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Autore: Katie Who    07/06/2014    1 recensioni
[Seguito di: Promise me you'll come back]
La storia è ambientata nel post 4x10 di TVD e si sviluppa prendendo spunto dagli eventi di The Originals pur non seguendone esattamente l'ordine temporale.
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"L’ultima cosa che Kol vide prima di sentirsi andare in fiamme il cuore e tutto il resto, fu la faccia di suo fratello Nik, attonito, appena arrivato davanti alla porta dei Gilbert, ma ormai troppo tardi. Si chiese se suoi fratelli avrebbero sentito la sua mancanza o se lui avrebbe sentito la loro. In quanti atroci modi avrebbero distrutto le vite di Elena e Jeremy vendicando quello che gli avevano fatto?"
E se invece ci si trovasse costretti a guardare i propri fratelli vivere perfino meglio di prima? Chi può soccorrerti quando è il tuo stesso sangue a ripudiarti?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Klaus, Kol Mikaelson, Nuovo personaggio, Rebekah Mikaelson
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Family Don't End With Blood.'
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So di averlo già scritto nell'Introduzione, ma ripetere non fa mai male XP
Questa FF è il seguito di Promise me you'll comeback, è strettamente collegata agli eventi del primo arco narrativo (senti che parolone XD) quindi è un po' imprescindibile la lettura della prima da questa. Comunque sia, ebbene si, alla fine è arrivata una mezza ispirazione ed ecco il primo capitolo!
Dal momento che sono nel bel mezzo della sessione estiva, non so quando aggiornerò di nuovo, ma sono felice di riprendere in mano questi personaggi *_______* Tra l'altro ormai è ufficiale, Kol comparirà in alcuni flashback della seconda stagione di TO e io sto già stappando lo spumante!!! Detto questo, s
pero che la storia vi piaccia e come al solito sono apertissima alle critiche :) Grazie e alla prossima!





 
Capitolo 1 – The Funeral





 
“Ogni separazione ci fa pregustare la morte; ogni riunione ci fa pregustare la resurrezione.”
Arthur Schopenhauer.
 
 
 





Non era trascorso molto tempo da quando Kol era partito per raggiungere la sua famiglia in America, eppure con la sua precipitosa dipartita molti problemi erano svaniti nel nulla. Mia aveva terminato gli ultimi esami all’università e fissato una data per la discussione della tesi, sembrava impossibile, ma si, si sarebbe laureata. Durante tutta l’estate aveva lavorato sulla tesi, potendo dedicare alla magia ed allo studio dei grimori poco tempo, ma questo non aveva impedito ai suoi poteri di farsi ogni giorno più presenti. Lisa era riuscita a rimettersi in pari con gli esami, la sua memoria da vampira le permetteva di fare cose che prima sarebbero state assolutamente impossibili, ed aveva anche iniziato a frequentarsi seriamente con un ragazzo, il rischio di mangiarlo era sempre dietro l’angolo, ma faceva passi da gigante. Monica continuava a lavorare per Thomas, ormai aiutarlo nella parte organizzativa delle attività del Consiglio era diventata la sua quotidianità. A volte era come trovarsi in un film, a dover gestire situazioni al limite del comprensibile, ma per fortuna c’era Andrev ad aiutare lei e Thomas. Da quando Kol aveva soggiogato Luis aveva ricominciato a godersi la vita, non dovendosi più preoccupare ogni attimo di che cosa quell’uomo stesse facendo e come era ovvio, anche la vita di lui aveva ripreso a viaggiare sui giusti binari. Francesca si divincolava al meglio delle sue possibilità, fra l’università, il lavoro e la promessa fatta a Mia di aiutarla con le traduzioni, cercando di ritagliarsi dei piccoli squarci di tempo per incontrarsi con Andrev con cui aveva iniziato a vedersi da qualche mese. Sebbene ancora entrambi si ostinassero a non voler catalogare la loro relazione, come una vera relazione, era abbastanza chiaro che si piacessero.
Quella sera avevano organizzato uno dei loro soliti incontri a base di alcool per festeggiare l’approvazione finale della tesi di Mia e dunque la sua ormai prossima laurea. Anche senza Kol, avevano continuato a vedersi e a frequentarsi, tanto che ormai nessuno di loro  poteva più mancare ad una qualunque delle loro uscite. Mia e le sue amiche avevano imparato a capire e tollerare quel mondo così diverso dall’umano, e nel farlo avevano anche aiutato Lisa a fare i conti con ciò che era diventata. Thomas e Andrev vivevano quel rapporto con loro come una fuga dai mille impegni che dovevano giornalmente affrontare. Quando si ritrovavano insieme, liberi di sfogarsi ognuno delle proprie frustrazioni, non c’erano differenze, non erano streghe, vampiri o umani, erano solo sei ragazzi che si destreggiavano con una vita che ogni giorno si faceva più complicata. Nonostante fosse inverno inoltrato e ci fosse un vento secco e tagliente fuori, nessuno avrebbe mancato quel piccolo party. Ognuno di loro aveva partecipato a quella tesi, alcuni in modo attivo altri solo passivamente dovendo sopportare il perenne nervosismo della ragazza, ma senza ombra di dubbio tutti loro meritavano di festeggiarla. Thomas diceva sempre che lo aveva esaurito di più ascoltare le paranoie di Mia su come strutturare i capitoli, che dover organizzare il trasferimento della sede del Consiglio dal vecchio palazzo in cui viveva, a quello nuovo di zecca che aveva acquistato. Il vecchio complesso di appartamenti era diventato inadatto a gestire la grande mole di persone che facevano costantemente avanti e indietro dallo studio di Thomas, senza contare che aveva dovuto pensare alla sicurezza dei novizi a cui le streghe non concedevano anelli. L’incursione di Elijah e le minacce a Mia avevano decisamente raffreddato i rapporti fra le due comunità, e lo scambio di favori era stato interdetto, sebbene nessuna delle due fazioni avesse mai compiuto ostilità verso l'altra. Thomas era costantemente impegnato in continue riunioni con la Reggente, nel tentativo di riportare la situazione alla calma iniziale. Dalla sua il ragazzo poteva fare affidamento sul suo ottimo carattere, ed una certa propensione alla diplomazia, erano tutti certi che presto o tardi sarebbe riuscito a riconquistare la fiducia delle streghe. Anche la famiglia di Mia lo aiutava cercando di rimediare all’errore commesso in passato, pur non abbandonando del tutto le loro riserve. Thomas sapeva come conquistare il cuore delle persone, come guadagnarsene la fiducia e la stima, era leale ed onesto, e un gran lavoratore, ma se fosse dipeso da lui, non si sarebbe mai infilato in quella storia. Per certi versi era assolutamente incredibile credere che qualcuno come lui potesse avere un rapporto d'amicizia con uno come Kol.
Il locale in cui si sarebbero incontrati quella sera era un piccolo pub di Trastevere che spesso avevano frequentato, cocktail con la giusta quantità di alcool e prezzo dimezzato fino alla mezzanotte. Trattandosi di un giorno lavorativo e non del week-end la piccola sala interna era quasi completamente vuota, lasciando a loro tutto lo spazio necessario per poter dare sfogo alla loro felicità. I vicoli stretti del quartiere, le comitive di ragazzi che si raggruppavano nella piazze riempiendo l'aria di un chiacchiericcio melodioso, erano le loro serate preferite quelle. Le serate che finivano sempre con loro sei sbronzi a ciondolare con poco equilibrio qui e lì, zittendosi l'un l'altro nel tentativo di non fare troppo baccano. Erano le serate in cui vedevano l'alba insieme, aspettando che la sbronza fosse svanita, erano quelle più semplici e per questo le più speciali. Non che avesse mai avuto problemi di soldi, ma da quando Thomas gestiva il Consiglio, aveva preso la bellissima abitudine di offrire da bere, e non c'era fine ai litri di alcool che passavano per le loro mani. La vecchia Lisa sarebbe svenuta e collassata dopo il secondo cocktail al massimo, ma da quando era diventata una vampira sembrava non averne mai abbastanza. Loro che erano invece delle comunissime umane iniziarono ben presto ad avvertire l’euforia prendere il controllo dei loro sensi. Mia faceva impazzire la ragazza del bar, aprendole il rubinetto dell’acqua ogni volta che si girava, con il rischio che tutti la vedessero usare i suoi poteri. Ad un certo punto aveva iniziato a far sollevare dalla sua mano delle piccole luci, sostenendo di poterle far diventare dei veri e propri fuochi d’artificio. E la cosa preoccupante era che intendeva veramente farlo in un locale piccolo, chiuso e con il soffitto bassissimo, nel migliore dei casi li avrebbe fatti saltare tutti in aria. Fortunatamente Thomas la portò fuori, evitando così che rischiasse di mandare a fuoco l’intero locale.
