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Autore: Nanek    07/06/2014    27 recensioni
Tratto dalla storia:
«Dovrei farti arrabbiare più spesso se il risultato finale è fare l’amore con te» le sussurra, facendola arrossire come non mai, mentre le bacia ancora le labbra, avvicinandosi a lei, avvolgendola in un abbraccio.
«Pensi davvero quello che hai detto?» le chiede ancora, alludendo a quella confessione: lei farebbe davvero l’impossibile per lui? Lei… vorrebbe davvero una famiglia? Con lui?
«Non mi piace dare aria alla bocca Cal, quello che dico lo penso davvero» dice decisa, baciandogli il petto.
«Pensi anche che io sia un cretino?» ridacchia lui, accarezzandole la schiena.
«Sì, a volte sì» confessa lei, stringendolo a sé «Soprattutto quando flirti con quelle tutte “tette e culo” e zero cervello» lui alza gli occhi al cielo.
~
*Questo è il sequel di “So Out Of Reach”, suggerisco la lettura di questa storia per poter capire i vari intrecci ;) La trovate nel mio profilo ;) Buona lettura ;) *
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=CZSa3Vz4yGg :)
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12

The only reason

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How we gonna fix this?
How we gonna undo all the pain?
Tell me, is it even worth it?

When I close my eyes and try to sleep
I fall apart, I find it hard to breathe
You're the reason, the only reason
Even though my dizzy head is numb,
I swear my heart is never giving up
You're the reason, the only reason



Se Calum dovesse rispondere alla domanda “Quando ti sei reso conto di provare qualcosa di più concreto nei confronti di Lune?” risponderebbe “Forse provavo qualcosa da sempre, ma non riuscivo a concretizzarlo, era tutto troppo assurdo da dire a voce alta”.
Perché Calum ci pensa a questa domanda, ci pensa molto spesso, perché se, al posto di Lune, viene chiesta la stessa cosa con il nome “Faith”, lui ha un momento preciso, che ricorda, nel quale lui ha sentito quell’amore invadergli l’anima, amore che l’ha portato a provare qualcosa di più per lei.
Con Faith, ma anche come con Maddy e le altre, lui ricorda il momento preciso in cui ha pensato “La amo”, si ricorda molto bene, in particolare, quando questo fatto è successo con la sua ex moglie.
Faith l’ha conosciuta ad un concerto, lui l’ha vista da subito, quella pazza in prima fila, schiacciata dalla folla, quella pazza con il nome “Calum” sulla fronte, quella pazza con la canottiera fin troppo scollata in pieno inverno, se la ricorda bene con quella coda alta, si ricorda bene ogni cosa, perché per tutto lo show non ha fatto altro che fissarla, ha studiato ogni sua azione, ha fissato ogni singolo dettaglio di lei, tanto che ha chiesto al bodyguard di andare a chiederle il numero di cellulare: il resto poi è storia.
Il primo appuntamento, il primo bacio, i primi gossip su di loro, la prima litigata, la prima notte insieme, eppure, il momento in cui Calum si è reso conto di amarla davvero, è stato nell’occasione più sciocca, a suo parere, perché lei non era neanche presente, dato che lui era in Europa per promuovere il nuovo album e lei era rimasta in Australia: la nostalgia era la base di quei giorni, non c’era più il Calum sorridente, ma solo un musone che imprecava contro il fuso orario, un ragazzo moro che brontolava per la pessima connessione internet, un autentico rompi palle che si era stancato di vedere le rispettive compagne dei suoi amici lì con loro, mentre la sua aveva preferito stare a casa, perché “Non posso lasciare tutto, qui ho il mio lavoro, la mia famiglia, non posso davvero Calum, ma io ti aspetto, ti aspetterò sempre”.
Quel “Ti aspetterò sempre” ha fatto capire a Calum di amare Faith: perché, in fin dei conti, era vero, lo ha aspettato senza mai lamentarsi, senza mai piangere per la sua assenza, senza mai farsi trovare in piena crisi perché troppo distanti, non si è mai fatta trovare arrabbiata in quei pochi secondi di connessione su Skype. Faith, tra i due, sembrava essere a suo agio anche con un oceano di mezzo, come se non fosse niente di che, come se fosse tutto normale.
E Calum credeva seriamente di amarla per questo: lei ci sarebbe sempre stata, in ogni momento.
