Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: _eutevivo    07/06/2014    0 recensioni
-Mamma lo sa che fumi?- continua a fissarmi con le sue iridi verde smeraldo, hanno tante piccole increspature d’oro, sono degli occhi bellissimi.
-S-sì, lo sa, sei tu che non sai nulla di me, notte.-
Deluso? Dispiaciuto? E chi lo sa, io mi sono già stancata di stare qui.
Butto via la cicca e vado via.
-Ciao stellina, notte.-
Stellina, così mi chiamava da piccola. Colpo basso.
-’Mbecille.-
Thiago e Beatriz.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Troppe partenze.

Sono le otto del mattino a Roma e mia madre già urla come una dannata, cosa c’avrà da urlare a prima mattina non lo so.
Oggi, prenderò il mio primo aereo, andrò in Brasile, a Rio. Voi direte “Ma non sei contenta? Non sembra!”
No, non sono contenta, anche a me sarebbe piaciuto farci una vacanza, ma poi sarei voluta tornare a casa e invece no… rimarrò lì per molto, con mio fratello Thiago e mio padre, nemmeno lo  ricordo quanto tempo sia  passato dall’ultima volta che ho visto entrambi, ero piccina, avevo otto anni e quel che ricordo è che sono stata chiusa nella mia cameretta rosa di Barbie fino a che non sono spariti da lì, mia madre però continua a vivere mio fratello tramite i giornali, internet e le sue mille odiosissime pubblicità. Mio fratello… Thiago, è un calciatore, di quelli importanti ed è andato via da qui anche per questo, in realtà è andato via da qui solo per questo, i miei hanno divorziato poco dopo e così mio padre l’ha seguito essendo anche lui brasiliano, sì, qui siamo tutti brasiliani anche se in realtà io il Brasile neanche me lo ricordo, ero troppo piccola quando sono arrivata a Roma e conosco meglio l’italiano che il portoghese, così come mio fratello sono stata adottata. Siamo stati adottati entrambi, lo stesso giorno, dalla stessa famiglia, una famiglia di brasiliani che però erano qui da molto, capaci di darci tutto l’affetto del mondo…  ma poi sono arrivati i problemi e alla fine io mi sono trovata a Roma con mia madre, Luisa, e Thiago è andato via seguito da papà, Adriano.

Questa storia la sanno tutti ma io fingo di ignorarla perchè mi da tremendamente fastidio e così tranne i professori di scuola e forse qualcuno che lo sa “per sentito dire” ignoro la faccenda, voglio dire a chi importa di una diciasettenne quando per sbaglio nomina Thiago da Silva Santos?
A nessuno, ve lo dico io. Ai ragazzi iniziano a brillare gli occhi e alle ragazze partono gli ormoni, allora stai zitta e fai meglio.
Il mio aereo partirà alle tre del pomeriggio e arriverà chissà quando a destinazione, scenderò nella parte riservata, circondata dai fotografi perchè ovviamente il compito di venirmi a prendere è stato affidato a mio fratello.
-Mà?-
-Sì, meu amor?-

Mia madre mescola ancora un po’ di portoghese quando parla e a volte qui faticano a capirla.
-Sei pronta? Io sì, andiamo?- Sono veramente nervosa, ieri ho salutato tutti e non sono mancate le lacrime, promesse, ci vederemo, ci sentiremo, già so come finisce ma ho lasciato fare.
-Sì, chiamo Thiago e andiamo! Nervosa?-
Rido nervosamente e prendo le valigie, gli occhiali da sole e le sigarette, dall’ansia di stamattina nel pacchetto ne sono rimaste tre.
Mia madre sa di questo vizio e ha provato a farmi smettere ma non ci è riuscita e ci ha rinunciato.
Terminata la chiamata, prende la macchina e ci dirgiamo all’aereoporto sono già l’una e mezza, in macchina mia madre non fa che parlare di quanto sia bello il Brasile, di quanto sia bella Rio, di mio fratello, del mare, che mi troverò bene e mi farò tanti amici… a me gira solo la testa.
Dopo estenuanti controlli sono su quest’aereo e fra dieci minuti sono arrivata, mia madre stava per piangere, mi ha stretto forte come quando ero bambina e io quasi non volevo più partire ma fare i capricci non serve a nulla.
Arrivata a destinazione, attraverso un lungo corridoio e migliaia di fotografi scattano ovunque, al mio fianco c’è Thiago che mi ha sorriso appena scesa da lì e mi ha accompagnato alla macchina, e che macchina! Una Porsche Panamera grigia che Dio solo sa quanto costa. In macchina cala il silenzio fino a che il mio telefono squilla, Thiago è prudente quando guida e ogni tanto gira lo sguardo verso di me. E’ davvero bello, la carangione scura, gli orecchini di brillanti, il sorriso candido e gli occhi verdi, sembra uguale a molti anni fa, solo un po’ cresciuto.
-Mà?-
Sorride lui, io sono davvero stanca.
-Tesoro, sei arrivata? Come stai?-
Dall’altro capo del telefono mia madre sembra davvero raggiante.
-Stanca-
-Ah, ti chiamo dopo?-
-Sì, ci sentiamo domani, mà, ti voglio bene- Sbadiglio e lui sorride ancora, cosa c’avrà da sorridere?
-Anche io, meu amor, a domani-
Metto giù e Thiago entra in un cancello gigante, in una casa gigante, con una piscina gigante, è tutto gigante, Dio.
Parcheggia e prende le valigie, portandole su con un gesto rapido, sono alquanto confusa… dov’è papà?
Sembra strano che una come me, non riesca a parlare, mi viene così difficile anche solo aprire bocca, sembra uno sconosciuto eppure io so che lui è mio fratello.
-Ehm…- tossisco - ...Ehm, scusa, Thiago ma p-papà?- Si volta di scatto e mi guarda, poi scoppia a ridere.
-Non ti mangio mica eh, papà è a casa sua, tu starai qui, noi non viviamo più insieme, sei sotto la mia tutela.-
Incurvo un sopracciglio confusa mentre con le dita rigiro le lunghe ciocche nocciola.
-Ah ok.- Esco fuori una grande terrazza e mi accendo l’ultima sigaretta della serata e fa anche freddo qui, mi raggiunge Thiago che mi poggia la sua felpa sulle spalle, mi giro e gli sorrido.
Restiamo a fissarci per dieci minuti senza dire nulla, è assurdo non riconoscersi più.
-Mamma lo sa che fumi?- continua a fissarmi con le sue iridi verde smeraldo, hanno tante piccole increspature d’oro, sono degli occhi bellissimi.
-S-sì, lo sa, sei tu che non sai nulla di me, notte.-
Deluso? Dispiaciuto? E chi lo sa, io mi sono già stancata di stare qui.
Butto via la cicca e vado via.
-Ciao stellina, notte.-
Stellina, così mi chiamava da piccola. Colpo basso.
-’Mbecille.-

Se saranno così queste bellissime serate, non oso immaginare la mia vita qui. 
 

 

 

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: _eutevivo