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Autore: Alessia Heartilly    05/06/2014    1 recensioni
C'è una routine nella sua vita che per la verità gli piace.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro: nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

US

"Fino a questo momento, non ho mai conosciuto me stessa."
- Jane Austen, "Pride and Prejudice"

I
Comincia tutto dopo una missione.

In Infermeria, con una gamba rotta e un trauma cranico, pensa che le cose a cui sta pensando siano semplicemente effetti degli antidolorifici. Si sente la mente annebbiata, e si sente il corpo un casino totale, e sta cercando di ricordare quante volte è finito qui, in questo stesso letto, con ferite che la dottoressa ha cercato di curare, dopo averlo rimproverato perché pensava che fosse un po' avventato.

Non è mai stato avventato. È solo che gli piacciono le sfide.

Ma adesso tutto quello a cui riesce a pensare è Rinoa e andarsene e non finire mai più nel letto dell'Infermeria. Sono passati due anni da quando ha salvato il mondo, e non sa quante missioni ha completato, dopo. Ma ha solo diciannove anni ed è stanco e pensa a Rinoa e lasciare il Garden, e tutto sembra così giusto e così doloroso, ed è solo confuso e ferito e completamente combattuto tra due cose che ama.

La porta si apre, la dottoressa entra, e lo visita di nuovo. Non la ascolta nemmeno perché sa perfettamente cosa sta dicendo, e cosa dirà poco, e cosa dirà la prossima volta che lo visiterà. È stanco e ha solo diciannove anni, ed è così confuso da se stesso che preferisce pensare che sia tutta colpa degli antidolorifici.

Ma in quel modo, nel profondo, in quel posto della sua anima che protegge come qualcosa di prezioso, anche da Rinoa, sa che non è così. Non sono solo gli antidolorifici, e quando Rinoa infine arriva in Infermeria e si siede accanto al suo letto, lo dice, quasi senza rendersene conto.

"Non sono solo gli antidolorifici," comincia.

"Eh-?" Lei cerca di capire, ma pensa anche che forse sta delirando.

"Non sono solo gli antidolorifici, Rinoa. È..."

C'è un silenzio che si allunga tra loro, e poi la sua magia percepisce qualcosa, sente qualcosa, come una cosa che crolla a terra, come una difesa che si spezza. Come un'anima che si apre, capisce.

"Non voglio più stare qui," aggiunge lui infine. La sua mente è annebbiata e incasinata, ma questo è chiaro, questo è qualcosa che grida nella sua anima: non vuole più stare qui.

"La dottoressa dice che devi restare qui per un paio di giorni. La magia curativa ti guarirà più in fretta, ma vuole essere sicura."

"Tu non capisci," sussurra, e chiude gli occhi. Il rumore delle sue serrature che si spezzano è quasi assordante, e si sente quasi strozzare, e gli ci vuole qualche minuto per capire che è semplicemente commosso fino alle lacrime.

Anche la sua voce è spezzata, e tutto in lui sembra spezzato e ferito, ma sa che non si è mai sentito così guarito in tutta la sua vita.

"Non voglio più restare al Garden, Rinoa."

Lei non dice niente. Avvicina la sedia, per poter allungare una mano e accarezzargli i capelli. "Dove vuoi andare, allora?"

"I-io non lo so." Il futuro è proprio davanti a lui, ma la sua mente è troppo intorpidita per vederlo chiaramente. "Da noi," dice prima di addormentarsi.

Lei piange, allora.

II
Lui sceglie Timber.

Rinoa dice che non deve scegliere Timber per lei, ma lui vuole davvero andare a vivere lì. Lui sa perché, comunque: a Timber sono successe molte cose per la prima volta, per lui. Ha stretto la mano di una ragazza - la mano di Rinoa - quando ha cominciato la sua prima, fatidica missione da SeeD. Ha trovato per la prima volta qualcuno che poteva tenergli testa - Rinoa - e anche qualcuno che gli ha fatto ripensare a ciò a cui credeva - Rinoa, di nuovo. Ha preso le sue prime decisioni da leader. E più tardi, dopo la fine della guerra, si è quasi ubriacato per la prima volta a Timber. Era una festa per la vittoria e tutti continuavano a brindare a qualcosa, e alla fine della serata si è scoperto molto più audace del solito, ed è finito nella stanza di Rinoa. Lei era calda e nuda e morbida, ed era la prima persona ad accoglierlo in ogni modo possibile.

Quindi sceglie Timber, perché il futuro è sempre così incerto. Gli serve qualcosa a cui aggrapparsi, qualcosa nel passato, qualcosa che può collegarlo alla vita che ha scelto. Rinoa gli dice, solo una volta, che non deve farlo per lei. Lui scuote la testa e non ne parlano più.

Lei usa i soldi dell'eredità di sua madre per comprare la libreria di Timber. Lui ancora non sa cosa fare della sua vita, ma si fida di lei. Rinoa gli dice che gli serve solo tempo: la gamba sta ancora guarendo, e ha tutto il tempo del mondo per capire cosa vuole fare. Squall compra una casa in centro città, vicino al loro negozio, con un grosso ulivo che sfiora le finestre della loro camera da letto con i rami. C'è un giardino meraviglioso sul retro, e c'è abbastanza spazio per avere anche una piscina, e compra d'istinto anche quella. Gli piace l'acqua, sa nuotare. Rinoa concorda, perché pensa che sia un posto meraviglioso anche per ricevere gli amici, e una festa in piscina sarà divertente. Quasi riesce a vederla: la piscina, l'ulivo con i suoi rami che offrono il conforto dell'ombra nei caldi pomeriggi d'estate, persino le sdraio da giardino.

Squall sorride. L'idea di una festiocciola con i loro amici non è più così spaventosa o irritante.