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Kol quella stessa sera si trovava dall’altra parte del mondo. Camminava lungo un marciapiede di Mystic Falls ascoltando una canzone messa sul suo nuovo telefonino. Aveva ancora con sé l’mp3 di Mia, ma pochi giorni dopo essere arrivato in America le batterie si erano esaurite e lui non aveva mai avuto il tempo di cercare un caricabatterie compatibile. Nonostante fosse spento da mesi, lo teneva nella tasca interna della giacca, a ricordargli il posto in cui sarebbe dovuto tornare una volta risolta quella faccenda. Ricevette una chiamata dalla persona che in quel momento avrebbe voluto vedere morta, perfino più di suo fratello Klaus. Un ragazzino, fratello di una ragazza molto problematica, con cui aveva già avuto a che fare. Non c’era stato giorno che non si fosse rimproverato il non averli uccisi entrambi quando li aveva conosciuti, se lo avesse fatto, ora quel ragazzo non sarebbe un cacciatore e non starebbe conducendo tutti alla cura.
«Jeremy Gilbert, mi fa piacere essere ancora fra le tue chiamate rapide, amico!» - gli disse rispondendo.
In realtà non era Jeremy a chiamarlo, ma Elena, sua sorella. L'insopportabile ragazzetta di provincia per cui il destino dell'intero mondo poteva essere messo in pericolo. Molti di quelli che stavano cercando la cura, lo facevano per lei. Fondamentalmente perché quella ragazza faceva pendere dalle sue labbra i due Salvatore, e poteva contare su un nutrito numero di amici. Elena Gilbert era perfino stata la protetta di suo fratello, se non l'avesse trovata così terribilmente insopportabile, forse ne avrebbe apprezzato l'unicità. Trovò ironico ed anche sospetto che lo chiamasse per patteggiare una tregua.
Raggiunse la porta della casa della ragazza in pochi istanti. Venne invitato ad entrare e stette al gioco assecondando il suo temporeggiare finché non ne ebbe abbastanza.
«Vogliamo parlare di Silas, o continuiamo a chiacchierare del nulla?» - le domandò spazientito.
«Nessuno crede in Silas a parte te, perché?» - gli chiese lei raggiungendolo con un bicchiere di liquore in mano. Spiegarle tutta la faccenda era assolutamente fuori discussione, quindi accorciò il racconto alla parte storica e meno attuale. - «Perché ti spaventa così tanto?» - lo incalzò.
«Si dice che se Silas risorgerà ci sarà l’Inferno sulla Terra. Ma a me la Terra piace esattamente così com’è.» - il suo pensiero volò subito in Italia. A quei ragazzi che aveva dovuto salutare, al suo migliore ed unico amico. Ed anche a quella ragazza che lo aveva fatto tanto divertire e con cui prima o poi avrebbe dovuto sistemare le cose. Se la immaginava china sui libri a preparare la tesi. Chissà quanti altri progressi aveva fatto nell’uso della magia da quando se ne era andato. Era testarda e prepotente, probabilmente sarebbe stata in grado di cambiare la rotazione terrestre se solo se lo fosse messo in testa. Silas non doveva essere risvegliato, non se la cosa poteva essere evitata strappando un braccio al piccolo Gilbert. Elena sembrava veramente intenzionata a stabilire una tregua o almeno, stava fingendo molto bene. Non era stato molto a Mystic Falls, non conosceva fino in fondo le persone coinvolte in quella malsana caccia al tesoro, ma aveva scambiato qualche parola con la sua dolce sorellina. Rebekah gli aveva detto che nessuno di loro si sarebbe mai fermato in quella ricerca, perché erano tutti convinti che fosse la cosa migliore per Elena. Elena, Elena, Elena, tutto in quella città ruotava intorno a lei, eppure a lui non sembrava affatto che quella ragazzina potesse avere controllo sugli eventi che si stavano e si sarebbero scatenati. Stipulare una tregua con lei significava avere fede nel fatto che lei li avrebbe fermati, e forse si, poteva sforzarsi di credere che sarebbe riuscita a controllare i suoi amichetti ed i due Salvatore, ma di sicuro non avrebbe mai potuto fermare i suoi fratelli. Né Nik né Rebekah si sarebbero mai fermati, ormai avevano saputo della cura, e l'avrebbero avuta,  questo purtroppo metteva un punto definitivo ed irremovibile ad ogni trattativa. Si allontanò da quella casa giusto il tempo di veder rincasare il piccolo Jeremy. Lui non era Elijah, a lui non erano mai piaciuti i patti, lui non era corretto né di parola, doveva evitare ad ogni costo che qualcuno risvegliasse Silas, ed affliggere al ragazzo un piccolo dolore avrebbe salvato molte vite. Soprattutto una. Tornò in quella casa intenzionato a prendersi la vita di entrambi, se fosse stato necessario. Calciò la porta spezzando la serratura ed entrando come un tornado. Per Kol uccidere due persone, era un gioco da ragazzi, lui che era abituato a farne fuori decine e decine. Forse fu questa eccessiva sicurezza a farlo fregare. Il coltello ed un getto d'acqua ripieni di verbena lo rallentarono quel tanto che bastò ad Elena per sfilargli il paletto di quercia bianca che teneva al sicuro proprio accanto al petto.
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«Posso fare dei fuochi d’artificio, senza far bruciare nessuno, dico sul serio!» - disse lei cercando di rientrare.
«Oh ne sono assolutamente certo, ma non pensi che il cielo sia già bello così com’è?» - Mia alzò gli occhi e vide solo un telo nero, senza stelle o luna. In città era difficile avere un panorama migliore di quello.
«Non si vede niente.» - piagnucolò sentendo la presa di Thomas farsi più leggera. - «Dovrei fare delle stelle?» - disse approfittandone per svincolarsi, e cominciare di nuovo a far apparire delle piccole scintille dal palmo della mano. Si voltò per mostrarle al ragazzo, aspettandosi di trovarlo lì, dietro di lei, con lo sguardo imbronciato ed un’aria di rimprovero. Invece lo vide a terra, circondato dalle scintille che incontrollatamente stava rilasciando per l’aria. - «Tom? Tom? Che succede? Thomas!!!» - si gettò su di lui, le sua urla richiamarono l’attenzione dei ragazzi nel locale che subito la raggiunsero.
«Che succede?» - disse Lisa chinandosi su Thomas. - «Che diamine è successo, Mia fa qualcosa!» - cercò di ricordare quello che aveva letto sulla cura con l’energia, ma Thomas era un vampiro, come poteva curarlo lei se non si curava da solo?
«Questo non è possibile…» - disse Andrev.
«Cosa?» - gli chiese Monica.
«Sta morendo, ma non…» - il ragazzo non riusciva a parlare, nessuno di loro riusciva veramente a dire qualcosa.
«E’ successo tutto in un istante, era dietro di me, stava bene.» - Mia continuava a cercare di passargli dell’energia, ma Thomas non rispondeva, aveva gli occhi chiusi, era freddo. Lisa piangeva.
«Non può essere morto, siamo vampiri i vampiri non muoiono!» - continuava a ripetere la ragazza stringendo la mano di Thomas. Per lei più che per chiunque altro era assolutamente impossibile perderlo, era stato il suo mentore, un suo amico, la sua guida attraverso la scoperta di una nuova sé.
«Portiamolo in macchina non possiamo rimanere qui. Fra, paga, ci vediamo a casa più tardi.» - Mia e Lisa andarono con Andrev raggiungendo il nuovo appartamento di Thomas. Andrev teneva l’amico in spalla, mentre loro ammutolite lo seguirono fino a raggiungere la stanza. Non c’era una spiegazione a tutto quello, non c’era un medico per vampiri che potesse aiutarlo. Non potevano nemmeno pensare agli ospedali, era una creatura sovrannaturale, immortale, che ora, inspiegabilmente stava morendo. Non aveva senso per loro, il cui mondo aveva smesso di girare secondo le comuni regole di buon senso, figuriamoci per qualcun altro.
«Che diavolo è successo Andy? Che gli è successo?» - Mia non riusciva a capire, mentre Lisa cercava di trattenere la disperazione che le faceva su e giù nella gola strozzandole il fiato.
«Non lo so, non ho mai visto una cosa simile.» - Andrev era sotto shock come tutte loro. Solo che riusciva a nasconderlo meglio, non aveva nessuna risposta da darle, era in un vicolo cieco esattamente come lei.
Improvvisamente un vampiro arrivò nella stanza, sembrava altrettanto sconvolto, eppure erano stati attenti affinché nessuno li vedesse. Andrev si allontanò con lui, parlarono a lungo, finché il vampiro non se ne andò esattamente com’era arrivato.
«Ce ne sono altri.» - sibilò Andrev.
«Che vuol dire?» - domandò Lisa, riuscendo finalmente a parlare.
«Molti novizi, ma anche alcuni amici di Thomas… Sono tutti così…» - non c’erano parole adatte per spiegare quello a cui stavano assistendo. Mia ebbe un sussulto e scappò una lacrima anche a lei.
«Riv… » - disse. - «E’ morto.» - non avvertiva più alcuna energia in lui. L’ultima scintilla si era spenta, ed il suo corpo era livido e rigido.
«Non dire stronzate, non può morire, i vampiri non hanno infarti o cazzate simili!» - le urlò contro la ragazza completamente sopraffatta dal dolore, mentre lei cercava di abbracciarla.
