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Autore: lady black    07/08/2008    0 recensioni
Rebecca vuole iniziare una nuova vita, lontano dai suoi fallimenti e da quelli della persona senza la quale non riuscirebbe a vivere... ma ci riuscirà?
Genere: Romantico, Suspence, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Partire

Capitolo 1

 

 

Ecco a lei il biglietto, gate quattro-

-Grazie, arrivederci- rispose Rebecca ritirando la carta d’identità e uscendo dalla fila del check-in.

C’era da impazzire dal caldo sotto quel tetto di lamiera dell’aeroporto di Treviso. D’altra parte non sarebbe stato un suo problema ancora per molto, dato che se ne stava per andare.

Il volo per Dublino l’avrebbe finalmente portata al fresco.. forse anche troppo, viste le temperature della poco calorosa estate irlandese.

Avrò tempo per godermele tutte le stagioni lassù, comunque, pensò lei con un sospiro, sperando che vada tutto secondo i piani.

Guardò verso la pista, fuori, e vide il sole tramontare. D’un tratto le ritornò in mente di un caldo, afoso pomeriggio passato in giardino, nascosti dai suoi genitori, loro due, a raccontarsi a vicenda delle loro sventure e fumando Marlboro light.

Che cosa sto facendo… non resistette a non domandarselo di nuovo. Se lo domandava ormai da due settimane, mentre un altro pensiero, ben più nascosto e timido affiorava… verrebbe a salutarti? Capirà in tempo? Pensieri, questi, che non osava nemmeno la accarezzassero.

Sarebbe stato troppo doloroso veder svanire un’idea balzana, un’illusione dettata unicamente da quelle false speranze che l’avevano tormentata per dieci anni.

Dieci anni… sembravano di più a dire il vero.

Era così lontano quel campo scout durante il quale l’aveva guardato con occhi diversi, aveva per la prima volta prestato attenzione al suo uscire dalla tenda scompigliato la mattina, e scoprirsi a sorridere della sua incredibile e dolcissima aria da sonno, cercare tra gli angoli di squadriglia quei capelli dorati. Un pulcino.

Voltò immediatamente lo sguardo da quella vista, accendendo l’mp3, dal quale aveva appositamente cancellato tutte le canzoni inseritevi da lui, o comunque prese da quei suoi cd di gothic, inconfondibili come il suo ciuffo. Praticamente aveva dovuto resettarlo.

Sperava che mettendoci dentro quanto di più rock conosceva avrebbe forse potuto distrarsi e magari evitare di cambiare idea.

Già, cambiare idea… guardò fugacemente l’uscita dell’aeroporto, le macchine parcheggiate, la luce soffusa che addolciva ogni cosa, tingendola di una strana malinconia.

L’Italia… la bella Italia, con l’arte, la cultura, la gente simpatica, la pizza, i paesini come quello dov’era cresciuta lei. Le sue amiche, la sua famiglia… stava per abbandonare ogni cosa e partirsene per un paese del quale si era innamorata da ragazzina, quell’Irlanda selvaggia e verde, dimora di ricordi e di altissime scogliere.

E Galway, la cittadina dei giovani, spumeggiante di novità ma tuttavia ancora cullata dal suono delle arpe nelle sue isole Aaran.

Partire.

In realtà a sapere la vera natura del suo viaggio erano solo sei o sette persone, ovviamente scelte in base alla loro affidabilità. Tutti gli altri sapevano che andava in Irlanda un paio di settimane con le sue due compagne di università.

Ma Rebecca non intendeva ritornare.

Non poteva, doveva andarsene, non avrebbe potuto assistere alla morte di quello che aveva incessantemente aspettato per un decennio, che le era a tratti sembrato talmente vicino da poter toccare il cielo con un dito.

Testimone di nozze… il destino è perfido talvolta.

Testimone della sua fine, testimone del successo di una persona che non si meritava neppure un millesimo della fortuna che nemmeno sospettava di avere.

Testimone della sua eterna protesta contro un mondo ingiusto, colmo di etichette e di cazzate. Testimone di un matrimonio che l’avrebbe distrutta per sempre.

Si raccolse i lunghi riccioli in una sommaria coda di cavallo dirigendosi verso il bar per ordinarsi una birra.

Birra che però non bevve mai: lo vide entrare dalla porta principale. La sua solita t-shirt scura, quel ciuffo che ormai resisteva da un paio di anni forse.

Presa irrimediabilmente dal temporaneo blocco delle funzioni psichiche, Rebecca si dimenticò di avere un bicchiere di birra in mano, e si girò di scatto verso la toilette.

Disgrazia volle che i suoi non trascurabili tacchi producessero un inconfondibile ticchettio al quale, forse non suo malgrado, Francesco era ormai abituato.

-Rebecca!-

Mi ha beccata? Chi cazzo gliel’ha detto che ho cambiato aeroporto?

 

  
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