Sotto
la pioggia
Il
viso di Goku era
rigato dalle gocce di pioggia, le stesse che gli avevano inumidito le
ciocche
di capelli, che ora, tendenti verso il basso, gocciolavano a loro
volta. Altre
ciocche aderivano al volto di Son, alcune gli ricadevano pesanti lungo
le
spalle.
“Quindi
ti occupi tu
della tenda?” domandò Son.
Vegeta
digrignò i denti
e s’inginocchiò, affondando le gambe nel fango.
“Tsk” rispose.
<
Ora che abbiamo
potuto chiedere al drago di resuscitare tutte le vittime mi sento
meglio, ma
starò bene solo quando avremo spazzato tutto ciò
che resta della guardia di
Freezer > rifletté.
“Grazie,
non sapevo più
come fare…” sussurrò Goku.
Tossì e si passò la mano sul viso, le gocce di
pioggia impregnavano i suoi vestiti. Il simbolo sulla sua tuta
arancione era
coperto per metà dai capelli, che sempre più
pesanti adesso tendevano tutti
verso il basso.
“Zitto,
Kakaroth. Ogni
volta che facciamo il campeggio sempre la stessa storia!” si
lamentò Vegeta.
Spinse più a fondo il picchetto nel terreno fangoso.
“Ogni
domenica mi tocca
svegliarmi ancora prima del solito e già mi sveglio presto.
Mio nipote spesso
mi chiama perché vorrebbe venire anche lui qui.
Questa
volta, poi, ho
avuto la pessima idea d’invitarti per partire direttamente
sabato pomeriggio e
così ci siamo beccati la pioggia.
Tutti
i giorni a me preparare la
colazione per quel
gruppo di cavallette. Per colpa tua, però, ogni domenica
devo correre fino a
casa tua per vedere se sei vivo e sei riuscito a preparare il minimo.
Invece,
quasi ogni volta stai litigando con Chichi per non portarti quegli
zaini
universali che tuo figlio Gohan si sogna ancora nei suoi incubi
peggiori! Ogni
volta ti dimentichi il punto dove dobbiamo accamparci! Perdiamo otto
ore dietro
ai poveri animaletti che vuoi soccorrere e di…” si
lagnò Vegeta.
“Grazie”
sussurrò Goku.
“Di
niente” rispose il
principe dei saiyan.
Goku
s’inginocchiò
accanto a lui e conficcò il picchetto per terra.
“Vegeta,
amici?”
domandò.
“Alleati”
ringhiò il
Briefs.
Goku
gli sorrise.
“Sì,
principe”.
Vegeta
arrossì.
<
Lunedì saremo
distrutti, come sempre, ma ne sarà valsa la pena >
pensò.