtà non ho imparato molto.”
Dean si ritrovò quasi inconsciamente ad accordarla, le dita esperte che scorrevano sulle corde “Peccato.”
Il giovane dagli occhi blu sbatté le palpebre stupito mentre lo osservava “Oh. Tu sai suonare?”
“Strimpellare, sarebbe la definizione corretta.” Ribatté l’apprendista meccanico, le guance leggermente imporporate come sempre accadeva quando qualcuno veniva a conoscenza di una delle sue doti nascoste.
Castiel gli rivolse un sorriso ampio e picchiettò lo spazio del letto di fianco a cui era seduto “Vuoi strimpellarmi qualcosa, allora?”
Dean non riuscì a non sorridergli di rimando, mentre si sedeva vicino a lui “Potrei. Hai qualche richiesta?”
All out of love.” Rispose serio l’altro, per poi scoppiare a ridere non appena sul volto dell’amico si dipinse un’espressione oltraggiata.
“Cas!”
“Ok, scusa.- il diciassettenne alzò le mani in segno di resa- Scherzavo.”
“Traditore.- sbuffò Dean, scuotendo il capo- Allora, questa richiesta?”
Castiel arricciò un po’ il naso mentre pensava e, alla fine, trovò una canzone che avrebbe adorato sentire suonata, e magari anche canticchiata, da Dean “Hey Jude.”
Invece della reazione che si aspettava, però, il ragazzo si ritrovò ad osservare il volto del maggiore dei fratelli Winchester rabbuiarsi, i suoi grandi occhi verdi indurirsi e la bocca stringersi in una linea sottile “No!”
Quasi inconsciamente, il ragazzo si allontanò da lui, scostandosi verso il bordo del letto, e abbassò lo sguardo sulle proprie mani “Ok, scusa.” Mormorò contrito, anche se non sapeva esattamente cosa aveva fatto di male per ottenere una reazione del genere.
Non appena sentì quella voce flebile, Dean si riscosse, voltandosi verso l’amico per vederlo col capo chino, intento a mordersi nervosamente il labbro inferiore “No, Cas, scusami io…- il giovane si allungò verso di lui fino a quasi accarezzargli il braccio in un gesto consolatorio, per poi ritrarsi di nuovo e passarsi una mano nei capelli, esasperato da se stesso- Non avrei dovuto parlarti così solo che quella-quella era la canzone preferita di mia madre. La cantava sempre.”
Castiel alzò il voltò immediatamente, girandosi di nuovo verso l’amico “Oh. Scusami, non lo sapevo.”
L’altro gli rivolse un mezzo sorriso “Non fa niente.”
Se c’era una cosa che Dean Winchester non era in grado di fare era capovolgere la situazione quando accadeva una cosa del genere. Sam lo avrebbe definito emotivamente costipato, ma Dean era del tutto convinto che la propria inabilità ad uscire da determinati episodi caratterizzati da un exploit di sentimenti era causata dalla propria cocciutaggine che gli impediva di ammettere apertamente di avere sbagliato a causa dell’eccessivo trasporto con cui certe emozioni lo spingevano, a volte, a ferire gli altri. Ciò che rendeva la situazione anche peggiore, quella volta, era che si era verificata con Castiel, che sembrava sempre così intento a preoccuparsi degli altri, che non riusciva a rendersi conto che il suo cattivo umore non poteva di certo essere colpa sua.
Così, Dean, da sempre non molto propenso a lasciarsi andare a discorsi troppo personali, decide di fare ciò che sapeva fare meglio. Agire. Fu così che si ritrovò a chiudere gli occhi, passare le dita sulle corde della chitarra e suonare Blowing in the wind di Bob Dylan, le note accompagnate dalla sua voce sommessa.
La musica si era già dissolta da qualche minuto quando Castiel parlò di nuovo “Sei molto bravo.”
Dean gli rivolse un sorriso tenue, di quelli che rivolgeva a poche persone e totalmente diverso dal suo solito ghigno da sbruffone  “Grazie. A Lawrence suonavo spesso. Avevo una chitarra che mi regalò papà per il mio tredicesimo compleanno. È bruciata. Insieme a tutto il resto.”
