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Autore: j3nnif3r    07/08/2008    0 recensioni
Una yuffientine un po' particolare, ambientata subito dopo gli eventi di "Dirge of Cerberus". Le acque si sono ancora una volta calmate, il gruppo si è ancora una volta diviso, ma riuscirà Vincent ad allontanarsi da Shelke?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vincent Valentine, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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19 - Senza parole

"Sei soddisfatto?"

Cloud era rimasto in silenzio, per un po', appoggiato al muro con le mani nelle tasche del pigiama. Una figura appena visibile nel buio.

Era quasi l'alba.

"Allora?"

Non gli aveva risposto subito, perchè desiderava essere solo. Rimbalzare i tentativi che le persone intorno a lui facevano per comunicare, di solito, funzionava.

Adesso non poteva funzionare, Vincent lo sapeva. Yuffie era andata via ed improvvisamente tutti si erano alzati, tutti si sentivano stanchi e scocciati della situazione, ed era colpa sua.

Per questo era costretto a rispondere.

"No."

Tifa si teneva le mani strette al petto, con il viso contratto in una smorfia di disapprovazione. Anche lei, che sembrava sempre così persa nel suo mondo interiore, forse non riusciva a comprendere. Shelke si era poggiata al muro come ad imitare Cloud. Era così tenera, Shelke. Le mancava ancora qualcosa di soltanto suo, ma ce la stava mettendo tutta per trovarlo. Gli sfuggì un sorriso.

"Se ci dicessi cos'è successo, forse..." disse Tifa.

"Prima o poi sarebbe successo comunque."

"Ma se n'è andata di nascosto, di notte... E' una cosa così... triste!"

"Se fosse andata via di giorno, sarebbe meno triste?"

Tifa abbassò lo sguardo. "Penso di sì. Almeno l'avremmo saputo, e magari... le avremmo parlato."

"Ha solo deciso ciò che voleva. Non vedo perchè cercare di convincerla del contrario."

"Quindi a te va bene così?"

Vincent guardò fuori dalla finestra, dove la luce iniziava ad inondare il prato.

Era così stanco.

 

Quando rimasero soli, dopo che Tifa aveva convinto Shelke (che non aveva detto nulla, e si era limitata a fissarlo tutto il tempo con uno sguardo triste) a tornare a letto, Cloud si era seduto.

Erano rimasti in silenzio per molto tempo.

Era strano, in un certo senso, trovarsi Cloud davanti. Vincent non gli aveva mai parlato sul serio, forse non aveva mai parlato sul serio con nessuno. Nel gruppo erano come amici, ma da soli non erano nulla.

Quel nulla si avvertiva nel silenzio, pesante.

"Lo so che non sono affari miei." aveva iniziato Cloud all'improvviso, come se per tutto il tempo stesse pensando a cosa dire. "Ma secondo me stai sbagliando."

Non lo guardava mentre parlava. Entrambi guardavano fuori.

"So di non essere nessuno per dirtelo. Anche io ho fatto degli errori. Molti."

Ma era diverso. Così diverso che parlarne non ne valeva la pena.

"Se ci pensi, però, c'è come un parallelismo fra noi."
Un parallelismo? Vincent si voltò a guardarlo, con aria sorpresa.

"Entrambi abbiamo amato una donna che è morta. Entrambi siamo intossicati dal Mako, e ne subiamo le conseguenze. Entrambi abbiamo rischiato di perdere una persona importante per la paura di lasciarci andare."

Sembrava così giovane, Cloud, alla luce dell'alba. Forse non capiva ciò che diceva.

O forse, in fondo, aveva un senso.

"Solo che io" continuò "ho smesso di avere paura, ad un certo punto. Ho capito che non serve. Che stavo rischiando di perdere tutto, ed è quello di cui dovresti aver paura."

"Io non ho paura per me, Cloud."

"Yuffie ci tiene davvero a te."

"Lo so. Ma è perchè non mi conosce sul serio."
"E come dovrebbe fare a conoscerti, se non le permetti nulla?"

"Non è necessario che mi conosca."
"Decidi tutto tu, quindi."
"E cosa pensi possa succedere?" Vincent tenne la voce bassa, anche se avrebbe voluto urlare. "Pensi che possa... fidanzarmi? Ma lo vedi come sono? Lo vedi cosa sono?"

"E cosa sei, Vincent? Sei un uomo." Cloud incontrò i suoi occhi. Era serio, il tono severo e fermo. "Chi pensi di essere? Un mostro?"

