Anime & Manga > Digimon > Digimon Adventure
Ricorda la storia  |      
Autore: memi    07/08/2008    10 recensioni
Perché sì, diciamocelo, è inutile nasconderlo: io, Daisuke Motomiya, diciotto anni suonati e due piedi d’oro, sono un emerito, incurabile, fottuto coglione. E questi che la gente ama definire più comunemente con il termine “pensieri”, sono nient’altro che gli sfoghi di un coglione. Meglio mettere le cose in chiaro prima ed una volta per tutte, ecco.
Insomma, quante persone con eccellenti (concedetemelo) qualità intellettive non capirebbero che la meravigliosa ragazza per cui ci muori da una vita, nella vana speranza che i suoi stupendi occhi castagna (castagna, non marroni, c’è differenza) si accorgessero di te? Che ti vedessero, finalmente? Ripagando così anni ed anni ad aspettare che lei riuscisse a vederti come tu vedi lei, con gli occhi a forma di cuori e il cuore a forma di liquido sciolto.
Risposta?
Una. Il sottoscritto. Daisuke Motomiya, per l’appunto.

Per i diciannove anni della dark, in arte DarkSelene89Noemi, o Roby, come preferite.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Daisuke Motomiya/Davis, Hikari Yagami/Kari Kamiya, Miyako Inoue/Yolei
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sfoghi di un coglione

 

D’accordo, okay, forse, e sottolineo forse, aveva ragione il buon vecchio e rugoso zio Kirk a sostenere per tutta la vita il suo mantra preferito: le donne sono quella cosa che è meglio perderla, che trovarla.

Magari poteva aver ragione anche il piccolo Iori, così piccolo e già così intelligente, a dichiarare apertamente che almeno fino ai trenta non avrebbe voluto saperne un fico secco di membri rappresentanti dell’altro sesso.

E infondo, perché no, poteva aver ragione persino Koushiro ad affidarsi alla tecnologia piuttosto che alle donne (va beh, alla fine gli è andata come è andata e adesso la tecnologia la usa solo per scaricare immagini non proprio innocenti dall’altra parte dell’America e…ma ehi, questa è tutta un’altra storia).

Diciamo che se avessero inventato il premio “coglione dell’anno”, ebbene quello dinanzi ai vostri occhi ne sarebbe il degno vincitore.

Perché sì, diciamocelo, è inutile nasconderlo: io, Daisuke Motomiya, diciotto anni suonati e due piedi d’oro, sono un emerito, incurabile, fottuto coglione. E questi che la gente ama definire più comunemente con il termine “pensieri”, sono nient’altro che gli sfoghi di un coglione. Meglio mettere le cose in chiaro prima ed una volta per tutte, ecco.

Insomma, quante persone con eccellenti (concedetemelo) qualità intellettive non capirebbero che la meravigliosa ragazza per cui ci muori da una vita, nella vana speranza che i suoi stupendi occhi castagna (castagna, non marroni, c’è differenza) si accorgessero di te? Che ti vedessero, finalmente? Ripagando così anni ed anni ad aspettare che lei riuscisse a vederti come tu vedi lei, con gli occhi a forma di cuori e il cuore a forma di liquido sciolto.

Risposta?

Una. Il sottoscritto. Daisuke Motomiya, per l’appunto.

Adesso, non venite a farmi la paternale sul fatto che l’amore è cieco ma che certe cose avrei dovute per forza vederle, tipo il modo in cui lei sembra non avere occhi che per l’Altro, perché se ho vinto il premio di “coglione dell’anno” un motivo ci sarà pure stato, no?

Sta di fatto che quando quella mattina, una giornata qualsiasi a dire il vero, mi decisi a confessarle i miei sentimenti dopo anni ed anni di spietato (e ora me ne rendo conto, pietoso) corteggiamento, di tutto mi sarei aspettato, eccetto che ritrovarmi davanti la mia dolce metà, l’amore della mia vita mentre tubava con una foto. Cioè, dico: una foto! Una foto‼ E poi il rimbambito sarei io. Una foto che tra l’altro, non è neppure questa gran cosa ammettiamolo.

Cioè, ma l’avete vista? Soprattutto, mi avete visto? Sembro un idiota demente in quella schifosissima foto di uno stramaledetto Natale qualsiasi. E gli occhi? Che fine hanno fatto iridi e pupille? Puff, scomparse nel nulla, vuoto più totale, c’è solo un infinito ed inquietante bianco. Credetemi: non è un bello spettacolo quella foto.