Continuano a scegliere cose insieme. In realtà, a lui piace quel tipo di adeguarsi l'uno all'altra. Non hanno mai vissuto insieme, e devono ancora capire come rispettare i tempi e gli spazi l'uno dell'altra. Rinoa sa che a lui serve qualcosa su cui sfogare lo stress accumulato, e Squall sa che a lei serve qualcosa di accogliente e comodo.

Riflettono entrambi, però, sulle molte cose su cui sono d'accordo.

III.

Lui rimane nel suo negozio per qualche settimana.

La aiuta a scegliere i mobili, i libri, e la dà persino un'idea meravigliosa. Avrà anche un bar, una specie di caffè letterario dove la gente potrà leggere libri e parlarne, bevendo tè e mangiando biscotti. Squall dice che gestirà volentieri il caffè, mentre lei si occuperà dei libri. Lei accetta, ma dovrà aspettare che la gamba sia completamente guarita.

Lui scopre molte cose su se stesso, in quelle poche settimane di inattività. Scopre che gli piace leggere libri storici, e romanzi d'azione. Gli piacciono anche i thriller, anche se capisce chi è l'assassino quasi subito. E a volte passa il tempo a sfogliare manuali di fai-da.te, perché vuole imparare ad aggiustare le cose nella loro casa. È estate, e a volte si allunga semplicemente sulla sdraio in giardino, e legge di cavaliere e streghe, e in realtà muore dalla voglia di combattere ancora, perché vuole riuscire a proteggere la sua strega, se lei ne ha bisogno.

Ma a volte rimane in negozio, con un libro aperto sul bancone, e la guarda, con la guancia appoggiata al palmo. Lei è felice, pensa. È luminosa e bellissima e sorride sempre, anche quando litigano, perché una volta gli ha detto che vuole che il suo negozio sia un'isola felice, dove la gente può trovare rifugio nei libri e nei loro mondi. Lui non ha mai davvero capito il suo amore per i libri fino ad ora; erano solo cose, per lui, cose per imparare qualche altra cosa.

Ma adesso capisci. Ci sono così tanti mondi nel loro negozio, così tante esperienze, così tante fantasie e sogni e speranze. Così tante lacrime e così tante risate. In realtà pensa che sia adatto a Rinoa, a loro, dare agli altri così tante cose in poche pagine, dopo aver ridato loro il mondo in cui vivono.

Rinoa si lascia guardare, e a volte alza gli occhi dal libro che sta leggendo, e sorride. Lui pensa che sia bellissima, anche con gli occhiali da lettura che lei odia così tanto, e vede quanto è bella anche dentro, e si sente così fortunato che a volte si alza, va da lei e la porta nel retro del negozio, ridendo entrambi, per fare l'amore. Gli piace la sensazione del suo corpo caldo e nudo, gli piacciono i suoi prendisole e quanto sono leggeri contro le sue mani, intorno ai suoi fianchi, e la sensazione della sua bocca sorridente contro la sua, contro la sua pelle. Gli piace sentire come geme il suo nome

E la libertà di essere con lei, questa libertà calda e ingarbugliata e liberatoria che non ha mai pensato di meritare.

IV
C'è una routine nella sua vita che per la verità gli piace.

La sua gamba è perfettamente guarita, ed è riuscito a far accettare a Rinoa un po' di esercizio fisico, solo per stare in forma, per difenderla e proteggerla se ce n'è bisogno. Di solito si sveglia, fa colazione ed esce ad allenarsi un po'. Non è molto: solo un po' di corsa e combattere contro mostri troppo deboli per lui. Poi ritorna, si fa una doccia e apre il caffè del negozio. C'è sempre un muffin che lo aspetta quando torna, e sorride sempre. Abbraccia Rinoa da dietro e le sposta i capelli per baciarla sul collo.

Ma sono le cose che ha scoperto che gli piacciono. A volte sente di non aver mai conosciuto se stesso fino a quando ha incontrato Rinoa; non sono soltanto cose di sé, sono anche tutte le cose che gli piacciono e che non ha mai conosciuto prima. Rinoa gli ha insegnato ad amare le fredde serate d'inverno sul divano, a guardare un film insieme. Gli ha insegnato la bellezza di passare un pomeriggio d'estate in spiaggia, a rilassarsi sulla sabbia, ed entrare in mare quando comincia a fare troppo caldo. Gli ha insegnato ad amare la loro nuova routine settimanale del film al giovedì sera, con i popcorn e la passeggiata di ritorno a casa, di notte, con il braccio di lei intorno alla vita e il suo intorno alle sue spalle. Gli ha insegnato a fare la cioccolata calda nei freddi pomeriggi d'inverno, quando non c'è nessuno in negozio, e ad aspettare con impazienza il tè freddo d'estate, quando fa ancora troppo caldo perché la gente esca di casa ed entri nel loro negozio. Gli ha insegnato che va bene essere pigri la domenica mattina, stare a letto un po' di più, e gli ha insegnato anche la bellezza del fare l'amore nei giorni di pioggia, quando fuori c'è una tempesta e i rami dell'ulivo quasi si schiantano contro la loro finestra. E gli ha insegnato a fare il cruciverba quotidiano di Timber Maniacs, e gli piace essere guardato da lei, a colazione, mentre lo risolve sorseggiando caffè. C'è un intero mondo fuori dal Garden e dalle sue routine, e comincia ad amare tutto quello che lei ha da offrirgli, tutto quello che la città ha da offrirgli: ci sono concerti le sere d'inverno, musica che non ha mai ascoltato e che non gli è mai interessato ascoltare, ci sono cibi che non ha mai avuto la possibilità di assaggiare, ci sono vecchi film in bianco e nero da vedere il mercoledì - ma evita volentieri la discussione dopo il film - ci sono musei da visitare nel fine settimana, e c'è un parco, sul lato ovest della città, attraversato da un fiume, dove vanno nelle domeniche d'estate, e rimangono lì, a leggere e parlare e semplicemente camminare sotto gli alberi.

