Melodia in diretta dall'Inferno
Ricordo
che puzzava, quando ci fu consegnato quel che abbiamo ora. Puzzava di
vodka, aveva le gote rosse, così come rossa era la punta del
naso.
Chissà se sanguinava già allora? Probabilmente
no. O perlomeno,
il sangue aveva un altro sapore, le ferite erano d'altra natura. Meno
slabbrate e meno infette, meno gravi e dolorose.
Ricordo
che io ero un ragazzino. Avevo pochi anni, ed ero alto la
metà di
quanto sono alto ora. Ricordo quanto mi infastidiva doverlo guardare
in cagnesco
dal basso. Non poterlo squadrare, non potergli lanciare sguardi di
sufficienza perché mi sentivo ridicolo a farlo. Lanciavo
occhiate
del genere a tutti, alti o bassi. Ma non a lui. Lui era lui.
Voleva
mia sorella gemella, a quanto sembrava, e parlava con me
perché ero
uno dei gemelli neri. Una delle pesti. Definizione riduttiva, a parer
mio – io sono molto di più che solamente una delle
pesti. Sono
Mercuzio, metà della cui anima appartiene alla sorella. Sono
Mercuzio, colui che ha il suo cuore in mano e colui che potrebbe
stringere la presa fino a stritolarlo.
TUM. TUM.
Pulsa ancora
tra le mie mani. Cola del sangue non suo lungo i polsi del musicista
col veleno nelle vene. Il musicista che ha quel cuore in mano ed un
buco al centro del petto.
Io vivo e lui morto o io morto e lui
vivo?
Nella mia mano ho un cuore ormai bruciato, che batte anche
se non dovrebbe. Io lo sento, si contrae tra le mie dita. E nel petto
io ho un cratere, ma respiro. Ho una fossa, mi ha rubato tutto
ciò
che c'era. E lo odio per questo.
Non c'è riscatto, non c'è
uscita. Mi vendico ogni giorno, ma non c'è soluzione.
Tornerò
sempre tra quelle stesse braccia che vorrei staccare dal suo corpo.
Mi rende debole, lo odio e lo amo, e non so quale dei due sentimenti
sia il più potente.
Diciassette anni di differenza. Cento anni,
o forse mille. Passeranno le ore, la neve cadrà, ed il
pendolo
continuerà il suo moto infinito. Eterno, come lui. Ed io
continuerò
a fare ciò in cui sono più bravo:
continuerò a baciargli le
ferite, continuerò ad avvelenarci, a ferirci ed a farci
sanguinare.
Raccoglierò il nostro sangue in un ampolla, lo
metterò sotto al
cuscino. Lo terrò accanto a me, imprigionandolo tra le
sbarre del
mio pensiero. Ed ancora lo amerò, di notte, con le labbra
vicino al
suo orecchio a sussurrargli quanto sia inevitabile e quanto sia
meraviglioso ciò che è nostro. Ci baceremo, ci
morderemo. E
torneremo ad odiarci, perché la giostra che ci siamo scelti
gira con
una melodia in diretta dall'Inferno. Ciò che siamo ci
frusterà, le
piaghe ci apriranno la pelle della schiena. Le cicatrici bruceranno,
ci verseremo il fuoco in corpo. Ma il suo moto non ci
concederà
tregua. Non lo farà mai, perché siamo io e lui.
Io e lui a
scambiarci promesse, sangue, veleno e saliva.
Walking_Disaster's
corner:
Per
Simo, Alek, Cuzio e me. So much love.
Niente da dire su
questo scritto. Lo composi qualche mese fa e poi lo consegnai nelle
mani sbagliate, ma in ogni caso resta pur sempre mio e del mio
personaggio. Quindi resta qui, tra le mie dita e nel mio cuore, come
ogni cosa che scrivo.
Ci misi tanto dentro, lo ricordo bene, e ho
pensato un bel po' di tempo se pubblicarlo o no. Alla fine
però la
scelta è stata questa e sono contenta. Spero piaccia :)
See
you soon,
WD.