Ma lei no, il mio bignè alla crema aveva deciso che valeva la pena di svegliarsi la mattina e rintracciare come primo oggetto proprio La foto. Il che avrebbe dovuto ovviamente portarmi a valutare i parametri giuridici della mia Karissima, lo ammetto, o quanto meno a farmi una vaga idea del suo livello di amore verso l’orrido.

Rimane comunque che non lo feci e questo mi portò inevitabilmente a rischiare un collasso emotivo, uno svenimento ed un infarto, quando la beccai a sbaciucchiare il suddetto obbrobrio.

Al che io, dopo essermi ripreso ed essendo un emerito coglione, pensai subito con una certa eccitazione che fosse me che lei stava baciando nell’immagine, mostruosità a parte (eh, l’amore è cieco, giusto?). E questo mi portò a ricaricarmi (effetto pila) per assestarle il colpo di grazia (alias, dichiarazione) e farla cadere ai miei piedi dorati. Sì, mi dissi, potevo farcela.

Perciò, lo feci.

Mi avvicinai, afferrai il coraggio a due mani e…

“H- Hikari i- io… Ecco, s- sì insomma, io… Volevo d- dirti che…”

E va bene, magari non era proprio ciò che avevo in mente e di sicuro non rientrava nelle variegate sequenze che mi ero profilato quando avevo pensato di dichiararle i miei sentimenti, ma diavolo era pur sempre meglio di niente, no? No. Avrei dovuto lasciar stare subito, seduta stante, ma come risaputo la mia testaccia bacata volava per i fatti suoi, perciò continuai persino quando lei, alzando imbarazzata lo sguardo, apparve non poco stupita di ritrovarmi di fronte.

“D- Daisuke! I- Io, non è come credi!” Si affrettò a dire, posando la foto, o meglio gettando la foto sul comodino e avvampando in stile pomodoro maturo.

Quindi, provate ad immagine a questo punto cosa avrebbe potuto pensare il sottoscritto… L’avete fatto?… Esatto.

-Oh, la mia Karissima si vergogna di mostrarmi i suoi sentimenti!-

Già.

Bell’idiota, direte voi.

Bell’idiota coglione, aggiungerei io.

“Hikari, non ti devi imbarazzare per così poco.” Fu la mia quanto mai inopportuna risposta, mentre mi alzavo e mi sedevo di fianco a lei, sul suo letto, credendomi James Bond dopo una missione ad alto contenuto di rischio. “Cioè, a me fa piacere!”

“D- Davvero?”

Che dolce, la mia Hikari era timida!

Sorrisi e per un istante mi sentii un Dio sulla Terra. “Certo che sì! Non l’avevi capito?”

Lei scosse il capo, ancora bordeaux. “N- No.”

“Beh, è così.” Confermai deciso io, mettendo inconsciamente e inconsapevolmente la firma alla mia condanna definitiva. “Mi fa piacere, anzi no, mi fa stra-piacere! Diavolo, sono anni che non aspetto altro!”

A quel punto lei aveva sgranato gli occhi ad un livello tale, che se non fosse stata lei, sarebbe risultata persino comica. Tipo quell’idiota dell’Inoue, per intenderci. O Miyako, fa lo stesso.

“A- Anni?” Ripeté, sembrava scioccata e sconvolta, ma io reputai il tutto come un chiaro sintomo del suo amore per me.

Insomma era evidente, no? Mi aveva amato sin dall’inizio, ma per paura che io potessi rifiutarla (magari aveva interpretato il mio corteggiamento come una parte intrinseca del mio carattere e non come effettivo volere), me l’aveva sempre tenuto nascosto. Il che mi fece sorridere ancora più di prima, tanto che avevo un acceso dolore alle mandibole, ma che importanza poteva mai avere, infondo, quando la tua donna ideale ti sta per dire che è cotta di te?!

“Anni, anni!” Assicurai, convinto. “Che credevi? Sono maturo, io!”

-Sono maturo abbastanza da poter corteggiare una ragazza per davvero.-

Avrei dovuto dirglielo, sì, ma lo tenni per me. Grave errore, eh. Lo ammetto, non c’è bisogno di sparare a zero.

Dopodiché accadde l’indimenticabile: Hikari mi abbracciò. La mia Hikari, la donna che avrei portato all’altare e che mi avrebbe dato degli eredi, mi stava abbracciando. Dopo avermi (quasi) confessato di amarmi da anni. Ero il Re. Mi sentivo il Re del mondo.

“Oh, grazie, Daisuke! Sapevo che avresti capito! Ero così preoccupata per te, ma hai ragione tu, sei più maturo di noi tutti del resto!”

