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Autore: bibersell    05/06/2014    4 recensioni
Annabelle è una ragazza che ama trascorrere le sue giornate alla stazione.
Osserva i passeggeri di quei treni ormai rotti e pieni di scritte ed immagina le loro storie.
La storia di un bambino o di un'anziana signora con il viso segnato dall'età.
Quella di una ragazzo, al quale la vita ha voltato le spalle.
Ma più dolorosa sarà la battaglia, più grande sarà il trionfo.
Una storia d'amore fuori dal comune.
Due ragazzi ai poli apposti della Terra.
Un amore che sboccerà fermata dopo fermata.
STORIA IN REVESIONE. I PRIMI CAPITOLI SONO DA MODIFICARE.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sorpresa nelle note, passate sotto!





Underground


Il freddo, lei, non lo voleva



Annabelle's point of view.


-Permettimi di aiutarti. Lascia che ti aiuti. Che mi prenda cura di te-

Quelle parole mi rimbombavano ancora in testa.
Cosa mi era preso? Avevo davvero intenzione di dirglielo? Volevo davvero che lui sapesse? Volevo davvero chiederlo a mio padre? Portarlo da loro?
A quanto sembrava la risposta fu affermativa.

Lo volevo.
Volevo aiutarlo.
Volevo prendermi cura di lui. Come una mamma del proprio bimbo. Come un'aquila dei propri cuccioli. Come una sorella, come un fratello, come un'amica.

-Come?- Justin aveva gli occhi troppo allargati per la sorpresa. E per il freddo.
Le labbra, quasi violacee, sembravano immobilizzate a tal punto che le parole uscivano poco chiare.
Per il freddo.
Il suo corpo tremava. Per la rabbia. Per l'agitazione. Per lo shock. Per il freddo.
E io volevo che lui non sentisse mai più freddo.

- Si, m-mio padre ha un'azienda. H-ha rinnovato. S-si é unito... C-con il padre di T-Travis... Perciò.. A loro serviva del personale.. I-io, i-io potrei chiedergli se.. Ecco. Se tu sei d'accordo.. Potrei- Justin mi bloccò.
Poggiò una mano sulla mia spalla per calmarmi.
Le sue gambe cedettero. Sembrò un attimo. Il calore del mio cappotto di pelliccia era talmente tanto che la sua epidermide fredda ne aveva risentito al minimo contatto.

Lui.

Che diceva di avere sangue caldo. Sangue del Sud.
Lui rabbrividiva al solo contatto con qualcosa di caldo.

-Rallenta e spiegami cosa succede. Cosa c'entra tuo padre in questa storia?-. Continuò levando la mano dalla mia spalla e allontanandosi di qualche passo.
Non potei non notare il suo successivo gesto.

Si abbracciò.

Passò le braccia attorno alla sua stessa vita e strinse. Come in un abbraccio.
Avrei voluto togliermi il cappotto e riscaldarlo col mio stesso calore.
Avrei voluto che quelle braccia circondassero la mia di vita e non la sua. Ma in quel momento dovevano discutere di cose molto più importanti.
Però una cosa la poteva fare.
Mi avvicinai e gli tesi una mano.
-Questo posto non é adatto per parlare. Vieni con me-.

E lui mi seguì.
Non si aggrappò alla mia mano, ma mi seguì.




Lo portai alla stazione.
Lì dove tutto era iniziato.


All'ingresso c'era una stanza, una volta del custode, che era sempre vuota.
C'era una brandina che faceva da letto e una piccola finestra. Ma la cosa più importante era stare al caldo. Anche se quelle quattro mura non erano riscaldate, rimanevano pur sempre un posto chiuso e sicuro.
Lontano dalla rigida temperatura della metropoli.
Di Chicago.

-Perché mi hai portato qui? Per ricordarmi quello che faccio per mettermi qualche centesimo in tasca?-. Disse appoggiandosi con tutta la forza che possedeva al muro, quasi a volerlo sostenere...o era lui che cercava di essere sostenuto da quel poco di intonaco?

-Non dire così. Lasciati aiutare. Da me. Per piacere-.
Lui tacque e lo presi come un invito a continuare.
Mi sedette sulla branda e ripresi a parlare.
-Come ho detto prima, mio padre ha un'azienda. Si occupa di vini. Ora non saprei dirti molto sul suo funzionamento, non me ne intendo molto...- mi stavo lasciando trasportare dal corso delle parole.
-Fatto sta, che qualche settimana fa ha concluso un grande affare. Ha comprato molte azioni di prestigiose aziende ed é diventato socio del signor Helston, il padre di Travis. Ora l'azienda si é ingrandita e con essa anche il numero di dipendenti che servirebbero a portarla avanti. I miei stanno cercando del personale di ottima fiducia e io potrei mettere una buona parola per te. Diamine é mio padre. Non potrà dirmi di no-. Conclusi sbuffando.

