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Autore: Valexx__bieber    05/06/2014    0 recensioni
"Ma la pazzia ha bisogno di amore per proseguire, no?"
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MADNESS AND LOVE.


La rabbia nel suo corpo invadeva ogni altro pensiero. La mente non riusciva a sbloccarsi, era in trappola con se stessa. Lei, che avrebbe voluto essere tutto tranne ciò che era diventata. Lei, che aveva solo bisogno di amore. Lei, che doveva essere salvata. Ormai il mondo era un optional, la ragazza dai capelli neri viveva nella sua testa, non conosceva altro rifugio per scappare dallo squallore di quel pianeta.
Voleva stare bene, ma come? Voleva essere felice, ma in quale modo? 
La ragazza era definita pazza da tutti, non aveva nessuno. Come mai? Si isolava. Ma non perché volesse realmente stare da sola, è solo che nessuno riusciva a comprenderla fino infondo.
Aspettava, e aspettava, e non faceva altro che attendere il giorno in cui lei avrebbe finalmente ricominciato a vivere. Non a sopravvivere, ma a vivere.
Passare le giornate con gioia e spensieratezza. A sentirsi amata e amare. Lei voleva solo qualcuno che la comprendesse. Solo questo, non chiedeva altro.
Ma la domanda che si poneva ogni giorno era: Esiste questa persona?
Quel corpo così fragile non avrebbe retto ancora per molto, quella mancanza di affetto la sovrastava.
Non usciva più di casa; ormai il mondo le faceva schifo.
Non aveva più amici; tutti troppo superficiali per starle accanto e dirle che tutto poteva essere risolto.
Le poche volte che usciva erano solo quelle in cui voleva andare in pace al parco a leggere uno dei suoi tanto amati libri fantasy, con un po’ di musica nelle orecchie, e quel freddo pomeriggio di Dicembre decise proprio di dirigersi verso il suo posto apparentemente preferito. Quello era il suo modo per evadere dal mondo. Oltre a vivere nella sua testa, le piaceva anche rompere le regole. Esatto, lei sapeva e vedeva ciò che gli altri non potevano capire. Lei, considerata la ragazzina asociale, pazza, con problemi mentali, era un passo avanti a tutti.
Lei  vedeva creature inesistenti, vedeva la morte, vedeva la felicità, ed in un certo senso quello era il suo modo per abbellire il grigio mondo che la circondava.
Ma non bastava lo stesso. Il pensiero di sparire una volta per tutte dalla faccia della Terra aumentava. Aveva provato molte volte ad andarsene definitivamente, ma ogni qualvolta provasse, veniva bloccata.
Non sapeva da cosa, non sapeva perché, ma si fermava. Forse perché avrebbe potuto esserci felicità nel suo futuro. Forse perché pensava che magari la sua vita avrebbe potuto cambiare in meglio.
Aspettava qualcosa che neanche lei sapeva. Attendeva con ansia che qualcuno di speciale la venisse a salvare. Ma chi?
Il tempo scorreva fin troppo velocemente, e lei non riusciva a stargli dietro con facilità.
Avrebbe potuto perdersi, avrebbe dovuto chiedere aiuto, ma quale persona sana di mente sarebbe stata in grado di aiutare una pazza come lei? Nessuno ormai la voleva. Nessuno era disposto a sprecare quei pochi istanti solo per lei. Perché in un certo senso lei era di troppo. Sia per il mondo, sia per se stessa. Non trovava pace. O non voleva trovarla?
La malinconia faceva parte di lei, la tristezza occupava il suo sguardo, che si spegneva e impallidiva giorno dopo giorno.
Ma la pazzia ha bisogno di amore per proseguire, no? E perché lei non riusciva a trovarlo? Perché lei era così?
Troppe domande, nessuna risposta. La guerriera che situava dentro di lei si scoraggiava, la gioia si chiudeva, fino a lasciarla senza speranza e voglia di continuare a stare dentro quel mondo troppo stupido per comprenderla.
Non era invisibile, lei c’era. Ma perché nessuno la notava allora? Perché doveva sopravvivere?