Con il tempo, ovviamente, si venne anche a scoprire il motivo di tale tranquillità, dato che, anche dopo il matrimonio del moro, Calum e gli altri hanno continuato a girare un po’, hanno continuato a fare pochissime date e concentrate in pochissimi giorni, e Faith ancora non si decideva a seguirlo: quelle voci che giravano erano fin troppo vere, dato che la signora Hood, aveva il suo bel giro da gestire, non poteva mica abbandonare i suoi uomini!
L’amore per Faith, si è sempre basato su quelle parole, parole che sono solo fonte di una grandissima bugia.
Ma Faith è il passato ora, lei non ha più importanza.
Lune è quello che importa, è l’amore nei suoi confronti che riempie i pensieri di Calum, nonostante la loro storia sia finita più di un mese fa, quasi due, forse tre, Calum non se lo ricorda neanche, il tempo si è perso, il tempo non ha più senso per lui, non gli interessa sapere quanto tempo sia passato, perché ogni minuto vissuto senza di lei è una lama in pieno petto.
Però si interroga, in questo preciso momento, si chiede nelle sua testa “Quando ti sei reso conto di provare qualcosa di più concreto nei confronti di Lune?”, se lo domanda e non sa cosa rispondere.
Non può dire “Da quella notte, quando si è presentata a casa mia e abbiamo fatto l’amore”, perché quella notte lui provava già qualcosa, ne è più che sicuro, perché da “zio” avrebbe dovuto evitare un tale errore, mentre lui ha agito come se fosse giusto così, come se lui e Lune si appartenessero, come se quella notte fosse stata segnata dal destino per farli unire davvero.
Quindi lui provava già qualcosa per Lune? Ne è così sicuro?
Sì, Calum è più che convinto di questo.
È convinto che se fosse stata, ipotizzando l’assurdo, la figlia di Ashton al posto di Lune, una Sophie di vent’anni, l’avrebbe come minimo cacciata di casa, l’avrebbe riempita di parole, l’avrebbe rifiutata con tutto con se stesso, le avrebbe urlato “Ma stai scherzando, vero? Fammi il piacere! Vai a casa immediatamente!” senza pensarci due volte, avrebbe anche cercato di dirlo ad Ashton, avrebbe messo i mattoni alle finestre pur di non vederla, pur di non iniziare, neanche per gioco, un’assurdità simile.
Con Lune, invece, non ha esitato neanche un secondo, non ha esitato a ricambiare quel bacio, non ha esitato confessarle quelle parole, non ha dubitato di nulla: Lune è sempre stata… speciale ai suoi occhi.
L’ha vista crescere, l’ha vista in ogni piccolo pezzo di vita, l’ha fatta giocare fino a quando lei non gliel’ha più chiesto, l’ha portata sulle spalle fino a quando le gambe di lei non sono diventate troppo lunghe, le ha fatto l’aeroplanino per farle mangiare lo yogurt fino a quando non ce n’è stato più bisogno.
Lune è diventata un’adolescente tutto d’un tratto, l’ha vista con i brufoli, l’ha vista con il primo reggiseno, l’ha vista studiare come una dannata per quei maledetti esami, l’ha vista andare fuori di testa per un professore che non le dava il voto che lei meritava, Calum è stato un secondo padre per Lune, ha davvero seguito tutte le sue tappe, eppure, dentro di lui, si rende conto di non averla mai vista davvero come una figlia.

E Calum ora, ricorda un episodio in particolare, ricorda quel momento come se fosse un fulmine a ciel sereno, ricorda quel momento e quel pensiero che gli è passato davanti agli occhi, pensiero talmente assurdo, che ha quasi rischiato di rimuoverlo.
La vede, Lune, ha diciotto anni appena compiuti in questo ricordo, è il giorno del suo compleanno, c’è festa in casa Hemmings, ci sono tutti a festeggiare, la famiglia al completo, solo due amiche di Lune. La festeggiata sta arrossendo perché suo padre sta portando fuori la torta intonando le note di quella canzoncina che la fa imbarazzare un po’, la giovane Lune è così bella, ha già diciotto anni, Calum non riesce neanche a crederci, la fissa così tanto che potrebbe consumarla, ma quel vestito le sta d’incanto, quelle gambe lunghe sono così belle, quelle scarpe alte sono la perfezione su di lei, non si può proprio toglierle lo sguardo di dosso, non si può davvero più pensare che sia ancora la dolce e piccola Lune che ha visto crescere tra le sue braccia.
