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Autore: fragilecomeilcristallo    05/06/2014    0 recensioni
ero così emozionata e allo stesso tempo stupita che l'unica cosa che riuscii a fare è stata coinvolgermi in un lungo e passionale bacio.
Mentre io li passavo le mani fra i capelli, lui mi mise la mano sotto la maglietta cercando di slacciarmi il reggiseno da dietro, cosa che riuscii a fare, adesso la sua mano mi massaggiava la schiema senza ostacoli. Ma poi...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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'driiin driiin' la sveglia delle 7 che avevo impostato ieri sera iniziò a suonare, all'inizio la ignorai tappandomi le orecchie con il cuscino, ma quando il suono iniziò a farsi più alto cercai di spegnerla cadendo dal letto. Mi massaggiai il gomito che avevo sbattuto sul pavimento di legno della mia camera, condivisa con mia sorella più piccola.

Mentre mi alzavo sbirciai fuori dalla finestra, non pioveva, ma c'era un po' di vento che spostava con delicatezza le foglie degli alberi, la tipica giornata in un mese di Aprile.

Mi dirgo verso lo specchio per vedere com'ero conciata quella mattina, se avevo i soliti capelli castani spettinati e i miei occhi verdi mezzi chiusi, quasi a sembrare una drogata oppure se magari un miracolo venuto dal cielo mi avesse reso presentabile.

Guardando il mio riflesso vidi uno sticker sulla mia fronte, me lo staccai e lessi: 'sei idiota'

Sapevo chi era stato ad attaccarmelo, mi girai e vidi mia sorella che rideva come una pazza sul suo letto.

- MARGHERITA!- mia sorella si fece subito seria in viso.

-devi smetterla con questi scherzi scemi, se ti prendo..- si alzò subito dal letto e uscì dalla porta, la rincorsi, scendemmo le scale, nelle quali stavo quasi per scivolare, e arivammo nel piano di sotto, cavolo però, per avere solo 8 anni era veloce.

Si fermò all'imporvviso e io gli andai a sbattere contro -ma cosa fai? Sei scema?- dissi con aria severa e arrabbiata massaggiandomi il naso.. Sentì un finto colpo di tosse, alzai gli occhi e vidi mia madre con le braccia incrociate e il solito viso del tipo 'cosa credi di fare', feci un mezzo sorriso: -mamma, Margherita mi ha attacato questo biglietto sulla fronte- dissi con tono innocente, tirando fuori il foglietto ormai stropicciato nella tasca del piagiama, mia madre lo prese e lo buttò nel cestino.

-Melissa tu sei la più grande, non devi fare queste scenate- disse rivolgendosi a me, poi passò lo sguardo su mia sorella

-e tu Margherita promettimi che non lo farai più, okey?- disse abbracciandola amorevolmente -d'accordo- promise, per poi girarsi e farmi una linguaccia in segno di vittoria.

Cosa?! Tutto qui?! A me mi avrebbe fatto dormire in cantina e dato da mangiare pane e acqua, come i carcerati.

Volevo contraddire ma lasciai perdere, guardai il grande orologio del salotto: le 7:40 .. corsi di sopra lasciandomi dietro le grida di mia madre che mi rimproveravano per il mio troppo rumore.

Mi chiusi la porta alle mie spalle, cercai una maglietta nel mucchio di vestiti catastati sulla mia sedia, ne indossai una maglietta bianca con scritto sopra 'WTF what the fudge' presi i jeans neri che avevo usato anche ieri, infilandoci nella tasca il mio samsung e indossai le mie converse di un bianco ormai somigliante ad un nero, da quanto si erano sporcate.

Sistemai frettolosamente i capelli, ricordandomi l'elastico per educazione fisica nella quarta ora, misi un sottile strato di matita e passai un paio di volte il mascara, presi l'orologio da polso, che mi aveva regalato la zia rosa il mio scorso compleanno, dal mio comodino e scivolai giù dalle scale dallo scorrimano.

Presi la mia cartella piena di ciondoli e scritte a caso un po' qua e là, cercai le chiavi e aprii la porta, sentii un lontano -ciao, io e margherita ti auguriamo buona scuola- ma lo ignorai e mi chiusi la porta alle spalle.

Dopo neanche venti metri vidi Dylan, cercai di ignorarlo ma lui non fece lo stesso,

-ehm, senti.. credo dovremmo parlare di quello che è successo ieri- disse avvicinandosi a me, io lo ignorai e iniziai a camminare più velocemente,

-Volevo scusarmi non mi sono presentato perchè...- cercò di afferarmi il polso per fermarmi, io mi liberai e mi voltai.