A volte si chiedeva come mai fosse nata solo per soffrire. Perché la sua non era vita. La sua ad esseri sinceri non poteva neanche essere considerata una sopravvivenza vera e propria. Perché aveva smesso di combattere da troppo tempo ormai, e si sa, per sopravvivere bisogna lottare. E allora cos’era la sua? Quale mistero portava dentro ogni giorno? Perché la voglia di stare con altre persone spariva?
Un ragazzo, quello stesso pomeriggio, si trovava al parco, e stranamente la osservava. Non capiva cosa potesse trovarsi dietro quello sguardo spento, intento a leggere un libro. Non sapeva perché una ragazza carina come lei avrebbe dovuto stare sola in un parco. Lo confondeva, e lui voleva scoprire.
Ma perché così tanto interesse per una sconosciuta, considerata pazza dal mondo? Perché così tanta voglia di scoprire cosa ci fosse dentro di lei, e quali misteri portava con se? Perché poi non era neanche così certo, il biondo, di ciò che stava per compiere. Non lo capiva neanche lui, dopotutto non avrebbe dovuto neanche interessarsi, ma per qualche strana ragione lo fece, e si avvicinò. Ogni secondo di più. Nella testa del ragazzo rimbombavano i suoi passi decisi, ma in un certo senso anche insicuri. Stava facendo la cosa giusta? O forse era quella sbagliata? Ma a lui non interessava, voleva solo scoprire, niente di più. Sarebbero stati istanti, nulla di più impegnativo.
Il ragazzo arrivò fino alla panchina dove si trovava la mora, la ragazza sentì la presenza del ragazzo, così alzò lo sguardo e poté ammirare quegli occhi così pieni di vita e mistero, quello stesso e caldo colore del miele inondava le iridi, a tal punto da farle brillare.
Non riusciva a capire cosa stesse accadendo, insomma, non si aspettava che qualcuno, quel giorno così freddo e gelido avrebbe potuta notarla e addirittura avvicinarsi a lei.
Il ragazzo ammirò il suo viso, bianco senza emozioni concrete che trasparivano, nessuna reazione da parte della ragazza, solo confusione da parte del biondo.
Ammirò quegli occhi così neri, così intensi, che sembravano non avere fine. Avrebbe potuto perdersi dentro quegli occhi così pieni di cupezza, così tristemente infranti, senza via d’uscita.
-Justin.- pronunciò il biondo.
La ragazza lo osservò, non sapeva cosa fare, cosa vuole da me? Chi è?
Non le interessava altra superficialità, così decise di tornare nel suo mondo. Justin però non riusciva a staccarle lo sguardo di dosso. Voleva avventurarsi nella sua testa, solo per capire cosa aveva intenzione di fare la mora. O meglio, solo per capirla.
Ma come mai questo interesse? Cosa l’aveva veramente spinto per andare dalla pazzia?
Perché si, lei era pazzia. Vedeva pazzia, provava pazzia, passava i suoi giorni con pazzia.
Il ragazzo a quel punto era incerto se continuare o no, era insicuro di ciò avrebbe voluto fare. Ma si decise, forse ha solo bisogno di qualcuno.
-Che fai, non mi dici il tuo nome?-  disse Justin amichevolmente alla ragazza, che nel frattempo rifletteva e si confondeva. Non era abituata a certe situazioni. O meglio, aveva dimenticato come comportarsi in occasioni come queste.
-Tempest.- disse lei in un sussurro intimidito.
Aveva fatto la cosa giusta?
Justin era in qualche modo affascinato da lei e dai suoi comportamenti, addirittura dal suo nome, che stranamente voleva dire ‘Tempesta’. Scelse di sedersi accanto a lei. Perché un ragazzo come lui avrebbe dovuto parlare con una come lei?
Justin osservò per bene il libro che la ragazza  teneva saldamente in una mano, mentre l’altra toccava una gamba per tenersi e non sbilanciarsi in avanti, dato che su quella panchina si era seduta a gambe incrociate.
-Anche io adoro questo genere di libri.- parlò il biondo, dopo sguardi incompresi. Tempest levò l’attenzione dal suo amato libro, che aveva pagine e pagine del suo mondo nascosto, e puntò i suoi occhi in quelli caramellati del ragazzo.