È tutto quel parlare che in realtà lo porta a farsi domande. Non ha mai parlato così tanto in vita sua, ma ci sono serata sul divano in cui lui parla e basta e lei ascolta. Ci sono ricordi della sua infanzia, ricordi della sua vita al Garden, cose che semplicemente vuole dirle, per renderla parte del suo passato anche quando non la conosceva. Sente che lei c'è sempre stata, con lui, e sa che è impossibile, ma lo sente e vuole che lei lo sappia. Lui parla e parla e parla, e Rinoa prepara tè caldo e dividono una coperta, e a volte potrebbe giurare di sentire una lacrima che gli bagna la maglietta. Non dice niente, allora, la stringe e basta, finché lei alza il viso e sorride e gli dice che è solo tanto felice.

Lo è anche lui, anche se non è sicuro di sapere cosa significa 'felice'.

V
Nel negozio di Rinoa, lui scopre che gli piace l'arte.

È un freddo pomeriggio di neve a Timber. Hanno aperto comunque il negozio, ma Rinoa pensa che non verrà nessuno, perché le strade sono piene di neve e pericolose, e lo persone rimarranno volentieri a casa. Si annoiano, bevono cioccolata calda, ognuno con un libro. Squall ha scelto un libro a caso, ed è sulle tecniche di disegno. È intrigato, ma non vuole che Rinoa lo sappia, non ancora, quindi quando lei annuncia che andrà a farsi una doccia calda, lui sorride e basta e dice che rimarrà ancora un po', forse chiuderà il negozio tra una mezz'ora.

Tira fuori un foglio pulito e comincia a disegnare. Gli serve un soggetto, però, e sceglie Rinoa quasi naturalmente, immaginandola con i suoi occhiali da lettura, seduta al bancone del negozio, con la sua tazza di cioccolata fumante e il suo libro. Disegnare gli viene naturale, e quando ha finito decide che domani andrà dal cartolaio a comprare delle matite colorate. Mette il disegno in un cassetto, così che Rinoa non lo veda, chiude il negozio e torna a casa.

Il giorno dopo fa ancora freddo e nevica, e potrebbero restare a casa. Rinoa decide di non aprire il negozio, ma lui dice di dover comunque andare al caffè. Lei scrolla le spalle, dice che va bene e tira fuori un libro di ricette per scegliere qualcosa per pranzo.

Gli ci vuole tutta la mattina per colorare il suo disegno, ma quando ha finito è quasi soddisfatto. Non ha mai saputo di poter disegnare così, non ha mai saputo che gli piace disegnare, ma adesso sa che vuole solo migliorare. Porta il suo disegno a Rinoa, e la trova appoggiata al bancone della cucina, mentre segue attentamente le istruzioni di una ricetta per preparare una zuppa calda. Lui sorride, e poi la saluta come fa sempre: la abbraccia da dietro, le sposta i capelli e la bacia sul collo.

"Voglio farti vedere una cosa," dice.

Lei si volta, sorridendo un sorriso malizioso che gli fa scuotere la testa. "Non è quello che pensi," aggiunge, e poi le dà il disegno. Lei lo guarda per un po'. "Allora?" le chiede lui, quasi impaziente.

"Sei molto bravo, ma io non sono così bella, e odio quegli occhiali," risponde lei.

"Lo sei," dice lui accarezzandole la guancia. "Mi piace disegnare," continua, come se stesse confessando un segreto molto importante.

È un linguaggio in codice per loro: a volte, nelle mattinate pigre in cui rimangono a letto di più, lui dice di non aver mai fatto qualcosa. Lei capisce che vuole provare, e trovare un modo per fargli sperimentare tutto quello che può incuriosirlo. E poi, se gli è piaciuto, lui lo dice così, con semplicità.

Ha detto che gli piace qualcosa molte volte: mi piacciono di film al giovedì, mi piacciono i popcorn, mi piace mangiare la pizza in quel ristorante al venerdì, mi piace leggere libri d'azione, mi piacciono i libri storici, mi piace la cioccolata calda delle cinque, mi piace l'angolo dei bambini che vuoi mettere nel negozio, mi piacciono i musei, mi piace il parco, mi piace, mi piace, mi piace.

È quasi una scoperta, e lei sente che dovrebbero festeggiare ogni volta che lui scopre che gli piace qualcosa.

Lei sorride, allora. "Mi piace il tuo disegno."

La mattina dopo, quando lui torna da un allenamento davvero corto, trova un muffin sul suo bancone, insieme a un set per disegno completo e una brochure su un corso d'arte che comincia la settimana prossima.

VI
Il corso di arte è la prima cosa che fa senza Rinoa.

Cerca di convincerla ad andare con lui, ma lei scuote semplicemente la testa. "Ti ricordi il treno del Presidente?"

Lui sorride, e c'è quasi una risata che danza nei suoi occhi. "Hai detto di averlo fatto apposta perché lo odiavi."

"Fidati, avrebbe fatto schifo anche se lo avessi davvero amato."

Quindi va da solo, con il set per disegno che gli ha regalato lei sotto il braccio, e la testa piena di domande e dubbi e idee. Quando entra nella stanza del corso, scopre che ci sono solo quattro partecipanti, e si sente vagamente meglio.

Assorbe tutto quello che l'insegnante dice e mostra, e torna a casa alle undici di sera, e trova Rinoa che lo aspetta con una coperta sulle gambe e Angelo che dorme accanto al divano.

"Beh? Ti è piaciuto?"

Lui annuisce soltanto, e poi si siede accanto a lei per abbracciarla. "Grazie."