A quella festa c’è anche Faith, la coppia cerca di superare l’ennesima crisi, cercano di dare il meglio di loro per salvare quel matrimonio, cercano davvero di sforzarsi a sembrare felici, ma Faith, a quella festa, sembra troppo presa dal cellulare, riceve chiamate e messaggi ogni cinque minuti, sembrano notarlo tutti tranne Calum. Lui è troppo incantato dalla figura di Lune che fissa quella torta, la figura di Lune che alza lo sguardo su di lui, per poi spegnere le candele ed essere travolta dall’applauso generale.
Faith, però, non è sciocca e, nonostante stia perdendo tempo a contattare ogni singolo amante, si rende conto di essere guardata in cagnesco da tutti i presenti tranne che dal diretto interessato. Lei sa bene quanto poco sia importante lei per Calum, se n’è resa conto da un bel po’ che il moro non ha più quell’interesse nei suoi confronti: non si preoccupa neanche di controllare il suo cellulare, non si preoccupa se lei sta via più di un giorno da casa, è tutto normale è tutto perfetto, perché lui ha occhi per altro, ha occhi per occhi blu che somigliano a quelli di June Irwin, ha occhi per il nasino perfetto uguale a quello di Luke, ha occhi solo e sempre per la giovane Lune Hemmings.
E Faith lo ha capito, che quella mocciosa ha più attenzioni di lei, lo ha capito eccome, però quella “troia” è lei, quella “stronza” è sempre e solo lei: la sua reputazione è la peggiore in assoluto, ma nessuno si rende conto di come Calum la stia trattando, come se per gli altri fosse normale, come se lui fosse l’angelo e lei il diavolo.
E Faith a volte dà proprio di matto, ma nessuno si sarebbe mai aspettato di vederla impazzire proprio in quel momento, quando tutti si avvicinano a Lune per darle il loro regalo.
«Sei uno stronzo!» esclama più forte che può, andando davanti alla figura di Calum, lasciandogli uno schiaffo sulla guancia, uno schiaffo che nessuno si sarebbe mai aspettato, non in quel momento, non il giorno del diciottesimo compleanno di Lune, la quale, notando quel gesto, sbianca.
«Per fortuna vuoi salvare questo cazzo di matrimonio! Sei un coglione!» urla ancora più forte, catturando l’attenzione di tutti, lasciando Calum senza parole: che le prende ora? Perché si comporta così? Che ha fatto?
Il moro è allibito, ma cerca il coraggio necessario a trascinarla lontano, lontano dal giardino di casa Hemmings, lontano da quel clima di festa e gioia, che lei sta rovinando senza alcun motivo, la trascina via prendendole il polso, non dando retta ai suoi insulti, ai suoi tentativi di sfuggire a quella presa.
Non appena sono lontani, da soli, la loro ennesima discussione ha nuovamente inizio.
«Che ti prende Faith? Dannazione sembri una pazza!» inizia lui.
«Sei un emerito stronzo! Fingi di voler salvare il nostro matrimonio, ma in realtà non te ne frega un cazzo!» gli rinfaccia lei.
«Faith, mi spieghi che cazzo ti prende? Io ci tengo al nostro matrimonio, ci tengo a te, ti amo più di ogni altra cosa al mondo!» quelle parole ripetute così tante volte che sembrano solo frasi da copione.
«Non è vero, cazzo! Non è vero che ci tieni! Guarda che l’ho capito sai, non sono mica così stupida!» urla ancora più forte.
«Capito cosa, Faith? Cosa? Dio, non so cosa fare con te quando ti comporti come un’emerita… stupida!» altro schiaffo da parte della donna.
«Ti ho visto come la guardi» dice a denti stretti, fissando quelle iridi marroni con intensità tale che potrebbe ucciderlo.
«Ma chi, Faith? Chi? Diamine!» Calum domanda esasperato.
«Te la mangi con gli occhi, cerchi di toccarla ogni istante, quante seghe ti fai al pensiero di lei, eh? Avanti abbi il coraggio di ammetterlo!» Calum perde un battito: fa sul serio? È impazzita.
«Faith, sei tu l’unica donna che…» non riesce neanche a finire.
«Ammettilo che vorresti scoparti la tua cara, piccola e così dolce Lune Hemmings!» il cuore di Calum si ferma, ne è quasi sicuro, perché quello che ha appena detto è al limite del reale, è da pazzi, da isterici, da emeriti cretini pensare una cosa simile!
