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Autore: freya__    08/06/2014    4 recensioni
If you want to find Camp Jupiter, I'm not going to stop you, Reyna.
Genere: Avventura, Azione, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Reyna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I fatti e i personaggi presenti nella seguente Fanfiction, sono presi come ispirazione dalle saghe letterarie di Rick Riordan "Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo" e "Eroi dell'Olimpo". I diritti appartengono all'autore e alla casa editrice. Questa storia non è a scopo di lucro, ma è stata scritta unicamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e chi ha voglia di leggerla.
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1. Di giornate pesanti e madri sconsiderate

Hylla era come al solito ritornata sottocoperta per riposarsi dopo quell’ennesima faticosa giornata all’interno di quel sudicio yacht che era stato rubato dai pirati, dopo aver saccheggiato l’intero centro benessere allestito dalla maga Circe, luogo in cui la giovane e sua sorella Reyna avevano trovato un lavoro e una protezione. La ragazza si era comodamente stesa nella sua scomoda amaca e stava provvedendo a ciondolare la sua gamba fuori e a giocare pericolosamente con il coltellino che serviva per scrostare le cozze patelle e le varie incrostatute dal fondo dello yacht.
Un giorno glielo piazzerò nell’intestino, quell’odioso di un Barbanera… rimuginò nella sua mente in preda ad un attacco d’ira. Quel giorno era stato più scortese del solito e aveva quasi tagliato un braccio alla povera sorellina di Hylla. Reyna, nonostante lo spavento e il dolore al braccio dopo la stretta terribile di Barbanera, aveva trovato finalmente qualche ora di pace, stesa nella sua amaca, sonnecchiando tranquilla. Hylla, invece, si domandava come facesse a trovare pace in quella situazione orribile in cui si trovavano, ma decise di non pensarci così tanto, infondo era palese che dopo una lunga e sfiancante giornata di lavoro avesse tutto il diritto di riposare.
Lei, da sorella maggiore qual era, non trovava pace. Aveva bisogno di un aiuto dall’alto e quell’aiuto non tardò ad arrivare.
Fu un attimo e una luce color rosso sangue si materializzò nella stanza e il che spinse Hylla ad alzarsi di colpo e mettersi in posizione di difesa, accompagnata dal suo coltello.
“Posa quel coltello, figlia mia” disse una giovane donna, magra e atletica, con una coda di cavallo nera e un sorriso orgoglioso. Indossava un’aderente tuta nera e al polpaccio destro aveva legato un fodero che conteneva probabilmente un’arma da taglio. Se non fosse stato per la magica apparizione, probabilmente Hylla l’avrebbe presa per una specie di spia russa o qualcos’altro.
All’udire quelle parole, la giovane si rilassò e si accigliò confusa e… quasi non le venne un colpo.
“Figlia mia?” ripeté la giovane confusa e disorientata, con una leggera nota di sarcasmo, quasi a farle intendere che lei sapeva chi aveva davanti. Ovviamente non poteva trattarsi altro che di Bellona, la dea romana della guerra nonché… madre di Hylla e Reyna.
“Sei sorpresa di sapere che sono tua madre?” disse la dea non prestando l’accurata attenzione alla figlia ma, con sguardo fiero, alla punta del suo coltello che rimaneva in perfetto equilibrio sull’indice destro.
“Tu!”
“Sì, io. Pensavo lo sapessi…”
Hylla, era completamente fuori di sé. Era da tempo che la madre non si faceva viva, ma si faceva… come dire? Sentire? Quello Hylla non lo chiamava “farsi sentire”!
“Santi numi! Certo che lo sapevo! Papà prima di morire non faceva altro che parlarci di te.” Rispose seccata.
“Perché sei qui? Ah? Per peggiorarci ancor di più la vita? È già orribile così com’è!” aggiunse lei urlando e maledicendosi di averlo fatto in uno yacht colmo di pirati.
Bellona, come se avesse letto nei suoi pensieri fece un gesto e una scatola colma di armi da sparo cadde accanto alla porta per mantenerla chiusa.
“Tuo padre…” rise addolcendo e abbassando il suo sguardo, quasi volesse ricordare i bei tempi “era un grande uomo, molto coraggioso. È morto con fierezza e orgoglio.” Scosse la testa come per scacciare il triste ricordo.
“Non farmelo ripetere un’altra volta: perché sei qui?” digrignò la giovane semidea soppesando sulle ultime tre parole che componevano la domanda, cambiando discorso.
“Hylla, tesoro…”
“Non chiamarmi così!”
“Come vuoi, mia piccola guerriera sanguinaria. So che tu sei arrabbiata con me, ma credimi è stato mio dovere abbandonarvi. Io non avrei mai voluto, ma a volte, così come un padre lascia andare il figlio nella vita militare, bisogna saper fare come io ho fatto con voi e vostro padre. È stato molto difficile. Ma ora ascoltami, ti prego” cercò di persuaderla, e infatti si addolcì abbastanza da permettere a Bellona di parlare.
“Cosa mi dice che tu mi voglia aiutare?” si spinse sulle difese la giovane storcendo lo sguardo, ancora titubante.
“… non abbiamo molto tempo” sbuffò la madre esasperata, tenendo conto del poco tempo che avevano a disposizione per parlare.
“Dei dell’Olimpo… e va bene, parla” disse scorbutica alla dea.