Il ragazzo sapeva che dopo aver detto qualcosa del genere la reazione che avrebbe ricevuto sarebbe stata la solita compassione, che lui odiava con tutto se stesso. Invece Castiel sorrise semplicemente “Dovresti tenerla.”
L’apprendista meccanico spalancò gli occhi, sorpreso “Cosa? No, Cas, è la tua chitarra!”
“Io non la uso mai, e tu invece sei così bravo.” Spiegò quindi il ragazzo dagli occhi blu, sul volto un sorriso timido.
Dean lo guardò, scettico “E se decidessi che vuoi provare di nuovo ad imparare?”
“Vorrà dire che me la presterai.” Tagliò corto Castiel.
Il maggiore dei fratelli Winchester accarezzò quasi con reverenza lo strumento musicale “Sei davvero sicuro?”
“Al cento per cento.”
“Grazie, Cas.”
“Di nulla.- sorrise Castiel- Mi piace vederti felice.”
“Wow, Cas.- Dean sbuffò una risata- Non puoi uscirtene con una frase così!”
“Perché no?” domandò il ragazzo, tutto innocenza con la sua testa leggermente inclinata da un lato.
Dean si ritrovò ad osservarlo e a domandarsi che cosa quel giovane dolce, serio e dannatamente perfetto potesse vedere in lui. Sentiva il cuore battergli all’impazzata nel petto e si ritrovò a domandarsi perché mai prima di allora gli fosse capitata una cosa simile, perché non gli capitasse mai quando Lisa lo guardava. Prese un respiro profondo e si avvicinò ancora di più a Castiel, che lo osservava, gli occhi così enormi e blu da fargli mancare il fiato.
Dean non pensò a Lisa in quel momento, né a Balthazar. Lui e Castiel erano lì, separati solo da un respiro, e l’idea che gli sarebbe bastato sporgersi solo un po’ per scoprire il sapore di quelle labbra rosa gli faceva girare la testa. Anche Castiel lo voleva, ne era certo. C’era poco che quegli occhi del colore dell’oceano riuscivano a nascondere.
“Ragazzi!” la voce di Gabriel riecheggiò in tutto il piano inferiore della casa e i due ragazzi si ritrovarono a sobbalzare.
Quando il maggiore dei Novak si affacciò in camera di Castiel, Dean era ormai in piedi, a qualche passo di distanza dal diciassettenne ma con ancora in mano la chitarra che gli era stata regalata. Tuttavia, Gabriel sembrò non trovare niente di strano nel loro atteggiamento e nemmeno nei loro volti ancora stravolti da quanto sarebbe potuto accadere se lui non li avesse interrotti.
“Kalì ha detto che continuerà domani a lamentarsi della mia immaturità, possiamo vedere il terzo Ritorno al futuro, adesso!” trillò il padrone di casa, rivolgendo ad entrambi un sorriso luminoso prima di correre di nuovo in salotto, pronto a continuare la sua amata maratona cinematografica.
I due ragazzi si fissarono imbarazzati per qualche secondo, ma prima che Dean potesse dire qualcosa Castiel si era già alzato per seguire il fratello e, subito dopo, rassegnato, anche lui si ritrovò a fare altrettanto.

 

 

Balthazar stava temporeggiando.
Ovviamente, non lo avrebbe mai ammesso con nessuno. Non che ci fosse qualcuno per giudicarlo, comunque. Gabriel, quella sera, non era in casa. Castiel glielo aveva comunicato quella mattina, quando insieme erano andati, come al solito, a prendersi un caffè prima di dover andare a scuola. Balthazar aveva accompagnato come sempre il proprio ragazzo all’uscio dell’edificio e poi, come al solito, aveva dovuto sfidare il limite di velocità per potere arrivare in tempo alla propria scuola privata, a qualche chilometro da Heaven.
