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Autore: Fiamma Erin Gaunt    08/06/2014    1 recensioni
Peter viene ritenuto da tutti un completo psicopatico: niente empatia, nessun rimorso e assolutamente megalomane.
In questa vita però tutti sono destinati a incontrare, prima o poi, qualcuno in grado di capire ciò che ci si tiene dentro … qualcuno di complementare con cui ci si senta a casa.
Dal testo:
- La legge del branco? E chi sarebbero? –
- Sono quelli che vengono mandati a punire i membri del branco che attirano troppo l’attenzione o non rispettano le regole. –
*
- Credi che quei gemelli o Kali siano dei veri duri, Scott? Avresti dovuto conoscere il clan dei Rivas, loro sì che sapevano prenderti a calci in culo come si deve e lo facevano anche con un certo stile. –
[Peter/OC; Sterek; Scott/Allison; Cora/OC; Lydia/Aiden; Ethan/OC]
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Peter Hale, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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Prologo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Beacon Hills, sei anni prima …

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Peter era appoggiato al bordo della finestra e scrutava il giardino sul retro, scuotendo la testa divertito. Derek e Rikki combattevano l’uno contro l’altra, rotolando a terra come avrebbero fatto due cuccioli in mezzo al fogliame autunnale. La presenza dei Rivas sembrava fare bene a suo nipote, considerò, osservandolo mentre si rimetteva in piedi e ridendo aiutava anche l’amica a fare lo stesso. Negli ultimi due anni Derek era diventato taciturno e silenzioso, solitario, e non si confidava neanche più con lui. Lo considerava responsabile, ne era certo. Tutta colpa di quella ragazzina umana … come se fosse stata davvero colpa sua se il suo fisico aveva rigettato il morso. Comunque l’arrivo del clan Rivas gli aveva fatto bene, perché finalmente era tornato a sorridere. Certo, non era più l’adolescente di una volta, ma era pur sempre meglio di niente.

Distolse lo sguardo, per tornare a concentrarsi sulla riunione improvvisata che si stava tenendo nello studio di sua sorella.

- Deucalion è un problema, ha sterminato l’intero branco dei Catalano. – disse Ferocius, stringendo rabbiosamente i pugni e frantumando il calice di cristallo. Il bourbon scivolò silenziosamente a terra, macchiando il tappeto.

Roxanne, sua moglie, lo fulminò con un’occhiataccia.

- Le mie scuse, Talia, ma ultimamente fatica a mantenere il controllo. –

Peter inarcò un sopracciglio, sarcastico: - Solo ultimamente? –

Gli occhi dell’Alpha incrociarono i suoi e lampeggiarono pericolosamente, assumendo una sfumatura rossastra che tendeva lentamente al color rubino.

- Siamo tutti nervosi, dovremo darci una calmata. Sono certa che Peter non voleva essere scortese, vero? –

Ecco la buona Talia, sempre così accondiscendente e serena. Una vera Alpha, proprio il genere di persona che aveva una soluzione per ogni problema.

- Certo che non volevo, mi dispiace per il tuo amico e il suo branco. – confermò, pacatamente.

Ferocius non sembrava particolarmente convinto della sincerità delle sue parole, ma preferì passarci sopra.

- Abbiamo intenzione di reagire di conseguenza; sono venuto qui solo per avere la tua opinione. –

Talia rimase in silenzio per alcuni secondi, poi scosse la testa con decisione.

- Non credo che scontrarsi con Deucalion sia una priorità, abbiamo già abbastanza preoccupazioni con gli Argent. – decretò, incrociando risolutamente le braccia. La discussione era chiusa, non avrebbe mai cambiato idea.

Peter però conosceva bene gli uomini come Ferocius; era lo stereotipo dell’Alpha: aggressivo, vendicativo e spiccatamente guerrafondaio. Non si sarebbe lasciato convincere dalle sue argomentazioni, indipendentemente da quanto potessero essere buone.

- Quando è così spero che il tuo branco riesca a sbarazzarsi presto di questi fastidiosi cacciatori. Roxanne mi dice che le farebbe piacere passare un po’ di tempo con te, ma possiamo trovare un’altra sistemazione se per te è un problema. –

Cristo santo, chi era quel perfetto esempio di buone maniere e diplomazia e che ne aveva fatto di Ferocius Rivas?

Un’occhiata più attenta a sua moglie, però, chiarì ben presto ogni dubbio. Ferocius poteva anche essere il grosso Alpha cattivo quando si trattava di combattere e dare ordini al branco, ma nell’intimità della vita coniugale era Roxanne a sottometterlo.

Talia si aprì in un sorriso sincero, lieta di riavere al suo fianco la vecchia amica di un tempo.

- Resterete, c’è abbastanza spazio per voi e i membri del branco che vi hanno seguito fin qui. –

Fantastico, una visita prolungata dei Rivas, proprio il genere di regalo che avrebbe sperato di ricevere in vista del solstizio d’inverno. Peter prese mentalmente nota di girare il più lontano possibile da Ferocius e dalle sue zanne spaventosamente affilate.