«Stanno morendo tutti…» - disse Mia rompendosi anche lei in quell’abbraccio. La strinse a sé con tutta la forza che aveva, perché un pensiero l’aveva sopraffatta, ed ora aveva solo paura che quella stesse fine potesse toccare anche a lei. Strinse la sua migliore amica così forte da farle quasi male, Francesca e Monica le trovarono così, abbracciate e sconvolte.
«Che sta succedendo, sotto c’è il caos.» - dissero.
«Credo che…» - Mia aveva le lacrime che le inzuppavano il viso, e il pianto che le bloccava le parole. - «Tutti i vampiri che Thomas aveva creato siano morti.»
«Perché?» - le chiesero le altre in coro. Già, perché? La risposta le era sovvenuta insieme al ricordo della persona che innocentemente gliel’aveva fornita tempo prima. Tutti i vampiri erano legati all’Originario che aveva dato il via a quella dinastia, quindi in questo caso a Kol. Ma come poteva rispondere a quella domanda? Come poteva trovare la forza di accettare non solo di aver perso Thomas, di averlo visto spegnersi in un attimo sotto i suoi occhi, ma anche che da qualche parte Kol fosse morto? Era stretta a Lisa, terrorizzata all’idea che forse anche lei ed Andrev potessero essere portati via dalla stessa maledizione e non la lasciò andare per tutta la notte. Non riusciva nemmeno a chiedersi come avesse fatto quella serata, che doveva essere di gioia, a trasformarsi nella più grande tragedia che le avesse mai colpite sino ad ora. Restarono lì quella notte, a dormire nella stanza con il corpo senza vita di Thomas, sperando che magari fosse solo un incubo, e si risvegliasse. Forse stava solo dormendo, era quello che si erano dette, mentendosi guardandosi l’una negli occhi dell’altra.
Quando le ragazze si furono addormentate Mia si allontanò alla ricerca di Andrev, ed ogni piano che percorreva, sembrava assicurarle che purtroppo la deduzione che aveva avuto era quella corretta. C’erano corpi ovunque, vampiri che si chiedevano cosa stesse accadendo, qualcuno che ipotizzava in una maledizione delle streghe e organizzava spedizioni punitive. Alcuni dei corpi li riconosceva, molti li aveva incrociati più volte, eppure non poteva essere vero,  Kol era immortale,  e se questo non fosse bastato, era sempre lui ad uccidere per primo.
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L’ultima cosa che Kol vide prima di sentirsi andare in fiamme il cuore e tutto il resto, fu la faccia di suo fratello Nik, attonito, appena arrivato davanti alla porta dei Gilbert, ma ormai troppo tardi. Si chiese se suoi fratelli avrebbero sentito la sua mancanza o se lui avrebbe sentito la loro. In quanti atroci modi avrebbero distrutto le vite di Elena e Jeremy vendicando quello che gli avevano fatto? E fu strano morire, perché si avvicinò più di qualunque altra cosa al ricordo che aveva della vita. Il dolore, lo spaesamento, l’incontrollata paura, quella mano portata all’altezza del petto, fra le fiamme che lo divoravano risucchiandogli l’eternità. Stava bruciando anche l’mp3 nella sua tasca, sarebbe bruciato insieme a lui.
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Mia aveva avuto ragione, tutti i vampiri morti quella sera erano legati a Kol, gli altri non avevano avuto alcun problema. Lisa ed Andrev stavano benissimo, li aveva controllati maniacalmente per giorni, ma la paura di vederli spegnersi, non l’avrebbe più lasciata. Se qualcuno era riuscito ad uccidere Kol, poteva fare lo stesso con i suoi fratelli, nessuno sarebbe più stato al sicuro. Il funerale di Thomas fu organizzato da Andrev, l’unico fra loro a riuscire ancora ad avere un contatto con la realtà. Anche i genitori di Mia offrirono il loro aiuto, mettendo da parte le ostilità e guardandoli solo come giovani uomini e delle giovani donne distrutti dal dolore per la perdita di un amico. Thomas non era cattolico,  quindi evitarono le chiese, ma c’erano molti vampiri che volevano dedicargli un ultimo saluto, dato che si era sempre preso cura di molti di loro. Non avrebbe saputo dire quanti, ma il via vai di persone che vennero a salutarlo, fu incessante. Lo seppellirono solo dopo che Mia ebbe protetto il suo corpo con un incantesimo, in una cappella di un cimitero vicino Roma, riempita di fiori e messaggi. Loro cinque rimasero fin quando non scese la notte, appoggiati alla parete in cui avevano tumulato il loro amico. Nessuno riusciva ad uscire da lì, o a trovare la forza per sollevare gli altri. Erano tutti zitti, ognuno chiuso nel proprio dolore a ricordare quanto avessero condiviso negli ultimi mesi. Dopo che Kol era partito si erano tutti impegnati affinché quello strano gruppo continuasse a funzionare, ad avere una routine, ad incontrarsi anche fra i mille impegni. Thomas figurava nei ringraziamenti della tesi di Mia, insieme a Kol, perché ad ognuno di loro lei aveva qualcosa per cui dire grazie. Ed ora se le sue supposizioni erano esatte, non avrebbe potuto farlo, con nessuno dei due. Non ci sarebbero state foto di lei e Thomas con la corona d’alloro, non lo avrebbe visto sfogliare la sua tesi e guardarla con l’aria interrogativa di chi vuole fingersi uno stupido che non è. Non l’avrebbe presa in giro per la troppa seriosità, né avrebbero potuto ubriacarsi insieme, ora che finalmente poteva concedersi il meritato riposo. Così come non avrebbe mai potuto usare la sua tesi come arma contro Kol, quando lo avrebbe rivisto. Aveva immaginato quella scena centinaia di volte, e lei finiva sempre a prenderlo a botte usando le sue centoquaranta pagine rilegate alla perfezione. Rimasero ore, tutti appoggiati al muro freddo di quella cappella, ognuno di loro aveva seppellito una parte di sé insieme a quel ragazzo che giaceva senza vita alle loro spalle. Era difficile spiegare come Thomas con la sua gentilezza fosse riuscito a farsi amare profondamente da ognuno di loro. Era difficile per Andrev  perché nonostante la persona scaltra e gelida che era, nonostante il modo in cui era vissuto, era riuscito a fidarsi di qualcuno al punto da votare a lui non solo la sua lealtà, ma soprattutto la sua amicizia. Thomas era bravo ad insinuarsi dentro le persone, a conquistarle, a farsi amare, perché era il rifugio caldo in cui si poteva tornare dopo le giornate di tempesta, era sempre stato lì a prendersi cura di tutti loro. Quella fu una delle ultime volte che si ritrovarono tutti insieme. Come se dicendo addio a lui avessero anche salutato i giorni felici della loro amicizia. A lei ci vollero mesi, prima che riuscisse ad affrontare la cosa, così come per Lisa che si era chiusa praticamente nel mutismo più totale. Tutti  erano fortemente provati da quella perdita, così improvvisa, così ingiusta, così insensata. Sebbene nessuno mancò alla sua discussione di laurea, non ci furono festeggiamenti, non ci furono sorrisi allegri, non ci fu niente se non la mancanza di qualcuno. Non c’era nulla per cui festeggiare. Se ne andarono subito dopo tornando ognuno alle proprie vite, quasi senza nemmeno scambiarsi un saluto, come se quel giorno fossero tutti riuniti nella sala delle lauree senza nemmeno ricordarsi il perché. Thomas era morto e probabilmente anche Kol e lei ancora non aveva trovato il coraggio di dirlo ai suoi amici, che annegavano nelle loro domande e dubbi. Aveva finalmente concluso il suo percorso di studi, eppure l’unica cosa a cui riusciva a pensare, era il viso di Thomas, grigio e spento, immaginava quello di Kol allo stesso modo da qualche parte dall’altra parte del mondo. Quasi ad un anno dalla partenza di Kol, ed a sette mesi dalla morte di Thomas, Andrev era a capo di una delle fazioni che si contendevano la leadership del Consiglio. Agli occhi delle fazioni più conservatrici, lui restava il traditore destinato a bruciare al sole. Lui e Francesca avevano smesso di frequentarsi, era accaduto senza liti, senza discussioni, quasi senza dirselo. Semplicemente era successo, lui troppo preso nel tentativo di conservare ciò che Thomas aveva costruito, lei troppo immersa fra i suoi mille impegni. Ma Francesca era stata solo l’ultima di loro a venir allontanata, aveva cominciato licenziando Monica dal posto di lavoro, avendo con lei una discussione violentissima. Era finito a discutere con Lisa per delle ragioni che nessuno dei due aveva voluto confessare, trafiggendola quasi a morte. E lei aveva semplicemente smesso di chiamarlo, un po' perché la sua comunità non voleva schierarsi con nessuna delle fazioni in guerra, un po' perché avevano sempre meno da dirsi, e sempre più cose da tacersi. Come se tutto quello che di bello avessero condiviso fosse stato spazzato via da un tifone, la morte di Thomas li aveva spezzati, divisi, allontanati. Loro quattro continuavano a vedersi ogni tanto, con Monica e Lisa che sparavano a zero su Andrev e lei ed in minima parte Francesca cercavano di difenderlo. Una delle ultime volte che aveva sentito Andrev le chiedeva di provare a contattare Kol, dato che a lui non rispondeva. Doveva essere stato terribile affrontare tutto quello senza il supporto di nessuna delle persone che lo avevano accolto e salvato dalla condanna a morte. Si trovava da solo senza avere la più pallida idea di cosa fosse accaduto, e con il terrore che potesse accadere ancora. Si stava tutto sgretolando, stava cadendo tutto a pezzi.
