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Autore: weallshineon    03/06/2014    3 recensioni
Doveva essere solo una veloce visita... infondo cosa si può dire ad una persona che non vedi da anni, malata di cancro ?
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, John Lennon, Nuovo personaggio, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Andare a trovare la moglie famosa ,dell’amico famoso, di mio marito famoso defunto, non è di sicuro la cosa più entusiasmante da fare … ma a volte bisogna farlo.

Oggi sono qui :clinica poco fuori dal cuore di New York, un edificio che si staglia alto verso il cielo ,con i vetri che riflettono la fioca luce del mattino.

Pazienti e medici entrano ed escono dalle porte scorrevoli della struttura.

Guardo la massa di gente che scorre come un fiume,finisco il caffè prima di prendere un profondo ed entrare.

Ho deciso di venire così presto,perché non voglio che nessuno di veda, deve essere solo una veloce visita … infondo non c’è molto da dire ad una malata di cancro che non vedo da anni.

Tutti questi pensieri corrono veloci nella mia mente mentre sono sull’ascensore arriva sul piano dove era ricoverata.C’è un suono simile a quello di un campanello prima che le porte si aprano e io possa procedere lungo quel corridoio deserto, mi sembra di essere l’unico essere vivente sulla faccia della terra : il silenzio è tale che posso sentire il mio cuore e il suo rumore amplificato mille volte di più.

Percorro quasi tutto il corridoio quando trovo finalmente la camera che cerco “27B … si è lei” sussurro tra me e me; appoggio l’orecchio alla porta ,forse sta dormendo o forse non è più qui … ma sento un rumore : uno spostamento di coperte ;si sta svegliando.

Entro nella stanza, una singola piuttosto anonima e di modeste dimensioni ,pareti bianche illuminate dalla leggera luce che trapela dalle piccole finestre, l’odore dei fiori freschi sul comodino si mescola all’acre odore di disinfettanti e medicinali.

Rimango per un attimo vicina al letto vedendo lentamente quella figura risvegliarsi dal suo torpore, si stiracchia ,come dolorante, prima di guardarmi stupita :”chi si rivede”,dice mentre si alza leggermente dal letto,così da esser seduta, incomincia a parlare come fossimo delle amiche di vecchia data … ma la verità è che non ci siamo mai parlate molto.

Credo che sia la malattia a renderla così gentile ed estroversa o la paura di andarsene da un momento all’altro lasciando troppe cose incompiute.

Per un po’ rimango impassibile con un misto di compassione e di tristezza per quella donna,che si ritrova in un corpo diventato ormai un campo di battaglia, un corpo martoriato che si avvia verso un invitabile declino.

Parla piuttosto velocemente di tutto ciò che le può passare per la testa :della figlia che lavora come stilista,della casa in campagna,del cane con i reumatismi ed infine di suo marito … l’adorabile marito.

Non mi è mai stato particolarmente simpatico,anzi,ci siamo odiati per molto tempo, fino a quando la causa delle nostre avversità se n’è andata, mi aveva detto “mi dispiace” con gli occhi imbevuti di lacrime che esprimevano la sua sofferenza per il lutto appena avvenuto,ma erano soprattutto una bandiera di resa : segno che la guerra tra noi era finita senza vincitori ma solo due perdenti che avevano visto andar via una persona cara.

Mentre lei parlava di lui, io continuavo ad essere assorta nei miei pensieri, a tutte le volte che gli avevo attaccato il telefono in faccia, che l’avevo insultato … quella volta che lo avevo sottoposto ad un rito vodoo,sperando che gli capitasse qualcosa.

Torno ad ascoltarla solo quando la sua voce diventa più seria e grave :” Yoko, è triste vivere senza la persona che si ama ?” non riesco a rispondere subito,sospiro cominciando a guardare fuori dalla finestra:”bisogna adeguarsi, all’inizio ti senti sola,vuota … è un dolore che non va mia via ma a poco a poco si affievolisce e arrivi ad un punto in cui diventa parte di te …” lei annuisce lisciando la coperta.

“Tu sei arrabbiata con lui?”

“Perché dovrei?”

“Perché ti ha lasciata … “

Sono stata arrabbiata per parecchi anni con John per avermi lasciato sola, razionalmente sapevo che  non era colpa sua ma una parte di me non ci credeva e continuava ad incolparlo per avermi abbandonato.

Ma cosa potevo dire ad una malata di cancro ,che avrebbe dovuto lasciare i suoi figli e suo marito ? Avrei dovuto dirle che l’uomo con cui era stata per quasi trent’anni si sarebbe annegato nell’alcool per cercare un respiro di sollievo da quel fuoco che lo divorava dentro, che i suoi figli non avrebbero avuto il coraggio di dirle addio, preferendo stare chiusi in camera frustrati dal fatto di essere rimasti orfani troppo presto ?

Sono dell’idea che quando si è malati si sappia già tutto, ma la mente si rifiuti di accettare la realtà dei fatti e così si cerca una parola,anche se ipocrita,che infonda quel poco di coraggio che basta per tirare un sospiro di sollievo.

“ No, Linda come potrei essere arrabbiata con lui ? So benissimo che non è stata colpa sua. Io lo amo e lo amerò sempre , perché lui è parte della mia esistenza.

Sai un'altra cosa ?

Io a volte lo sento e anche Sean, lui veglia su di noi e qualche volta ci viene a far visita e sai cosa mi dice sempre?” lei mi guarda con i suoi grandi occhi blu, l’unica parte di lei ancora viva,l’unico barlume di vita in quel corpo; muove leggermente il capo in attesa di una risposta “mi dice sempre di essere felice,di non abbattermi e che lui sarà sempre con me, mi dice di provare tutte le cose più belle della vita per entrambi..” lei ha gli occhi lucidi mi chiede di avvicinarmi e poco dopo siamo strette di un abbraccio.

Sento il suo dolore e la sua fragilità permearmi nelle ossa, la cullo stringendola a me fino a quando un infermiera non interrompe la nostra conversazione.

Le bacio la guancia , ci promettiamo di vederci presto … ma sappiamo tutte e due che quello è un addio.

 La guardo un ultima volta mentre vedo l’infermiera ,che le inserisce una flebo; lei sorride , io ricambio.

 

È morta otto giorni dopo nella sua casa di campagna,circondata dai suoi cari.

Andarla a trovare è stata la cosa più giusta da fare e ,forse,è stato giusto raccontarle tutte quelle menzogne … avrei voluto che qualcuno me le avesse raccontate anche a me in quella gelida notte di inizi dicembre …

  
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