"In un certo senso, sì."
"E cosa hai fatto per essere un mostro? Se lei è morta, Vincent..." Chiuse gli occhi un istante, come se ricordasse qualcosa all'improvviso. Scosse il capo, li riaprì. "Se lei è morta, non è colpa tua. Non fa di te un mostro."
"Non è solo quello."
"E allora cosa?" Cloud spalancò le braccia. "Che cosa? Cos'hai che non va? Qual'è il tuo problema?"

Vincent si voltò e non disse nulla.

"Non sarà solo una scusa?"

"..."
"Non sarà che è solo la paura? In fondo chi ti credi di essere, Vincent? Yuffie ci ha provato. Ha fatto di tutto per avvicinarsi a te. Non so come possa aver avuto tanta pazienza. E tu come la ripaghi? Negandole la possibilità anche solo di conoscerti, per motivi che nemmeno tu conosci! Quanti anni hai, dodici o sessanta?"

"Le farei solo male."

"E non può essere lei a decidere? Non l'hai obbligata, no? La stai solo obbligando a lasciarti stare. Se ti andasse bene, non direi nulla. Ma sai cosa penso? Penso che te ne pentirai. E tanto."

"Ma che ne sai, tu?"
"Io lo so. Perchè stavo per fare la stessa cosa. E ora, invece..."
"Invece? Cos'hai? Vuoi farmi credere che non pensi più ad Aeris, che stai vivendo una favola?"

"Io amo Tifa, Vincent. La amo. Tutto qui. Non esistono le favole, ma si può star bene lo stesso."

"Ed è giusto? E' giusto così?"

"Non so se sia giusto, per me lo è. Ma, spiegami... davvero non ti importa di Yuffie? Se è così, perchè l'hai lasciata avvicinarsi, perchè quella notte..."
"Ho sbagliato."
"No, non è vero."
"..."

"Insomma, non puoi rimanere lì così! Se lei vorrà allontanarsi, sarà lei a sceglierlo, non tu! Così non ha senso!"

"Cloud..."
"Mh?"
"Perchè ti interessa tanto?"

Cloud fece un sospiro profondo. "Tifa ci sta male. E non mi va. Anche Shelke, poi. Perchè volevi portartela via? Sta bene qui. Sta meglio. E ha bisogno di staccarsi da te, dannazione. Non lo capisci?"

Vincent si mosse, accavallò le gambe.

"Se vuoi..." disse Cloud, posando una guancia sulla mano. "non è partita da molto. Potresti ancora raggiungerla."

"E cosa dovrei dirle?"
"Potresti chiederle scusa."
"E... poi?"
"E poi vedrete."
"Non mi sembra un'idea brillante."
"Fai come vuoi. Io te l'ho detto." Cloud si alzò. "E sia chiaro, io e te non abbiamo mai avuto questa chiaccherata. Ci manca solo che si sappia, ho una reputazione, io." Uscì a passi lenti. "Ah, e comunque se intendi rimanere qui trovati un lavoro, almeno! Io non sono ricco!"

Il sole stava sorgendo.

A Vincent non piaceva uscire nel momento in cui sorgeva, gli sembrava una minaccia.

Doveva?

Poteva?

Poteva ancora...?

 

L'erba era morbida, lo sentiva nonostante quelle strane scarpe di metallo.

Poteva sempre sceglierne altre, in seguito.

Il sole gli feriva gli occhi, non era più abituato ad averlo in faccia. Era enorme, di fronte a lui, e saliva sempre di più.

Stava correndo verso il sole, ancora una volta.

Lei poteva essere andata in qualsiasi direzione, poteva aver corso, poteva aver usato un mezzo di trasporto. Forse non era più possibile, forse avrebbe dovuto smettere di correre e arrendersi, forse...

Ma correva, il fiato iniziava a mancare.

Le strade si svegliavano, la gente lo urtava e gli gettava maledizioni che riusciva appena ad udire. Aveva fatto cadere una cesta di frutta al mercato, e la donna che la vendeva l'aveva guardato mentre fuggiva via veloce, uno sguardo come una fotografia.

Era davvero possibile?

Aveva saltato sui palazzi per vedere meglio. Di lei non c'era l'ombra. Chissà se era ormai lontana, chissà cosa pensava.

Vincent correva e ad un certo punto aveva sbottonato il mantello per correre meglio, l'aveva lasciato cadere e una ragazza l'aveva preso al volo, stupita.

Doveva trovarla, anche solo per farsi mandare a quel paese.

Forse non avrebbe funzionato, ma per una volta voleva provarci.

Aveva visto un caschetto nero e si era avvicinato, ma non era lei. Il volto della ragazza sconosciuta l'aveva sorpreso, si era scusato balbettando, era corso via.