Lei lo bacia, e prima che se accorga lui ha tolto la coperta e l'ha sollevata per portarla in camera da letto, e lei ride perché le piace renderlo felice, e anche se lui non capisce che non c'è bisogno di ricambiare, lui cerca sempre di rendere felice anche lei. A volte è un fiore sul tavolo della cucina o un libro nuovo sul cuscino, e a volte è solo fare l'amore. Lui è sempre così dolce e appassionato, così forte e potente, e così ingenuo e grato.

Si addormenta sul suo petto, dopo, e quando si sveglia la mattina dopo c'è un disegno sul suo comodino. È lei, nuda sotto le coperte, che dorme di fianco, con i capelli sul cuscino e il lenzuola che le lascia la schiena scoperta. Sente che è una cosa che lui fa perché lei possa vedersi come la vede lui, e infine capisce quanto è bella per lui, e piange ancor prima di rendersene conto.

Quando lui torna dal suo allenamento mattutino, lei gli si avvicina lentamente.

"Quindi?" chiede lui, con un'espressione sul viso che potrebbe essere interpretata come indifferenza, se lei non lo conoscesse bene. "Ti è piaciuto?"

Lei annuisce e lo abbraccia e lo bacia. "Grazie."

V
È quasi primavera, adesso, e Squall letteralmente non vede l'ora di andare al parco a disegnare.

La prima domenica pomeriggio senza pioggia si preparano ad uscire, Squall con il suo set da disegno, e Rinoa con il suo libro e il guinzaglio di Angelo. Trovano un buon posto per sedersi, e Rinoa si scopre imbambolata dai movimenti della sua mano sulla tela. Lui ha deciso di provare la pittura ad olio, e lei lo guarda mentre cerca di fare tutto giusto: il colore delle foglie, e il solo che filtra tra i rami degli alberi, persino la pietra grigia del sentiero e la panchina di fronte a loro.

In pratica non legge. Comincia con una domanda, e Squall risponde e comincia a spiegare, e lei non è annoiata, né lui sembra forzato. Con le cose del Garden, c'era sempre monotonia nelle sue lezioni, cosa che aveva portato Cid a riconsiderare la decisione di renderlo insegnante. Ma ora c'è una passione, una comprensione di quello che fa, uno sforzo sincero di farle capire, di renderla parte di ciò che sta facendo, e lei sorride perché la sta rendendo felice, e quando glielo dice lui la fissa e basta come se non le credesse.

"Sei davvero bravo," dice lei.

"È solo questione di tecnica, davvero," risponde lui. "Tieni, puoi provare anche tu."

"Non penso sia una buona idea..." Pensa al suo treno del Presidente, e non vuole rovinare il suo dipinto, qualcosa di così bello e così pieno di passione e... e pieno di Squall.

Lui scuote la testa e le prende il braccio. La guida fino a quando lei è seduta tra le sue gambe aperte, con la schiena contro il suo petto. Il suo respiro è caldo e le solletica il collo quando parla. "Dammi la mano."

Lei lo fa, ma trema. Lui stringe le sue dita intorno al pennello, dolcemente, e poi le prende la mano nella sua, e guida i suoi movimenti sulla tela. "Visto?" chiede, e lei guarda la sua mano che si muove per disegnare la panchina, e quasi non respira per paura di rovinare tutto. "Sei troppo tesa," sussurra lui, muovendo la mano libera per toccarle una coscia. "Rilassati e basta."

Ogni muscolo del corpo le duole quando finalmente lui la lascia andare; la panchina sul dipinto è finita. Lei respira di nuovo, e lui sorride, e si sente felice come non mai.

"Possiamo appenderlo nel nostro negozio?" le chiede.

"È tuo," risponde lei. "Puoi fare quello che vuoi."

Lui scuote la testa, e si accorge che dovrà massaggiarla quando arrivano a caso, perché la tensione le ha lasciato dolori ovunque.

"Non è mio," dice prendendole la mano mentre si incamminano. "È nostro."

VI
In giugno, quando vivono insieme ormai da quasi un anno, decidono di invitare a cena i loro padri.

Rinoa è nervosa, perché vuole che tutto sia perfetto e la sua cucina è tutto meno che perfetta, e Squall cerca di calmarla e aiutarla a rilassarsi. "Andrà tutto bene," continua a ripetere, ma anche lui è nervoso, e non capisce il perché.

Lei indossa un vestito azzurro che ha comprato per questa occasione, vestito che ha scelto insieme a lui. Le arriva alle ginocchia, e la gonna si gonfia intorno alle sue gambe ogni volta che si muove o che si gira, e si sta sistemando le maniche sui gomito quando lui entra in camera da letto, litigando con una cravatta.

"Perché te la sei messa?" chiede lei mentre si allunga ad aiutarlo.

"Perché c'è tuo padre," risponde lui, e lei ride un poco.

"Gli piaci," dice, muovendo le mani sulle sue spalle, come se stesse cercando di lisciare pieghe invisibili sulla sua camicia.

"Ti ha rinchiusa in una stanza per tenerti lontana da me."

Lei sospira, facendogli scivolare le braccia intorno al collo, e non parla finché non sente le sue mani sui fianchi. "Beh, non ha funzionato. E hai ripetuto per tutta la settimana che sarebbe andato tutto bene, per cui che problema c'è adesso?"

"Sono quasi qui," dice lui, e Rinoa potrebbe pensare che lui stia evitando la discussione, se non capisse cosa intende davvero: è nervoso perché i loro padri sono quasi qui. Era molto più semplice dire che tutto sarebbe andato bene qualche giorno fa, quando la cena era ancora lontana, solo un'idea. È reale, adesso.

"Andrà tutto bene," dice. "Vedrai."