E chi lo sa, sarebbe stato forse proprio quello il momento tanto atteso dalla ragazza dai capelli neri? E Justin cosa rappresentava, se Tempest era la pazzia?
La mora decise di chiudere il libro e di lasciare il segno con un’aletta, per ricordarsi poi dove fosse arrivata.
Ecco cosa le piaceva dei libri fantasy: la sorpresa. E forse quello che stava vivendo in quel momento era proprio il suo mondo, insomma, non si sarebbe mai aspettata che un ragazzo le si avvicinasse, addirittura incuriosito.
Forse anche lui, dopotutto, aveva il suo mondo. Forse anche lui aveva il bisogno di sapere cose nuove, cose inaspettatamente belle, da mozzare il fiato.
Nei suoi occhi c’era luce di chi ne ha sorpassate tante con il sorriso e la voglia di combattere, mentre in Tempest non c’era niente di tutto questo. I due ragazzi erano differenti, ma incredibilmente simili.
-Ora che ci siamo conosciuti, ti va una cioccolata calda?- le chiese, per poi rivolgerle un sorriso.
Tempest spalancò gli occhi incredula, voleva quasi darsi uno schiaffo per sapere se era tutto frutto della sua immaginazione. Ma continuava a domandarsi cosa dovesse fare in queste situazione, ormai rimosse, impolverate, nella sua mente.
Ci furono attimi indecifrabili di silenzio. Ed il ragazzo rimase accanto a lei, aspettando la risposta.
-Va… bene?- rispose infine Tempest.
Va bene? Ma cosa sto dicendo? Pensò.
Non era sicura di ciò che stesse facendo, ma forse lo voleva. C’era qualcosa che la spingeva a farlo. Voleva abbattere quel muro che si era creata intorno.
Justin le sorrise nuovamente, e l’ansia iniziò a prendere possesso del suo corpo. Fece un lungo sospiro, per calmarsi, e poi si alzò dalla panchina.
Tempest rimase ancora per qualche secondo seduta, incredula di ciò che aveva appena fatto. Justin era fin troppo paziente, e continuava a domandarsi quello che aveva la ragazza nella testa, le cose che si poneva, quello che provava. Voleva sapere. Ma lei non era un libro aperto, e lui in qualche modo lo sapeva. In qualche modo la capiva.
Le porse una mano, mentre la ragazza la guardò titubante. Come mai queste attenzioni? Cosa ho fatto?  Continuava a porsi domande senza un fine preciso.
Ma poi decise, per la prima volta sicura, e afferrò la mano del ragazzo.
Justin si sentì attratto da lei, quel mistero. Quei modi di fare. Tutto.  Ogni cosa lo incuriosiva, lo invogliava a sapere cose su di lei.
Il loro era un incontro apparentemente casuale, o forse era stato davvero il destino a farli incontrare? Ma perché li aveva fatti incontrare? Qual’era il segreto?
I due ragazzi percorsero la stradina sterrata del parchetto, lui teneva le mani nelle tasche della tuta, mentre lei reggeva il suo amatissimo libro -mondo- stretto al petto con entrambe le braccia, mentre una cuffietta le cadde dall’orecchio destro.
Il ragazzo a volte le rivolgeva qualche sguardo, senza che lei se ne accorgesse. La ammirava per istanti e poi rifletteva. Pensava al suo viso bianco come la neve, triste e spento, la delicatezza delle sue azioni, il modo in cui stringeva il libro tra le braccia. Per un attimo pensò che fosse la ragazza più bella che avesse mai incontrato. Nonostante le sue piccole imperfezioni, lui la pensava così.
Tempest non finiva di porsi inutili domande, non smetteva di rosicchiarsi il labbro inferiore.
-Perché ti sei avvicinato a me? Cosa ho fatto?- non poté resistere dal domandarglielo, ed infatti lo colse alla sprovvista.
Justin non avrebbe mai potuto immaginare che Tempest sarebbe stata capace di chiedergli una cosa simile. Perché ad essere sinceri, non lo sapeva neanche lui. L’aveva solamente trovata affascinante.
Ma non poteva dirle una cosa del genere, quindi si limitò a non rispondere.
