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Autore: Nischino    06/08/2008    11 recensioni
Lui vive nel ghetto, ha una cicatrice che gli deturpa il volto e fuma Malboro.
Lui è ricco, bellissimo e vuole essere un artista.
Vivono agli antipodi ma, in fondo, amano le stesse cose. Lo skate. E l'altro.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SKATE PRINCE & THE OTHER ONE

Il sole tramonta dietro ai grattacieli, ed i lampioni di Temogne Street si accendono contemporaneamente, rischiarando lo skatepark della periferia. Sono le 19.24.
La recinzione metallica scintilla minacciosa alla luce di una mercedes bianca che passa sfrecciando per la strada asfaltata, prima di scomparire dietro alla prima curva.
-Cazzo, Maddie, l’hai vista quella? Mi ci compro tutta P-city con quella bambina- fischia il Bruto, distogliendo temporaneamente l’attenzione dalla sua ragazza, Angie, che rimane letteralmente a bocca asciutta.
Si sistema la troppo-mini-gonna scozzese e scuote i ricci castani.
Maddie sembra non averlo nemmeno sentito, perché si lancia sull’Half-pipe senza un parola. Esegue un elementare Ollie, e salta giù dallo skate.
-Mia zia ne ha una ancora più cattiva- dice Rage, togliendosi il cappuccio di felpa –E’ una bambola di fuoristrada, con le ruote grandi quanto le tette di Paola-.
Meth fa una faccia terrificante, e sputa in un angolo
-Ricorda, bimbo, ricorda che niente è più grande delle tette di Paola- mormora serio, prima di afferrare Rage a tradimento e dargli una bella grattata sulla capoccia.
Dietro di loro le ruote di uno skate frenano improvvisamente. Un ragazzo dai folti capelli rossi ed una cicatrice che gli taglia la carne tra orecchio e mandibola lo prende tra le mani ruvide, girandogli le ruote rovinate dall’usura.
-Ehy, Scar, che c’hai oggi? Te ne stai li, solo e zitto, come un coglione. Mi sento solo…- piagnucola il Bruto, lasciando Angie definitivamente. Lei arrossisce di stizza, ma non dice niente.
-Niente non c’ho, hai capito? E va a fanculo e non mi rompere il cazzo…-
-Calmo, bello, calmo. Ma mi vuoi dire che è successo? E’ da sta mattina che ce le hai girate, basta vedere come hai risposto alla Martinelli. Lo sai che quella ti boccia di nuovo se non fingi di aver messo almeno un po’ la testa a posto? Vuoi passare tutta la tua vita in quel buco di merda?- chiede fintamente incazzato.
Scar fa una smorfia
-Passami una sigaretta-.
Sono le 20.01. Dall’altro lato della strada, davanti al muro decorato di graffiti, stanno cinque ragazzi ben vestiti, quattro di loro hanno lo skate sotto braccio. Una ha con se un pacco di fogli da buttare.
-Ohy, arrivano i pezzi grossi- esclama Meth, ghignando.
I cinque attraversano la strada, fermandosi proprio di fronte agli altri sei, che nel frattempo si sono raggruppati in branco. Scar, come sempre, è il primo della fila, perché la sua cicatrice fa sempre una gran paura.
Gli altri sono capeggiati da Jowel, un ragazzo moro dall’aria viziata e la puzza sotto il naso. Dietro di lui, Lisa, Tribb, Rai e Freddie prendono posizione, allineati uno affianco all’altro.
Sono le 20.03.
-Oggi siente in anticipo…- fa notare gentilmente Rage, fingendo di guardare l’ora su un orologio che non porta –O, che sbadato!- ride –Tanto voi siete sempre in anticipo-
-Da quanto in qua hai tirato fuori i coglioni, finocchio?- l’apostrofa Tribb, facendo sobbalzare l’abbondante mole che si porta appresso
-Ehy, lascialo in pace, donna cannone- ghigna Meth, tirandosi Rage da una parte –Perché non te la prendi con qualcuno della tua stessa stazza? O, aspetta, è impossibile-.
Tribb diventa paonazzo dalla rabbia, e sembra diventare ancora più grosso, scatenando l’ilarità del Bruto, che scoppia in una fragorosa risata
-Ma senti tu questo…- Tribb sta per gettarsi su di lui, quando Lisa interviene, come sempre, con un potente grido di battaglia che le imporpora le guance e le drizza i capelli biondi e liscissimi
-Sentite, oggi non siamo venuti qui per prenderci a cazzotti. Ok, anche per questo se non ci lasciate lo skatepark dopo le otto, come eravamo d’accordo. Ma, prima, è di questo che volevo parlarvi-. Tra tutti i fogli che porta tra le braccia ne estrae uno rosso, dall’aria sgualcita, ma dove è facile leggere.

PUBLIC SKATE CONTEST
18-09-07 dalle ore 14.00
saranno aperte le iscrizioni per la competizione
ufficiale organizzata dalla B.B.S.
Le squadre ammesse devono essere
In possesso del titolo provinciale
Ed essere composto da sei skater.
I vincitori parteciperanno ai campionati
Internazionali!!