In ogni caso, si ritrovò a riflettere il giovane, era un bene che Gabriel non fosse in casa. Erano giorni che Balthazar si stava preparando a quel momento ed era certo che non sarebbe stato in grado a concludere niente, non con l’irriverente presenza del fratello maggiore di Castiel pronto ad interromperlo in qualsiasi momento e, senza dubbio, con il solito chiaro obiettivo di stuzzicarlo sugli argomenti più disparati sotto le occhiate rassegnate del fratello minore. 
Balthazar prese un grosso respiro, suonò il campanello e si piantò sul volto il suo solito sorriso al limite dell’arroganza, e, ben presto si ritrovò le braccia piene di Castiel.
“Balth! Sei in ritardo.” Lo rimproverò bonariamente il giovane, prima di allungarsi verso di lui e piazzargli un dolce bacio sulle labbra.
Il giovane rispose a quel bacio delicato prima di parlare “Lo so. Avevo paura che Gabriel potesse essere ancora qui.”
“Kalì lo ha costretto a portarla a un ristorante francese e poi a teatro.- spiegò quindi Castiel, rivolgendogli un lieve sorriso- Te l’avevo detto stamattina, non ricordi?”
“Beh, tuo fratello è notoriamente un ritardatario.” Si giustificò quindi Balthazar, senza sciogliere il caldo abbraccio in cui i due ragazzi erano avvolti.
Il diciassettenne annuì piano “Anche questo è vero. Entriamo? Potremmo ordinare una pizza…”
“Perché non restiamo qui fuori?- lo interruppe l’altro, additando il divanetto di vimini sulla veranda- È una bella serata.”
“Ok.- acconsentì Castiel, sedendosi vicino a lui e lasciando che il suo ragazzo gli avvolgesse la coperta di lana precedentemente appoggiata attorno allo schienale di vimini intorno alle spalle-   Mi sembri strano, questa sera. Va tutto bene?”
Balthazar sospirò pesantemente: era difficile che qualcosa potesse sfuggire a lungo alla quieta attenzione del giovane “In realtà, Cassie, volevo parlarti.”
Castiel annuì piano, ad un tratto preoccupato, e si voltò per guardare in faccia il proprio ragazzo “Ok. Di cosa?”
“Di noi.” Spiegò quindi l’altro con un nuovo sospiro rassegnato.
“Di noi?- il diciassettenne aggrottò la fronte- Questo non è il genere di discorso che ti piace fare, Balth. Cosa c’è sotto?”
Balthazar era voltato verso di lui, ma sembrava fortemente deciso a non guardarlo negli occhi mentre gli parlava “C’è che io e te stiamo andando in direzioni diverse.”
“Cosa?” la voce di Castiel uscì debole come un soffio e le sue palpebre sbatterono per lo stupore.
“Ultimamente le cose fra noi non vanno bene, non negarlo.” Continuò quindi a parlare il giovane, stringendosi nelle spalle ben coperte dal cappotto pesante.
Il ragazzo dagli occhi blu scosse la testa, impedendo alla propria voce di tremare mentre ribatteva con convinzione “No, Balth… E’ solo un periodo un po’ pieno, tutto qui. Lo sai che devo aiutare Gabe alla pasticceria, ma andrà sempre meglio, vedrai. Non devo più nemmeno fare da tutor a Sam, ora, se la cava più che bene da solo e col suo gruppo di studio e…”
Balthazar gli posò una mano sul ginocchio per interromperlo “Non è solo questo. Che mi dici di Dean?”
“Dean?- ripeté il minore dei Novak sgranando gli occhi- Che c’entra Dean?”
“Ti hanno visto tutti, Cassie.- incalzò l’altro, sul volto stampata la solita espressione infastidita quando parlava dell’apprendista meccanico- Hai passato la notte da lui la scorsa settimana, ammettilo.”
Castiel protestò immediatamente “Sul suo divano!”
“E il giorno dopo ha dovuto proprio riaccompagnarti a casa, vero?” domandò di nuovo Balthazar, inarcando un sopracciglio.
Le spalle del diciassettenne si incurvarono nel sentire quel tono d’accusa, le braccia immediatamente avvolte attorno alla propria vita in un gesto quasi di autodifesa da quelle accuse “Balthazar, ora sei ingiusto. Io e Dean siamo amici e tu lo sai, ha voluto fare una cosa gentile per me.”