Un momento, qualcosa iniziava a non quadrare. Preoccupata per me? E perché mai? Poi mi dissi che doveva essere sempre quella vecchia paura del rifiuto e sospirai. Non c’era nulla che non andasse, stavamo semplicemente diventando una coppia.

“Avevo intenzione di dichiararmi, ma non potevo farlo senza sapere cosa ne pensassi tu.”

E per forza, visto che ero io il destinatario della dichiarazione!

“Ma adesso mi sento più sollevata e anzi, sai che faccio? Vado subito a dirglielo!”

“Oh, sì, certo, fai b- … Cosa?? A chi?”

Sbiancai. Dovevo essere sbiancato, perché mi sentivo un fantasma. Un non-morto per l’esattezza, a cui hanno appena detto di essere morto.

Hikari, che nel frattempo si era separata da me e aveva raggiunto trafelata la porta, si voltò a guardarmi con un delizioso cipiglio interrogativo stampato sul suo viso perfetto. Salvo poi sorridere, quasi avessi appena raccontato una barzelletta comica. Doveva essere veramente comica, a giudicare da come rise.

“Oh, Daisuke!” Mi chiamò, roteando gli occhi per sottolineare il proprio divertimento. “Takeru, no? Chi altri?!”

Tac.

No signori miei, non era l’orologio, era solo il mio cuore che si era appena fermato. Niente di allarmante. Avevo solo appena preso coscienza di essere il coglione che sono.

“Oh, certo… Chi altri sennò?” Mormorai tra me e me, mogio, e lei mi sorrise, credendo forse che stessi continuando la barzelletta.

Bel Re del Cesso…

“Daisuke, tutto bene?” Mi domandò infine, forse preoccupata dallo stato biancastro della mia pelle.

Va beh, se era questo che voleva, perché deluderla?

Mi sforzai di sorridere e intanto dentro covavo propositi di vendetta, conditi di istinti omicida, verso un certo biondo di comune conoscenza.

“Sicuro!” Dissi, con fin troppa enfasi forse. “Su, su, non pensare a me! Vai da lui, no?”

Ebbene sì, l’avevo appena spinta tra le braccia del mio pseudo nemico. E sapete una cosa? Anche se faceva male, perché bruciava in fondo, ero orgoglioso di me stesso perché sapevo di aver fatto almeno per una volta nella mia vita la cosa giusta.

Idiota anche solo a pensarle, certe cose.

Hikari se ne andò e io rimasi ancora per qualche istante sul suo letto, a metabolizzare l’informazione credo e anche a darmi dell’imbecille ottuso per non averlo capito prima. Poi mi alzai ma prima di andarmene, il mio sguardo si posò sulla foto che le avevo beccato a baciare. A questo punto rimaneva il dilemma: se non stava baciando me, chi?

Takeru Takaishi, certo.

In seconda linea, tremendamente perfetto con quei suoi azzurri occhi del cavolo e i suoi odiosi capelli biondi.

Toh, ma c’era una cosa che non avevo mai notato prima di quel momento. Un piccolo dettaglio, forse insignificante agli occhi degli altri, ma non ai miei. Perché l’ossigenato cestista dei miei stivali, mi teneva una mano su una spalla e sembravamo persino amici visti così.

Che poi, quando ce l’aveva messa lì?

Il Daisuke idiota avrebbe reputato la cosa come un’offesa personale, un indecente modo per farsi spacciare migliore agli occhi di Hikari. Ma il Daisuke meno coglione, quello maturo per intenderci, non poteva non tener conto della realtà dei fatti. Ovvero che se Takeru mi teneva la mano sulla spalla, era perché mi considerava davvero un amico, a dispetto di quanto io avessi potuto dirgliene per soddisfare l’evidente stato dei fatti (e cioè che lei preferiva lui più di me praticamente da sempre).

Me ne andai ancora troppo stordito e rimbambito dagli eventi, per riuscire a pensare coerentemente.

Ma giustamente, la sfiga non viene mai da sola e allora, sapete tra tante persone chi vado ad incontrare? … Ah, ha, lei. La befana. La strega. Miyako Inoue. Se non è sfiga questa…

“Ehilà, Daisuke, su con la vita! Sembra ti sia morto il gatto! … Oddio, ti è morto il gatto per caso?”

Spiritosa come l’acido muriatico, proprio.

Mi sforzai di mantenermi calmo, o quanto meno di non ucciderla seduta stante.

“Facciamo così: tu sparisci e io faccio finta di non averti proprio incontrata, okay?”