-Che roba è?- gracchia Angie che, nonostante le zeppe, non riesce a vedere un cazzo. Ma tutti la ignorano, e si concentrano su Lisa ed i suoi occhi azzurri
-Dove l’hai trovato?-
-L’ho downlodato da internet l’altra sera, l’ho trovato per caso. Avete letto bene? Una sola squadra per provincia, perciò solo uno di noi- sussurra
-Scar, secondo me questi ci vogliono fregare…- gli mormora all’orecchio Meth, prima di essere fulminato da una furente Lisa
-Se non volete crederci siete liberi di farlo, ma alla fine il posto l’otterremo noi-
-E come, di grazia?- le chiede il Bruto, sventolando le ciglia per imitarla alla perfezione
-E’ tuo padre il sindaco, di grazia?- soffia altezzosa, mentre Rage raschia i denti
-Puttana-
-Siamo alle solite, vi approfittate dell’oro in cui nuotate e non perdete occasione per farci notare la merda in cui viviamo. Bravi, felici di aver intrattenuto questa inutile conversazione con voi- abbaia Maddie
-Siete stati voi a cominciare, noi eravamo qui per una proposta amichevole. I più bravi di voi ed i nostri più capaci. Una squadra singola, e siamo felici tutti-.
Angie sbuffa e si torce le mani
-Che noia! Ehy, ‘more, quand’è che mi accompagni a casa?-.
Il Bruto la ignora (ancora) e porta lo sguardo su Scar, insieme a Rage, Maddie e Meth
-Non mi sembra una cattiva idea- sussurra Maddie –E’ una proposta equa ed amichevole-.
Gli altri annuiscono contemporaneamente, prima di zittirsi immediatamente quando Scar solleva gli occhi scuri dal volantino, e li porta su Jowel.
Un lampione si spegne alle loro spalle, e tutto diventa più buio.
-Mi sembra una stronzata- mormora Scar –E lo sapete perché? Perché questi qui non sono altro che dei vigliacchi, e per questo che ci sfidano. Hanno paura di non riuscire a batterci in una sfida regolamentare-
-Ma che bastardo!- ringhia Rai –E dai Jowel! Che ti prende? Ci ha chiamati vigliacchi e te ne stai zitto e buono?-.
Jowel non risponde, ma stringe i pugni e si rivolge a Scar
-Che cosa proponi, allora?- chiede superbo, ma senza guardarlo nemmeno per un momento
-Un O.U.T.- soffia tra i denti –Non dirmi che hai paura, principino-.
Solo allora Jowel si decide a guardare Scar in faccia, e non si scompone davanti all’espressione di marmo del suo rivale. Anzi. Assottiglia gli occhi chiari e porge una mano pallida ed affusolata
-Rai, Freddie, Tribb ed io- dice Jowel
-Maddie, Meth, il Bruto ed io-risponde Scar.

20.11h. La prima a dover eseguire il suo trick è Maddie. Si sistema sulla sua tavola e fa aderire le scarpe sul tail
-Si parte, piccola- dice, prima di lanciare nuovamente sull’half-pipe.
Esegue un Flip Indy da Tony Hawk e poi uno Shove-it pazzesco. Poi si lancia in un Aerial.
Scar si poggia sulla ringhiera e si accende un’altra sigaretta. Sembra proprio la prima volta che si sono incontrati.

-Vai Maddie, vai! Sei l’unica ragazza che conosco che ha le tette e sa andare su uno skate decentemente!- grida il Bruto, applaudendo fragorosamente –Brava, brava la mia allieva!-.
Maddie scende dallo skate e gli tira una gomitata nello stomaco, che lo fa piegare in due
-Non sono la tua allieva, maniaco, e smettila di provarci con me se non vuoi che te li stacco a morsi-
-Anche quello dev’essere piacevole, fatto da te- ghigna, prima che lei gli tiri un calcio nei coglioni.
Meth ride della scena dall’alto dell’half-pipe, ma non dice niente, e comincia il suo numero, mentre Rage lo guarda, nascosto sotto il cappuccio della sua felpa, e lo invidia con tutto il cuore. Vorrebbe essere come lui, bastardo, sexy, maleducato e menefreghista. Sono anni che cerca di imitarlo, ma non ci riesce mai.
Scar sta al lato della pista, fumandosi una Malboro Light fregata a sua sorella intanto che commenta le acrobazie di Meth. Poi qualcosa distoglie la sua attenzione.
Sono un gruppo di ragazzi, tra cui una biondina con un fisico da ragazza squillo ed il trucco da Cenerentola, una palla umana dai capelli da sfigato tagliati con una forma a ciotola, un tipo dal fisico slanciato ed i capelli castani e un ragazzo dai lunghi capelli neri, raccolti in una coda da cavallo, con il piercing all’orecchio sinistro.
I quattro si avvicinano, attraversano la strada, ed entrano nello skate-park.
Scar butta per terra la sigaretta e si pulisce la bocca con una mano, mettendosi dritto in piedi in linea di collisione con i nuovi arrivati. Riconosce la biondina. E’ la figlia del sindaco.
-Che cazzo volete?- sbotta
-Farci un giro sull’half-pipe, proprio come fate tu e i tuoi amici- dice il ragazzo moro. A Scar basta uno sguardo per capire che è un duro, e la cosa gli piace parecchio.
-So chi sei- dice Meth, che è sceso dalla pista –Tuo padre è quel bastardo di imprenditore che ha tolto la fabbrica alla mia famiglia- ringhia –Se non vuoi che ti spacchi la faccia, togli il tuo culo da questo posto-
-Abbiamo il diritto di usare lo skate-park come voi- interviene la palla umana. Scar assottiglia gli occhi, trattenendo Meth quando questo fa per scattare in avanti per prendere a pugni quell’obeso
-Voi non avete il diritto di fare un cazzo, hai capito? Questo è il nostro quartiere, il quartiere di quelli che il pane se lo guadagnano con i propri denti e che non possono permettersi uno skate-park in giardino come voi. Questa è l’unica cosa che abbiamo, non ce la porterete via-
-Non fare tanto il gradasso, credi che i nostri genitori ci diano tutto ciò che vogliamo?- chiede la bionda
-Perché, non è così?- mormora Rage a denti stretti.
Le due fazioni si scrutano per qualche istante, ma nessuno sa come comportarsi. Non capiscono dove stia il problema, ma tutti sentono che c’è. Per quanto riguarda i ragazzi del quartiere, ciò che più brucia è l’invidia verso quei dannati figli di papà, che girano su vespe e moto costose, si vestono di griff e mangiano francese, mentre loro sono costretti a combattere con il padre alcolista, la madre puttana ed il fratello drogato. Come credono che se la sia fatta, Scar, quella cicatrice? Stando seduto su un divano Versace sorseggiando champagne e mangiato pasticcini mentre uno schiavetto nero lo sventaglia con una piuma di struzzo?
-Non siamo fortunati come credete, anche noi abbiamo i nostri problemi-
-Anche noi abbiamo i nostri problemi- fa il verso il Bruto –Sparite, se non volete che vi prendiamo a pugni-.
Il ragazzo moro allunga le labbra in un sorriso, rivolgendo un’occhiata complice ai suoi compari. Poi si tira su le maniche.