«E’ inutile che continuiamo a negarlo, Andrev è uno stronzo!» - sbottò Lisa, che era passata dalla fase del dolore a quella dell’essere incazzata col mondo intero.
«Avreste dovuto sentire cosa mi ha detto per mandarmi via. Ma poi come diavolo gli è venuto in mente? Siamo amici!» - la supportò Monica.
«La morte di Tom ci ha cambiato tutti, lui non è diverso. Cerchiamo di venirci incontro.» - Francesca era sempre la più calma fra di loro.
«Io sono buona e cara, però Frappé questo non significa che Andy la possa sempre passare liscia! Magari tu riesci a perdonarlo, ma io ho solo una gran voglia di staccargli la milza!» - Lisa fece per alzarsi dal tavolo del bar, intenzionata a non si sa fare cosa, con gli occhi completamente rossi. Pesti di sangue e circondati da quelle inquietanti vene nere che le comparivano solo quando si nutriva.
«Stai buona.» - le sibilò Mia tirandola di nuovo a sedere.
«Si Riv tranquilla, c’è gente.» - sottolineò Monica.
«Ultimamente ci siamo un po’ tutti lasciati andare…» - aggiunse Mia. - «Tu che non vai all’università, Francesca che allontana Andy, lui che si fa divorare dal Consiglio, e anche io ho fatto la mia parte…» - non che se la fosse spassata, anzi dopo la laurea si era buttata a capofitto nello studio e nella pratica della magia.
«La differenza fra noi e lui, è che noi siamo qui a parlarne, lui è chiuso nella sua roccaforte a farsi i cazzi suoi.» - quando non erano gli altri ad attaccarlo, era Francesca a riservare per lui le frecciate più velenose, ma ne aveva tutto il diritto. Fra di loro probabilmente era quella con più ragioni al mondo per volere un confronto con Andrev. Erano amiche da troppo per lasciare che anche il loro legame venisse distrutto da quel dolore, per questo avevano deciso di incontrarsi e cercare di appacificare le cose almeno fra di loro.
«Per lui è diverso. Ci sono schiere di vampiri che lo vorrebbero seppellire insieme a Thomas pur di riprendersi il potere del Consiglio, penso che sia normale che sia diventato più prudente…» - cercò di spiegare lei.
«Scusa, ma mi fai capire perché lo difendi tanto? Francesca ok, lo posso capire, ma tu mi suoni strana.» - Lisa non aveva tutti i torti, se non avesse saputo ciò che sospettava probabilmente anche lei si sarebbe arrabbiata con Andrev per essere scomparso.
«Di solito sei la prima a pensar male, inoltre ti sei dimenticata che Andrev non sta facendo niente per evitare che i vampiri si scaglino contro di voi?» - da quando Thomas era morto, molti vampiri avevano deciso di combattere contro le streghe, ritenendole colpevoli. Andrev non faceva parte di questi schieramenti, ma non possedeva nemmeno abbastanza potere da fermarli del tutto. Inoltre dagli stati del nord arrivavano costanti rapporti su feroci ed improvvisi attacchi da parte di branchi di lupi. Le voci sull’instabilità del Consiglio si erano diffuse a macchia d’olio, ed avevano evidentemente dato nuova linfa vitale alle ambizioni dei licantropi. Quelle creature erano state cacciate da quei luoghi molti anni prima, stermini e barbarie di cui Mia aveva letto in alcuni libri, ma non aveva mai visto un licantropo in carne ed ossa, e si chiedeva di cosa fossero realmente capaci.
«Credo di sapere cos’è successo quella sera.» - disse improvvisamente. Fu come se una coperta di lana da una tonnellata fosse calata sopra il loro tavolo. - «Una volta Kol mi ha detto che tutti i vampiri sono legati all’Originale che li ha creati, quindi se quello muore, tutta la sua stirpe muore con lui.» - aveva elaborato la cosa in quei mesi, aveva anche cercato una soluzione, ma nei suoi grimori non c’era nulla che parlasse di qualcosa vagamente simile. Era stata Esther a legare insieme i suoi figli, ma qualche altra strega doveva aver modificato il suo incantesimo, lei non conosceva nulla di quella magia.
«Ed esattamente quand’è che ti sei ricordata questa cosa?» - domandò Monica.
«Poco dopo la morte di Tom, ma non ho avuto il coraggio di dirlo…. Insomma…» - non era stato corretto tenersi quel presentimento per sé, ma quale differenza avrebbe fatto dirlo? Nessuno di loro poteva cambiare le cose.
«Significherebbe che è morto anche Kol.» - tuonò Francesca.
«Ti ha detto una cazzata. I vampiri Originali non posso essere uccisi, e fidati lo so, ci ho provato.» - aggiunse Lisa.
«Sono più difficili da uccidere degli altri vampiri, questo si, ma uno dei fratelli di Kol è stato ucciso poco prima che lui arrivasse qui. Quindi in realtà esiste un modo esiste. Altrimenti perché sono morti solo i vampiri legati a Kol e a Thomas?» - di alcuni non era riuscita a risalire fino all’Originario che li aveva creati, ma le era bastato notare che Kol era il comune denominatore a molti di loro, per credere a quella brutta sensazione che le stringeva lo stomaco.
«Forse…» - Lisa stava cercando di trovare una spiegazione alternativa.
«Tu, Andrev e Thomas eravate sempre insieme, perché solo lui? Una maledizione avrebbe colpito tutti i vampiri indistintamente, quindi ne ha toccati solo alcuni specifici è perché c'è un denominatore comune: Kol.» - cercava di spiegare al meglio delle sue capacità quello che era riuscita a mettere insieme in quei mesi di elaborazione. - «E né tu né Andrev siete stati colpiti perché evidentemente l?Originario che ha creato la stirpe da cui deriva Andrev non era Kol!» - e decisamente non avrebbe potuto esserne più felice.
«E’ assurdo, ma ha senso.» - disse Monica.
«Mi stai dicendo che Kol è morto?» - domandò sconvolta Lisa.
«Vi sto dicendo che credo esista questa possibilità.» - ed ammetterlo la feriva più di quanto trasparisse.
«Ecco perché ti sei chiusa a studiare nemmeno dovessi trovare il Santo Graal.» - la riprese Francesca.
«Ho cercato di tutto, ma alla fine questa è l’unica spiegazione che farebbe quadrare le cose. Inoltre se così non fosse, perché Kol non si è presentato al funerale di Tom?» - la sua assenza aveva fatto gelare il sangue a tutti.
«Ha ragione, Andrev lo ha chiamato per giorni, ma non gli ha mai risposto.» - Francesca si ricordava benissimo quanto Andrev fosse deluso dal comportamento di Kol. Lo aveva cercato per settimane anche dopo la morte di Tom, per chiedergli aiuto, farsi dare un consiglio, anche solo semplicemente poter parlare con qualcuno che credeva amico, ma non era mai riuscito a contattarlo.
«E quindi avrei pensato ad una cosa…» - aggiunse poi Mia diventando improvvisamente molto sicura. - «Ma ho bisogno che voi mi aiutiate.» - potevano litigare per mesi, allontanarsi, non sentirsi, essere scortesi l’una con l’altra, ma alla fine sarebbero sempre finite lì, intorno al tavolinetto di quel bar, a cercare forza l’una nell’altra.
«Vai. Spara.» - la esortò Monica. Mia cominciò a rivelare alle ragazze cosa aveva scoperto durante lo studio e la pratica, spesso dovette ripetere le cose due o tre volte, perché alcuni passaggi non riusciva proprio a farglieli credere possibili, ma alla fine come era prevedibile tutte accettarono di aiutarla. Non era facile spiegare in pochi minuti, ciò che a lei era riuscito di capire in intere settimane. I suoi poteri ormai le davano la sensazione di poter fare qualunque cosa, e vedere in quanti e quali modi nel corso dei secoli le streghe avevano utilizzato la magia l’aveva del tutto convinta che infondo, non vi fosse nulla di realmente impossibile.
«Andrev, ho bisogno che tu mi faccia un favore.» - disse Francesca chiamando il ragazzo. Il piano era iniziato.
«Sono occupato al momento.» - rispose con sufficienza il ragazzo. E sicuramente lo era, ma a Francesca rispondeva sempre.
«Disoccupati e ascoltaci o ti giuro che vengo lì di persona!» - Lisa aveva strappato il telefono dalle mani dell’amica ed aveva iniziato ad urlare, tanto che alcuni ragazzi l’avevano guardata con aria perplessa.
«Riv so che sei stata mollata, non ho davvero tempo per questo adesso.» - disse ancora lui.
«Io lo ammazzo.» - sentenziò Lisa mentre Mia le prese il telefono prima che potesse continuare con le minacce.
