Requiem.
Leo crollò
sul letto sfatto, ansimando forte nella disperata ricerca di un po’ di
ossigeno.
Si strinse
meglio al corpo che lo sovrastava, pur sapendo che non si trattava di Elliot,
che non si sarebbe mai più trattato di Elliot… in effetti non si trattava
nemmeno di Oz, anche se l’apparenza avrebbe suggerito senz’altro quello.
Alla fine
anche Oz era diventato null’altro se non un’ombra cancellata dai terribili
eventi che avevano sconvolto le loro vite; adesso, quel corpo che ora Leo
stringeva quasi con disperazione, era tornato al suo legittimo proprietario.
Jack.
Tutto,
nelle loro vite, aveva fedelmente seguito uno sterile spartito, le cui note
sorde erano state scritte con il sangue di ognuno di loro; se all’inizio Leo
era stato sicuro che lo spartito in questione fosse “Lacie”, ultimamente si era
reso conto che quella melodia li aveva letteralmente fagocitati in sé, aveva
intrecciato i fili delle loro vite in modo così inscindibile che pure le loro
identità si erano mescolate tra loro, rendendo impossibile capire se “Lacie”
fosse stata una persona diversa da “Leo”, “Jack”, “Oz”, “Elliot”, “Oswald” o da
tutti coloro la cui vita era stata risucchiata in quel vortice nero.
Tutte
queste riflessioni portavano ad un unico punto essenziale: Leo era stanco.
Una
stanchezza totale, di quelle che tolgono pure la voglia di respirare, spingendo
il corpo ad andare contro la sua stessa natura, cercando solo la fine.
Era stanco
di cercare gli occhi di Elliot negli occhi di tutte le persone su cui il suo
sguardo si posava. Era stanco della convinzione che il suo destino non gli
fosse mai appartenuto.
Per un po’
di tempo aveva giocato a fare finta di non esistere, lasciando il comando del
suo corpo e della sua volontà a Oswald, ma alla fine si era stancato anche di
quello, perché per quanto cercasse di convincersi di essere solo l’ennesima
macchia nera nella moltitudine di anime racchiuse in “Glen”, la sua personalità
era ancora abbastanza forte da ricordargli le sue innumerevoli colpe.
Nonostante
ciò, lo terrorizzava l’idea di una fine rapida, istantanea, gli ricordava
troppo il modo in cui il destino gli aveva strappato via Elliot.
Voleva
morire lentamente, pezzo per pezzo; forse era per questo che si era avvicinato
così tanto a Jack, pur sapendo che sarebbe stato la sua fine.
Si era reso
conto di quanto fossero simili, di quanto il falso Eroe avesse causato la
Tragedia solo per la pura disperazione di aver perso la persona amata e di
quanto lui avrebbe fatto lo stesso per Elliot.
Erano uguali
nella loro disperazione e Jack stesso doveva essersene reso conto, dato che
aveva deciso di tenerlo un po’ con sé come giocattolo, nella speranza di
trovare in lui un po’ di Oswald e di conseguenza un po’ di Lacie.
Non gli
importava, sapeva che presto il biondo si sarebbe accorto che ormai in quel
corpo non era rimasto nulla e allora gli avrebbe dato la tanto agognata fine.
Non gli
importava, decise di distogliere la mente da quelle riflessioni e di
concentrarsi unicamente sul piacere che lentamente lo divorava, senza fretta, finché
raggiunse il limite.
Sentì Jack
crollargli addosso, quasi a fermargli il respiro e rimasero così per
interminabili istanti; fu il biondo a riprendersi per primo, bloccandogli i
polsi sopra la testa, poi legarglieli alla testiera del letto.
Leo lo guardò
armeggiare nel cassetto del comodino, sapendo già cosa stava cercando il
biondo.
«E adesso?»
Il volto di
Jack si aprì in un ghigno. «be’, adesso muori».
Death Note: Be’, eccoci qua…
Se vi state chiedendo il perché di una Jack/Leo, il motivo è molto
semplice: una scommessa xD
L’anno scorso, avevo promesso che se la mia pagina su Pandora Hearts fosse arrivata a cento “mi piace”, avrei scritto una
Jack/Leo e finalmente sono riuscita a mantenere la parola xD
(Dopo un anno e a quasi cinque cento “mi piace” xD)
Il vero problema è che… come coppia inizia anche a piacermi D8
Anyway, la pagina è
questa , se vi interessa <3.