20.15 Maddie scende dall’Half-pipe con un sorriso che farebbe invidia alle presentatrici televisive e ai loro trattamenti lifting da milioni di dollari, lanciando un’occhiata di sfida a Rai. Lui non coglie la provocazione, ma sale sulla pista e si sistema sullo skate. Le scarpe dai lacci verdi grattano un po’ per tastare la tenuta, poi anche lui comincia la sua prova, imitando alla perfezione quella di Maddie.
Scar osservò Rai e si dice che si, in fondo quello stronzetto culo rotto ha del talento. Non al livello suo, di Maddie o di Meth, ma di certo è più bravo di Rage o del Bruto. In effetti, tra tutti i suoi avversari uno solo può aspirare a sconfiggerlo, ed è lo stesso ragazzo con cui va a letto da ormai tre mesi.
Si da del deficiente, mentre gli lancia uno sguardo fugace. L’ha sempre trovato sensuale, ma non pensava che sarebbero arrivati a quel punto.

Fine Maggio e piove, a dirotto. L’acqua ha inondato i viottoli della periferia, cascate scendono per le scale di piazza di San Pietro. E, sotto i portici, in attesa di un autobus che di certo non arriverà perché il traffico dev’essere una cosa fuori dal mondo, c’è Scar, che sta cercando di accendere una sigaretta mezza inzuppata che fa i capricci a causa dell’umidità. Non ha un ombrello, indossa solo un giubbotto in pelle ed un paio di jeans scoloriti sopra le scarpe da ginnastica dalla suola quasi bucata che emettono un rumore di gomma alquanto fastidioso ad ogni suo passo. Ma a lui non gliene frega un cazzo.
Sta mattina gli hanno comunicato che suo padre è finito dentro, di nuovo, questa volta per otto mesi. Non che gli importi, questa dev’essere la decima volta, ma è l’umiliazione che lo fa andare in bestia. Quando entra a scuola, gli sguardi sono puntati su di lui. Tutti. E tutte le volte è la stessa storia.
Adesso, perciò, ha le palle leggermente girate e la gran voglia di spezzare le ossa a qualcuno ma, purtroppo, nei paraggi non c’è un anima.
Finchè non arriva Jowel.
Ha addosso un cappottino Calvin Klain coordinato con il maglioncino bianco Lacoste, i jeans Armani e le scarpe Adidas che aveva visto da Footlocker qualche giorno prima, e che gli erano subito piaciute un sacco. E’ per questo che sa che quel fottuto paio di scarpe vale quanto tre notti di sue madre ad assecondare le voglie perverse di uno sconosciuto.
Jowel lo raggiunge alla fermata, tenendosi a debita distanza, e poggia lo zaino ai suoi piedi. Scar si chiede che ci faccia lì. Lui non frequenta il suo stesso istituto, probabilmente va al classico o allo scientifico. Ma non glielo chiede perché, onestamente, nemmeno di quello gli importa granché.
Invece rimane incantato dalle goccioline di pioggia che, sensualmente, si stanno infilando nel colletto del cappotto, o di quelle che scendono lungo la giugulare, o di quelle che gli bagnano il viso. E’ una visione, non come quelle immagini davanti a cui ti fai una sega. No, Jowel è di più. E’ un angelo. Peccato che sia solo apparenza.
-Che hai tanto da fissarmi? Cerchi il modo più rapido di ammazzarmi?- chiede ad un tratto. Scar si riscuote in fretta dai suoi pensieri
-Non proprio, grazie per avermi suggerito un modo divertente per passare il mio tempo-.
Jowel lo manda al diavolo, poi punta lo sguardo sulla pioggia. Fitta, scrosciante, liberatoria. Gli piace la pioggia, il suo odore, la  sensazione di indipendenza che trasmette.
-Ho saputo di tuo padre, mi dispiace-.
Scar alza lo sguardo di scatto. Lo sta prendendo in giro? Cos’è, vuole dimostrare la sua superiorità facendogli pensare quello che sua padre ha fatto?
-Bastardo!- grida, prima di fiondarsi contro di lui in un impeto d’ira mal trattenuto. Inchioda Jowel al muro che, preso alla sprovvista, non ha  il tempo di reagire, e viene colpito da due pugni in pieno stomaco.
-Stronzo…- con un movimento repentino, riprendendosi, inverte i ruoli, e questa volta tocca a Scar prendersi un pugno sulla mascella. Il ragazzo mugugna dal dolore, toccandosi con la lingua il labbro sofferente.
Poi guarda Jowel. I suoi occhi inchiodati sulla sua lingua, il ginocchio tra le sue gambe. Non ha il tempo nemmeno di pensare, perché il suo istinto ha la meglio.
Violentemente, l’afferra per i capelli baciandolo con impeto sulla bocca.
Il sapore del sangue si mescola a quello del bacio, mentre cerca il sopravvento sulla lingua dell’altro.
Gli morde il labbro inferiore, gioca al gatto e al topo in quell’umido angolo di paradiso che è  la bocca di Jowel, gli tocca tutto il corpo da sopra quella fastidiosa ed inutile stoffa.
Poi poggia la fronte contro la sua spalla, e sospira.