“Sai una cosa?- continuò quindi il giovane di origini inglesi, improvvisamente incapace di guardare ancora il volto triste e devastato del proprio ragazzo- Credo che dovremmo frequentare gente diversa, prenderci una bella pausa e riflettere se questo è davvero il tipo di relazione che vogliamo.”
“Non lo pensi davvero.”
La voce di Castiel era rotta e i suoi occhi annacquati e Balthazar non poté continuare oltre. Odiava quello che stava succedendo in quel momento: lui adorava Castiel, con tutto il cuore, e non poteva di certo continuare a convincerlo che lasciarsi in quel modo fosse la cosa migliore. Non quando lui stesso pensava al contrario.
“No, in realtà no.- ammise quindi con un sorriso triste- Sto per partire.”
“Partire?” ripeté Castiel con un filo di voce.
Balthazar annuì piano, lo sguardo basso e un atteggiamento docile così poco caratteristico “Ti ricordi di quando ti ho parlato dei miei parenti? Quelli che abitano in Inghilterra?”
Il ragazzo dagli occhi blu annuì, attento e preoccupato “Sì, ma cosa c’entra con noi?”
“Mio nonno è morto.- spiegò quindi l’altro senza giri di parole- Non lo conoscevo, ma il mio vecchio è rimasto sconvolto. Ci ha lasciato dei soldi. Parecchi soldi, e la sua casa, una specie di reggia poco lontano da Londra. I miei hanno passato un paio di sere a litigare e alla fine hanno deciso. Hanno già venduto la nostra casa qui e fra due settimane partiremo per l’Inghilterra. Non tornerò più, Cassie.”
Castiel scosse la testa, improvvisamente incapace di formulare una frase di senso compiuto “Cosa? Io non capisco…Perché-Perché non mi hai raccontato niente di tutto questo?”
“Dovevo assimilare la cosa, credo.- Balthazar gli rivolse un sorriso mesto- Capisci, ora? Credo che il nostro tempo sia finito, Cassie.”
Il diciassettenne si sporse verso di lui, travolgendolo in un abbraccio disperato “Balth… Non puoi lasciarmi, Balth, io ti amo.”
“E’ meglio così per tutti e due, credimi.” Anche la voce del giovane inglese tremava, mentre passava le lunghe dita tra i capelli scuri del dolce carico che stringeva tra le braccia.
“Allora è così?- Castiel quasi ringhiò, incredulo per come il proprio ragazzo fosse disposto ad abbandonarlo senza pensarci due volte- Se davvero non conto nulla per te perché non mi hai lasciato prima?”
Balthazar lo strinse ancora di più, come se non volesse farselo scivolare della dita “Tu sai che tu per me sei importante. Mi dispiace, Cassie, davvero, ma non credo possiamo fare altrimenti.”
Il minore dei Novak tirò su col naso, ma si impedì con tutto se stesso di piangere “Possiamo…Possiamo sentirci via Skype. Mandarci messaggi, e-mail…Con tutta questa tecnologia credi davvero che non potremmo portare avanti una relazione a distanza?”
“Credi davvero che funzionerebbe?- ribatté l’altro senza convinzione- Io non credo di farcela a vederti solo tramite uno schermo sapendo che tu non potresti mai venire a trovarmi e che io continuerei ad essere intrappolato alla stupida scuola per ricconi a cui i miei mi hanno già iscritto.”
“Ma non è…Non è giusto!” sbottò Castiel, le braccia una morsa ferrea intorno al torace del giovane.
Balthazar lo attirò ancora di più a sé e gli baciò i capelli con dolcezza “Lo so, Cassie, lo so.”
Rimasero così per un po’, seduti sullo sghembo divanetto sulla veranda dei Novak, lo sguardo dei due ragazzi fisso davanti a loro, ma le loro menti indaffarate fra mille pensieri.
“Quando parti?” domandò infine Castiel, il volto affondato nel petto di quello che sarebbe diventato presto, appena si fossero separati, il suo ex-ragazzo.