La cena fila liscia, e Squall è quasi rilassato quando Laguna fa una domanda che lo porta quasi a strozzarsi con il vino. "Lo hai dipinto tu, quello?"

Squall segue il suo sguardo fino a un ritratto di lui e Rinoa, appeso nel loro soggiorno appena sopra il camino. In pratica ha copiato una fotografia che Selphie ha scattato a settembre: erano al bancone del negozio, e lui aveva appena messo un golfino sulle spalle di Rinoa. Si guardavano, sorridendo, lui con gli occhi quasi coperti dai capelli e la mano ancora sulla schiena di Rinoa, e lei con gli occhi mezzi chiusi, come se si aspettasse un bacio. Ricorda che li ha aperti del tutto quando ha sentito che Selphie scattava la fotografia, e lo ha ringraziato prima di voltarsi verso la sua amica per rimproverarla per scherzo. Ha usato quella fotografia perché ha sentito che li rappresentava perfettamente: la tenerezza, l'affetto, l'amore. Spera di essere riuscito a trasmettere tutto quello che loro sono in quel semplice gesto.

"Sì," dice infine. "L'ho dipinto io."

"Sai, ho imparato a dipingere a Winhill," dice Laguna. "Avevo molte ossa rotte e ci volle un po' per guarire del tutto. Mi annoiavo, e Raine disse che aveva solo carta e matite colorate per distrarmi. Erano di Ellione, ma mi permise di usarle. Ho imparato a dipingere, dopo."

Squall ricorda una cosa, e all'improvviso capisce. "Il dipinto sulla porta del tuo ufficio, a Esthar. La strada di Winhill. Lo hai dipinto tu, vero?"

"Ho continuato a dipingere a Esthar. In pratica dipingo solo frutta e paesaggi, ma a volte ho solo bisogno di ricordare. E dipingo Winhill."

"Perché ti manca," dice Squall.

"Sì, perché mi manca."

Si guardano e basta per alcuni minuti, con il silenzio che si allunga su tutti loro. Alla fine Caraway lo rompe. "Mia figlia è davvero bellissima in quel dipinto. Penso che tu abbia molto talento."

"Grazie, signore."

Rinoa ride un poco, perché Squall continua a chiamare suo padre 'signore' e suo padre continua a dirgli che può chiamarlo semplicemente Fury. Ci vorrà un po', e vede che suo padre non è irritato. Non pensa che lui capisca, ma va bene così. Andrà tutto bene.

Sfiora dolcemente con la gamba quella di Squall, per incoraggiarlo a prendere la decisione che, ne è sicura, sta ancora valutando tra sé e sé. Lui guarda di nuovo Laguna, e si gratta la nuca, una cosa che ha in comune con suo padre.

"Ho altri dipinti," dice soltanto.

"Mi piacerebbe vederli."

Più tardi, quando si mettono a letto e lei gli si accoccola contro per addormentarsi con la testa sul suo petto, lui confessa piano che gli è piaciuto passare del tempo con suo padre, a parlare di quella loro passione comune.

VII
Si avvicina il compleanno di Squall, e lei decide di regalargli un fine settimana a Dollet.

Organizza tutto: il viaggio, l'albergo, visite ai musei del posto, compra persino dei biglietti per una mostra d'arte che potrebbe piacergli. Avranno tre giorni pieni di attività, ma lei spera di renderlo felice.

Quando gliene parla, a cena, lui sorride. "È davvero stupendo. Grazie."

"Possiamo scegliere qualcos'altro, se vuoi."

"Tutto quello che hai scelto è proprio perfetto. Grazie."

Vanno di sopra a preparare i bagagli, e lei nota che lui porta anche il suo set da disegno. A volte pensa che quel set è il regalo migliore che gli abbia mai fatto: lui lo adora, lo porta sempre con sé, e l'arte è davvero una passione per lui. Continua a dipingere anche quando è in negozio; quel posto è cambiato in quei mesi, ed è diventato una libreria con caffè letterario e artistico. La gente entra per leggere, bere qualcosa, ammirare i suoi dipinti, parlare di libri e di arte. I bambini entrano per giocare nell'angolo a loro dedicato, e adorano Angelo. Qualcuno ha chiesto a Squall di comprare il dipinto del parco appeso sopra il bancone, quello che ha dipinto insieme a Rinoa. Lui dice che non può, perché quel dipinto è loro, suo e di Rinoa, e non se ne separerebbe per tutto il denaro del mondo.

Lei non vede l'ora di vedere cosa dipingerà a Dollet. Lui cominciare a fare schizzi in treno, mentre lei legge un libro. A volte lui fa schizzi facendo riferimento solo alla sua memoria: lei pensa che così sia anche meglio, perché può vedere i posti con gli occhi della memoria di Squall, e pensa che non sia una cosa da archiviare con tanta facilità. È come guardare nella sua anima, e la sua magia gioisce di quelle innumerevoli possibilità di conoscerlo, di capirlo, di comprendere del tutto la sua anima complicata e meravigliosa.

Lui sta disegnando la spiaggia, quando il treno entra alla stazione di Dollet. "Finirò stasera," dice. Lasciano tutto nella stanza d'albergo; lui porta con sé solo un blocco note e una matita. Dovrebbero cominciare dal museo, e dopo un disegno veloce della fontana in centro città, per dipingerla quando torneranno a Timber, danno inizio alla loro vacanza artistica.

È lì, in quel museo, che succede una cosa che le fa gridare l'anima d'angoscia per lui.

Entrano nella sala dedicata alla prima famiglia reale di Dollet. Ci sono molti oggetti: diari, gioielli con disegni intricati dell'antica Centra, ritratti. Gli occhi di Squall sembrano incollati su qualcosa appeso al muro opposto, e quando si avvicinano lei capisce che è un arazzo.