20.34 Rai ha sbagliato l’Aerial per un soffio, cadendo in malo modo sull’asfalto. Maddie sogghigna, ma non dice niente per quello che, in teoria, dovrebbe essere rispetto ma che, in realtà, risulta più che altro come un muta presa in giro. Hanno conquistato la O, ma Scar è immerso in tutte altre elucubrazioni per esultare insieme alla sua banda. Anche Jowel sembra dello stesso umore tetro, perché risponde in malo modo a Lisa, e non l’ha mai fatto, prima.
Questa volta tocca a Freddie salire sull’Half-pipe. Il ragazzo si stiracchia. Ha inizio la sua partita.
Scar ricorda la sequenza di Freddie, l’ha già vista da qualche parte. Da bravi deficienti, hanno dimenticato di imporre una delle regole fondamentali. Che stronzi, approfittare di quella giornata di merda per metterglielo nel culo. Certo, perché altro modo non hanno per vincere, oltre che fregarlo. Eppure lui è sicuro di farcela a batterli anche così, perché una delle poche certezze che ha nella vita è che, quando è su uno skate, buttarlo giù è un impresa impossibile

All’inizio era stato solo sesso. Splendido, adrenalinico, meraviglioso, impagabile sesso. Quel genere di sesso che ti rende esausto e appagato allo stesso tempo, quel genere di sesso che non smetteresti mai di fare per ore, ore ed ore, finchè ogni singolo membro del tuo corpo non domanda aiuto a gran voce.
Poi, una sera come tante, nella camera da letto di Jowel, all’ultimo piano di una villetta all’inglese perfettamente curata da un’equipe di giardinieri stranieri, è cambiato qualcosa. Qualcosa di grosso.
Scar, come ormai ogni notte da due settimane, si arrampica per l’edera e raggiunge la finestra aperta di Jowel, e si infila nella sua stanza. Fuori è buio, e le pareti tappezzate di poster e foto danno alla stanza un’aria ancora più calda del solito.
Sul letto da una piazza e mezzo è disteso Jowel, che legge corrucciato un libro sgualcito. Scar sorride e si avvicina al ragazzo, prendendolo di sorpresa con un sussurrato “Boh”.
Jowel sobbalza per lo spavento, e gli da del coglione, prima di mettersi seduto e sospirare. La maglia del pigiama gli è leggermente scivolata sulla spalle, e Scar sente il suo corpo chiedere  frettolosamente di finire quel che la fortuna ha già cominciato. Il rosso si arrampica sul letto, baciando Jowel sul collo. Ha aspettato per tutto il giorno quel momento, ed ora che può finalmente stringere Jowel tra le braccia si sente molto più tranquillo. Ma c’è qualcosa che non va.
Jowel, infatti, non sospira, non asseconda i suoi movimenti. Anzi. Resta immobile, fissando il copriletto arancione.
-Ehy, che ti prende?- gli chiede Scar, strofinando la guancia contro il suo torace
-Niente- mormora in risposta Jowel –Oggi non mi va- dice, poi si scosta, lasciando Scar come un pesce lesso.
-Come sarebbe a dire non ti va?- sbraita
-Sono giorni che lo facciamo in continuazione. Sono stanco, ho anch’io i miei limiti- mormora, voltandogli le spalle –Vai via, non sono in vena-.
Scar si alza, incazzato come una furia. O, certo, a lui non va! E lui che ha aspettato tutto il giorno come un coglione deve tornarsene a casa a mani vuote perché lui non ne ha voglia? E’ pronto anche a violentarlo, pur di avere ciò che gli spetta di… appena afferra Jowel per un polso, facendolo voltare, le parole che avrebbe voluto gridargli contro gli muoiono in gola.
Jowel ha gli occhi lucidi ed un’espressione che Scar non gli ha mai visto, nemmeno quando si picchiano a sangue. Un grosso nodo gli aggroviglia le budella, mentre l’espressione si addolcisce.
-Che succede, Jowel?- chiede. Non è abituato a consolare le persone, e si sente molto imbranato a proposito. Con i suoi amici è “una pacca e via” ma sa che in quella situazione non basterà.
Jowel abbassa lo sguardo e Scar capisce che non sa che fare. Non dev’essere facile confidarsi con un ragazzo con un’inquietante cicatrice sul volto che ti minaccia di morte ogni volta che ne ha la possibilità. Ma Scar, questa volta, si stupisce da solo. Solleva il mento di Jowel con due dita, e gli poggia un leggero bacio sulle labbra. Stranamente, la fame di sesso è sparita, e al suo posto una strana voglia, mai provata prima, la sostituisce.
Prende Jowel per una mano e lo accompagna fino al letto. Si siede e se lo tira addosso, facendogli appoggiare la schiena al suo petto. E’ una strana situazione, in realtà, è un strano se stesso quello che ora accarezza la mano di Jowel. Ma, per qualche strana ragione, va bene così.
-Hai un sogno, Scar? Uno di quei sogni che ti legano il cuore e minacciando di strappartelo via se non li realizzi?  I sogni sono importanti, ti permettono di andare avanti anche quando gli ostacoli sembrano insormontabili, divengono le tue ali, e nulla sembra impossibile quando li insegui.
Ma cosa accade quando un sogno si infrange? Quando qualcosa che credevi ormai quasi tangibile, tanto l’avevi inseguito, e che potevi già quasi assaporare scompare, brucia come un pezzo di carta?-.
Scar non riesce a capire, tutto quel discorso. Per lui, il più grande sogno è sempre stato quello di fuggire da quella realtà puzzante di marcio. Ma non crede che Jowel si riferisca a quel tipo di sogno, così non dice nulla. E rimane in attesa.
-Ho sempre voluto essere diverso, fare la differenza. Al giorno d’oggi, l’unico modo in cui puoi fare la differenza è diventare presidente. Ma se io, invece, volessi fare la differenza come pittore, ci sarebbe qualcosa di male? Ci sarebbe qualcosa di male nel non essere come mio padre, corrotto ed ipocrita? Ci sarebbe?- dice, soffocandosi con le sue stesse parole –Io non lo voglio fare, Scar, non voglio vivere la vita in una bugia che si traveste da diplomazia. Voglio essere me stesso-.
Scar sospira
-Non capisco- ammette
-Mio padre vuole che frequenti giurisprudenza, e che diventi avvocato. Oggi mi ha minacciato, quando gli ho detto che non l’avrei fatto. Mi ha colpito, qui- e così dicendo si solleva la maglia del pigiama ed un livido bluastro fa la sua comparsa. Scar capisce che non è stato fatto a mani nude, ma non parla, ha paura di chiedere. Suo padre è sempre stato un criminale, ma non avrebbe mai fatto del male alla sua famiglia.
-E’ la prima volta che lo fa- sussurra, ma i suoi occhi dicono “ ma ho paura lo stesso”. Scar non sa cosa lo spinga a voler, a tutti i costi, rendere felice quel moccioso.  Affonda il viso nei capelli di Jowel, e lo culla col respiro. Lui si rilassa, chiude gli occhi, e si lascia avvolgere dal profumo di Scar, un po’ troppo forte, perché gli solletica il naso, ma ugualmente inebriante. E rassicurante.
Scar attende che Jowel si addormenti, e gli carezza le guance pallide ed i capelli scuri.
Ed è in quel momento che prende la sua decisione. Non pretende che gli altri lo capiscano perché, al momento, non si capisce nemmeno lui. Ma una nuova consapevolezza l’ha investito, forte e chiara. Sarà  lui a far realizzare i sogni a quel principino viziato, costi quel che costi. E ‘fanculo tutto il resto.

