Hunger Games, 'ciò che resta ora è solo speranza' di _Suomi

Katniss…

Il presidente toglie una busta contrassegnata dal numero 75.Fa passare le dita sotto la linguetta ed estrae un piccolo quadrato di carta. Senza esitazioni, legge: “ Nel settantacinquesimo anniversario, affinché i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina saranno scelti tra i vincitori ancora in vita”.
Un nodo pesante mi sale per lo stomaco, raggiunge il petto, ma quando io tento di fare uscire un urlo, non esce niente. Le braccia mi formicolano e le gambe mi fanno male, non riesco a controllarmi… il mio cervello non risponde ai miei ordini.

Corro tra i terreni bagnati dall’umidità cercando di ragionare nonostante il fiato corto e le lacrime che mi appannano la vista. Devo riflettere. Provo a ripensare alle parole del presidente Snow… “Nel settantacinquesimo anniversario, affinché i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina saranno scelti tra i vincitori ancora in vita" come colla quelle parole si erano attaccate alla mia mente, ed ora non riesco a farle andare via.

“I tributi maschio e femmina verranno scelti tra i vincitori ancora in vita”… i tributi maschio e femmina… i tributi maschio e femmina.

La mia testa non riesce a ragionare, lo schock è troppo forte.

Qualcosa mi graffia la gamba, un ramo forse. Rotolo per alcuni metri tra i rami, riempiendomi di graffi. Non so il perché, ma il dolore che provo in questo momento non è niente in confronto al fuoco che brucia dentro di me. Mi aggrappo ad un albero e cerco di respirare e di calmarmi.

Uno, respira, due, respira, tre, respira… piano, piano, inizio a riacquistare la vista, sono a pochi passi dal confine che separa il distretto dai boschi. Ancora qualche metro e sarei rimasta folgorata. Non so perché ma l’idea non mi dispiace affatto, un desiderio di morte raggiunge il mio cervello, ma sono ancora troppo scandalizzata per trovare il coraggio di suicidarmi. Ciò che devo fare adesso è riflettere.

I tributi maschio e femmina verranno scelti tra i vincitori ancora in vita - chiudo gli occhi- il distretto 12 ha due vincitori maschio: Haymitch e… Peeta.

Un singhiozzo raggiunge la mia gola e faccio appena in tempo a portare il braccio alla bocca e a stringere con i denti, che inizio ad urlare.

Peeta, il ragazzo che mi rende migliore ogni giorno, il ragazzo che c’è sempre stato e che mi ama per quella che sono, non me lo possono portare via così…

La mia riflessione, però, non si ferma, ci deve essere anche un tributo femmina.

Il distretto 12 ha una vincitrice… me. No, qualcosa non quadra. C’è un’altra ragazza. La mia mente scorre alcune edizioni passate e si ferma ai 72° Hunger Games. Aveva vinto una ragazza del distretto 12 quell’anno… non ricordo il suo nome, ma la sua storia è particolarmente triste.

Lei non è veramente del distretto 12, è di Capitol City, ma per qualche motivo era stata cacciata. Ora, il mio respiro ha ripreso un ritmo regolare. Speranza. Solo questo mi aveva calmata. La speranza di non entrare nell’arena. Forse avrebbero estratto lei e non me… anche se non ha molto senso. Loro vogliono distruggermi, l’unico modo per far finire le ribellioni è uccidermi in diretta TV. Una fitta mi raggiunge lo stomaco e mi accuccio ancora più attaccata all’albero.La speranza a cui mi aggrappo è molto debole. Ma se non mi ci aggrappo, cado giù. E io non ho nessuna intenzione di cadere, devo resistere, devo farlo per Peeta. Il pensiero di lui mi fa sussultare e mi alzo in piedi di scatto. Devo pensare a lui, ora. Devo… devo… devo andare da Haymitch! Con passo spedito, mi avvio verso casa sua.