«Dimmi che non l’hai detto davvero, dimmi che sei ubriaca, dimmi che sto sognando!» è senza parole.
«L’ho detto eccome, lo penso da un bel po’ di tempo, oggi ho solo avuto la conferma: quella piccola troietta è la causa di tutto questo trambusto nel nostro matrimonio perché tu sembri eccitarti ogni volta che ti rivolge lo sguardo!» Calum tiene a freno le mani, non si colpisce mai e in nessuna circostanza una donna, ma se ci fosse qualcun altro al posto di Faith, lo avrebbe colpito senza pensarci due volte; fa un passo indietro, incredulo di quelle parole, incredulo che sua moglie sia arrivata a tal punto.
«Tu… tu sei pazza, Faith, stai male, molto male, non sai quello che stai dicendo» balbetta, mentre lei ridacchia isterica.
«Vorresti dire che sto mentendo? Ti conosco troppo bene per potermi sbagliare» Calum continua a guardarla disgustato.
«Faith, vai a casa, per favore, non sai quello che dici, ti accompagno se vuoi» ma non osa avanzare nella sua direzione, non osa toccare quella donna, in quell’istante la figura di sua moglie gli dà il volta stomaco.
Faith, poi, lascia che le lacrime e la disperazione si facciano avanti, peggiorando ancora di più ogni cosa. «Quella troietta ci manderà in rovina! Quella puttanella ti sta portando via da me, dannazione!» i singhiozzi la invadono.
«Faith, vai a casa, ti prego» la donna gli si avvicina, riesce a sfiorare il suo braccio, ma lui scansa quelle luride mani, scansa la sua presa, ed esplode «Vattene, Faith! Cazzo, vattene via!» urla, spaventandola, facendola scappare via, lasciandolo solo, lasciandolo incredulo e senza fiato.

Calum si siede sotto il portico di casa Hemmings, non ha il coraggio di tornare dagli altri, non è il momento, deve calmarsi, deve prendere fiato, quella conversazione lo ha letteralmente ucciso.
Ma, a rompere quel silenzio, sono i singhiozzi che provengono da dietro di lui e, quando quegli occhi marroni incrociano quelli blu di lei, il suo cuore sussulta, il suo cuore non riesce a far altro che essere felice di vederla.
«Lune…» la chiama, mentre lei si siede sulle gambe di lui, abbracciandolo e stringendolo forte, piangendo quasi in silenzio, sentendo le mani di lui accarezzarle la schiena, sentendo quella voce che cerca di consolarla.
«Non piangere, Lune, è il tuo compleanno oggi e pure Natale! Non si piange in questo giorno così importante» sussurra dolcemente.
«Vi ho… visti litigare zio, io… io… mi dispiace» e Calum si irrigidisce, ha paura che lei abbia sentito ogni cosa, ha paura che le parole di quella cretina di Faith siano arrivate alle sue orecchie, prega il cielo che non le abbia sentite davvero.
«Non ho sentito chiaramente, ma la vedevo urlare, la vedevo accusarti, cosa ti ha detto, zio? Perché ti fai trattare così?» e Calum sospira: la sua Lune non ha sentito, la sua Lune non sa nulla, i discorsi inappropriati di sua moglie sono ancora ben nascosti.
«Non è niente, Lune, non è colpa tua, è solo… un periodo un po’ così» le dice, cercando di guardarla negli occhi, cercando di asciugarle le guance. «Ma non piangere per me Lune, né oggi, né mai, non è niente, te lo giuro» sorride benevolo, mentre quegli occhi blu continuano a far scendere lacrime calde e salate.
«Mi dispiace, Calum, vorrei poterle far capire quanto tu sia importante e speciale, sembra non rendersene conto» e quelle parole gli hanno fatto un effetto troppo strano.
Ricorda, Calum, di averle dato in quel momento, il suo regalo di compleanno: regalo da parte sua e basta, regalo che Lune ha accolto con un luccichio sugli occhi, una collana lunga con un ciondolo alla fine, un ciondolo che si apre, dentro il quale lui ha messo la foto di lei e lui scattata qualche giorno prima e, in quel momento, quando lui le ha sorriso e Lune l’ha avvolto in un altro abbraccio, l’ha sentita sussurrare quelle parole, parole che lo hanno fatto sorridere ancora di più, parole che lo hanno portato ad abbracciarla più forte, parole grazie alle quali Calum ha capito di amare Lune, di amarla davvero, di provare qualcosa che andava oltre il possibile.