20.45 Freddie balza giù dallo skate con sul viso stampata una di quelle espressioni che mandano la pazienza di Scar a farsi un giro nel paese del Non Ritorno.
Le labbra tirate in un sorrisino di superiorità da far andare in bestia perfino Maria Teresa di Calcutta, la mano portato al cappellino con un gesto di nonchalance da terza media ed il passo deciso di uno che le vuole proprio prendere. Il Bruto è già sul piede di guerra ma Meth lo ferma con un’occhiata. Spetta a lui prendersi la rivincita.
Si sistema i guantoni da ciclista ormai quasi completamente sfibrati e prende sotto braccio lo skate. Poi, prima di salire sulla pista, si prende Rage da una parte e gli sussurra qualcosa che Scar non riesce a sentire, ma che puoi intuire molto bene, vista la reazione violenta di Rage, che gli ha tirato una gomitata nelle costole che perfino Scar geme, soffocando una risatina.
Meth sale sulla rampa e si sistema sulla tavola. Non c’è scampo per Freddie, sarà Game Over.
Meth parte con un Ollie, probabilmente perché non vuole far cagare sotto Freddie dopo nemmeno trenta secondi. Infondo, Meth ha un gran cuore.
Prosegue con un Grab, sul lato sinistro dell’half-pipe, poi si cimenta in un Lip, evidente presa per il culo del suo avversario, vista la velocità con cui è stata effettuata la manovra.
Si volta verso Scar, e ghigna. Poi riparte a tutta velocità.

Meth è da sempre il suo migliore amico. Sono cresciuti insieme nel ghetto, hanno frequentato lo stesso asilo, la stessa scuola elementare, le stesse medie ed ora lo stesso istituto.
Non hanno molto in comune, a parte la passione sfrenate per gli skate. E per il cazzo.
Il primo ad accorgersene fu Meth. Cioè, il primo a rendersi conto che qualcosa nel suo sistema ormonale era andato a farsi fottere, fu Meth.
Seconda media. Ora della Grill, docente di “Come passare un’ora a scaccolarsi senza che se ne accorga”, parlava di qualcosa che poteva lontanamente somigliare ad un ronzio fastidioso.
Scar (che a quel tempo non si chiamava ancora Scar, anche se era già il capo della loro piccola banda di delinquenti da strada) si divertiva a fare sesso SMS con una delle 3°, facendo leggere, con un ghigno, di tanto in tanto, i messaggini a Meth. Lui, del canto suo, era concentratissimo su una strana bruciatura nerastra che faceva singolare mostra su un foglio del suo quaderno.
Di che poteva essere frutto? Di una sigaretta? Del fornello della cucina? E, accettando la seconda ipotesi, come sarebbe potuto accadere? Lui non tirava mai i quaderni fuori dallo zaino.
Forse erano stati gli alieni, o forse qualche forza robotica sconosciuta alla scienza umana. Mentre rifletteva su queste questioni esistenziali, Scar gli tirò una spintarella e gli fece leggere l’SMS di Barbie.
“Ti slaccio i jeans e lo prendo in bocca. Diventa sempre più grosso e duro, sono eccitata al massimo. I capezzoli mi sono diventati duri, voglio che tu mi prenda!!!”.
Meth lanciò a Scar uno sguardo di disgusto, un po’ per il messaggio, un po’ perché Barbie era proprio un cesso. Scar rise sommessamente, scarabocchiando qualcosa sul banco.
“Lo so bene che tu preferiresti fosse il Bruto” sogghignò, mentre la faccia di Meth si contorceva in una smorfia orripilata “O Rage”. E fu quando lesse quel nome, scribacchiato a matita e illeggibile se non decifravi la calligrafia di Scar, che capì che, volente o nolente, era indiscutibilmente una checca.
Scar l’aveva capito in terza media. Per lui le cose furono molto più semplici. La sua ragazza non lo eccitava e provò con un ragazzo. Da quel momento, per lui, il genere femminile poteva andarsi a far benedire.
Comunque, è proprio a tutto questo che Scar sta pensando mentre, seduto sull’half-pipe, aspettano che cali il sole. Le tinte del cielo sono arancioni, sporche di bianco, azzurro e spruzzate di rosso.
Scar fuma una Camel e Meth sorseggia birra dalla bottiglia. Hanno entrambi un alito che sa di fogna.
Poi Meth si gira verso di lui, così, all’improvviso, ed appoggia la testa ad una mano.
-Merda- impreca, mentre Scar ride e getta per terra la sigaretta. Ama il loro rapporto, vuole un fottuto bene dell’anima a quel frocetto del suo migliore amico.
-Lo so che ti sei fatto fregare da quella mezza sega di Rage, testa di cazzo, perché ci hai messo così tanto tempo, per farmelo capire?-.