Balthazar gli posò un altro bacio fra i capelli “Tra due settimane.”
“Mi mancherai.” Sussurrò il ragazzo, senza staccare gli occhi dalla staccionata a qualche metro di fronte a loro.
L’altro sospirò “Mi mancherai anche tu, Cassie.”

 

 

Gabriel osservava il fratello minore con sguardo preoccupato. Quella mattina gli aveva raccontato con entusiasmo del ristorante francese dove lui e Kalì avevano mangiato la sera precedente e di come lo spettacolo teatrale non fosse poi così soporifero come se l’era prospettato. Castiel, da sempre tranquillo e spesso taciturno, non aveva parlato molto però, limitandosi ad annuire nei momenti opportuni e fare un mugugno di tanto in tanto per fare capire che stava seguendo il discorso. Gabriel aveva capito immediatamente che doveva esserci qualcosa che non andava. Dopotutto, aveva cresciuto lui stesso il ragazzo e se ne era occupato, con l’affetto più di un padre che di un fratello, da quando aveva capito che non ci sarebbe stato nessun altro a farlo. Così, perfettamente conscio che affrontare di petto una conversazione a cuore aperto in quel momento poteva risultare controproducente, decise di portare il ragazzo da Mary’s, conscio del fatto che c’erano poche cose al mondo che riuscivano a metterlo di buon umore come i deliziosi e soffici pancakes al cioccolato di John Winchester.
Tuttavia, invece di divorare la propria colazione con entusiasmo, Castiel si stava limitando a punzecchiarli svogliatamente con la propria forchetta.
“Che c’è, non ti vanno più i pancakes?” domandò infine Gabriel, ormai troppo esasperato da quel comportamento per poter aspettare oltre.
Due enormi occhi blu si puntarono immediatamente su di lui “No, i pancakes vanno bene.- il giovane esitò, prima di continuare a parlare di nuovo- Volevo comunicarti una cosa.”
Gabriel si raddrizzò sulla sedia, attento “Uh-oh, quando usi quel tono è sempre preoccupante.”
Il minore dei due fratelli prese un grosso respiro prima di parlare di nuovo “Io e Balthazar non stiamo più insieme.”
“Cosa?” il giovane si ritrovò a sbattere le palpebre un paio di volte, certo di avere capito male.
“Ci siamo lasciati.” Ripeté invece Castiel, confermando quanto aveva detto precedentemente.
Gabriel strinse gli occhi, studiando attentamente il volto del fratello “Lo hai lasciato tu? Perché posso capirlo, davvero…”
“Uhm, lui ha lasciato me.- spiegò quindi con voce flebile il diciassettenne- Lui…Lui si trasferirà in Inghilterra e pensa che sarebbe meglio per tutti e due non provare a portare avanti una storia a distanza.”
Il maggiore dei Novak si mosse sulla sedia, l’irritazione in grado di renderlo ancora più iperattivo del solito “Quel brutto…”
“Gabriel.” Sussurrò Castiel, che un po’ si era immaginato una reazione del genere da parte del fratello maggiore.
Dal canto suo, Gabriel, lo ignorò completamente “Io lo ammazzo, quello spaventapasseri…”
“Gabriel!” lo chiamò di nuovo il ragazzo dagli occhi blu, la voce più alta per attirare la sua attenzione.
Il giovane puntò gli occhi nocciola sul proprio fratello minore, la rabbia ancora evidente nello sguardo “Che c’è?”
Castiel iniziò a torturare il proprio tovagliolo di carta con le dita “Io…Io rispetto la sua decisione.”
“Potresti anche rispettare la mia di andare da lui e spaccargli il naso, allora.” Suggerì quindi il maggiore dei Novak, incrociando le braccia al petto.
“Gabe, no.” Ribadì il diciassettenne, gli occhi imploranti.
Gabriel studiò la sua espressione per qualche secondo, prima di far roteare gli occhi platealmente e capitolare “Ok. Sappi però che non lo faccio solo perché me lo hai chiesto tu. Oh, e dovresti convincere anche Kalì a non avvelenare quel damerino da strapazzi, se proprio sei convinto di questa decisione.”