"Che cos'è?" domanda Squall.

"Penso che sia l'albero genealogico reale. Vediamo..." Legge la targa accanto all'arazzo. "La famiglia reale ha commissionato questo arazzo quasi tre secoli fa. Ogni membro della famiglia ha il suo spazio. La targa dice che se si guarda attentamente, si vede un simbolo accanto ad ogni nome sull'albero."

"Un albero genealogico," ripete lui. Non ne ha mai visto uno, e al Garden nessuno gli ha mai palato degli alberi genealogici: ovvio, pensa. Perché ricordare agli orfani che là fuori ci sono famiglie vere?

Fissano l'arazzo in silenzio per qualche minuto. Rinoa sente che c'è qualcosa che non va, ma non riesce davvero a individuare cosa, fino a quando non lo sente dire qualcosa sottovoce.

"Non sono nessuno."

"Scusa?" chiede, voltandosi bruscamente a guardarlo.

"Non sono nessuno, Rinoa."

"Perché-"

"Perché non ho una famiglia. So chi è mio padre, e so chi era mia madre. Ma non ho una famiglia, non so nemmeno se Ellione è una mia parente o no. È solo..." Non dice niente per un po', e poi parla di nuovo, prima che lei riesca a dire qualcosa. "Tu conosci tuo padre, e tua madre, e sai tutto quello che dovresti sapere su di loro. Mi hai detto una volta che ti ricordi persino dei tuoi nonni. Io non ho nulla del genere. Non sono nessuno."

"Puoi parlare con Laguna-"

"Perché? Non sa niente della famiglia di Raine."

"Ma forse-"

"Non voglio più parlarne."

Si volta e se ne va, e lei fissa l'arazzo per un momento, chiedendosi come potrebbe aiutarlo, prima di seguirlo fuori dalla stanza.

Non ne parlano per tutto il viaggio. Le sembra quasi che lui abbia dimenticato tutto: hanno un pomeriggio libero, e lo trascorrono in spiaggia, e lui le chiede persino di indossare quel bikini azzurro che gli piace così tanto. Lui dipinge, ma a lei sembra che ci sia qualcosa che non va nel paesaggio di Dollet - qualcosa che le ricorda Centra, l'orfanotrofio di Edea, la sua infanzia perduta. Non dice nulla, però.

"Posso fare di meglio," dice lui in treno, fissando il suo dipinto.

"Ti serve solo più tempo," risponde lei, toccandogli la gamba per farlo rilassare, e spera di avere ragione.

VIII
È la mattina di Natale.

Lei cerca di sorridere, anche se nervosamente, quando gli si avvicina con il regalo nascosto dietro la schiena. Lui è seduto sul divano, e gioca con Angelo con il nuovo giocattolo che le hanno comprato, con il regalo per lei accanto. Vuole fargli credere di essere serena e felice, ma è nervosa da impazzire, perché spera che gli piacerà il regalo. È così personale che lui potrebbe pensare che non è affar suo, dopo tutto.

Lui sorride, invitandola in silenzio a sedersi accanto a lui, e lei lo fa.

"Ecco il mio regalo," Comincia lui, ma lei lo ferma.

"Apri prima il mio, per favore." Gli allunga un lungo cilindro. Lui lo guarda incuriosito e lo apre con attenzione, ed estrae il foglio che contiene. Lo stende sul tavolino da caffè e lo fissa stupefatto.

Il suo albero genealogico, con il suo nome in fondo, adornato di leoni.

"C-come hai-?"

"Tanta tanta ricerca. Laguna mi ha aiutata con la sua metà della famiglia, e tutto quello che sapeva di quella di Raine. Poi ho dovuto contattare la gente di Winhill... quello è stato un po' più difficile, ma me la sono cavata."

Squall passa delicatamente le dita sull'albero genealogico che Rinoa ha ricostruito per lui. Ci sono tutti: i genitori di Laguna e i suoi nonni e così via, e scopre le sue radici, e tocca ogni nome, sentendosi qualcosa in gola. E poi la famiglia di Raine, e anche quella di Ellione - non ha mai saputo che Raine e la madre di Ellione in realtà erano cugine. Tutto quello che lui è sta su quel foglio, e sente qualcosa di freddo che gli cola lungo la guancia, e si asciuga distrattamente la lacrima guardando il regalo più prezioso che abbia mai ricevuto in vita sua.

"C'è dell'altro," dice Rinoa, alzandosi e andando di sopra. Torna dopo qualche minuto con quello che sembra un libro. Si siede di nuovo accanto a lui e glielo consegna. In realtà è un diario, e quando lui lo apre trova un messaggio da parte di Laguna sulla prima pagina.

"Gli hai... gli hai detto..." Non riesce più a parlare.

"Non gli ho detto niente di Dollet," risponde lei abbracciandolo mentre lui fa scorrere le pagine del diario. Ci sono fotografie, storie, tutto quello che potrebbe voler sapere sulla famiglia di Laguna, e persino qualcosa su quella di Raine. "Gli ho soltanto detto che volevo costruire il tuo albero genealogico, e lui mi ha aiutata."

Lui la bacia, allora, e la stringe così forte che lei non riesce a respirare, ma sa che è solo l'emozione, e aspetta che lui si calmi. "Grazie," le sussurra all'orecchio, allentando la stretta quando nota che lei è in difficoltà. "Grazie," dice ancora, e lo ripete finché la parola quasi non ha più significato.

Solo un'ora dopo, quando hanno letto insieme il diario di Laguna cercando i nomi sull'albero genealogico, lui ricorda il suo regalo e sembra imbarazzato.

"Ti ho preso qualcosa anch'io," dice, e le dà il pacchetto senza guardarla. "Non è niente, paragonato a quello che mi hai dato tu. Ma..."