20.47 Meth conclude con un Boneless. Scende dalla pista e sorride, angelico, nella direzione di Freddie. Sono due a zero per loro. Praticamente, hanno vinto.
Però Jowel non sembra dell’idea di voler mollare, o lasciare le cose a metà, per lo meno. Infatti, fa cenno a Tribb di raggiungere la pista, e lui lo fa senza obbiettare. Non sarà un gran numero, Scar lo sa già da principio. Quell’imbecille è troppo pesante, i trick migliori sono fuori dalla sua portata.

E’ passato un mese e mezzo. Scar non ricorda di essere stato con qualcuno per più di una settimana eppure il tempo, con Jowel, sembra passare esageratamente in fretta.
La cosa che lo lascia di stucco è che hanno smesso di fare solo sesso. Cioè, fanno anche quello (e molto) ma hanno preso la stravagante abitudine di restare a parlare dopo averlo fatto. Per lo più, chiacchierano di stronzate, si danno baci a tradimento e si fanno qualche pompino, così, tanto per il gusto di vedere la faccia sorpresa e spaesata dell’altro.
Una volta, Jowel gli ha perfino letto una poesia che hanno studiato a scuola, e che a lui è piaciuta particolarmente. Scar non gli ha chiesto perché ha voluto condividerla con lui, ha preferito immaginare che Jowel l’abbia fatto semplicemente perché vuole che abbiano qualcosa che li identifichi come “insieme”. In effetti, fatto da Scar, suona piuttosto come un discorso idiota, quello appena fatto. Perché lui è un duro, un menefreghista, e di avere un ragazzo fisso che fa la femminuccia leggendogli poesie non è decisamente nel suo stile di vita. Ma con Jowel è diverso.
Da un po’ di tempo ha come la sgradevole sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato. Non sa che cosa sia, ma una strana inquietudine lo assale ogni volta che pensa a Jowel e ai soldi che suo padre sborserà per la sua istruzione, e all’Università molto lontana dalla loro città alla quale  Jowel deciderà di iscriversi, al probabile matrimonio di Jowel con una ragazza a modo e per bene. E, ogni volta che pensa a tutte queste puttanate, ha come la sensazione di essere fuori posto, nella sua vita.
Poi quando guarda Jowel, dopo che hanno fatto l’amore, come adesso, che si fa baciare la fronte e la bocca, si rassicura. Vorrebbe dirgli quello che lo turba, vorrebbe essere confortato. Ma ogni volta che prova a farglielo capire, dalla bocca non escono altro che frasi ironiche e cattive.
Jowel gli passa una mano sulla cicatrice, e la osserva attentamente, corrugando la fronte.
-Cos’è successo?- domanda
-Avevo sedici anni, è stato uno dei miei professori-
-I vostri professori vi picchiano?-
-I nostri professori ci violentano-.
E’ strano dire a Jowel quello cose, che nemmeno a sua madre, o davanti al giudice ha voluto ammettere. -Mi guardava spesso durante educazione fisica, sapevo di piacergli. Un giorno mi ha sorpreso nello spogliatoio, quand’ero rimasto solo. Mi ha minacciato con un pezzo di vetro. Mi ha fatto spogliare e mi ha scattato delle foto. Poi mi si è avvicinato. Io ho avuto paura, per la prima volta nella mia vita, ne ho avuta davvero. Ho provato a scappare, ma lui mi ha fermato, graffiandomi con quel pezzo di vetro. Quando si accorse  di avermi sfigurato, probabilmente se la fece sotto. Mi lasciò lì-.
Jowel non ha fiatato per tutto il racconto, e Scar crede, per un momento, di averlo impressionato. Poi Jowel gli bacia la guancia ferita e mormora, quasi impercettibilmente
-Cicatrice sexy- ed il sussurro si spegne sulla sua bocca.

20.56 Tribb si è fatto una tale figura di merda che, perfino Angie che non ci capisce un cazzo di skate, ammette che è stato lo spettacolo più orribile della sua vita. Tutta quella trippa traballante, poi…
Ora tocca al Bruto, che sale sull’half-pipe sicuro come se fosse Mullen. Si lancia giù per la rampa. Ma non vede il sassolino.

Scar capisce di essere innamorato di Jowel, e non c’è molto da dire, in proposito.
E’ un pomeriggio di fine Giugno e la sua gang è riunita allo skate-park. Il Bruto, con la sua nuova ragazza, Viky, è appartato in un angolo, mentre cerca di staccarle la lingua con la famosa e testata “mossa risucchio”. Meth cerca di spiegare a Rage come diavolo si fa il Lip, ma il biondino non sembra essere in grado di comprendere e, forse, vista la sua fisionomia minuta, è quasi impossibile da realizzare.
Maddie sperimenta un Madonna sull’half-pipe, mentre Scar scende, dall’altra parte, eseguendo un semplice Manual. Ad un tratto qualcosa lo colpisce in testa, facendolo voltare imprecando.
A tirare una pallina da tennis è stata Lisa che, sghignazzando, gli fa la linguaccia, protetta su tutti i fronti dai suoi amici. Jowel è, come sempre, al capo della comitiva, con lo skate graffitato sotto braccio.
-Sono le otto- fa notare, -O avete dimenticato come si legge il complicatissimo strumento che è l’orologio?-. Scar salta giù dalla pista e gli si para davanti, sogghignando
-Forse sei tu a non saperlo leggere, principino, siete in anticipo di sette minuti-.
Tribb ringhia, ma né Scar né Jowel gli prestano attenzione. Si fissano, si studiano, si mangiano.
-Fai sloggiare i tuoi amici, Scar- sibila tra i denti, e nei suoi occhi c’è un accenno di malizia
-Non mi faccio dare ordini da te-.
Jowel inarca –sensualmente- un sopracciglio, prima di sorridere
-Lo so- mormora e sottintende “Mi piaci per questo”.
Scar non ribatte. Per lo meno, non lo fa con le parole. Perchè se Jowel guardasse meglio nei suoi occhi castani, vi leggerebbe mille risposte, alla sua provocazione. Ma Jowel non ci presta attenzione, e gli sfugge quel primo, timido, soffocato “Ti amo”.

