Annie era una ragazza diversa dalle altre, vedeva il buono nelle persone anche se di buono non avevano niente. Tutti le ripetevano che sbagliava a comportarsi così, perché prima o poi qualcuno se ne sarebbe approfittato; però lei, non riusciva a cambiare e non voleva cambiare. Ma nessuno si chiedeva il motivo per cui non voleva. Forse per le troppe delusioni, per la troppa solitudine, per il suo essere troppo buona. Nessuno si chiedeva perché si chiudeva in casa i pomeriggi e non parlava mai con nessuno. Anche con gli amici. Li vedeva poco o niente, perché lei non li riteneva tali. Si possono definire amici, persone che se ne fregano di te?! Annie, quindi, preferiva stare da sola nella sua camera a scrivere. Scriveva quello che sentiva, ogni giorno. Per lei, era uno sfogo e l'unica amica fedele che poteva avere era la scrittura. Lei era una ragazza di diciassette anni, non era ne troppo alta e ne troppo bassa. Aveva lunghi capelli biondi e degli occhi di quel color nocciola molto profondo. Non era magra ma neanche grassa e a lei andava bene così. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------ 
Era un bel giorno d'estate e Annie decise di fare una passeggiata nel parco e con sé portava il suo libro preferito. Amava leggere all'aperto, la facevano rilassare. Oltre alla scrittura, lei amava anche la lettura. Si cimentava nelle avventure che leggeva, le sembrava davvero di viverle. Lei sognava, un giorno, di incontrare un ragazzo simile ai ragazzi descritti nei libri che leggeva. " Sono affascinanti, dolci e protettivi. E a me, i ragazzi, piacciono così. " Era questo ciò che pensava. Arrivata al parco, si sedette su una panchina e, prima di leggere, si guardò intorno. C'erano molti bambini che correvano, giocavano e si divertivano. A guardali, le venne nostalgia dei vecchi tempi. Era tutto più facile da piccoli, l'unica paura era quella di cadere e di farsi male; mentre ora, l'unica paura è quella di cadere e di non rialzarsi più. Cercò di non pensarci e quindi cominciò a leggere. Il vento le spettinava i suoi lunghi capelli, amava farsi sfiorare dall'aria fresca. Dopo un po', un bambino si avvicinò e le chiese: << Cosa leggi di bello? >> Lei lo guardò sorridendo e gli rispose: << Nicholas Sparks. Vedi, leggere è una cosa meravigliosa. Se ci si sente soli, basta aprire un libro e leggere. >> << Poi non ci si sente più soli? >> << No. Ti immergi nella storia e ' boom ' ti ritrovi in un altro posto. Piccolo, tu come ti chiami? >> << Jonathan. >> << Che bel nome. Ma sei da solo? >> << No, c'è mia mamma lì >> indicò una signora seduta al lato opposto che parlava a telefono. << Ah, ok. Capito! >> << Ora ritorno da lei, mi ha fatto piacere parlare con te. Proverò anch'io a leggere quando mi sentirò solo! >> il bambino le sorrise e la salutò con la mano. << Ciao piccolo. >> Annie ricambiò il saluto e pensò alle parole che gli aveva detto Jonathan. " I bambini sono così dolci...e spero davvero che non si sentirà solo un giorno. " Riprese a leggere e dopo trenta minuti, tornò a casa. Si distese sul suo letto a guardare il soffitto. Non aveva tanta fame e quindi decise di mangiare solo uno snack. I suoi genitori erano a lavoro; la madre lavorava come cassiera in un supermercato, mentre il padre era un infermiere. Annie aveva un buon rapporto con i suoi genitori, molto di più con la madre. Però quando non stava bene psicologicamente, non ne parlava mai con loro. Non sentiva il bisogno di parlargliene, anche perché non voleva dargli altri problemi. Lei si sentiva così, si sentiva un problema per tutti. Aveva soltanto bisogno di qualcuno con cui parlare, di qualcuno con cui confidarsi, di qualcuno di cui semplicemente fidarsi. Annie, una ragazza semplice a cui bastava solamente qualcuno per farla ritornare a sorridere, sul serio.