"Va bene così," dice lei toccandogli leggermente la guancia prima di aprire il regalo. Dentro trova gli spartiti e i cd di ogni canzone incisa da sua madre. "Wow," sa dire soltanto, e ha voglia insieme di piangere e di ridere. "È stupendo. Grazie."

"Volevo comprarti un pianoforte," confessa lui. "Ma non sapevo se sai suonarlo, quindi... possiamo andare a comprarlo insieme, se vuoi."

"Grazie."

Si baciano ancora, con più dolcezza e delicatezza di prima, e quando lei si ritrae sorride. "C'è un'altra cosa nel cilindro, sai?"

Lui la guarda, con la fronte corrugata, e poi guarda ancora il cilindro. C'è un altro foglio, e lo tira fuori. È vuoto, però. "A cosa serve?"

"Puoi disegnare i nostri nomi e i nostri simboli in alto," dice lei, muovendo il dito sulla carta. "E poi, possiamo cominciare il nostro albero genealogico."

Lui sorride, e comincia subito a disegnare, e quando appendono entrambi i fogli ai lati del camino, sperano entrambi che il loro albero genealogico sarà pieno quanto quello di Squall.

IX
Squall è fuori a far spese, in un caldo pomeriggio di giugno, quando si imbatte in Seifer.

Rinoa ha detto questa mattina che dovrebbero cominciare a festeggiare i loro anniversari: vivono insieme da tre anni, ormai, e si conoscono da cinque. È ora, dice lei, e Squall riesce a pensare soltanto 'perché no'?

Quindi sta uscendo da un piccolo supermercato dall'altra parte della città, con le braccia piene di sacchetti, quando si imbatte in Seifer.

"Mi hanno detto che vivi qui. Non potevo crederci," dice il suo rivale.

"E allora?" risponde, evasivo. Non deve spiegare se stesso a Seifer, in fin dei conti.

"Pensavo che saresti stato un SeeD per tutta la vita."

"Invece no." Arriva alla macchina e apre il bagagliaio per riporre i sacchetti.

"E ti trovo a Timber, con una libreria e un caffè e quel che è e dipingi le cose. Voglio dire, questo non sei tu, Squall. Dov'è l'unica persona che poteva tenermi testa con il gunblade?"

"Mi alleno ancora. Solo che non voglio più essere un SeeD."

"Ma perché!" Seifer non prova nemmeno a rendere la frase una domanda.

Squall chiude il portellone della macchina sua e di Rinoa, e si volta a guardare il suo rivale negli occhi. "Senti, non devo spiegarti perché ho scelto quello che ho scelto. C'è solo una persona che può chiedermi spiegazioni, e non sei tu." Si passa una mano tra i capelli. "Ma dato che vuoi saperlo, va bene: ero solo stanco. Mi sono accorto di non volere più quel tipo di vita. Alzarmi alle sei della mattina, allenamento, ripetere sempre le stesse cose, ogni giorno, a lezione, fare esami che non mi servivano davvero, ed essere mandato in missioni dove potevo morire per qualcosa in cui non credevo, o qualcuno che nemmeno conoscevo. Io e Rinoa... facevamo sul serio. Non volevo avere una famiglia al Garden. Volevo una famiglia vera e una vita vera, e questo... questo è reale. Ho imparato molte cose in un anno a Timber, molte più cose di quante ne abbia imparate al Garden in diciannove anni. Voglio questo. Non mi interessa se non sei d'accordo."

"Non sei lo Squall che conoscevo," dice Seifer, e sembra quasi sconfitto, quasi triste, quasi deluso.

"Lo so. Ma nemmeno io conoscevo me stesso."

Squall apre la portiera del conducente ed entra in macchina, ma prima che possa uscire dal parcheggio Seifer si appoggia al finestrino aperto. "Sono sempre pronto per un duello."

"Sì, certo."

Squall spera che la sua risposta sia abbastanza evasiva. Non vuole combattere, non vuole duellare. Vuole solo la sua confortante routine del mattino, l'esercizio che fa in attesa impaziente di ciò che viene dopo. Sa che Seifer non potrebbe capire, e per un attimo lo compatisce.

X
Alla fine di luglio, decidono di chiudere il negozio per due settimane.

Meritano una vacanza, dopotutto.

Squall entra in cucina e si ferma, appoggiandosi allo stipite. Rinoa indossa un prendisole giallo e corto, che somiglia quasi a una camicia da notte. È appoggiata al bancone, e controlla attentamente gli ingredienti che ha preparato secondo le istruzioni della ricetta. Sembra quasi innocente, con un dito tra le labbra mentre conta piano sottovoce: tre uova, latte, farina. Vuole imparare a cucinare i muffin per lui. È a piedi nudi, e quando si allunga per voltare la pagina del ricettario, il vestito si solleva un po' troppo. È innocente e sexy e lui ama questo. Ama tutto di lei.

"Belle mutandine."

Lei si volta subito, tirandosi giù il vestito per coprire di nuovo le mutandine, e gli lancia un'occhiata che vuole essere minacciosa, ma che è solo giocosa. "Non mi metterò più questo vestito," dice, tornando a guardare il libro.

"Ma a me piace," dice lui avvicinandosi per abbracciarla da dietro. Si è lavata i capelli, e profumano di cocco e cioccolato, uno strano shampoo che ha trovato in un negozio l'altro giorno. Lui pensa che gli piaccia anche questo.

"Come no," risponde lei cercando di essere sarcastica. Squall muove le mani sul suo corpo, e quando arriva ai fianchi la fa voltare.

"Penso che tu sia bellissima, sai?"

"Stai cercando di ottenere qualcosa da me?" chiede, sempre giocosa.

"I vestiti corti ti stanno davvero bene."

