08/06/2014
4 recensioniTitolo: Fingerprints
Personaggi: Takao Kazunari, Midorima Shintaro
Pairing: TakaMido
Genere: erotico, non ci piove
Avvisi: finger!Kink (kinda)
Rating: arancione
Note:
Vi ho mai detto che ho un fetish per le dita? No? Bene.
Fingerprints
Addenta piano il nastro che gli copre il mignolo. Lo afferra tra gli incisivi, scostandolo quel tanto che basta per permettere alla pelle rosea di far capolino, e poi tira, piano, senza fretta. Quello non cede del tutto, ma si allenta, scivolando fino alla nocca.Midorima apre una palpebra, l’iride giada che balugina sotto la luce smunta della lampada del suo comodino e saetta subito sulla sua persona, severa.
Ma attenta.
Takao sorride.
Morde la falange, adesso. Stringe i denti sulla carne e sull’unghia, la lingua che ne disegna i contorni perfettamente levigati. Stringe così forte da sentire le ossa scricchiolare appena e il sangue defluire via, lasciando il tessuto freddo e inerte contro le pareti lisce e morbide della sua bocca. Poi la lascia andare, con un ultimo bacio fugace posato sul polpastrello e resta un istante a contemplare in silenzio il lento refluire del colore, che da pallido e roseo passa a un rosso vivace, squillante.
Midorima tace, ma il suo sguardo non si sposta di un centimetro.
Passa a quello successivo, allora. Dall’anulare e poi al medio, lo morsica, serrando con forza la mandibola, e poi lo lecca, prendendosi il tempo di inumidirlo per bene. Poi vi posa sopra le labbra, lì dove emergono i segni, come a voler chiedere scusa.
Midorima ora lo guarda con entrambi gli occhi ben vigili e attratti a lui, una sfumatura cupa a intorpidirgli lo sguardo e le labbra secche stirate in una linea sottile, rigida. Takao gli sorride, dolce, prima di morsicargli l’indice.
Stavolta non si accontenta di lambire l’estremità, no; risale fino alla base, sempre mordendo, sempre stringendo, sempre leccando la pelle salata. Arriva fino al palmo, con un vigore tale che paia intenzionato a staccargli il dito di netto, e invece si limita ad adagiarlo sulle papille della lingua e a bagnarlo di saliva, così tanta da farla scivolare anche sul dorso.
Midorima sbatte le palpebre, una volta soltanto, ed emette un respiro più aspro.
Takao non sorride più. Lascia scivolar fuori l’arto arrossato, ne percorre la lunghezza con le labbra, e poi lo fa abbassare, le sue mani attorno al polso a guidarlo. Traccia un tragitto traslucido, che dalla piega del mento scende fino al collo, si inoltra lungo la superficie dello sterno e si insinua nelle increspature dei suoi addominali; arriva al suo sesso eretto, sostando per l’istante di un fremito, e poi prosegue addentrandosi più sotto, curva attorno ai testicoli e trova la sua agognata conclusione nei recessi della sua intimità.
-Shin-chan- pigola, inclinando appena il capo per scostarsi i capelli neri dal viso e lasciando ondeggiare nel vuoto le anche –Sii gentile con me-.
Midorima non batte ciglio. Deglutisce, il pomo d’Adamo che saetta nella gola affusolata.
Annuisce.
E spinge.