Il suo nome
“È il vento che passa, mentre il mare rimane.” (*)
Dicono che abbia un solo nome, ma tu hai sempre saputo che non è così. A volte ne ha tanti e a volte nessuno. Si nutre di sensazioni che non possono esistere sole, riflessi sull’anima delle emozioni del cuore, e mescola presente e passato sfumandone contorni e colori.
Di notte, nei sogni, giunge a te in punta di piedi e gioca coi tuoi ricordi.
E’ verde, talvolta, e ha il sorriso dei campi bagnati dal sole o il cipiglio degli alberi infastiditi dalla brezza.
Altre volte è azzurra, di un azzurro così intenso da fare quasi male, e si veste di cielo e di nuvole.
Capita poi che non abbia forma, che sia solo la nebbia che ti abbraccia, e il tocco freddo dei suoi fantasmi che ti parlano attraverso il silenzio.
Ma il più delle volte è il respiro del mare.
Le onde arrivano, abbandonano sulla sabbia sbiadite memorie e poi se ne vanno, una dopo l’altra, senza sosta. Tu ne assapori il profumo, e fissi l’orizzonte che non è né cielo né mare. L’acqua canta e sussurra, la sua voce senza tempo scivola su schegge di luce e muore nel tuo cuore, tramutandosi nel desiderio di libertà che ti ha spinto ad andartene e nel rimpianto per ciò che hai perduto.
Il vento comincia a soffiare, tenue dapprima e poi sempre più sicuro.
Tu alzi gli occhi e ti abbandoni a lui, il mare sotto di te, immobile, immenso. In principio ha tutte le sfumature del blu, ma poi diviene più cupo e si colora di nero.
E’ un mare diverso, ma ancora una volta non ha confini e tu lo attraversi come il vento.
A questo punto ti svegli, sempre.
Il vento passa, mentre il mare resta. Tu passerai, come il vento, mentre il mare resterà. Altri venti scriveranno parole sulle sue acque, e lui continuerà ad essere uno dei tanti nomi della loro nostalgia.
***Di notte, nei sogni, giunge a te in punta di piedi e gioca coi tuoi ricordi.
E’ verde, talvolta, e ha il sorriso dei campi bagnati dal sole o il cipiglio degli alberi infastiditi dalla brezza.
Altre volte è azzurra, di un azzurro così intenso da fare quasi male, e si veste di cielo e di nuvole.
Capita poi che non abbia forma, che sia solo la nebbia che ti abbraccia, e il tocco freddo dei suoi fantasmi che ti parlano attraverso il silenzio.
Ma il più delle volte è il respiro del mare.
Le onde arrivano, abbandonano sulla sabbia sbiadite memorie e poi se ne vanno, una dopo l’altra, senza sosta. Tu ne assapori il profumo, e fissi l’orizzonte che non è né cielo né mare. L’acqua canta e sussurra, la sua voce senza tempo scivola su schegge di luce e muore nel tuo cuore, tramutandosi nel desiderio di libertà che ti ha spinto ad andartene e nel rimpianto per ciò che hai perduto.
Il vento comincia a soffiare, tenue dapprima e poi sempre più sicuro.
Tu alzi gli occhi e ti abbandoni a lui, il mare sotto di te, immobile, immenso. In principio ha tutte le sfumature del blu, ma poi diviene più cupo e si colora di nero.
E’ un mare diverso, ma ancora una volta non ha confini e tu lo attraversi come il vento.
A questo punto ti svegli, sempre.
Il vento passa, mentre il mare resta. Tu passerai, come il vento, mentre il mare resterà. Altri venti scriveranno parole sulle sue acque, e lui continuerà ad essere uno dei tanti nomi della loro nostalgia.
(*) Cit. da “Il vento e il leone” di John Milius
Un grazie speciale ad eos75, a cui dedico questa breve fiction e a cui devo l’idea di associare Harlock al vento.