«Andy ho bisogno che controlli da dove provenivano le chiamate del fratello di Kol. Sul telefono di Thomas ce ne saranno sicuramente a bizzeffe, ma io non ho idea di come avere i tabulati.» - era molto più propenso ad ascoltare le sue richieste rispetto a quelle di chiunque altro, perché sapeva che avere l’appoggio di Mia e della sua famiglia avrebbe potuto garantirgli un’alleanza con le streghe. Cosa che in quel momento di forte instabilità, non poteva assolutamente rifiutare.
«Lascia stare. Kol non vuole farsi trovare.» - c’era delusione nel tono di Andrev, c’era l’amarezza di un amico che non risponde proprio nel momento in cui hai più bisogno di lui.
«Credo che quello che è successo a Thomas sia successo anche a Kol. Ho bisogno che tu ci aiuti.» - non c’era modo che Andrev potesse contestare quella richiesta, il tono di Mia non permetteva repliche.
«D’accordo…» - acconsentì spazientito. Avrebbe speso qualche ora della sua esistenza per aiutare quelle quattro pazze. - «Ma mi dovete delle spiegazioni.»
«Ti spiegherò tutto più tardi, chiamami quando hai notizie.» - le ragazze salirono in macchina dirette verso casa di Mia, da qualche parte in uno dei centinaia di grimori che aveva studiato, aveva imparato un incantesimo di localizzazione. Era diventata piuttosto brava, nel gestire i suoi poteri, sebbene ancora non fosse in grado di controllarli pienamente. In particolare l’appassionava l’idea di crearne di nuovi, o di modificare quelli già provati da altre streghe rendendoli personali ed adattandoli alle esigenze che si presentavano. Nel frigorifero di casa sua c’erano ancora le tre siringhe che le aveva dato Kol. Inizialmente aveva pensato di portarle in ospedale, ma un sesto senso l’aveva poi fermata. E se qualcuno fosse morto con quel sangue in circolo? Avrebbe creato dei vampiri inconsapevoli e liberi per la città con il rischio che nuocessero a persone innocenti. Lo aveva conservato lì per tutto quel tempo, senza sapere bene cosa farci. Mentre le altre tre stendevano una tovaglia sul tavolo del salotto lei tirò giù dalla libreria l’atlante, ed aprì sulla cartina degli Stati Uniti. Posizionò la sabbia nera intorno alla mappa e poche gocce del liquido rosso, incrociò le mani sopra di esso ed iniziò a recitare l’incantesimo, quasi immediatamente una striscia nera iniziò a trascinarsi lungo gli Stati, fermandosi su quello della Louisiana, a New Orleans precisamente.  - « New Orleans?»  - che diavolo ci faceva Kol, o quello che ne rimaneva, a New Orleans? Era sicura che le avesse detto di essere diretto a Mystic Falls.
«Questa cosa è geniale. Se ti do una piantina di casa, non è che mi trovi il top azzurro di Guess?» - chiese Lisa ancora impressionata da quella magia.
«Si ecco, geniale, ma non è che New Orleans è come Rocca di Papa, non ha esattamente quattro abitanti e sei alberi come popolazione, pensi di arrivare lì ed iniziare a chiedere “Ehi salve, che per caso conoscete Kol? Carino, atletico, faccia da schiaffi? Ah è tipo, forse morto da qualche mese”?» - Francesca riusciva a farla ridere anche sulle cose peggiori.
«Lo so, in realtà non ho ancora pensato a cosa fare una volta che avrò tutte le informazioni che mi servono, però almeno da qualche cosa bisogna cominciare…» - in realtà l’idea di averle di nuovo al suo fianco, di avere uno scopo, di star facendo qualcosa, era la sensazione più entusiasmante che avesse mai provato negli ultimi mesi.  Era ubriaca della sua stessa magia.
«Aspetta un attimo…» - disse Monica. - «Hai davvero intenzione di andare a New Orleans?» - tutte la guardavano, e poteva leggerglielo negli occhi che stavano pensando che fosse un’idea stupida.
«Se posso fare qualcosa, non credete che sia meno difficile senza un oceano in mezzo?» - senza contare che sentiva la necessità di allontanarsi da lì. Era andata a trovare Thomas praticamente tre volte a settimana per mesi. Aveva vissuto di più dentro alla cappella di un cimitero che fuori all’aria aperta. Non le serviva una visita dallo psicologo per capire che stava finendo in depressione.
«Non fa una piega. Peccato che stai andando dove hanno presumibilmente ammazzato uno come Kol. Senza avere la minima idea di chi potresti trovarti davanti. E capisco che avendo messo k.o lui e uno dei suoi pazzi fratelli tu ti senta forte, ma te lo ricordi cosa diceva sempre? Gli esseri umani credono di essere invincibili, è per questo che muoiono con così tanta semplicità. Ecco, ero e sono d’accordo con lui.» - Lisa non aveva tutti i torti, anche lei lo sapeva che quel piano, anzi era ancora una mera idea, era pura follia.
«Io forse sono stupida, ma non ho capito cos’è che vuoi fare tu. Cioè il nostro ruolo lo intuisco, ma il tuo?» - aggiunse poi Monica.
«In alcuni grimori si parla dell’incantesimo con cui la madre di Kol ha creato lui ed i suoi fratelli…» - iniziò a dire Mia.
«Oddio mi ero per un attimo dimenticata che ne ha più di uno… No, ma dico ti rendi conto? E se vai lì e piombi nel salotto di casa Mikaelson con quei tre pazzi furiosi? Dimmi la verità hai sviluppato istinti suicidi?» - domandò Francesca.
«Tra l’altro il fratello di Kol non è quello che ti voleva morta?» - aggiunse Monica.
«Si, ma…» - non c’era nessun ma. Elijah la voleva uccidere e per qualche strano motivo sembrava aver deciso di darle del tempo extra da passare su questo mondo. Ma era sicura che se lo avesse di nuovo incontrato, qualunque fosse la ragione per cui l’avesse lasciata vivere, l’avrebbe dimenticata.
«Mia, lascia stare, è una cosa inutile e pericolosa. Anche andando lì e scoprendo qualunque cosa tu voglia scoprire, cosa cambierebbe?» - Francesca aveva ragione, ma c’era dell’altro che doveva dire.
«Sarete voi a scoprire qualcosa.» - disse sparendo poi nel corridoio e ricomparendo con in mano un grimorio. - «Questo grimorio è appartenuto ad una strega che ha trascorso la sua intera vita, cercando di riportare indietro dal regno dei morti suo marito. Lei dice che per gli umani , non c’è possibilità, ma che in uno dei suoi esperimenti aveva riportato indietro un vampiro.»
«Stai scherzando? Tipo zombie?» - chiese ancora Monica.
«Esiste una cosa chiamata l’Altro Lato, nella quale tutti gli spiriti delle creature sovrannaturali vengono imprigionate, e quest’altra dimensione, è accessibile, a determinati costi.» - che ovviamente lei ignorava.
«Quando prima ci hai spiegato il tuo piano, hai volutamente evitato tutte queste cose perché sapevi che ti avremmo rinchiusa in un manicomio vero?» - domandò Lisa.
«Ho bisogno che voi scopriate come ha fatto questa strega a riportare indietro il vampiro. Inoltre dovrete anche cercare tutto il possibile sulla famiglia di Kol, in particolare sull’incantesimo con cui la madre li ha resi ciò che sono, sono convinta che modificando questi incantesimi, posso riportare Kol in vita.» - quello che stava chiedendo loro era di avere fiducia in lei, fiducia in quell’idea.
«Vuoi resuscitare Kol?» - le chiese Francesca con un filo di voce.
«E’ quello che ho appena detto. Voglio sapere come è morto, e se esiste la possibilità di riportarlo indietro, non…» - rallentò, si rese conto di aver detto troppe cose tutte insieme, lei aveva avuto mesi per abituarsi all’idea che qualcuno potesse tornare in vita, a loro stava chiedendo di crederci nel giro di un paio di minuti. - «Mi sveglio la notte con l’immagine del suo corpo mangiato dalle fiamme… Se non faccio qualcosa penso che impazzirò.»
«Calmati.» - le disse Lisa stringendola. - «Faremo tutto quello che vuoi.»
«Avrei dovuto ammazzarlo io quel pazzo imbecille.» - disse immergendosi nell’abbraccio dell’amica e lasciando uscire tutta la rabbia e la frustrazione accumulate. - «E poi Thomas, lui non doveva…»
«Va bene Mia… Non ti preoccupare.»
- la rassicurarono insieme anche Francesca e Monica. - «Dacci solo il tempo di mettere a fuoco.»
«Ti aiuteremo, ovviamente, anche se so già che finirò col fare incubi sugli zombie fino al giorno della mia morte.»
- aggiunse Francesca.
«I tuoi lo sanno?» - domandò Monica.
«No, siete le prime a cui lo dico.» - anche perché sarebbero state le uniche ad appoggiarla solo sulla base delle sue parole e desideri.