Appena entro in casa, Haymitch mi fa notare che Peeta è già passato da lui. Maledizione. Non avevo fatto atro che pensare a me, senza minimamente preoccuparmi di lui. Sono una persona orribile. Mi siedo sulla poltrona di fronte ad Haymitch ed inizio a bere. Più i miei sorsi sono lunghi, più il dolore si allenta. La cosa comincia a piacermi.

Dopo una breve ma non tranquilla chiacchierata con Haymitch, mi sono assicurata che lui avrebbe fatto il possibile per salvare Peeta. Anche sacrificarsi per lui se fosse stato necessario. Ma c’è ancora qualcosa che mi turba. Qualcosa che riguarda me. Sono spacciata o ce ancora qualche possibilità che io scampi alla morte un’altra volta? La mia domanda esce troppo diretta dalla mia bocca. Ma la cosa non mi turba minimamente: “Sono spacciata, o la ragazzina vincitrice di qualche anno fa potrebbe finire nell’arena al posto mio?”.

Haymitch mi guarda infastidito: “Cosa intendi dire?”.

Mi spiego: “Intendo dire che se questi Hunger Games verranno fatti, sarà per causa mia e delle ribellioni che il mio gesto nell’arena ha scatenato. La cosa migliore che possano fare è uccidermi in diretta tv. Secondo te, per far finire nell’arena me e non lei… truccheranno la mietitura?”.

Haymitch rimane un po’ a fissare l’alcool nella sua bottiglia pensieroso, poi mi guarda: “ Potrebbero farlo, ora che mi ci fai pensare, forse per lei c’è ancora qualche speranza… - i suoi occhi iniziano a luccicare – Voglio dire, anche lei ha causato il suo bel numero di danni a Capitol City, ma i suoi gesti non hanno mai fatto scattare rivolte forti come le tue… secondo me, truccheranno la mietitura. Mi dispiace per te, ma l’illusione crea solo altri problemi inutili”.

La sua frase mi crea irritazione ma gli sono comunque grata. Ha detto la cosa con tutta l sua gravità, senza girarci intorno. Questo è uno dei pregi di Haymitch.

Solo non capisco perché l’idea che quella ragazzina finisse nell’arena lo turbasse così tanto, so che si conoscono, ma non trovo possibile che Haymitch possa voler bene a qualcuno. “Perché il fatto che molto probabilmente lei non entri nell’arena ti da sollievo? Voglio dire.. so che la conosci, ma santo cielo, a te che differenza fa se entro io o se entra lei?”

Lui mi guarda divertito: “ Senti, sarò anche il più grande stronzo ubriacone del mondo, ma anche a me serve qualcosa che mi inciti ad alzarmi dal letto la mattina. Qualcosa per cui vivere. Bene, lei è tutto ciò che ho. Il pensiero che lei esista mi porta avanti. Quindi se sarà lei a finire nell’arena, non penso di riuscire a trovare un’altra ragione”.

Io alzo le spalle: “Avrai pur sempre l’alcool!”. Haymitch ride: “L’alcool allevia il dolore, non guarice".

La sua affermazione porta la mia attenzione sulla bottiglia che ho in mano. Me la porto alla bocca e bevo altri sorsi. Se l’alcool allevia il dolore, allora io ne ho davvero bisogno.

Mi asciugo il sudore dalla fronte e tento di alzarmi. Barcollando raggiungo la porta d’entrata e la apro. “Ci si vede!” dico ad Haymitch.

Non so se mi risponde o no perché sbatto subito la porta alle mie spalle e cado per terra. Stupida neve ghiacciata.

Sono davvero curiosa di conoscere la “ragione di vita” di Haymitch. Chissà se veramente è speciale come dice...

Mi rialzo in piedi e raggiungo casa mia, che, stranamente, mi sembra molto più lontana di quanto mi ricordassi. Rido senza motivo per qualche secondo poi qualcuno apre la porta di casa. Riconosco Gale, ma un attimo dopo, cado tra le sue braccia e svengo.

ANGOLO DELLA SCRITTRICE:

Questa è la mia prima fanfiction che pubblico, il primo capitolo è tratto molto dal libro ma con il corso del tempo si distaccherà... spero vi piaccia :) ricordatevi di recensire.. accetto tutte le critiche!!