Lei sospira in maniera teatrale, esagerando di proposito la sua reazione. "È una delle tue giornate osé?"

Lui non risponde. Sorride soltanto, facendo correre le dita sul suo corpo, accarezzandole appena i seni, finché arriva agli spallini del vestito. Li abbassa lentamente, quasi con curiosità. Lei non indossa il reggiseno. Le spinge giù il vestito e lei muove i fianchi per farlo cadere a terra. E poi la bacia e lei ride, perché è quasi nuda e lui è ancora completamente vestito, e poi si lascia guidare al divano, con un rimprovero scherzoso sul burro che si scioglie.

"Ho incontrato Seifer, sai," dice lui dopo, ancora un po' senza fiato, con la testa sul suo seno.

"Davvero?" chiede lei accarezzandogli pigramente i capelli.

"Sì. Mi ha fatto pensare a delle cose."

Lei smette di toccarlo. Questa è una cosa di cui ha sempre avuto paura: Squall che si annoia di questa vita tranquilla e serena, che vuole tornare al Garden. È stato allenato a quello per tutta la vita, in fin dei conti, quindi perché continuare a gestire un caffè e dipingere e tutto il resto? "Che vuoi dire?" Ha quasi la voce roca.

"Su questa vita. Lui... non capisce perché ho lasciato il Garden." Lei si irrigidisce, e lui lo sente, e comincia a baciarle lo spazio tra i seni, sperando che si rilassi. "Mi sono solo accorto che ci sono cose che non ti ho mai detto. Non conoscevo così tante cose, e tu mi hai aiutato a scoprirle. Non sapevo nemmeno che mi piaceva dipingere, e ora disegno tutti i giorni. Io... voglio solo ringraziarti." Si sposta per poterla guardare negli occhi mentre lo dice. "Non ho mai conosciuto me stesso prima di incontrarti. Ero così rigido su quello in cui credevo, ed ero così sicuro che sarei stato un SeeD per tutta la vita. E non pensavo che sarei arrivato a compiere venticinque anni. E non sapevo chi ero. Adesso... ho un intero albero genealogico."

Lei piega la testa contro il cuscino del divano, e lui le sposta i capelli dietro l'orecchio.

"Non ti ho mai davvero detto che ti amo, vero?"

Lei scuote la testa, e il movimento le fa cadere una lacrima sulla guancia. Lui la asciuga, sorridendo quello stesso sorriso che ha visto sul balcone, anni fa, prima del loro primissimo bacio.

"Ti amo, perché mi hai permesso di conoscere me stesso."

Lei sente la tensione fluire via quando lui lo dice, e lo attira al petto, piangendo lacrime di gioia contro la sua pelle, e lui la culla soltanto, ripetendo di amarla fino a quando lei si addormenta.

Epilogo
Quando si sveglia, c'è profumo di muffin appena sformati proveniente dalla cucina.

Apre gli occhi e lo trova seduto per terra, accanto al divano. Le ha steso un lenzuolo sul corpo nudo, e a quanto pare ha avuto il tempo di cucinare i muffin. Lei si muove un po', sorridendo, per dargli spazio così che possano abbracciarsi sul divano, ma si ferma.

Qualcosa si è mosso sulla sua pancia.

Abbassa gli occhi e geme quando vede una scatolina di velluto azzurro. Lui si muove per aprirla.

"Non avevano scatoline azzurre. Questa è quasi unica, sai? Pensavo che ti sarebbe piaciuta."

Poi apre la scatola e lei vede il più bell'anello di Griever che abbia mai visto. Ha una pietra azzurra in bocca, e c'è qualcosa scritto all'interno. Sta tremando come una foglia, però, e si tira su a sedere, lasciando cadere il lenzuolo, e Squall si alza da terra per sedersi accanto a lei. Tira fuori Griever dalla scatolina e sta per metterglielo al dito, ma lei gira l'anello per leggere cosa ha scelto di far incidere all'interno.

Da noi.

Lei ricorda: è il posto in cui lui ha detto di voler andare, quel giorno in Infermeria, quando ha detto di non voler più stare là.

"Pensavo che potremmo cominciare a riempire il nostro albero genealogico, sai."

"Sì, penso anch'io." Lei gli permette di metterle l'anello al dito, stavolta, e guarda il sole che entra dalla finestra, riflesso contro la pietra. Le trema ancora la mano, ma lui è lì a tenerla tra le sue, e lei si accorge che lui ha la mano ancora nuda.

Si toglie la catenina, fa scivolare fuori l'anello di Griever e glielo rimette al dito. C'è qualcosa di adatto in tutto questo. Griever non è più solo di Squall o solo suo, è loro, e Rinoa sorride, allungandosi a baciarlo.

"Allora, dove vorresti andare in viaggio di nozze?" chiede lui, ancora con quel sorriso sul volto. Si sente a posto, si sente completo, sente di conoscere se stesso.

"Non lo so," risponde lei con la voce spezzata. Alza gli occhi per guardarlo - il suo ragazzo, il suo fidanzato, il suo futuro marito, il padre dei suoi figli.

"Da noi?" chiede lui, quasi timidamente.

"Sì. Da noi."

*****
Nota dell'autrice: questa storia in realtà è una traduzione, perché l'avevo scritta direttamente in inglese (e potete leggere quella versione sul mio account ff.net. Può darsi che suoni un po' strana, un po' diversa dal mio solito. Volevo correggerla e fare qualche modifica prima di pubblicarla, ma mi ero ripromessa di metterla online oggi (giovedì 5 giugno) e quindi la posto così. In più ho dolori cervicali bestiali, per cui devo almeno aspettare che il mio collo si sistemi prima di lavorarci. Ma almeno riesco a postarla, e per me al momento è già una vittoria.
Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie storie e traduzioni, lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! Alessia Heartilly

   
 
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