«Ci credo che sembravi stralunata ultimamente, con tutti questi pensieri. Morti, resurrezioni, zombie…» - Lisa aveva tolto la cartina dal tavolo e spostato l’atlante su uno dei mobili del salotto. Continuarono a parlare di quell’idea cercando di mettere a fuoco tutto quello che poteva essere giusto ed utile valutare. Aspettarono con lei il ritorno dei suoi genitori, a cui avrebbe dovuto spiegare quello che aveva in mente. Non era sicura di quello che stava progettando, anzi nonostante ci avesse pensato su molto, erano più le volte che la trovava un’idiozia che quelle in cui le sembrava la strada giusta da percorrere. Ma per quanto assurdo potesse sembrare se davvero era possibile riportare indietro Kol e Thomas dalla tomba, perché non tentare? Spiegò il suo piano prima a suo fratello e sua madre, che rincasarono praticamente nello stesso momento. Sua mamma non voleva dirle cosa ne pensava prima che fosse tornato anche suo padre, perché questo genere di decisioni dovevano prenderle insieme, mentre suo fratello non si fece troppi problemi a dirle che era pazza. Kol e Mattia si erano incrociati di sfuggita solo un paio di volte, perché lei non aveva mai voluto presentarlo in casa, era un passo troppo importante, ed in seguito con quello che era successo con Elijah la sua reputazione era decisamente peggiorata.
«Un viaggio in America a resuscitare qualcuno…» - fu il commento sintetico di suo padre.
«Se Kol è morto per via di Silas, quello a cui stai andando in contro è qualcosa di molto pericoloso…» - disse sua madre. - «Dovresti continuare a studiare ed esercitarti ed andare fra qualche anno.»
«Mamma, credo che potrei impazzire se aspetto ancora.»
- da quando ne aveva parlato alle ragazze era come se fosse scattato l’interruttore della sua voglia di fare. Sentiva di essere rimasta immobile troppo a lungo.
«Io posso accompagnarla.» - si propose Mattia, seguito immediatamente anche dalla proposta di Lisa.
«No, tu hai l’università sei appena all’inizio, concentrati su quella. E Riv, mi sento più sicura a saperti qui, piuttosto che trascinarti contro non so nemmeno io cosa.» - entrambi avrebbero solo corso degli inutili pericoli accompagnandola.
«Sono un vampiro posso tornarti utile.» - le disse la ragazza.
«Gli Originali possono controllarti e Silas chissà cosa... Resta qui almeno per ora.» - rispose cercando di rassicurarla.
«Prenderò la verbena e starò attenta, fammi venire con te.» - insisté la ragazza.
«Per quanto io mi ostini a credere che la profezia sia solo una storiella, guarda cosa è accaduto a Kol. Si è messo in mezzo in una cosa che non lo riguardava e chissà che fine ha fatto…» - le squillò il cellulare. Andrev la stava chiamando forse aveva trovato qualcosa. - «Dimmi che hai trovato qualcosa.»
«Le chiamate dal numero che dovrebbe essere del fratello di Kol, sono state fatte da Mystic Falls in Virginia.» - esattamente dove Kol le aveva detto di essere diretto.
«Grazie Andy. Sarei persa senza di te.» - lei non sarebbe mai stata in grado di risalire a dei tabulati telefonici. Poteva localizzare Kol usando una cartina geografica e del sangue, ma capacità pratiche e di spionaggio non erano il suo forte.
«Mia, qualunque cosa tu abbia in mente, sta attenta, Tom diceva sempre che Kol era unico nella sua famiglia. E considerato com’è lui, non immagino gli altri…» - sia lei che Andrev sapevano che quella frase poteva significare tutto e niente. Che Kol fosse unico aveva anche un lato positivo, significava che nessuno dei suoi fratelli sarebbe stato pazzo come lo era lui. Ma poteva anche significare che nessuno le avrebbe concesso la grazia di lasciarla vivere, come infondo aveva fatto lui per via della profezia.
«Non ti preoccupare, hai visto tu stesso quanto sono diventata pericolosa!» - gli disse ridendo riferendosi ad un episodio accaduto alcuni mesi prima, quando ancora Thomas era vivo. Stava cercando di capire l’intensità delle fiamme con cui colpire un vampiro per farlo bruciare, e lo aveva abbrustolito completamente, quasi uccidendolo. Tornò a parlare con i suoi e le sue amiche. - «A questo punto penso proprio di dover cominciare a guardare il costo dei biglietti.»
«Io continuo a non essere sicura che sia la cosa giusta.»
- disse sua madre.
«Sarebbe meglio se qualcuno venisse con te.» - aggiunse Francesca.
«Ho già detto che non voglio rischiare di mettere nessuno in pericolo in questa roba di Silas.» - era il suo destino, c’era perfino una ridicola profezia a riguardo.
«Potremmo chiedere alla Reggente di farti accompagnare da altre streghe.» - continuò sua madre.
«Si sono alleati con Kol perché non volevano dover fronteggiare un Originario, cosa pensi che accadrà quando ne avranno davanti altri meno “mansueti”?» - tutte le streghe che avevano avuto a che fare con la famiglia Mikaelson non erano vissute abbastanza a lungo da poterlo raccontare.
«Mansueto detto di Kol fa veramente ridere…» - pigolò a bassa voce Monica.
«E tu credi di poter tenere testa a ciò che incontrerai?» - domandò suo padre.
«L’unica cosa che mi spaventa è Silas. Non ho idea di cosa o chi sia, e soprattutto di che poteri abbia. La famiglia di Kol… Posso gestirla.» - non poteva, sapeva di non essere ancora così brava. Ma doveva mentire se voleva che la lasciassero andare.
«Credo che tu debba continuare a praticare la magia ancora per un po’ e poi andare.» - suo padre così come sua madre, non erano affatto intenzionati a lasciarla andare. Per loro non era pronta, e forse avevano ragione,  ma in realtà non poteva fare a meno di chiedersi se lo sarebbe mai stata. Quale genitore lascerebbe andare a cuor leggero una figlia, contro uno dalla reputazione di Silas. Era un suo dovere, ma non era scritto da nessuna parte che avrebbe per forza vinto lei.
«Papà, mamma. Ho quasi venticinque anni, e sono mesi che sogno corpi in fiamme, e Thomas in una tomba. Non vi sto chiedendo il permesso, vi sto solo informando di ciò che farò.» - quello era l’atteggiamento che urtava più di tutti suo padre. Lo sapeva lei, lo sapeva suo fratello, e lo sapevano le sue amiche. Assumere l’atteggiamento di chi non doveva chiedere, ma poteva solo imporre, mandava il signor Alessandro fuori da ogni grazia di Dio.
«In breve noi siamo qui a perdere tempo, perché tanto il parere delle persone che ti hanno cresciuta non conta nulla per te, dico bene?» - tuonò imperioso suo padre.
«Il vostro parere conta, ma non è vincolante.» - a Lisa sfuggì una risata. Il padre di Mia era un avvocato, ed era stato lui stesso a spiegare loro, nella preparazione di un esame, la differenza fra un parere vincolante ed un mero parere. Trovava quell’uscita di Mia oltremodo divertente, ma ovviamente era l’unica a notarne il lato comico, dato che tutti compresa la signora Valeria erano irrigiditi dal crescente nervosismo.
«Non fare la furba con me. Non sei una bambina e non posso obbligarti a fare ciò che dico, ma dovresti valutare attentamente la questione e renderti conto che io e tua madre abbiamo ragione.» - Alessandro era un uomo abituato a prevalere, doveva averla vinta ad ogni costo. Il suo unico problema era stato che gli fosse venuta una figlia esattamente come lui.
«Ho valutato la questione molto attentamente…» - proprio per quello non era affatto sicura di cosa dovesse veramente fare. - «E non c’è una cosa giusta o una sbagliata. Ma è così che mi sento di fare.» - sapeva che contro la stringente logica del pensiero di suo padre quello che stava dicendo suonava come la cosa più infantile del mondo. Era ridicolo anche per lei, ma era sicura di poter cambiare le cose, era sicura dei suoi poteri e di quello che le avrebbero permesso di fare. Inoltre l’unico modo per metterli alla prova, era andare ad affrontare faccia a faccia questi demoni, non poteva continuare a passare mesi china sui libri a fare prove in cantina.
«Non cambierà nulla se aspetterai un altro anno. Kol e Thomas non si muoveranno da quelle tombe, e se dovrai affrontare Silas, avrai qualche possibilità in più.» - e come al solito aveva ragione. Ma a volte accade di trovarsi a discutere su un qualcosa, per cui non importa dove sia la ragione od il torto, conta solo ciò che si vuole fare.
«Non voglio aspettare un altro anno. Non posso aspettare ancora. Avrei dovuto pensare a come risolvere tutto questo il giorno stesso in cui Tom è morto!» - si era sentita inutile ed impotente troppo a lungo. - «Era un mio amico. Non merita di essere in quella bara, non ce lo lascerò un secondo di più solo per le tue preoccupazioni.»
«Vivi ancora in questa casa devi rispettare le decisioni mie e di tua madre.»