Castiel gli rivolse un sorriso tenue “Grazie, Gabe.”
“Sì, sì, certo.- il maggiore dei due fratelli fece sventolare una mano con non curanza- Ora che ne abbiamo parlato, perché non vai a farti scaldare quei pancakes e ti fai una colazione come si deve?”
Il ragazzo dagli occhi blu annuì, prima di alzarsi e recarsi col proprio piatto ben stretto fra le mani al bancone.
Dean lo raggiunse immediatamente, subito dopo aver servito un’abbondante tazza di caffè fumante a Pamela Barnes, seduta qualche sgabello più in là.
“Hey, Cas.- lo salutò gioviale, un sorriso ad illuminargli il bel volto- Cosa ti serve?”
Castiel gli sorrise timidamente di rimando “Uhm, potresti scaldarmi questi pancakes? Mi sono distratto parlando con Gabe e si sono raffreddati.”
Dean guardò scettico prima il piatto che gli era stato porto e poi l’amico “Hai fatto raffreddare i pancackes? Di solito mio padre fa appena in tempo a servirteli prima che tu te li divori in pochi secondi. Sei sicuro di stare bene?”
Il ragazzo si ritrovò ad arrossire sotto lo sguardo dell’apprendista meccanico “Uh, io e Balth ci siamo lasciati.”
Inaspettatamente, però, la notizia non parve sorprendere troppo il maggiore dei fratelli Winchester “Oh. Quindi è vero quello che si dice in giro.”
Castiel si ritrovò a spalancare gli occhi, il battito improvvisamente accelerato “Lo sanno già tutti?”
“Quasi.- ammise Dean, prima di voltarsi e infilare il piatto nel piccolo forno elettrico dall’altra parte del bancone- Credo che Chuck Shurley non ne sia ancora a conoscenza, ma solo perché oggi non è ancora uscito di casa.”
“Lo sanno già tutti.” Esalò di nuovo il diciassettenne, il respiro affannato.
L’altro giovane si accorse in quel momento del piccolo attacco di panico che stava assalendo l’amico e si precipitò al suo fianco, posandogli le mani sulle spalle e invitandolo a sedersi su uno degli alti sgabelli poco distanti “Hey, va tutto bene, Cas. Questa è una città di impiccioni, ma non sono affari loro. Non pensarci.”
“Lo sanno già tutti.- ripeté di nuovo Castiel, in un soffio- Io e Balth ci siamo lasciati ieri sera e ora lo sanno già tutti.”
“Cas, guardami.- lo esortò Dean facendo un po’ di pressione sulle sue spalle fino a che l’amico si decise a guardarlo negli occhi- Tu sai che prima o poi sarebbe successo, giusto? Ok, è accaduto un po’ prima di quanto ti saresti immaginato, ma tu sei perfettamente in grado di affrontare questa situazione. Te lo dico io, che sono il nuovo arrivato in città: essere il protagonista dei pettegolezzi cittadini non è una cosa così disastrosa come può sembrare.”
Il diciassettenne lo fissò con la fronte aggrottata, per poi annuire piano “Hai ragione.”
“Certo che ce l’ho!- ribatté con entusiasmo il ragazzo dagli occhi verdi, sul volto un sorriso radioso- Ed ora vedi di mangiare quei pancakes, se no mio padre inizierà a pensare che sta perdendo il suo tocco magico. Voglio dire, già è un problema la sua crisi di mezza età.”
“Ti ho sentito, sai?” disse John, guardando il figlio con un’aria troppo divertita perché fosse davvero arrabbiato.
Sul volto di Dean si dipinse immediatamente un’espressione quasi contrita, come quella di un bambino scoperto a rubare dall’armadietto dei dolciumi ma che è perfettamente consapevole che non avrebbe ricevuto alcuna punizione. Tuttavia, il viso del ragazzo cambiò in fretta non appena il suo sguardo individuò una figura familiare in procinto di entrare nel locale.
In un attimo, raggiunse l’entrata, la rabbia chiara tanto nel suo tono di voce come nei suoi occhi fiammeggianti “Hey, tu! Che cosa credi di fare?”
