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Autore: Clelia Artemisia    07/06/2014    3 recensioni
Esmeralda si vedrà (finalmente) svelata la vera natura del suo "unico amore"; quale sarà la sua reazione?
Il momento che Claude Frollo anelava da tanto, avrà egli ciò che vuole?.
Attenzione: il personaggio di Esmeralda è completamente stravolto rispetto al romanzo.
Genere: Angst, Erotico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claude Frollo, La Esmeralda, Phœbus de Châteaupers
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Giaceva lì, sbattuta senza troppa creanza in quel lerciume.
Poche e logore vesti celavano il suo splendido corpo ambrato, dei lividi nerastri le erano comparsi sulle braccia.
Era sua ormai, Esmeralda.
Sola, in suo potere e nessuno gliel’avrebbe portata via.
In attesa che rinvenisse, l'arcidiacono Claude Frollo, si accomodò su uno scranno poco vicino al pagliericcio dove lei era posata, nelle prigioni del palazzo di Giustizia.
Quell’infame del Chateaupers gli aveva quasi strappato dalle mani il sacchetto di monete con cui le aveva ceduto la zingara, non l’aveva mai amata.
Il misero bottino l’aveva subitamente condotto tra le calde ed unte cosce d’una laida sgualdrina al mercato del pesce.
L'arcidiacono attese che la zingara smettesse di piangere per tentar con lei un qualsivoglia approccio, tuttavia lei era troppo spaventata.
Gli avrebbe guastato la gioia della possessione.
Le parlò allora in tono fermo ma cortese, malgrado lei continuasse a ripetere il nome del cavaliere: “Inutile seguitiate a nominar costui, egli non vi ama, non vi ha mai amata. Aveva solo fame di voi, della vostra splendida carne ambrata, tant’è che vi ha ceduto a me per una misera somma, giusto quel che basta per saziare le sue schifose voglie con una puttana senza reticenze”.
La giovane negava e piangeva, insultandolo e giurando di non cedergli mai, infine, con voce roca, chiese delle prove.
Frollo trattenendo una smorfia, mormorò qualcosa ad una guardia e le disse di attendere fino al prossimo calar del sole, le si avvicinò lentamente e presole il volto con le mani le sussurrò: “Non mi basta avervi, dovete essere voi a concedervi di vostra volontà. E dopo ciò cui assisterete, preferirete me ad un essere più immondo e lascivo, ne son certo”. La lasciò lì, senza toccarla neppure, con diverse scodelle di cibo ai piedi, una tinozza piena ed una coperta un po’ più ruvida, ma integra.

Solerte si presentò a lei all’imbrunire, dicendole d’attendere.
Poco dopo la porta s’aprì, l’infame avanzò con aria tronfia e guardò entrambi. L'arcidiacono parlò: “ Capitano, ho nuovi ordini per voi: restituitemi il denaro e prendetevi la zingara, mi ha stancato col suo piagnisteo, sprecherei solo il mio tempo con costei.
Ha solennemente giurato d’essere vostra, per ricambiare il vostro amore e devozione ha minacciato di uccidersi. Dunque, portatela via, non intendo di certo ospitare una martire nelle mie segrete”.
Chateaupers rispose attonito: “Mio signore, devo scontentarvi: il denaro l’ho invero speso; quanto alla gitana, non saprei che farmene… a che mi serve una che pianga e mi blandisca con le sue moine quando posso soddisfarmi e divertirmi con donne molto più disponibili ed abili? Se è amore e devozione che cerca, s’illude (e qui sputò a terra); tutte le parole che le ho rivolto erano per avere il suo corpo. La carne esotica mi piace, ma questa non ne valeva la pena e se non c’è altro, mi congedo, signore” e se ne andò.
Esmeralda rimasta attonita prima e illividendosi in volto poi, reprimeva lacrime di rabbia e si tormentava le mani.
L'arcidiacono con calma le si avvicinò e portole una mano, la fece rialzare, imprigionandole le mani, la spinse contro il muro, disse: “Siete soddisfatta? Ora siete disposta a darmi ciò che voglio?”  il suo profumo era inebriante, si staccò dal suo collo prima di perdere il controllo.
Lei lo guardò e disse irata: “Domani sera.. qui”, poi lo spinse via e afferrata veloce lo spadone della guardia, uscì dalla cella, mentre l'arcidiacono ridacchiava piano.

Frollo l’aspettò all’imbrunire, ella entrò respirando affannosamente, sporca di sangue e  recando in mano la testa del capitano.
Buttata a terra questa e lo spadone, gli diede un unico, frenetico bacio, senza parlare.
Come ne era entrata, uscì fulminea dalla cella, ricambiando lo sguardo distaccato dell'arcidiacono.
Il cadavere del capitano venne ritrovato impalato nella place de Greve, decapitato e con un profondo squarcio all’addome, nel pugno contratto stringeva l’inutile cuore, lo squallido capo infilzato nell’elsa dello spadone, ben piantato nel terreno. Il luccichio quasi spento dell’armatura illuminava la scena, mentre l’alba si annunciava.
Esmeralda non tornò più da Frollo, nè egli tentò alcun tipo di contatto con lei. Non si videro tranne alcuni che in poche e rare occasioni e sempre per caso, lanciandosi sguardi senza rancore ma distaccati.
  
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