20.57 Il Bruto cade a terra con un ruzzolone. Il suo skate è scivolato lontano, ma nessuno ci presta attenzione. Tutti sono concentrati sulla figura del Bruto che, senza nemmeno un graffio, si rialza da terra, sistemandosi le borchie ai polsi.
Hanno perso la possibilità di vincere l’O.U.T. per colpa sua, ma Scar non sembra arrabbiato. Anzi, il Bruto ha come la sensazione di avergli appena fatto un favore.
Con un ringhio si toglie di mezzo, andando a recuperare la tavola.
Come l’half-pipe rimane vuota, uno strano silenzio cala nello skate-park, tirato e teso fino allo spasimo.
Jowel guarda Scar, che spegne l’ennesima sigaretta.
-Vi lascio l’onore, vostra altezza- dice, fingendo un maldestro inchino –O non potete accettare nemmeno questo?-. Gli occhi di Scar si fanno fessure e la sua bocca una smorfia.
Jowel non reagisce. Prende lo skate e sale sull’Half-pipe. Gratta sul tail, si sistema i guanti, respira a fondo.
Ha i jeans sgualciti, la felpa con le maniche sollevate fino al gomito, il piercing che luccica alla luce del lampione.
Scar si appoggia alla ringhiera. Jowel è stato il suo angelo. Gli ha curato le ferite, baciato le piaghe e aperto il cuore. E poi ha mandato tutto a puttane.
Scar ha imparato da tempo a non fidarsi dei ricchi snob, ma aveva creduto che Jowel fosse un’eccezione. E, anche se non lo fosse stata, non credeva, in ogni caso, che avrebbe fatto così male.

Sono nel letto di Jowel, rannicchiati uno accanto all’altro. Scar gli carezza la schiena, passa le dita su per la sua spina dorsale, provocandogli tanti piccoli brividi, che si ripercuotono lungo tutto il corpo.
Chiacchierano di Danny Way e del suo kickflip to indy e ogni tanto ci scappa qualche bacio, giocoso, sul collo e nelle orecchie, sulle guance e sulla fronte.
Poi Jowel si gira, avvolge il collo di Scar con le braccia e se lo tira sopra, carezzandogli la bocca con la lingua. Gli morde le labbra e sorride un po’, mentre lo fa. Hanno entrambi le bocche gonfie e rosse, e le lingue impastate, ma trovano il tutto stranamente piacevole.
Scar sa che non c’è niente di sbagliato nel voler baciare, tenere stretta una persona, coccolarla, anche se non è per il sesso. E’ stato Jowel ad insegnarglielo. E sa anche che, se c’è una cosa che non vuole smettere di fare, è proprio questa. Perché Jowel è sensuale, bellissimo e candido. Ma è anche sicuro di sè, deciso e forte, ma non così tanto da impedirgli di prendersi cura di lui. Ama tutto di Jowel, fino all’ultimo lembo della sua pelle, ed è per questo che dirgli
-Ti amo- gli sembrerebbe quasi d’obbligo, se non per la paura che ha di essere mandato al diavolo.
-Che cosa…hai…detto?-.
Scar si riscuote dai suoi pensieri proprio quando Jowel lo sta allontanando da sè
-Ho detto…-
-Hai detto “Ti amo”!- esclama Jowel, portandosi una mano sulla bocca –Cazzo, hai detto “Ti amo”-.
Scar capisce di aver sbagliato, lo sente per istinto, ma ora non ha il coraggio di ammetterlo.
Jowel, del canto suo, resta immobile, sempre con quella mano sulle labbra.
-Dire “Ti amo” è impegnativo, Scar-
Scar sente il cuore che balza nel petto, ma non parla
-Io sono il figlio di…lo sai, se mio padre viene a sapere che vado con gli uomini, che vado con te, che sei uno del ghetto…- come lo pronuncia, vorrebbe averlo già rimangiato.
Scar è impallidito, e ha stretto i pungi
-Uno del ghetto?- sibila –E’ per questo che mi stai rifiutando?-
-Non intendevo dire…lo sai, ma per mio padre è questo quello che siete, cazzo, io non posso farci niente! E non posso nemmeno stare con te, perché rovinerei la vita a tutti e due! Lo capisci?-.
Ma Scar non capisce, non vuole capire. O, forse, ha capito fin troppo bene
-No, rovineresti la vita solo a te stesso. Perché se sei il figlio modello puoi avere tutto quello che vuoi, no? Se sei il figlio modello tuo padre non ti negherà niente, se sei…-
-Basta!- grida Jowel, ma Scar non l’ascolta. Non più.
-Credi davvero che tuo padre ti lascerà fare quello che vuoi della tua vita? Svegliati una buona volta! Il mondo non è come un bel film, principino, prima o poi dovrai affrontare la realtà-.
Jowel abbassa lo sguardo
-Non è colpa mia se non ti amo - sussurra, dando il colpo di grazia a quel povero cuore che per anni ha sanguinato e che ora  è ridotto ad un fascio di muscoli senz’anima.

Jowel sale sull’Half-pipe e tira un profondo respiro che sa di sigaretta.