Balthazar, dal canto suo, sembrava del tutto serafico “Mi sembra ovvio, Winchester, entro a prendere un caffè.”
“Non puoi.” sibilò Dean, bloccando col proprio corpo l’entrata del locale.
Il giovane di origine britanniche sbuffò una risata “Cosa?”
Il maggiore dei Winchester non si lasciò condizionare dal suo atteggiamento strafottente “Ho detto che non puoi, vai a prenderlo da un’altra parte.”
“Stai scherzando, vero?” l’espressione di Balthazar cambiò subito, non appena si rese conto che il giovane che aveva di fronte era perfettamente serio.
Dean incrociò le braccia al petto “Sto forse ridendo?”
“Senti, voglio solo prendermi un caffè, niente di trascendentale.” Spiegò quindi l’altro, passandosi stancamente una mano sul volto.
“Tu non entri lì dentro.” Ribadì nuovamente l’apprendista meccanico.
Balthazar aprì la bocca per ribattere, ma in quel momento il suo sguardo si posò su qualcuno alle spalle di Dean “Oh. Ora capisco. Stai giocando al cavaliere senza macchia e senza paura per il dolce Cassie?”
“Vattene via, Balthazar.”
Castiel, fino a quel momento paralizzato dallo stupore per ciò che si stava svolgendo di fronte ai suoi occhi, fece uno scatto in avanti, frapponendosi fra i due e posando una mano sul braccio dell’amico in un vano tentativo di calmarlo “Dean, davvero, non c’è bisogno che tu faccia questo. Balthazar può…”
“No, Cas.- lo interruppe Dean- Balthazar è uno stronzo e noi qui dentro non serviamo gente del genere.”
“Gioca pure al salvatore quanto vuoi.- disse l’ex-ragazzo di Castiel squadrandolo- Non diventerai magicamente degno di Cassie, questo lo sai, vero?”
Fu a quel punto che la rabbia sopraffò Dean completamente. Scostò Castiel in un secondo e in quello successivo il suo pugno aveva già colpito con forza la mascella di Balthazar.
“O mio Dio!- esclamò il diciassettenne, esterrefatto e un po’ spaventato, mentre si avvicinava al proprio ex per sorreggerlo dopo quel duro colpo- Signor Winchester!”
John uscì di corsa dal locale, immediatamente seguito da Gabriel e qualche altro avventore “Dean? Dean!”
“Dean, che diavolo ti prende?” domandò quindi l’uomo, afferrando il figlio per le spalle e allontanandolo dal suo avversario.
Di fronte a loro, Balthazar cercava di liberarsi dalla presa che aveva su di lui Castiel “Lasciami!”
“Sì, Cas, lascialo andare, così forse riesco a rompergli il naso!” ringhiò Dean, mentre tentava di scrollarsi di dosso il proprio padre.
“Va bene, Cassie.- capitolò infine Balthazar- Me ne vado. Ma la prossima volta dovresti mettergli un guinzaglio prima di portarlo in giro.”
Il giovane non attese risposta e se ne andò con passo svelto e, velocemente come era iniziato, tutto finì. John Winchester lasciò andare il proprio figlio, ricordandogli che avrebbero parlato di quanto era successo quella sera e intimandogli di tranquillizzarsi un po’ prima di ritornare al lavoro, e tutti gli avventori del Mary’s, Gabriel compreso, decisero di ritornare all’interno del locale e riconcentrarsi sulle proprie colazioni. Ben presto, sul marciapiede di fronte alla tavola calda rimasero solo Castiel e Dean, il primo con gli occhi bassi e le labbra strette in una linea dura, il secondo con le mani che scorrevano fra i corti capelli nel tentativo di calmarsi.
“Cas, che hai?” si ritrovò infine a domandare l’apprendista meccanico, non appena fu certo di avere stemperato la tensione che si era impossessata di lui fino a quel momento.
L’altro emise un sospiro “Sono deluso, Dean.”
Dean annuì comprensivo “Senti, non pensavo che Balthazar si potesse comportare così, però…”
“Sto parlando di te e di quello che hai fatto.- lo interruppe Castiel, una certa rabbia nella voce- Pensavo fossi diverso.”