Quando la stanza cominciò a svuotarsi, scivolò fuori e si diresse verso il bosco. Derek e Rikki non si allenavano più e la figlia di Ferocius era seduta su una pietra e fissava il paesaggio persa in chissà quali pensieri.

Le fece scivolare le braccia intorno alla vita, stringendola contro il suo petto e chinandosi a depositarle un bacio in corrispondenza della carotide pulsante. Un sorriso sghembo gli si dipinse sul volto quando la vide arrossire leggermente, ma rilassarsi tra le sue braccia.

- Derek? – domandò.

- È uscito con Rico, credo siano andati a giocare una partita con alcuni suoi amici. –

Bene, niente nipoti ficcanaso né iperprotettivi fratelli maggiori nei paraggi. Sembrava che per una volta la sorte girasse a suo favore.

Si chinò nuovamente su di lei, catturandole questa volta le labbra morbide e ben disegnate. La baciò prima con delicatezza per poi metterci sempre più passione finchè Rikki non si tirò indietro ridendo.

- Non siamo un po’ troppo esposti? Qualcuno potrebbe vederci. –

Già, ci mancava solo che Ferocius lo vedesse baciare la sua adorata unica figlia femmina.

- Possiamo sempre spostarci. – replicò, scrollando le spalle.

Qualunque posto sarebbe andato bene purché potesse tornare a mettere le mani su quel corpicino. Quando l’aveva rivista il giorno precedente, dopo anni dall’ultima visita, era rimasto piacevolmente sorpreso dal fatto che la tredicenne impacciata e goffa si fosse trasformata in una sedicenne con tutte le curve al posto giusto. L’unica cosa che non era cambiata era il suo sguardo: penetrante, infuocato, così incredibilmente simile a quello di suo padre da risultare a tratti inquietante quando perdeva la pazienza. E il modo in cui aveva guardato lui. Ci aveva messo circa trenta secondi a capire che la piccola di casa Rivas non era affatto insensibile al suo bell’aspetto, anzi.

- Io ho un’idea migliore. – ribattè lei, alzandosi in piedi e spolverandosi i jeans. Lo guardò con aria di sfida, rivolgendogli un sorrisetto malandrino, - Quanto sai essere veloce, Peter? –

Aveva appena finito la domanda che già era sfrecciata via, zigzagando tra gli alberi.

- Se mi vuoi, vieni a prendermi. – rise.

Scosse la testa, incredulo  più per la reazione che era passata per la sua testa che per altro. Si stava davvero piegando a una cosa così infantile, lui che dall’alto dei suoi ventiquattro anni non era mai corso dietro a nessuno prima d’ora?

A quanto pareva sì. Corse dietro di lei, seguendo la scia del suo profumo che aleggiava nell’aria. Spinse al massimo, afferrandola per il bavero della giacca e rotolando a terra insieme a lei. Finirono sotto un cumulo di foglie d’acero, rossicce e non ancora del tutto secche, facendo capolino tra di esse.

Sdraiata a terra, circondata da quelle foglie che ricordavano il colore dei suoi capelli quando il sole li illuminava e i riflessi rossastri scintillavano, con il fiato corto, l’aria scarmigliata e il viso accaldato, appariva più bella che mai. Una vera tentazione. E lui non era mai stato in grado di resistere alle tentazioni, lo sapevano tutti.

- Ti ho presa. – decretò, chinandosi a baciarla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Peter spalancò gli occhi, mettendosi a sedere.

Perché tra tanti ricordi aveva sognato proprio quello, perché lei?

Erano passati sei anni da quel giorno, la prima giornata che avevano condiviso. Ricordava con precisione ogni minimo dettaglio di quella settimana, l’unica in cui si fosse permesso di essere davvero se stesso senza timore di venire giudicato. Che senso aveva però tornare a rimurginarci sopra, per di più dopo tutto quel tempo?

I Rivas avevano lasciato Beacon Hills una settimana dopo, appena un paio di giorni prima dell’incendio che aveva mandato in pezzi anche gli ultimi frammenti della sua vita. Non aveva avuto sue notizie da allora. L’unica cosa che era giunta alle sue orecchie, proprio il giorno in cui Kate Argent e i suoi uomini avevano dato fuoco alla villa, era che Ferocius si era scontrato con Deucalion e aveva perso la vita; il branco dei Rivas non esisteva più e gli ultimi superstiti erano fuggiti via in tutta fretta.

Di lei, così come dei suoi fratelli, non si avevano notizie.

Sospirò, passandosi una mano tra i capelli, e uscì sul terrazzino del salone. La falce di luna brillava nel cielo notturno e una lieve brezza gli accarezza la pelle. Fu allora che lo sentì.

Era una traccia lieve, quasi impercettibile, portata dal vento.

Quel profumo.

Il suo profumo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Long dedicata principalmente all’adorabile e incredibilmente sexy psycho uncle Peter, ma nel corso della storia verranno presentate anche altre coppie (le trovate tutte nell’intro). Spero che questo prologo vi sia piaciuto e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

                 Fiamma Erin Gaunt

  
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