Acido? Può essere. Tuttavia, avreste potuto biasimarmi?!

“Ah ha, carino come al solito, eh?” Rispose lei, il sorriso beffardo di sempre ad arricciarle le labbra.

Odiavo quella donna. Sul serio. Insopportabile tanto quanto Jun, il che è tutto dire.

Poi, notando che non le rispondevo e che anzi filai dritto, mi inseguì, decidendo bene che rompermi sarebbe stato il suo hobby della giornata.

“E dai, Daisuke, che hai? Dillo alla zia Miyako! Forza!”

“Non sei mia zia. Per fortuna.” Meglio specificare, sapete, per la reputazione (se ci fosse rimasto qualcosa, dopo l’esperienza Hikari).

“Umpf, quanto sei pignolo!” Alzò gli occhi al cielo lei, per tutta risposta. “Sempre lì a sparare cavolate! Ma non ti scocci mai?!”

Adesso, mi capite quando dico che è fastidiosissima?! Una piaga sociale, ecco. Un cataclisma piombata nella mia vita con lo scopo di distruggerla.

“Senti.” Mi fermai, e lei dovette retrocedere di qualche passo visto i suoi riflessi da bradipo, per guardarmi negli occhi. “Io non ti ho chiesto un emerito, il che implica che io non abbia voglia di ascoltarti né d-”

Perché mi ero bloccato, dite?

Presto detto.

Stava piangendo. La strega, esatto. Stava piangendo.

Così, di punto in bianco, tra i passanti di Tokyo (senza prestare attenzione al fatto che qualcuno avrebbe potuto pure pensare che sarebbe stata colpa mia!). Vi sembra possibile? Solo una matta del genere poteva mettersi a piangere senza motivo, credetemi.

“Che hai adesso?” Biascicai, stanco, scocciato e sinceramente snervato per mettermi a preoccupare della sua sensibilità.

Lei singhiozzò un paio di volte, tirò sul col naso e si asciugò le lacrime senza ottenere risultati soddisfacenti: era più brutta del solito. Non lo dico per dire, era davvero inguardabile. Non che volessi mettere a tacere il mio orgoglio ferito insultando lei, questo mai, ma vederla in quello stato mi faceva riflettere che dopotutto a lei stava andando peggio di me.

Okay, magari non era un pensiero tanto altruistico né cavalleresco, ma fu quello che pensai.

“K- Ken s- si è fidanzato.” Disse infine Miyako tra i singhiozzi, e il mio primo impulso fu di augurarle buona fortuna (il secondo, che avrei dovuto prendermela con il mio a quel punto presunto “migliore amico” per non essere stato avvertito), per fortuna però deviai appena in tempo con un più diplomatico…

“Ma va?”

“Sì, m- me l’ha detto poco fa.”

Anche se non ero del tutto sicuro che dovesse importarmene qualcosa, decisi di non interrompere il suo sproloquio. Sapevo già come sarebbe andata a finire (“Oh, come sono felice, io lo amo, lui mi ama, e ci siamo fidanzati! Non è fantastico?”) però questo non mi impediva di sentirglielo dire. Un pallido e alquanto stupido tentativo di offuscare le mie delusioni d’amore con le vittorie del mio migliore amico.

“S- Si chiama Karin! Karin‼ Che razza di nome è, Karin?!”

Prego? Avevo sentito bene? Non ne ero del tutto sicuro.

“Cioè, fammi capire bene: non si è fidanzato con te?” La buttai lì, a bruciapelo, senza peli sulla lingua.

Miyako mi guardò, rossa in viso per il pianto, i capelli spettinati e il naso che sgocciolava, ma chissà perché adesso non mi sembrava più tanto brutta.

“Già!” E scoppiò di nuovo a piangere, disperata.

Bene, sospirai, passandomi una mano nei capelli ispidi, chi l’avrebbe mai detto? Io, Il coglione, e lei, La befana, eravamo nella stessa identica situazione. Scaricati senza neppure essere caricati! Per il terzo incomodo, ovviamente. Quasi, quasi avevo reagito meglio io alla notizia.

“Non piangere, dai.” Tentai di confortarla sentendomi in qualche modo in feeling con ciò che stava provando.

Beh ero stato scaricato anche io dopotutto, no? Okay, io non avevo neppure provato a dirle niente ad Hikari, ma mi sa tanto che neppure lei l’aveva fatto. Il che lasciava intendere solo due cose: o erano in gamba loro (gli scaricatori) o eravamo coglioni noi (gli scaricati).