Il maggiore dei Winchester spalancò gli occhi, incredulo “Cosa? Io l’ho fatto per difendere te!”
“Ma io non ho bisogno di essere difeso!- sbottò il diciassettenne- Tutti in questa città pensano che io sia un angelo caduto dal cielo, dolce, innocente e totalmente indifeso. Ma non è vero! Io sono una persona e sono in grado di affrontare le cose in quanto tale. Avevo fatto una scelta, Dean, e tu l’hai completamente ignorata. Credevo che tu fossi dalla mia parte…”
“E lo sono, Cas, non lo capisci?” ribatté immediatamente l’apprendista meccanico.
“Ti sei comportato esattamente come tutti loro.- ribadì Castiel- Hai pensato che io non fossi in grado di affrontare una cosa e allora l’hai fatto tu per me. Ma non è vero, Dean, e lo sai anche tu.”
“Sai una cosa?- proruppe Dean agitando le mani- Io volevo aiutarti e basta. Vuoi essere autonomo e non dipendere più da chi ti sta intorno? Perfetto, visto che i miei sforzi non sono apprezzati mi tolgo dai piedi. Cavatela da solo, d’ora in poi!”
Castiel lo osservò voltarsi di scatto e rientrare con passo svelto alla tavola calda, per poi sparire in fretta su per le scale che portavano all’appartamento dei Winchester. E una volta rimasto lì, sul ciglio della strada, con le braccia strette attorno alla propria vita e la consapevolezza che forse quella volta lui e Dean non sarebbero riusciti a risolvere i loro problemi, si sentì solo come mai prima in vita sua.

 

 

*****

Lo so, lo so. Sono una pessima persona. Sono lenta come una fila alle poste nel giorno della consegna delle pensioni. Ma io sono consapevole di avere un problema e sto cercando di migliorare, lo giuro. Se ci fossero dei gruppi di supporto per procrastinatori mi ci iscriverei all’istante, davvero. Purtroppo per voi, questa mia nuova consapevolezza spirituale sulla mia natura non vi ha fatto avere un nuovo capitolo in tempi più brevi del solito, ma quantomeno sono riuscita a sfornarvi qualcosa di una lunghezza accettabile per farmi perdonare l’attesa. Credo. Spero.
Comunque, a parte il mio immenso ritardo (più che altro causato da un totale ammutinamento da parte del mio pc, fermamente intenzionato a non fare funzionare NESSUNO dei miei programmi di scrittura, non vi dico il mio panico) vorrei subito scusarmi per le note dolceamare di questo capitolo. Probabilmente mi odierete, ma credo che ciò che succede in questa fase della storia sia importante per l’evoluzione del rapporto fra Dean e Castiel. Oltretutto, ho deciso di riscrivere in toto la parte in cui Balthazar lascia il dolce Cassie perché, visto il mio immenso amore per il buon Balth, non sono proprio riuscita a descriverlo come totalmente insensibile e capace di lasciare il proprio ragazzo per un mero capriccio. Spero che la mia scelta possa soddisfarvi, dal canto mio non riesco proprio a non immaginare Balthazar e Castiel come una di quelle mitologiche coppie in grado di mantenere l’amicizia alla fine di un amore. E per quanto riguarda il quasi-bacio…Quanto volete uccidermi da uno a dieci? Per il resto, io ce lo vedo molto un Dean impulsivo deciso a difendere a spada tratta e anche un po’ inopportunamente i propri amici. Soprattutto se quegli amici sono un qualcosa di più…
Ok, ora la finisco di ciarlare. Di nuovo, grazie a chiunque legge questa mia storiella, a chi recensisce, a chi l’ha messa nelle preferite/seguite/da ricordare. Ne approfitto per scusarmi anche con chi recensisce, ho tempi geologici anche per rispondere alle recensioni. Pessima, ve l’ho detto. Sono pessima.

 
Per voi che avete avuto la pazienza di arrivare fin qui, un bacio e alla prossima
JoJo

   
 
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