- in tutte le famiglie quando si arriva ai ferri corti i genitori tirano fuori la storia del vivere sotto il loro tetto. Ed ogni volta che Mia l’aveva sentita si chiedeva sempre dove altro dovesse vivere un figlio se non sotto lo stesso tetto dei suoi. Dove avevano vissuto loro fino al giorno in cui non se ne erano andati? Francesca portò istintivamente la mano sulla borsa, facendo un cenno alle altre, perché sapeva quale sarebbe stato l’epilogo di quella discussione.
«Mi dispiacerà partire avendo litigato.» - disse Mia prendendo la borsa ed uscendo di casa. Le ragazze salutarono educatamente i suoi genitori, e Lisa bisbigliò a Mattia che lo avrebbe tenuto informato, e così facendo raggiunsero la ragazza in strada, che camminava avanti ed indietro sotto un lampione. - «Ho fatto male?» - domandò senza in realtà veramente volere una risposta. -  «Lo so che hanno ragione, ma anche io ce l’ho, so che ce la posso fare, devo solo chiarire alcune cose, ma può funzionare.»
«Onestamente? E’ tutto un po’ una follia. Si parla di resuscitare i morti, affrontare esseri immortali venuti da chissà dove, e quant’altro, ma sai cosa? Ho visto un uomo di quarant’anni, la cui vita stava andando a rotoli consumato dall’alcool dagli psicofarmaci e dalla sua stessa depressione, alzarsi e poggiare una bottiglia su un tavolo e non toccarla mai più. L’ho visto smettere di aggredire la ragazza che lo ama e scegliere di farsi curare, perché un ragazzo lo ha guardato e gli ha detto di fare ciò.»
- tutte loro ricordavano bene la festa di Monica, ed ancora meglio il cambiamento che Luis aveva avuto dopo di essa. Francesca era stata quella più colpita. - «E poi qualche mese fa l’ho visto di nuovo ubriaco, di nuovo abbandonato a se stesso ed alle sue debolezze. Quindi perché non posso credere che la mia migliore amica sia in grado di resuscitare i morti?» - a Mia scappò una lacrima, la prima che liberò dal funerale di Thomas.
«Per me voi potete fare qualunque cosa, ho sconfinata fede nelle vostre capacità.» - disse Monica, che sulla sua pelle stava di nuovo cominciando a rivivere l’incubo da cui Kol sembrava averla salvata.
«Tu pensa che io un anno fa mi sarei suicidata per essere stata mollata dallo stronzo di turno ed adesso devo stare attenta a non arrabbiarmi troppo o rischio di mangiarlo.» - povera Lisa, quando la storia con il ragazzo con cui usciva era finita perché a detta di lui, lei era troppo affezionata all’amico che aveva perso, l’istinto di estrargli il cervello dal cranio per fargli prendere un po’ d’aria era stato così forte che si perforò il palmo delle mani con le unghie pur di non sfiorarlo nemmeno. Ma come le aveva detto Mia, se non poteva prendersi cura di lei in un momento in cui soffriva così tanto, evidentemente non era degno nemmeno di essere spettatore di quel dolore così profondo.
«Posso stare a casa di una di voi stanotte? Non penso di poter reggere i miei.» - si perché se fosse tornata in casa la discussione sarebbe ripresa, senza fine.
«Stai da me, che ho voglia di compagnia anche io!» - le disse Francesca senza un attimo di agitazione.
«Venite da me che c’è posto per tutte.» - aggiunse Monica. - «Solo che mi stavo chiedendo come potessi essere così sicura nel voler andare da sola… Insomma per quanto ne sappiamo New Orleans o Mystic Falls potrebbero pullulare di vampiri pronti a sbranarti…»
«O magari essere tipo delle città fantasma tutte sotto il controllo mentale di qualche vampiro ultracentenario…» - la incalzò Lisa. Quelli erano i racconti che circolavano fra i vampiri riguardo alcuni dei vecchi membri del Consiglio riusciti a sfuggire per pura fortuna alla carneficina di Kol. - «Chissà magari capiti in una guerra fra vampiri e lupi mannari…»
«Avete finito di pensare all’Apocalisse? Magari invece trova persone disponibili…» - nemmeno Francesca era convinta di quello che stava dicendo.
«Si disponibili come “Sono il fratello maggiore e ti ammazzo la fidanzata”!»- le fece il verso la vampira.
«Vi sembro la pecorella che veniva calata nella gabbia del T-Rex in Jurassic Park?» - domandò.
«Si!» - le risposero quelle in coro.
«Bello! E per fortuna che credete in me! Pensa se dubitavate che cavolo andavate a pensare!» - disse scoppiando a ridere.
«Vabbé, ma che c’entra! Io ti difenderei anche se ti macchiassi dei peggiori crimini, ma questo non significa non saresti colpevole.» - Lisa ed il suo dannatissimo pragmatismo venivano sempre fuori nei momenti meno opportuni.
«Ho fatto pratica! So come contrastare un vampiro!» - ribatté lei mentre si dirigevano verso la macchina di Monica.
«Si, ma anche io in teoria penso di sapere come fare, solo che poi realmente non penso che sia così facile. Quelli mordono, sono forti e veloci…» - nonostante avesse per amica una vampira ed avesse frequentato uno di loro, Francesca non riusciva ad essere tranquilla quando se ne parlava. Sia Lisa che Andrev si erano ben guardati dal mostrarsi per ciò che erano realmente davanti alla ragazza. Vederli nutrirsi su qualcuno di vivo, l’avrebbe condannata ad infiniti incubi.
«Dimentichi che ho la magia a darmi una mano, e poi ho provato con qualcuno… Una specie di cavia.» - confessò Mia dirette verso casa di Monica.
«Una cavia?» - domandarono in coro. - «Che cavolo significa che hai avuto una cavia?» - aggiunse poi Monica.
«Significa che ho collaborato con un vampiro affinché mi aiutasse a capire effettivamente come contrastarli.» - era vero, aveva seguito i consigli dei suoi genitori e si era allenata molto nell’uso della magia, ma per quello che riguardava la vita vera, ed un reale scontro con un vampiro sapeva che avrebbe dovuto andare sul campo, e così aveva fatto. Dopo la morte di Thomas molti vampiri avevano rifiutato l’idea che ora al comando vi fosse Andrev, e spesso si creavano violenti scontri fra gruppi rivali. Questo aveva portato anche ad un aumento esponenziale di nuovi vampiri, dato che tutti coloro che volevano raggiungere il potere avevano bisogno di soldati. Lei sapeva che le streghe non concedevano più a nessun vampiro anelli per camminare al sole, proprio perché né Andrev né nessun altro poteva garantire loro la sicurezza e la stabilità che invece aveva assicurato Thomas. Era stato facile usare questa soluzione per procurarsi una cavia.
«E Malefica ci può spiegare come avrebbe fatto a convincere un vampiro a sottoporsi alle sue torture?» - domandò Francesca.
«Ho trovato un novizio che si aggirava intorno alla vecchia abitazione di Thomas, e gli ho offerto un anello diurno in cambio del suo aiuto.» - rivelò senza alcuna esitazione.
«Mi stai dicendo che hai torturato un vampiro per mesi?» - Lisa sembrava abbastanza sconvolta.
«Lo so non suona bene.» - cercò di spiegare lei.
«Non suona bene? Scherzi spero. Non suona bene l’aver speso duecento euro in vestiti che non metterai mai, questo suona terrificante! Ed io che credevo che la peggior elaborazione del lutto la stesse avendo Lisa!» - sbottò Monica.
«Io almeno non ho ucciso nessuno!» - disse Lisa. - «Va bene che siamo morti, ma infondo è come se avessi torturato una persona…»
«Non ci sono giustificazioni, so che è una cosa brutta, ma ero veramente fuori di me. Se può farmi un minimo riscattare, sappiate che non l’ho ucciso. Non definitivamente.» - disse seriamente pentita.
«Beh almeno questo…» - Lisa non riusciva proprio a mandarla giù quella confessione. Nessuna di loro tre ci riusciva, erano perplesse forse spaventate dalla estrema determinazione con cui aveva preso tutta quella faccenda. Ma infondo non erano loro che sarebbero state spedite a fronteggiare un Immortale di oltre duemila anni, e non erano loro a fare incubi terrificanti ogni notte.
«Il problema non è come è finita. E’ che tu possa esserti spinta così in là… » - aggiunse un po’ confusa Francesca.
«Se c’è una cosa che ho imparato da Kol è che se vuoi una cosa te la devi prendere. Non importa quanto si debba essere disposti a sacrificare, perché se non sei disposto a rischiare tutto ed a fare di tutto, questo è un mondo che ti distruggerà. Ve lo siete dimenticate che Lisa è morta per mano del Consiglio e che hanno cercato di uccidere anche me?» - non andava fiera di ciò che aveva fatto, ma sapeva anche che molto probabilmente da lì in avanti avrebbe dovuto fare molte cose di cui non sarebbe stata orgogliosa.
«Ho appena cambiato idea.» - disse Monica.
«Su cosa?» - le domandò Lisa.
«Non mi spaventa più l’idea che lei piombi in una città piena di vampiri pronti a sbranarla, mi preoccupa di più la fine che faranno quei poveracci che cercheranno di avvicinarla!» - e si trovarono a ridere anche di quella situazione in cui non erano d’accordo.