«Il mondo si illumina quando sorridi, Cal; ricordati che… quando lo vorrai, se mai succederà, sarò lì ad aspettarti… sempre, in ogni situazione»
 


«A che pensi, Calum sulle nuvole?» lo richiama dai suoi pensieri Ashton sbandierando davanti agli occhi del moro la sua mano: Calum si è imbambolato davanti alla sua birra.
Siedono in quel pub da circa un’ora, è da un’ora che Ashton parla da solo, dato che l’amico è sempre troppo impegnato a perdersi nei suoi pensieri.
«A niente, Ashton, sono solo… un po’ stanco» risponde incerto, sorseggiando quella birra che non riuscirà a finire, ne è sicuro.
«Stanco? Che hai fatto di così stancante oggi?» Ashton lo incita a parlare, ma l’amico scrolla le spalle, beve lentamente, borbotta il suo «Niente di che» facendo sospirare, deluso, l’amico che ha davanti ai suoi occhi.
«Calum… voglio essere sincero con te» sbotta Ashton, impaziente. «Voglio aiutarti, sto cercando in tutti i modi di farti dire qualcosa, ma, se tu stai zitto e ti torturi con i tuoi pensieri, non credo di poter fare molto…» Calum abbassa lo sguardo, lo sente accarezzargli il braccio. «Per piacere, Calum, noi due siamo… sei il mio migliore amico, dannazione! Vorrei poter far qualcosa per te» il moro sospira.
«Sto bene, Ash, davvero» dice in fretta, non ha proprio voglia di aprirsi con nessuno, tanto meno con lo Zio di Lune, uno Zio che, nelle sue vene, ha qualcosa di simile a lei, uno Zio vero.
«Non dire cazzate!» esclama a voce più alta «Credi che sia nato ieri? Credi che non lo abbia capito che sei completamente rincoglionito per Lune?» sentire quel nome, detto a voce alta, lo fa pietrificare un po’.
«Perché ti comporti così, Calum? Io non capisco» il moro continua a sospirare.
«Non ho niente da dire, è stato solo un errore, me ne vergogno come non mai» dice duramente.
«Lo so che non è vero, si vede lontano un miglio che era qualcosa di più, non dire cazzate» lo rimprovera l’amico, facendogli alzare gli occhi al cielo.
«Se era davvero niente: perché non esci più con Luke da… quanto sarà? Quasi due mesi? Forse di più?» Calum inarca il sopracciglio, cosa c’entra Luke ora?
«Con Luke non esco perché non merito che mi rivolga la parola, sono andato a letto con sua figlia, non merito di essere ancora suo amico» quelle parole gli muoiono in gola.
«Credi che Luke sia arrabbiato perché sei andato a letto con Lune o perché tu, non appena hai incontrato un ostacolo, l’hai lasciata senza pensarci due volte? Facendo così la figura del puttaniere che non sei?» Ashton è sempre stato un buon oratore, avrebbe dovuto fare l’avvocato quella volta, non il batterista.
«Perché sono andato a letto con sua figlia, lo sappiamo entrambi che è questo il motivo: ti incazzeresti anche tu se fosse stata Sophie al posto di Lune, non mentire, mi ricordo come hai reagito tanto tempo fa, parlando di June e Luke» Calum quella volta avrebbe dovuto fare l’attore melodrammatico, non il bassista, la parte della vittima gli riesce sempre troppo bene.
«Credi che Luke, se avesse visto un po’ di decisione da parte tua, ti avrebbe ostacolato in eterno? Lui che ha dovuto subire lo stesso trattamento con sua madre? Lui che sa chi è Calum Hood e quanto amore può dare al prossimo? Mi deludi, Calum, se credi che Luke sia una specie di mostro senza pietà» Calum alza nuovamente gli occhi al cielo.
«Lune soffre, è una specie di zombie che cammina per casa e che si diverte, però, a combinare guai, uscendo di notte e tornando all'alba, facendo diventare i capelli bianchi al nostro Hemmo» ridacchia Ashton delle sue stesse parole, per poi tornare serio. «Le manchi, Calum, e Luke è stanco di vederla così, non è sua figlia quella, non è la Lune che tutti conosciamo» il moro sospira ancora.