Era arrivato in mezzo al nulla, e si era seduto sulle ginocchia. Era esausto. Non c'era alcun motivo per sperare che Yuffie fosse lì vicino. Poteva anche essere andata dall'altra parte.

Non poteva trovarla così.

Senza rendersene conto, aveva preso la direzione per Wutai. Dove poteva voler andare, altrimenti? Ma l'aveva immaginata triste e afflitta.

Forse non lo era.

Forse non le importava nulla.

Forse stava meglio così, e lui doveva rinunciare.

Vincent si voltò e vide che fra l'erba e i fiori, con in mano un cestino da picnic e sparsi intorno bottiglie e pacchetti di cibo, c'era lei.

Era la strada giusta, allora. Ed era lì. L'aveva trovata.

Quanto aveva corso? Ore?

Era una coincidenza? Poteva essere una coincidenza?

Yuffie non lo vide, era di spalle. Canticchiava una melodia malinconica, e mangiava. Vincent rimase ad osservarla.

Era una ragazza.

Una ragazza normale.

Poteva diventare... sua?

Poteva diventare qualcosa di bello, per lei?

"Yuffie." disse, semplicemente. E lei si voltò di scatto, lo guardò esterrefatta, la bocca aperta e gli occhi sgranati.

"...Vin?"

Vincent guardò l'erba, guardò i fiori gialli che riempivano il terreno.

Il silenzio che seguì, lo sentiva come un'accusa.

Non poteva essere perdonato, solo con una parola.

Non poteva rimediare, solo con una parola.

Non si sarebbe risolto nulla.

Poi sentì un gran dolore a un polpaccio, fece un balzo indietro con un grido.

"Perchè ci hai messo così tanto??" esclamò Yuffie.

"Oh, io..."
"Stavo quasi pensando che non saresti più venuto! Sei il solito testone..."

"Sapevi... sapevi che sarei venuto?"

Yuffie gli rivolse uno sguardo di sfida. "Ne ero sicura."

"Yuffie, io..." Vincent si riavviò i capelli con una mano, confuso.

 

Sembrava un ragazzino, imbarazzato in quel modo.

Yuffie non pensava che l'avrebbe visto così, un giorno. Si poteva quasi dire che fosse arrossito in silenzio, mentre ad occhi bassi cercava le parole.

Sembrava una persona qualunque, una persona che ha sbagliato e cerca di scusarsi ma non ci riesce.

Ma lei sapeva che non lo era. Lo sapeva.

"Non c'è bisogno di chiedere scusa." disse, e lui non alzò gli occhi, non la guardò, non si mosse.

"E' che non so cosa dire."

"Potresti dire quello che stai pensando."
I suoi sorrisi erano sempre così amari, così pieni di significati muti. Vincent aveva accennato un sorriso, fissando i fiori. "Sarebbe complicato."
"E allora perchè sei venuto?"

"Non volevo che te ne andassi così."
"Perchè?" Yuffie gli afferrò la blusa, lo scosse e lo costrinse a guardarla. "Spiegami perchè, spiegami che cosa vuoi da me se non hai intenzione di aprirti nemmeno un po'!"

Lei non pensava che sarebbe stato facile, oh no. Non credeva che tutto si sarebbe risolto con un bacio, con un abbraccio o con una parola.

Forse ci aveva sperato per un momento, ma non l'aveva mai creduto.

"Io non posso essere diverso da quello che sono."
"Io non voglio che tu sia diverso."
"Ma se non sarò diverso, non potrò mai..."
"Io ho deciso di starti vicino così come sei."
"Sono belle parole, ma sai che non è possibile."
"Perchè non lo è? E' così difficile?"
"Tu sei..."

Vincent le prese la mano, e la scostò con dolcezza dalla blusa. Yuffie lo lasciò fare, la lasciò nelle sue.

"...tu sei bella. Una persona viva, piena di passione. Pensi davvero di voler..."

"Sì."
"Ma io non..." Le lasciò la mano, Yuffie la riprese e la strinse. "Io non so come fare."
"Posso insegnartelo io, se vuoi."
"Puoi?"
"Sì."

"E come posso..."
Lei gli posò un dito sulla bocca, con un gesto rapido. "Ssh. Basta parlare. Basta pensare."

 

Yuffie si sollevò sulle punte. Gli occhi di Vincent colsero il movimento, fissarono i talloni sollevarsi, le sue dita che scendevano sul collo, il viso teso verso il suo.

Non c'era più bisogno di parole.

Quando le labbra di Yuffie sfiorarono le sue, così dolci e senza domande, Vincent la strinse.

Forse, qualcosa poteva ancora cominciare.



 

   
 
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