Vedendo che lei non la smetteva di piangere, feci la cosa che avrebbe potuto causare un infarto allo zio Kirk: la abbracciai. Più o meno, in effetti, visto che con una mano le circondai le spalle e con l’altra le picchiettavo incerto sulla testa, sperando si calmasse. Ma ehi, roba da non crederci, funzionò!

Poco dopo Miyako aveva smesso di piangere e anche se continuava a tirare su col naso, adesso mi sembrava persino carina! Non so, sarà stata la situazione, sarà stata la bizzarra coincidenza, sarà stato il vederla ridotta in quello stato (e pensare che anche io dentro ero così), ma mi sentivo all’improvviso più disponibile e solidale con lei. Cioè, magari poteva anche essere meno befana di quel che sembrasse, no?

Bah, befana o no, lì il punto era solo uno.

Avevamo entrambe irrimediabilmente bisogno di cioccolato.

Esatto, cioccolato. La cosa migliore per curare le ferite del cuore, come dice sempre mia sorella Jun. Niente di meglio che del cioccolato.

La strinsi un po’ più forte, anche se con la mano sudaticcia rischiavo di lasciarle un alone sulla maglia vinaccio, e mi ci affiancai.

“Coraggio, ti offro una tazza di cioccolato!” Proposi, sorridendole forse per la prima volta di cuore da quando la conoscevo.

Miyako, che non sarebbe Miyako altrimenti, anziché esserne felice mi guardò quasi avessi detto una cafonata nel bel mezzo di un party blasonato.

“In piena estate? Sei impazzito per caso?!” Mi chiese, ritrovando la solita acidità, tuttavia stavolta invece che risponderle a tono continuai a sorridere.

“Vedo con piacere che ti fidi sempre ciecamente di me.” Bofonchiai, fingendomi offeso, nonostante l’aria divertita sul mio volto.

Lei sghignazzò, per chissà quale motivo. “Okay, hai vinto. Cioccolato sia. Ma paghi tu, sia chiaro!”

Fregato.

E va beh, potevo anche fare il sacrificio per una volta tanto! Conservavo i soldi per i fiori di Hikari che avrei dovuto comprarle a dichiarazione fatta, ma ormai erano inutili, quindi tanto valeva ingozzarsi. Certo la compagnia era piuttosto anomala, tuttavia quel giorno mi sembrava anche la più naturale possibile.

E, chissà perché, non faceva nemmeno più tanto male. Il cuore, intendo. Sì, faceva decisamente meno male.

Ehi ci siete ancora? Tanto lo so che state aspettando. Dai, su, ditelo: e adesso?

Diciamo solo che, pur sapendo che zio Kirk aveva ragione, pur ammettendo che Iori non aveva tutti i torti e che la tecnologia, come con Koushiro, poteva avere ottimi risvolti… Beh, prendetemi per matto (magari è vero che da piccolo sono caduto, come dice sempre Jun), o per idiota colossale, o per masochista, ma adesso il sottoscritto si sta sì ingellando, dopo essersi accuratamente vestito (come se fosse necessario, puah!), e sta sì aspettando che una certa ragazza venga a prenderlo (coppia bizzarra, okay, non ho problemi ad ammetterlo) per andare a cenare a quel ladro di un ristorante e festeggiare così il primo anniversario insieme. Quale ragazza?

Eh.

Provate ad immaginarlo.

Ah, e per la cronaca, sapete chi ho visto ieri? Iori. E sapete con chi? Una ragazza. Alla faccia dei trent’anni, amico!

 

 

 

Dediche necessarie: a DarkSelene89Noemi, perché oggi è il suo compleanno e, nonostante tutto e nonostante gli impegni o i contrattempi, non potevo dimenticarmene. Perciò, cara, questa cosina è per te. Ed è Dayako, sì, perché in qualche modo è grazie a te se questa coppia è divenuta famosa, no? That’s all right! (Piccola digressione → spero vivamente che ti portino bene questi benedetti diciannove, sia con l’università, sia nell’arcano ambito degli affetti, e spero anche altrettanto caldamente che tu rimanga sempre te stessa, che non ti dimentichi mai chi sei, o cosa sei, a prescindere da quanto si possa crescere o cambiare. Lo dico non per qualcosa, ma semplicemente perché finito il liceo, o ragioneria nel tuo caso, è terminare anche un tour di vita per iniziarne un altro e ogni passaggio, facile o difficile che sia, comporta inevitabilmente una crescita. Ma è per questo che ci sono gli amici, e le fanfiction, no? ^.- )

 

  
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Digimon > Digimon Adventure / Vai alla pagina dell'autore: memi