«Luke aveva bisogno di… smaltire la cosa, non è stato carino il vostro modo di uscire allo scoperto, lo avete ucciso, gli avete dato quella notizia così, dal nulla, non se l’aspettava ed è normale: Lune è sua figlia, è la sua bambina, sappiamo quanto è geloso, protettivo ed esagerato» Ashton sorride al pensiero, per poi continuare «Ma se tu avessi tirato fuori un po’ di coraggio lui… avrebbe accettato la cosa, ne sono sicuro» i due amici si guardano negli occhi. «Manchi anche a lui, Cal, sei il suo migliore amico, sei la persona a lui più cara, tu conosci tutti i segreti di Luke, sei una parte di lui che non si può dimenticare solo perché ti sei innamorato di sua figlia» e Calum, sta volta, non nega di avere una lacrima pronta a tradire il suo tentativo di essere forte. «Perché diciamocelo: è bella la mia nipotina, pure simpatica, a chi non piace Lune Hemmings? Solo a Faith, ma lei non fa testo» continua Ashton, facendo sorridere appena l’amico.
«Ma a Lune piace solo una persona e quella persona sei tu: finto zio dei miei stivali, ecco perché preferiva te a me! Il suo vero Zio!» gli tira un pugnetto sulla spalla, facendo sorridere e arrossire Calum, che vorrebbe un po’ sprofondare, non è una situazione così ordinaria.
«Cosa devo fare, Ashton?» lo guarda negli occhi quasi serio, ricevendo dall’amico una smorfia di delusione.
«E me lo chiedi pure? Guarda che non hai dieci anni, potresti arrivarci da solo» lo rimprovera, per poi sorridergli complice. «Vai a comportarti come Calum Thomas Hood farebbe, sei ancora in tempo» e gli fa l’occhiolino, chiamando la cameriera per il conto.
Calum Thomas Hood è ancora in tempo.
Prendere o lasciare.
Lottare o rinunciare.
Questa volta è decisiva, da qui non si torna più indietro.
Amore o tristezza.
Amicizia o indifferenza.
Amore o Amicizia.
Ma Calum sa bene di volerle entrambe, stavolta per sempre, stavolta più che mai.
Questa volta lotterà per entrambe, non le lascerà andare.
Le voglio, definitivamente.



 
Note di Nanek
*cerca di non farsi vedere ma la chioma bionda la tradisce*
Heylà a tutte voi! =) *sorriso tirato perché sa di essere in ritardo*
Vi ho fatto aspettare, lo so, mi avete praticamente bombardata di messaggi dove mi chiedevate dove fossi finita ^^ chiedo perdono, so di essere in ritardo, ma a TUTTO C’è UN PERCHè!
Allora, punto primo: ho messo delle OS U.U ci tenevo a farvele vedere, quindi ho detto, salto NHA e le bombardo con le os; punto secondo: devo scrivere il gran finale di questa storia, e se avessi postato, avreste dovuto aspettare una settimana più avanti, sul più bello!!! Almeno qui non vi siete perse chissà che :D
Se quello che ho critto ha senso, procediamo oltre.
CAAAAAAAAAAALUUUUUUUUM in versione orsetto è tornato, questo non fa paura u.u quella che fa paura è Faith, a voi i commenti, questa donna è il panico, come cazzarola ha fatto a sposarsela il Kiwi non lo so…. O.O
Bene, oltre a questo, finalmente Cal si è svegliato un po’ fuori non credete? ;) bravo lui <3 e bravo Ashton <3 tenerone ;)
Altro da dire: sempre un grande GRAZIE a tutte coloro che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate <3 grazie alle 20 persone che hanno recensito lo scorso capitolo <3 grazie a tutte coloro che si sono allarmate per il mio ritardo :D e un ringraziamento pure al mio Ipod che, in brani casuali, mi ha messo No Heroes Allowed giusto per ricordarmi che questo sabato non dovevo saltarlo :D
Io vi do appuntamento a settimana prossima, con il 13esimo capitolo O.O siamo già così vicine al 15? Boia.
Vi auguro di passare buone vacanze *-* so che quasi tutte voi le avete iniziate ieri/ oggi (io l’Università l’ho finita ancora a maggio :D) godetevi l’estate e preparatevi a nuove storie in arrivo ;)
Grazie di cuore per ogni cosa <3
Nanek
 

 
  
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