L'angoscia stava prendendo il sopravvento.
Quella non era affatto una situazione facile. Dovevo essere il più calma ed accondiscendente possibile.
Dovevo convincerlo.
Quella era la sua possibilità e non potevo permettergli di buttarla al vento.
Avrebbe stipulato un contratto e ricevuto un mensile che sarebbe arrivato puntuale.
Magri avrebbe potuto conservare qualcosa per..
Ma i miei pensieri furono bloccati dalla voce di Justin.
-Mi stai offrendo un lavoro? Nell'azienda vinicola di tuo padre? A me, che non ne capisco un cazzo di vino e che nemmeno mi piace?-. Rispose lui ridendo amaramente.
Se ne stava li, apparentemente quasi tranquillo, come se non stessimo parlando di una prospicua opportunità lavorativa.
-Ma mica dovrai fare il degustatore-. Risposi alzandomi dal letto.
-E cosa allora?- Justin mi sfidò con lo sguardo.
-E che ne so. Farai qualcosa di basso conto, per iniziare. Magari il magaziniere, o farai l'inventario o smisterai la posta. E' solo un inizio. Un gradino da cui partire. La scalata sta a te. Io ti sto solo dando un punto di partenza. Poi vedrai tu dove andate-.
Mi sistemai una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Solo in quel momento mi ricordai di avere ancora il cappello calato sul capo.
Justin indurì la mascella ma non parlò.
Io continuai. -Riceveresti uno stipendio tutti i mesi, il lavoro sarebbe retribuito, e avresti dei turni prestabiliti e un giorno a settimana festivo. Domenica esclusa. L'azienda é chiusa quel giorno-. Dissi come se stessi presentando un'opera a dei visitatori di un museo.
-E tuo padre farebbe lavorare uno come me nella sua azienda. Parliamoci chiaro. Sono un poveraccio. Non ho una casa e tantomeno un cappotto per coprirmi dal freddo. Non so da quando tempo non faccio una doccia con l'acqua calda e una barba con un vero rasoio. Indosso sempre gli stessi abiti e le scarpe sono talmente consumate che la suola é piena di buchi. E tu vorresti offrire un posto di lavoro a me. Ti ringrazio per la generosa offerta ma non mi sembra il caso-. Concluse allontanandosi dalla parete e avvicinandosi alla porta.
-Se é questo il problema, non te ne devi preoccupare. Ti aiuterò. Potresti venire da me e fare tutte le docce che vuoi e in soffitta ci dovrebbero essere dei vestiti che mio padre non usa più. Ad occhio e croce direi che portate la stessa taglia. Più o meno-.
-Annabelle smettila. Ho detto di no. Il discorso termina qua-. Justin era di spalle con una mano sulla maniglia.
Non volevo che se ne andasse.
Era troppo orgoglioso per capire che quella era l'occasione della sua vita.

Non ci pensai due volte e lo feci.
Mi scagliai contro la sua schiena e mi aggrappai ad essa.
Con le braccia gli circondai il collo e con le gambe la vita.
Piagnucolai al suo orecchio.
-Ti prego. Non te ne andare. Lasciati aiutare. Non c'é niente di male. Almeno provaci. Per favore. É Natale-.




Justin's point of view.

Quella ragazza non mollava mai.

Perché non capiva?

Non capiva che avrei voluto accettare con tutto il mio cuore. Avrebbe voluto urlare con tutta l'anima quel si.

Aveva ragione.

Era un'opportunità da non lasciarsi scappare. L'opportunità che cercava.

Se solo gliela avesse offerta qualcun altro.

Perché non capita che non voleva chiedere aiuto proprio a lei. Ad una ragazzina.
Alla sua Annabelle.

Sarebbe stato umiliante.
L'orgoglio mi diceva di negarmi, di andarmene.
Ma come potevo ora che lei era sulla mia schiena?
Ora che lei mi stava abbracciando?
Ora che le mi stava riscaldando?
Ora che lei mi stava mandando in fiamme con quello sguardo?
Con quegli occhi lucidi.

Non petevo.
Non potevo e non volevo.


Come avrei fatto a dirle di no ora che quello sguardo stava eliminando anche l'ultimo briciolo di dignità e di orgoglio?

Non potevo.
Non potevo e non volevo.


Le sorrisi.
Uno di quei sorrisi caldi. Che sanno ti tropicale. Uno di quei sorrisi di assenso.
Uno di quei sorrisi che diceva si, si,si, e si, accetto.
Si, mi lascerò aiutare.

Si, voglio lavorare nell' azienda di tuo padre.

Si, voglio quel giorno festivo settimanale.

Si, voglio una vera busta paga.

Si, ti voglio.

Lei scese dalle mie spalle e mi abbracciò.

Non c'era bisogno di parole.
I gesti parlavano per noi.




Hola!
Eccomi qui, anche oggi con un nuovo aggiornamento.
Spero come sempre che il capitolo vi sia piaciuto. L'avevo pronto già da un bel pò.
Ho deciso di aggiornare in anticipo perchè già so che per il prossimo capitolo dovrete aspettare una settimana, sarà difficilotto per me scriverlo.

Passando alla sorpresaaa..
Ho in mente una storia nuova. Trama, come tutte le mie storia, leggermente fuori dal comune. Non so bene quando la metterò su carta, vorrei prima arrivare a buon punto con questa storia... vi farò sapere meglio nei prossimi aggiornamente. Spero che seguirete anche questa storia-che sicuramente uscirà uno schifo-.

AGGIORNAMENTO!
Sono contentissima di tutte le ragazze che seguono, leggono e recensiscono la storia, ma mi farebbe piacere ricevere più recensiooni. Sarebbero un incipit per me e aggiornei molto più frequentemente.
Potrei addirittura postare un capitolo un giorno si e uno no.
Se mi invoglierete portei addirittura completarla il prima possibile.

RECENSIONI!
Ringrazio tutte le ragazze che si sermano e che dedicano 5 minuti del loro tempo per lasciarmi una recensione.
Non importa se facciate i complimenti o meno, l'importante è che esponiate la vostra opinione.
Sono del parere che solo con le critiche si possa migliorare.

Detto questo vi saluto.
Un bacio e spero che non vi stanchiate mai di me e delle mie storia.
Vi adoro tutte
-bibersell


 
  
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