Tempest non capiva perché Justin non le rispondesse. Stava letteralmente impazzendo.
Continuarono a camminare, fino a quando non raggiunsero il bar.
Si presero una cioccolata calda, e Tempest non riusciva a togliersi il sorriso smagliante del ragazzo dalla testa. Cosa le stava capitando?
Non parlavano l’uno con l’altra, ma si sentivano bene. Finalmente in Tempest si accese una piccola luce. Mentre Justin riuscì a vederla un po’ più a fondo.
Quando finirono di bere la calda e accogliente bevanda si salutarono.
-Ci rivedremo, vero?- le chiese Justin.
Tempest non si aspettava che glielo domandasse, ed infatti sorrise, sinceramente. –Credo di si.- gli rispose.
*
Il tempo volava come non mai, e senza neanche che se ne accorgessero passarono settimane, addirittura mesi, e inaspettatamente continuarono a vedersi. Non avrebbero mai pensato di diventare quasi inseparabili. Ed era incredibile come due ragazzi così differenti impararono a capirsi l’un l’altra. In un certo senso era come se si completassero.
Un venerdì decisero di incontrarsi nello stesso parco, sulla stessa panchina.
Tempest era felice del rapporto creatosi con Justin. Finalmente trovò qualcuno come lei, qualcuno che la capisse, sentiva qualcosa crescere nel suo petto ogni volta che si incontravano. Riusciva a confidarsi solo con lui, riusciva a dirgli tutto, senza problemi, perché sapeva che solo Justin avrebbe potuto comprenderla realmente, e piano piano lo fece entrare nel suo mondo. Era forse amore quello nei suoi confronti? O era solamente pura amicizia?
La sua mente di notte vagava e rifletteva su queste domande. Non riusciva a capire cosa provasse veramente, era più che confusa, così come il ragazzo d'altronde. Anche lui sentiva il cuore aumentare i battiti cardiaci quando le stava anche semplicemente accanto.
Ma come poteva la pazzia provare questi sentimenti così imprecisi? Era forse Justin l’amore?
Perché la pazzia senza amore non prosegue. Giusto?
Quel venerdì pomeriggio lei portò il suo amato libro fantasy, lui un paio di cuffiette. Loro li passavano così i pomeriggi quando si incontravano, stavano insieme, su quella panchina, a chiacchierare, a scherzare e a ridere.
Per Tempest era ancora tutto così nuovo, ma stupendamente bello. Non si sentiva così da troppo tempo. Justin in qualche modo le provocò la scintilla che la fece scattare, e la cupezza che prima situava nei suoi occhi, veniva sostituita piano piano da una  luce che prendeva a brillare poco per volta nei suoi occhi neri. Si illuminavano di gioia e felicità.
Loro due insieme erano un mix talmente raro, talmente bello; non si completavano solamente, ma sembravano una persona sola.
Justin scoprì man mano le sue paure e le sue insicurezze, riuscì a comprendere il mistero situato su quel volto che prima era pallido. Invece Tempest ancora si chiedeva il motivo per cui Justin aveva voluto conoscerla. E per qualche strana ragione il biondo  non glielo disse mai.
Loro erano una cosa unica.
Lei la pazzia, lui l’amore.  E si completavano perfettamente.

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SPAZIO AUTRICE:
Ma ehi!
Hehehe.
Okay basta, allooora, cosa ne pensate?
Avevo idee che gironzolavano da troppo tempo nella mia testolina ed ora eccomi qui con una nuova OS!
 E' la quinta? Boh ho perso il conto.lol.
Ditemi cosa ne pensate! Vi prego! Per favore!
Ho bisogno di sapere. Davvero.
Se recensite non immaginate quanto potreste rendermi felice.
Ci tengo a dire che è la prima fiction che scrivo in terza persona,
spero di non aver fatto grossi errori, e se ce ne sono, mi scuso infintamente.
Bene, spero davvero che vi sia piaciuta. L'ho scritta con tutto il sentimento possibile.
Grazie mille a tutti.
A presto (:

 
PS.
Date un'occhiata anche alle mie fiction e alle altre OS se vi va :')
Xx


 
  
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