«Vabbé, ma quindi? Cosa hai imparato dal tuo corso intensivo di tortura il vampiro?» - chiese Francesca.
«Molte cose! Innanzitutto ho messo in pratica una tecnica che mi permetterà di poter rompere il loro controllo mentale sulle persone. E poi ho anche capito dove hanno esattamente il cuore. Io continuavo a pugnalarlo dove lo abbiamo noi, ma il loro è più in basso, quindi non lo ammazzavo mai!» - disse riportando alla mente le ore che aveva trascorso facendo pratica.
«Adesso vomito.» - Francesca non ce la poteva fare. - «Ma che schifo!»
«Mia ti giuro mi fai paura.» - le disse Lisa.
«Che c’è? Devo andare davanti ad Elijah e fare veramente la fine della pecorella, così sarete felici?» - infondo lei aveva solo cercato di mettere le mani avanti. A loro quel piano poteva sembrare azzardato, ma era stata la sua ancora di salvezza in quei mesi. Pensare di poter cambiare le cose, l’aveva aiutata a non impazzire all’idea di aver perso in un colpo solo sia Kol che Thomas.
«Ma nemmeno fare una strage!» - sottolineò Lisa. - «Anche perché non giocare al tiro al bersaglio con i fratelli di Kol che c’è sempre la mia testa in ballo…» -  le ricordò.
«Se sapessi come uccidere un Originale non mi sarei preoccupata d’imparare qualunque cosa mi possa tenere al sicuro dalle loro abilità!» - erano arrivate da Monica. Si era da poco trasferita in un appartamento tutto suo che manteneva grazie, all’ormai, ex stipendio che le dava Thomas. Dato che spesso la sorella l’andava a trovare aveva due stanze e posto in abbondanza.
«Vi do delle tute e poi ordiniamo cinese,ok?» - disse la padrona di casa infilandosi nella stanza da letto. Si erano perfino dimenticate di mangiare, con tutto quel parlare di piani folli. - «Altrimenti ho la pizza surgelata, ma dobbiamo dare tempo al forno di riscaldarsi!»  - urlò con la testa immersa nell’armadio.
«Le nostre solite cene salutari.» - sottolineò Francesca accendendo il forno.
«Tu come stai messa, hai mangiato?» - domandò Mia a Lisa.
«A pranzo un sacco, poi i due cornetti con voi…» - rispose la vampira.
«No Riv dicevo sangue.» - chiarì Mia sorridendo.
«No… Da stamattina quando sono uscita sto a secco. Ma ce la posso fare, o al massimo chiedo ai vicini.» - ormai la ragazza era completamente a suo agio con le sue nuove abitudini alimentari.
«Per carità non mi fate vedere del sangue mentre mangio che mi si chiude lo stomaco.» - urlò Francesca seguita a ruota da Monica. - «Anche a me!»
«Che schizzinose!» - pigolò la ragazza un po’ dispiaciuta. Monica aveva la loro foto della festa proprio sul mobile in ingresso, Mia era sicura che tutte l’avessero notata entrando, ma nessuno aveva il coraggio di parlarne. - «Quel catorcio che tu chiami fidanzato stasera che fa?» - domandò sempre la vampira mentre Monica distribuiva i cambi.
«Ha detto che usciva con dei colleghi.» - rispose l’altra.
«Si, che tradotto significa che se ne stava a casa a sbronzarsi.» - chiarì subito Francesca.
«Se la cosa è ripresa come prima, magari stavolta posso provarci io… Mia zia l’ho soggiogata che è una bellezza!» - Lisa in realtà non vedeva l’ora di poter mettere le mani su Luis, ma non per ammaliarlo, proprio per spezzarlo in due.
«No, niente più aiuti esterni. Se ne deve tirare fuori da solo stavolta. Nessuno lo ha obbligato a tornare ad essere così quando è svanito il soggiogamento di Kol, è stata una sua scelta, e deve esserlo anche quella di guarire.» - Monica aveva ragione, continuare a soggiogare Luis probabilmente le avrebbe regalato una pace momentanea, ma si trattava di una menzogna.
«Puoi sempre mollarlo se non ti va bene, eh! Tu non sei obbligata a tenertelo.» - era più forte di lei, proprio non lo sopportava accanto alla sua amica. Per quanto in quei mesi il Luis post Kol fosse un uomo di cui poter andare fieri, agli occhi di Mia rimaneva sempre il maleducato ubriacone con cui avevano combattuti per anni.
«Non insistere che mi sa che non terrò duro ancora a lungo.» - confessò la rossa mettendo in forno un paio di pizze.
«Pensa che bello, saremo di nuovo tutte e quattro single!» - Lisa aveva già deciso che Monica lo avrebbe lasciato e si sarebbe unita al loro club di single. - «Anche se un pezzo ci abbandonerà presto.» - concluse rivolta a Mia.
«Stavo pensando…» - le interruppe Francesca. - «Che se a Momo va bene potremmo usare casa sua come base per le ricerche che dovremmo fare sulla famiglia di Kol ed i vari incantesimi che ci hai chiesto. Imbucarci a casa tua ogni volta che dovremmo lavorare potrebbe essere un po’ un problema per i tuoi.»
«Senza contare che Mattia ha gli esami da dare e deve stare in pace assoluta.»
- sentenziò lei. - «I grimori di cui avete bisogno sono nella mia stanza, e penso che presto o tardi anche i miei si decideranno ad aiutarvi.»
«Lo faranno?»
- domandò Monica.
«Una volta che sarò partita, contrari o meno, loro saranno quelli che mi vorranno più al sicuro di chiunque altro, quindi non ostacoleranno le vostre ricerche.» - dopo averlo detto notò lo sguardo di Francesca e Lisa. Le stavano dicendo nuovamente che sembrava Malefica.
«Lo sai vero che sei un genio del male e che mi inquieti?» - domandò Lisa.
«Si Riv lo so.» - mangiarono le pizze continuando ad organizzare, ci fu solo un piccolo momento di pausa quando Lisa uscì per andare veramente a mangiare. Il giorno dopo avrebbero prenotato i biglietti e dato ufficialmente il via al piano. L’idea di partire da sola la spaventava più di quanto non avrebbe dovuto. Era in una casa con le sue tre migliori amiche, il posto più giusto dove avrebbe dovuto trovarsi, dove si sentiva al sicuro e capace di fare e raggiungere qualunque obiettivo. Quella consapevolezza avrebbe voluto farla scendere fin dentro le ossa, perché ne avrebbe avuto bisogno quando si sarebbe trovata ad esitare, a non capire, quando sarebbe stata sola e lontana. Le avrebbe volute con lei, ma sarebbe stato pericoloso trascinarle incontro a Silas o a chiunque avrebbe finito con il dover affrontare. Era preoccupata che non avrebbero resistito e che in un modo o nell’altro alla fine l’avrebbero comunque raggiunta, perché finiva sempre così, affrontavano tutto insieme. Lo stesso non poteva dirlo dei suoi, partire non avendoli dalla sua parte la faceva sentire debole e vulnerabile, per quanto si potesse crescere e diventare indipendenti l’appoggio dei genitori rimane sempre un punto importante da cui partire. Monica accanto a lei già dormiva beata, anche dalla stanza di  Lisa e Francesca non venivano rumori, probabilmente il sonno le avrebbe aiutate a capire meglio tutto ciò che gli aveva detto oggi. Da quando Thomas era morto non era passata notte che non avesse degli incubi, spesso rivedeva il corpo dell’amico quasi come se si trovasse sepolta proprio accanto a lui. Altre volte era Kol a tormentarle il sonno, morto, esattamente come Tom, e poi c’era un altro sogno che faceva frequentemente. Vedeva un uomo, che non aveva mai conosciuto, aveva gli occhi chiari ed uno sguardo intenso. Sembrava tormentato, pensieroso, cupo, quello che sognava era solo questo, lo guardava seduto in una foresta, circondato da ombre di persone che non riusciva a mettere a fuoco. Non riusciva a capire perché, ma fra tutti questo è il sogno che più la inquietava, la figura di quell’uomo le trasmetteva infinita paura. Erano da poco passate le tre e lei ancora non riusciva a chiudere occhio, giocava con i capelli di Monica che come se nulla fosse continuava a dormire. Le erano cresciuti moltissimo nell’ultimo periodo, ci aveva fatto la permanente, e sembrava di vedere un fiume di lava invadere il candore delle lenzuola. Pensò a quando sarebbe arrivata l’estate, di solito Monica e Francesca prendevano le ferie ad Agosto per andare con lei e Lisa al mare.  Quest’anno ancora non avevano parlato di cosa fare, probabilmente non avrebbero trascorso l’estate insieme, per la prima volta in anni ed anni. Thomas si era, involontariamente, portato via la gioia di vivere, e per quanto fosse stupido, per loro era morto un ragazzo di venticinque anni, non un vampiro di oltre quattrocento. Non una creatura che nel corso della sua vita si era presa decine e decine di vite innocenti, non qualcuno che meritava quel destino. Non trovavano giustizia in quello che era accaduto, non trovavano logica negli eventi che vi erano seguiti, di conseguenza nessuna di loro aveva trovato la pace.



 
   
 
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