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Autore: ConnyGarx    07/06/2014    2 recensioni
"Il rosso era il colore che meglio la rappresentava. Rimarcava i tratti decisi del suo carattere, la sua voglia amare. La faceva sentire viva. Insomma, rosso come il sangue che scorre veloce, come l'emozione disegnata sulle guance ogni volta che lo guardava."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Rosso amore.

A mia nonna dai capelli rossi,
donna saggia che ha accompagnato una parte
della mia breve esistenza.

 
Rosso.
Rosso come il colore che assume il cielo quando il sole sembra volersi ritirare nella propria dimora dopo una lunga giornata di lavoro, o come le diceva sua mamma “il cielo è rosso, figlia mia, questo vuol dire che ci sono ancora coppie innamorate che girovagano per il mondo alla ricerca di un posto isolato che custodisca il lor amore, lontano dagli sguardi curiosi”.
Rosso era il colore dell’amore, lei era innamorata dell’amore. Amava tutto ciò che era rosso, tutto ciò che le ricordavano l’amore.
Rosso era il colore del sangue, “per aver coc cos s’adda itta o sang” erano le parole che la nonna le diceva nel suo dialetto. A quanto aveva ragione quella saggia donna, per ottenere qualcosa bisogna “buttare il sangue” ossia lavorare, crederci e non perdere mai la speranza.
 Il rosso era sempre stato il colore che dava sfondo alla vita di Cher Jones, sin da bambina amava quel colore. Ricordava bene quella cornice che custodiva una fotografia che ritraeva il suo primo mese di vita, la piccola Cher era rinchiusa tra le forti braccia del proprio papà che sembravano volerla proteggere da tutti queii mali che questo crudele mondo ringhiude; affianco a loro c’era una composizione di rose rosse, rosso passione, rosso amore.
Il colore rosso era presente anche il suo primo giorno di scuola; rosso era il colore del suo zainetto che raffigurava una delle tante principesse della Disney.
Il vestito del suo primo ballo che segnava la fine di un lungo anno scolastico era rosso.
Ma rossi erano i capelli di quel ragazzo che le aveva rubato il cuore. Peter Davies, il rosso per eccellenza, occhi verdi e una spruzzata di lentiggini sul viso. Si incontrarono per la prima volta in una discoteca situata nel centro della caotica Londra, la musica sembrava essere troppo assordante per entrambi, infatti il luogo del loro incontro fu il retro di quella discoteca. Cher notò subito il coloro dei suoi capelli, la bellezza di quel ragazzo sembrava voler raffigurare al pieno la bellezza ideale delle statue greche appartenenti al periodo ellenistico. Non tardò molto dal loro primo sguardo, dalle prime parole e dal primo mento di imbarazzo. Al contrario di molte storie nate in discoteca la loro non terminò quella sera, non si fermò ad uno sguardo a due parole dette tanto per. Si incontrarono ancora ed ancora, troppe volte per poterle chiamare casualità. In una gelida mattina londinese si incontrarono al parco e decisero di scambiarsi i numeri. Da quel momento parlavano sempre, a qualsiasi ora della giornata. Il primo appuntamento, primo di una lunga serie, quel primo bacio così atteso. Ricordava ancora l’imbarazzo silenzio che circondo quel momento. E la loro prima volta, in quel momento divennero una sola persona, un’unica cosa. Quando Peter le chiese di diventare sua moglie, di essere sua per sempre, di essere la madre dei suoi figli, quel giorno Cher capì di aver sempre avuto ragione.
Sapeva che il rosso era il colore della sua vita. Il rosso era il colore che meglio la rappresentava. Rimarcava i tratti decisi del suo carattere, la sua voglia amare. La faceva sentire viva. Insomma, rosso come il sangue che scorre veloce, come l'emozione disegnata sulle guance ogni volta che lo guardava.
Aveva capito che quello fosse l’uomo che l’avrebbe accompagnata in quel percorso chiamato vita dal loro primo sguardo sicuramente non voluto. Aveva colorato la sua vita di rosso, di rosso amore.
 

Premetto che questa non è una delle migliori storia
che voi abbiate mai letto, lo so.
Non ha tanto senso e ne sono consapevole,
forse l’ho scritta per il semplice fatto che mi ricordava mia nonna, forse. 
  
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