-Non voglio sapere perchè non sei venuto, non voglio ascoltare un'altra delle tue scuse assurde, cos'è adesso che è successo? Ti è morto il gatto? Oppure come l'ultima volta ti si era slogata la caviglia?- continuai a camminare senza aspettare la sua risposta, che d'altronde nemmeno mi interessava, guardai l'ora: 7:58 .. la campanella sarebbe suonata tra meno di due minuti e non avevo la minima intenzione di arrivare di nuovo in ritardo, e sopratutto non volevo arrivarci perchè Dylan doveva darmi un'altra delle sue assurde motivzioni.

-Senti, ok, vuoi sapere la verità?- disse urlando, ormai mi ero allontanata e lo sentii appena, nonostante la forza nella sua voce.

-Mi sono dimenticato, ok? Succede, avevo mille cose per la testa e una volta arrivato là tenerei già andata.- disse quasi incolpandomi. Mi girai arrabbiata, mettendo anche un piede in una pozzanghera di fango, sporcando ancora di più le mie converse.

-TI SEI DIMENTICATO? TI SEI DIMENTICATO? TI HO ASPETTATO PER PIU' DI UN'ORA, MI HAI TIRATO PROPRIO UN BEL BIDONE! TRA NOI E' FINITA.- gli urlai contro, tirandoli anche un bel ceffone, che a mio parare gli ha fatto abbastanza male, secondo le ditate che sono rimaste sulla sua guancia.

Me ne andai con una camminata veloce, lasciandolo assaporare la sua figura di merda, di fronte a metà quartiere che si era appollaiato per vedere la scena.

Guardai il mio orologio: 8.00 avevo pochi secondi per passare mezzo isolato e arrivare a scuola, non ce l'avrei mai fatta; inizia a correre più che potevo, nonostante la cartella che mi portavo sulla schiena, che a mio parere pesava più di 20kg.

Sentivo che Dylan correva dietro di me, le sue nike percorrevano il mio stesso percorso: via del ligabue, la strada più veloce per arrivare a scuola. Anche per lui non era la prima volta che arrivava in ritardo, e se non arrivavamo alle 8:00 precise ci aspettava una bella lezione.

Mancavano pochi metri, guardai speranzosa l'orologio: 8:01

-cazzo- urlai involontariamente, volevo solo pensarlo, ma non importa, ormai non importava più, avevo seriamente paura perchè il preside nel mio ultimo ritardo mi disse che se avessi sgarrato un'altra volta mi avrebbe sospeso, non ho mai capito se fosse serio o lo diceva per farmi paura o magari perfino ironicamente, fatto stà che non volevo tentare la fortuna.

Finalmente arrivai, le porte erano chiuse e suonai ripetutatmente il campanello, pochi secondi dopo arrivò Dylan, proprio nel momento in cui la nostra bidella Melania ci venne ad aprire, un nome dolce che non le si addiceva per niente.

Si girò a guardare l'orologio e ci guardò con aria maliziosa, come se fosse arrivata l'ora della nostra fine, ma l'ora non era arrivata, era solo passata:

- DI UN MINUTO!- urlò in tono di vittoria,

- DI UN MINUTO DI RITARDO!- ripetè orgogliosa.

-mi.. mi scusi.. la prego ci faccia entrare, non potrà chiudere un'occhio per sta volta? La prego..- cercai di convincerla con un mezzo sorriso. Lei mi guardò disorientata, sembrava quasi che l'i'dea l'attirasse.

-d'accordo, chiuderò un occhio- disse come se fosse quasi stata costretta.

-cosa?! Davvero??- chiese Dylan con gli occhi sbarrati, non credevamo alle nostre orecchie.

-si, davvero.. ma ad una condizione, dovrete venire alle 16 di ogni giorno per tutta la settimana per pulire i piatti della mensa- ribattè, con un sorrisetto, come se i piatti ci avrebbero potuti mangiare.

-ehm..- guardai Dylan che alzò le spalle per farmi capire che non c'era scelta -va bene- terminai

-bene, perfetto, eccezzionale ... ed ora entrate prima che cambi idea- si scansò dalla porta per farci entrare.

Solo durante la prima ora, letteratura, pensai a quello che avevo detto.. si sta più o meno 4 ore per lavare tutti i piatti, ma visto che eravamo in due il lavoro si sarebbe dimezzato a 2 ore, quindi visto che dovavamo andare ogni giorno, per sette giorni dovevo stare assieme a Dylan per.. 14 ore?!

Alcuni compagni della classe mi guardarono come per dire 'ma che cazzo..' solo dopo alcuni secondi mi accorsi che avevo una faccia da disperata, anche la professoressa se n'era accorta:

-hai qualche dubbio Melissa? Non hai capito qualcosa?- chiese con aria dolce e preoccupata,

-ehm.. no niente.. adesso ho capito- feci un sorriso per cercare di tranquilizzarla, ma non sapevo se era davvero per tranquillizzare la profesoressa o per tranquillizzare me stessa.

 

   
 
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