“Sono qui per aiutarvi. Voi avete ereditato il coraggio e le abilità di guerriere da me e anche da vostro padre ma da me avete ereditato soprattutto il dono di usare armi e di essere delle valorose combattenti. Questo dovrebbe aiutarvi molto finché sarete qui.” Spiegò.
“In che modo potrebbe esserci d’aiuto?” domandò interessata ora la figlia della guerra.
Bellona non si aspettava questa domanda, diede per scontato che la giovane già conoscesse tutto grazie alle abilità e ai racconti del padre, infondo le aveva addestrate bene a proteggersi.
“Vedi, l’arte del combattere non la possiedono tutti, né mortali né semidei, ma tu e tua sorella ci siete nate con questo dono e io so che sareste in grado di fare qualsiasi cosa capace di rendervi libere dalla schiavitù dei pirati. Barbanera, figlio di mio marito, Ares, o per noi romani, Marte, ha molteplici punti deboli…”
“Ma… Ares, volevo dire… Marte è anch’egli un dio della guerra, quindi non sarà facile sottomettere un suo figlio e farci liberare e poi, se è tuo marito, ossia il mio… uhm… patrigno? Comunque sia… non potrebbe rendere la cosa ancora più complessa? Intendo, sconfiggere un figlio di Marte…”
“Sì, figlia mia, ma, vedi, Barbanera è figlio della parte greca di Marte, non di quella romana il che dovrebbe, come dicono i mortali, accenderti una lampadina, un lume, sul come combattere quel semidio e poi… è stato per lungo tempo un porcellino d’India il che vuol dire che non ha visto per trecento anni le sue armi e, se guardi la maniera in cui cerca di comandare, capiresti molte cose su di lui. Colpisci ora, probabilmente comanderesti questo branco di rozzi marinai da quattro denarii” suggerì la dea senza preoccuparsi del resto dando per scontato le capacità che le due figlie possedevano.
Hylla si sentiva già abbastanza scossa per quel giorno, capire quale fosse il modo giusto per attaccare l’uomo che aveva quasi staccato un braccio a sua sorella le sembrava ancora più sconvolgente, il che le fece pensare se sua madre fosse ancora a posto con la salute mentale anche perché non vedeva alcun punto debole in quel figlio di Ares.
“Eeh, mio dolce pulcino guerriero, ora ti sembrerà assurdo quello che dico, forse quella sottospecie di maga di Circe vi ha un po’ offuscato le idee con la sua magia ma… non ti preoccupare, troverai la giusta via da sola.” Chiarì la giovane donna prendendo il suo coltello per l’elsa e riponendolo nel suo fodero per poi spingersi un po’ più indietro.
A Hylla non ci volle molto per riacquistare la capacità di intendere e di volere e quando si accorse che la madre stava per andare cercò a tutti i costi di frenarla.
“No, madre aspetta! Ora che sei venuta, non mi abbandonare di nuovo… ti prego” iniziò a piangere in preda alla disperazione, cadendo ai piedi della madre, letteralmente.
La madre la osservò con un volto misto alla tenerezza e alla delusione. Per lei, infondo, era del tutto impensabile un comportamento del genere, soprattutto se fatto da una delle sue figlie, ma infondo comprese che non dipendeva tutto da lei e che ha dovuto sempre, almeno da quando il padre era morto, prendersi cura di se stessa e della sorella più piccola in più badare ad ogni tipo di responsabilità, dal momento in cui sapeva di essere una semidea. Aveva imparato a combattere ma la maga Circe l’aveva persuasa alla magia e all’eleganza e ora doveva tornare la vecchia Hylla, forte, combattente e coraggiosa. Così, Bellona si trovò costretta a piegarsi dove la figlia era rannicchiata e le prese la faccia, spingendo la giovane a fissare la madre negli occhi.
“Figlia mia, io devo andare. Ma tornerò e… veglierò su te e tua sorella, te lo prometto!” sorrise dolcemente e parlò con un tono più dolce e le asciugò una lacrima accarezzandole la gote destra.
“Adesso però devo andare, e…. Hylla, ultima cosa: tu sei destinata a grandi cose, mia dolce tigre. Non mi deludere!” disse ora indurendo il suo sguardo e poi indietreggiò, sparendo dietrao la nuvola color sangue che l’aveva fatta comparire.
Hylla, dopo che la madre ebbe usato quel tono duro e quel volto serio, quasi rabbrividì. Le ricordò suo padre ma quasi aveva dimenticato cosa significasse essere forti. Maledisse Circe per non averle insegnato come cavarsela in situazioni del genere e poi si ristese, meno stanca che mai, e confabulò qualche idea e piano su come liberare sé e sua sorella da quel sudicio yacht.
Intanto la sua mente fissava ancora nel punto in cui la madre era comparsa, vicino all’oblò e vide un sacco pieno. L’unica idea che le venne in mente al momento, per quanto banale potesse sembrare, era quella di prendere in considerazione un veloce allenamento con quel sacco e magari svegliare la sorella per far allenare anche lei, successivamente, solo dopo essersi convinta delle sue abilità, avrebbe potuto attaccare e cercare di ribellarsi contro i pirati. Ora serviva solo una buona dose di autostima e di carattere ferreo.
“Forza, Reyna! Alzati, è tardi” disse duramente alla sorella, che non avrebbe mai trattato in quel modo se non fosse stato per un’emergenza di livelli critici.