La vita è una partita a dadi, giocata col destino.

Incolla le scarpe sul tail, si strofina le mani.

Non puoi sapere ciò che sarà domani

Parte con un Lip, fottutamente perfetto. Guarda Scar. Non ha mai amato qualcuno nella sua vita.

Ma puoi imparare dal ieri.

Fino a quel giorno.
Esegue un Grab, i capelli si sciolgono, le mani tremano quando il trick è finito.

Vincono coloro che si fanno beffe della fortuna

Ma non può permettere ad un ragazzo qualunque di mandare a fanculo i sogni di una vita.
I litigi, i silenzi, le mosse false, le bugie. Tutto per frequentare la scuola d’arte, tutto per poter decidere il suo futuro. Ci sono cose che nemmeno l’amore può vincere, e una di queste è la forza di non mollare.

Degli altri

Ama Scar, lo ama da mandare tutto a puttane, lo ama alla follia, lo ama per quello che è. Lo ama e basta, lo ama e punto.
Aerial, Flip indy, un altro Grab.
Lui sa che cosa Scar vorrebbe: vorrebbe che lasciasse la sua casa, vorrebbe, probabilmente, quelle cretinate come “una casa e una capanna”, vorrebbe dargli tutti i risparmi di una vita per permettergli di andare a quello scuola.
Ma lui, lui, Jowel, lui artista, lui principe dello skate, cosa vuole?

E di se stessi.

Non lo sa, vorrebbe saperlo, ma non lo sa.
Scar lo osserva e rimane in silenzio.

Perdono coloro che confidano nei sogni

Perché Jowel è stato solo un bel sogno.

Perché sognando si incontra solo l’inferno.

Jowel ha eseguito una serie di trick da manuale, impeccabili, senza sbavature. Ma Scar sa di potere fare di meglio. Non ne dubita nemmeno per un istante.
Si prepara per la partenza. Come sempre, prima di ogni sfida, gli tremano le dita e sente un brivido, mentre lo stomaco si ingarbuglia per l’eccitazione.
Vincere, battere Jowel e dimenticarlo per sempre.
Nient’altro è importante.
Parte con un Pop-Shove it, sconfinando in un Ollie.
Flette le ginocchia, mentre la collanina d’oro scivola leggera fuori dalla felpa.
Esegue un Lip e poi un Nollie, seguiti da un Grab e da un fantastico, quando mirato, Aerial degno di Maddie quando è di giornata, e con questa mossa hanno vinto.
Scar lo sa. Lo sa bene. Ma che gli importa? Lui non vuole solo vincere, no, lui vuole umiliarli, vuole far vedere a quegli stronzetti chi è che comanda, vuole dimostrare al mondo, e non solo a loro, che lui, anche se cresciuto in un ghetto, anche se non possiede sette appartamenti ed una suite, può farcela ad ottenere quello che vuole. E’ c’è un trick, un solo, l’indimenticabile, che può farlo vincere davvero, anche con se stesso.
Perché Scar deve riacquistare la fiducia, la consapevolezza di potercela fare, deve abbattere anche quell’ultimo muro, quel trick che non è mai riuscito a fare.
L’adrenalina gli monta al cervello e da lì è tutto in discesa.
-Che cazzo fa?- strilla Angie, quando vede Scar riprendere velocità.
Rage sgrana gli occhi, Maddie impreca e Meth gli grida, forte, di non farlo, di fermarsi, maledizione!
Ma Scar non lo sente.
Un giro della morte, uno solo, deve fare solo quello. Abbattere un muro, l’ultimo, e dimenticherà anche Jowel.
Un trick.
Si lancia in discesa.
L’ultimo trick.

Non è colpa mia se non ti amo.

Un Loop.

Scar ruzzola a terra, sbatte la schiena, sente il sapore amaro del sangue in bocca. E poi più niente.


09.32. California. Da qualche parte lungo l’oceano, è stata montata un’half-pipe, dove ragazzi provenienti da tutto il continente si sono radunati, per disputare il public skate contest.
Sulla sabbia, con i granelli tra le dita ed i vestiti sgualciti, ci sono otto ragazzi. Non figli di un sindaco, eredi di un tagliateste, nati per sbaglio o bastardi per natura.
Solo otto ragazzi, sette skate ed un sogno. Quello di vivere la propria vita, fregandosene degli altri, e di quello che pensano.
 
Perdono coloro che confidano nei sogni

Scar aveva ragione. Jowel era stato solo un bel sogno.

Perché sognando si incontra solo l’inferno.

Ma i sogni a volte si avverano.
 O forse no.

09.47
-Ragazzi- dice Meth –Fra dieci minuti tocca a noi-.
Ma nessuno si muove. Assaporano, ancora per un istante, la brezza del mare.
Meth sorride a Rage, lui ricambia.
Lisa lascia che le scappi un sospiro, ma nessun’altro fiata.
Scar e Jowel sono lì, insieme.

Ma è da lì

In una vecchia fotografia scattata per caso.

Che comincia la risalita verso la luce.

Fine

eHm...

Che dire su questa storia? Niente direi, assolutamente niente.
E' nata per caso, per gioco, come tutte le altre mie creazioni. Sperò, però, di aver trasmesso qualcosa, con questa storia.
La forza di lottare e credere nei proprio sogni è la cosa più preziosa che abbiamo.
Non rinunciate mai ai vostri desideri.
Lottate, senza sosta, così, quando li realizzerete, sembreranno ancora più belli.
Dedico questa storia alla mia squadra, anche se la maggior parte di loro non la leggerà mai.
Lo faccio perchè anche noi abbiamo un sogno, e stiamo lottando per renderlo possibile!

Naturalmente, vi sarei grata se lasciaste un commentino! Mi fa piacere sapere che ne pensate delle mie storie e mi da la carica per scriverne delle altre.
Grazie in anticipo,
un bacio, la vostra

Ni-chan
   
 
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