 

Angolo di quella pazza di un’autrice:

Hola people,
qui è fearlessmjle_ che vi parla! Bene, lo so che come primo capitolo non sembra il massimo e so che come storia non dice nulla, si presuppone, ovviamente, che si inizi dall’inizio e non da dove esattamente Rick è partito.
Anyway, lasciando perdere quel futile giro di parole che ho fatto sopra, vi parlo un po’ perché ho deciso di scrivere codesta… roba!
Diciamo che ho voluto prendere in esame due personaggi –uno di questi in particolar modo –che non è di gran lunga menzionato (parlo di Hylla, non so se lo avevate capito). Tra l’altro non c’è neanche come personaggio tra le scelte di EFP quindi va beh… dettagli.
Questa storia nasce da un punto di vista della mia bacata testolina che si chiedeva “come sono riuscite le due figlie di Bellona a tirarsi fuori da questo guaio? E se ci fosse stato di mezzo lo zampino di una madre assente?” e quindi ho diciamo “partorito” questa FF (nata inizialmente per essere una OS ma poi mi sono resa conto che usciva decisamente troppo lunga).
Beh, spero che vi sia piaciuta e che abbiate il piacere, l’onore, la compassione nei riguardi di questa povera e sconsiderata autrice che fa di tutto ma non viene quasi mai ripagata dei suoi sforzi e … insomma, mi lasciaste una piccola recensione.

A presto,
fearlessmjle_

 
  
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